ERBA PERLA RUPESTRE
(Moltkia suffruticosa)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
18 febbraio 2010

(f.f.) la Moltkia suffruticosa è pianta ben distribuita sulle Alpi Apuane dai 300 metri fino alle vette. Si trova solo da noi, in ridotti siti dell’Appennino lucchese e sulle Prealpi Venete. Ben evidente, durante la fioritura, per il colore azzurro intenso delle sue infiorescenze, a volte la pianta sembra nascere con i suoi vistosi cespugli verdi dalla viva roccia calcarea. È superfluo aggiungere che è specie protetta che merita rispetto: limitiamoci a fotografarla e ammirarla nel suo habitat.

IL GENERE MOLTKIA

Il genere Moltkia Lehm[1], della famiglia delle Boraginacee, comprende una decina di specie distribuite principalmente in Eurasia dalle montagne del Pakistan, all’Asia minore, alla penisola balcanica fino alle Alpi Apuane che rappresentano il limite occidentale di distribuzione del genere.

In Italia come specie spontanea è presente solo la Moltkia suffruticosa.

Le piante del genere Moltkia amano i luoghi montagnosi e vegetano nelle crepe delle rocce come arbusti nani o erbe perenni.

MOLTKIA SUFFRUTICOSA

Moltkia suffruticosa (L.) Brand[2]Moltkia suffruticosa (Erba perla rupestre)

Sinonimi: Lithospermum suffruticosum (L.) Kerner, Lithospermum graminifolium (L.) Viv., Moltkia graminifolia (L.) Nyman, Pulmonaria suffruticosa L.

Noi volgari: erba perla rupestre, molchia, migliarino suffruticoso.

La denominazione scientifica di questa pianta ha subito diverse modifiche nel corso del tempo, inizialmente Linneo la chiamò Pulmonaria suffruticosa. Poi fu spostata nel genere Lithospermum con diverse denominazioni: Lithospermum graminifolium e Lithospermum suffruticosum. Fiori[3] nel 1909 la descrive ancora come Lithospermum. Il genere Moltkia fu introdotto nel 1817 dal botanico tedesco Johann Georg Christian Lehmann nel 1817 e la denominazione attuale della specie risale al 1902 ad opera di August Brand.

Il nome generico Moltkia è in onore di Joachim Godske Moltke[4], politico danese ed amante delle scienze naturali. Il nome specifico suffruticosa deriva dalla forma biologica della pianta.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[5] (che la denomina in modo diverso):

1028. – Lithospermum graminifoliumViv.

= Pulmonaria graminifolia – L.

= Lithospermum fruticosum – Vitm.

= Moltkia graminifolia – Nym.

(luoghi in cui è stata osservata:) Nelle Alpi Apuane al Sagro, alle cave di Fantiscritti e di Miseglia (Bert.), alle sorgenti del Frigido (Cel.), alla salita di Resceto e nella Tambura (Bert.), al Pizzo d’Uccello (Vitm.), nelle rupi calcaree sopra Vinca, alla Piastra Marina, al M. Grondilice, al canale del Fondone, al Biforco, nella valle delle Rose, fra il M. Rasori e la foce di Vinca e fra Torre di Monzone e il Balzone.

Fiorisce in giugno e luglio. Pianta erbacea perenne.

Endemismo

Questa specie è presente solo in due aree nettamente distinte (areali disgiunti[6]): sulle Apuane ed il vicino Appennino lucchese e sulle Prealpi vicentine.

L’interpretazione di questo fatto non è semplice ed esistono diverse teorie a riguardo.

Alcuni autori sostengono che le glaciazioni del quaternario abbiano distrutto le popolazioni che vivevano negli areali che congiungono le due stazioni in cui la pianta vegeta oggi che sarebbero quindi areali relitti.

Altri invece sostengono che l’attuale distribuzione non sia il risultato della progressiva riduzione di un areale più vasto bensì il risultato di una migrazione parallela dalla penisola balcanica in Italia attraverso i rilievi adriatici e l’Appennino della pianta stessa. Una specie imparentata, Moltkia petraea, vegeta attualmente nella ex-Jugoslavia, in Albania e in Grecia.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Lamiales; Famiglia: Boraginaceae; Genere: Moltkia; Specie: suffruticosa.

Forma biologica: Camefita suffruticosa (simbolo: CH suffr). Camefita (simbolo Ch): piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Suffruticosa (simbolo: suffr): le parti erbacee seccano ogni anno e rimane in vita la parte legnosa.

Descrizione: pianta con base legnosa e portamento cespitoso (a cespuglio) e ricoperta da una fitta peluria ruvida e canescente. È alta da 10 a 25 cm e ha tendenza a coprire le rocce seguendone la forma. Il fusto è contorto e origina numerosi rami fioriferi ascendenti o penduli. Le foglie lunghe, sottili e lineari[7] sono rivolte verso il basso, sono lunghe meno di 6 cm e hanno colore verde scuro brillante nella faccia superiore mentre quella inferiore è più chiara. I fiori sono imbutiformi con stilo sporgente, lunghi circa 1,5 cm, e sono riuniti in dense infiorescenze scorpiodi[8] che sono tipiche delle boraginacee. Il colore varia dall’azzurro al blu cobalto al lilla. I frutti sono nucule formate da quattro mericarpi ovoidali ricurvi.

Antesi: Maggio-luglio.

Tipo corologico: endemismo apuano, dell’Appennino lucchese e delle Prealpi vicentine. Sulle Apuane è presente un po’ ovunque anche in zone basse come a Miseglia, sopra a Carrara e a Forno, Gronda e Renara sopra Massa. Sull’Appennino lucchese è segnalata in Val di Lima, al Balzo Nero (Cutigliano) e sopra Castelnuovo Garfagnana. Sulle Prealpi dalla Val d’Astico al Piave a sud di Feltre ed esistono segnalazioni per alcune località nelle vicinanze come i monti Lessini ed il Monte Cavallo, tra il Piave e il Tagliamento.

Habitat: la pianta è tipica delle rupi calcaree, ma può essere osservata anche su detriti e luoghi erbosi soleggiati dai 300 metri fino alle vette.

Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali più a rischio di estinzione. Essa è classificata nella categoria LR (lower risk) cioè “a minor rischio” sia in Toscana che in Italia. A livello mondiale è considerata R cioè rara.

Altre foto possono essere consultate qui.

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Lehm. È il simbolo usato per le specie ed i generi descritti da Johann Georg Christian Lehmann (1792-1860). Egli fu botanico tedesco nato nell’Holstein. Studiò medicina a Copenhagen e a Göttingen e fu il fondatore dell’importante giardino botanico di Amburgo.

2 Brand è il termine usato per le specie descritte e classificate da August Brand (1863-1930), botanico tedesco esperto di Boraginacee.

3 Adriano Fiori (1865-1950), botanico italiano, fu autore di una monumentale “Flora analitica d’Italia”.

4 Joachim Godske Moltke (1746-1818) fu uomo politico danese. Egli era interessato allo sviluppo degli studi scientifici nel suo paese per questo donò importanti collezioni naturalistiche al Museo di Scienze Naturali di Copenhagen insieme ad una generosa somma di denaro. Ricordiamo che Lehmann studiò a Copenhagen e probabilmente conobbe Moltke.

5 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 211.

6 Ricordiamo che gli areali disgiunti originano, col passare del tempo, specie diverse poiché le popolazioni distinte seguono vie evolutive differenziate.

7 La presenza di queste foglie giustifica il nome graminifolia (= che ha foglie simili a quelle delle graminacee) attribuito da certi autori alla specie.

8 Le infiorescenze scorpioidi sono infiorescenze in cui i fiori si trovano sullo stelo fiorale a diversi gradi di maturazione. I fiori più lontani dalla cima maturano prima di quelli più distanti in modo che l’infiorescenza assume la forma della coda di uno scorpione.