SENTIERO CAI 1000
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
ATTENZIONE!!!
In questa scheda è descritto soltanto il tracciato del sentiero indicato, risalente alla data sotto riportata. Non è presente alcun riferimento nè alcuna indicazione sul suo stato attuale e sulla sua attuale percorribilità, per conoscere i quali si rimanda alla voce "Sentieristica" del Menù Principale, in alto a destra. Rammentiamo, comunque, che, a tal proposito, la cosa migliore resta sempre quella di informarsi contattando le Sezioni CAI cui spetta la manutenzione dei singoli sentieri, poco prima di effettuare l'escursione.
19 Gennaio 2019

(f.f.) Il sentiero 1000 (o dei meno 1000) è così chiamato perché passa vicino all'ingresso di diversi abissi che si sviluppano verticalmente per oltre 1000 metri. Esso in parte ricalca altri sentieri, in parte è stato disegnato ex-novo. È sempre ben segnato anche perché altrimenti la progressione sarebbe praticamente impossibile non essendoci tracce evidenti nella parte nuova dell'itinerario. Il dislivello da superare e i saliscendi richiedono il giusto allenamento. Qualche tratto sulla roccia va percorso con attenzione, ma non c'è grande esposizione. Le difficoltà aumentano con il maltempo, quando il fondo è scivoloso o la nebbia ostacola la progressione.

 
 

SENTIERO 1000

Il sentiero è di competenza dello Speleo Club Garfagnana (Cai Castelnuovo di Garfagnana), del Gruppo Speleologico Fiorentino (Cai Firenze) e dell'Unione Speleologica Pratese (Cai Prato).

Il numero anomalo attribuito a questo sentiero ricalca il "meno mille", citato nel raduno speleologico "Apuane 2007", che si riferiva al tragitto, segnato con qualche pipistrello giallo, che toccava gli ingressi delle principali grotte dell'alta Valle dell'Acqua Bianca. Il percorso ebbe successo tra gli escursionisti per cui fu deciso di segnarlo meglio e renderlo fruibile in sicurezza.
Gli ideatori hanno inteso, attraverso questo sentiero, divulgare la speleologia e valorizzare le aree carsiche di questa parte del territorio apuano. Lungo la traccia sono presenti interessanti pannelli illustrativi sulle varie grotte e sui fenomeni carsici in generale.
Il sentiero fu presentato il 10 giugno 2017 a Minucciano presso la Sala Conferenze della Banca di Credito Cooperativo della Garfagnana, sponsor del sentiero insieme alla Federazione Speleologica Toscana, all'Unione dei Comuni della Garfagnana e alla sezione Cai di Castelnuovo di Garfagnana. Il giorno seguente, domenica 11 giugno 2017, il sentiero fu inaugurato con una gita organizzata dal Cai di Castelnuovo di Garfagnana.
Per maggiori informazioni rimandiamo al sito www.sentieromenomille.it su cui sono pubblicati i pannelli illustrativi, la mappa del sentiero e approfondimenti di geologia e idrologia.

Tragitto

Galleria marmifera dell'Acqua Bianca (1007 m) - deviazione Buca Aria Ghiaccia - Abisso Gigi Squisio (1228 m) - Abisso Arbadrix (1335 m) - Abisso Saragato (1465 m) - [innesto sentiero 177 e deviazione Abisso Chimera] - Abisso Roversi [1710 m] - innesto sentiero 148 - Passo della Focolaccia (1650 m) [innesto sentiero 36 e 179] - [innesto sentiero 178] - Abisso Perestrojka (1530 m) - Abisso Mani Pulite (1440 m) - Galleria marmifera dell'Acqua Bianca (1007 m).

Nel suo lungo percorso alcuni tratti sono comuni con altri sentieri. Il tratto iniziale, dalla galleria fino al bivio per il vicino Abisso Gigi Squisio, è comune con il sentiero 136. Il tratto che si trova circa mezzora dopo l'Abisso Saragato è comune con il 177. Il tratto dopo l'Abisso Roversi fino al Passo della Focolaccia è comune con i sentieri 148 e 177. Il tratto dal Passo della Focolaccia fino all'innesto del sentiero 178 è comune ancora con il sentiero 36 e nella parte iniziale anche con il 179.

Informazioni sulla zona di partenza

Il sentiero 1000 inizia subito dopo l'unica galleria della Marmifera dell'Acqua Bianca, lunga poche decine di metri. La marmifera si stacca dalla strada Gorfigliano-Campocatino e la galleria si trova dopo 800 m dall'inizio della stessa. Sia all'ingresso della galleria che all'uscita c'è ampio spazio per posteggiare l'auto.

Come arrivare
Da Aulla si segue la statale 63 per il Cerreto in direzione Fivizzano, si supera Pallerone, Rometta e Soliera (10 km), oltrepassata la quale la si abbandona per imboccare, a destra, la strada per Gassano, e si proseguirà fino a Casola in Lunigiana.
Raggiunta Casola (22 km) si lascia la SR445 deviando a destra per Minucciano (29,8 km), quindi si prosegue per Gramolazzo. Qua si devia a destra per Gorfigliano (36,8 km) evitando il paese e si prosegue in direzione Campocatino.
Si entra nel bosco con tornanti ripidi fino alla strada di cava dell'Acqua Bianca (39,6 km). La si percorre per qualche centinaio di metri, se possibile si parcheggia presso l'ingresso della galleria (40,4 km). Da Castelnuovo Garfagnana si arriva a Vagli Sotto (16 km). Si prosegue fino alla deviazione per Campocatino (20 km) che si trascura e si continua in direzione Gorfigliano fino all'imbocco della marmifera (29,1 km).
Da Castelnuovo si può anche passare per Piazza al Serchio (16,8 km), Gramolazzo (24,2 km) e da qua Gorfigliano (27,2 km) e imbocco della marmifera (30,2 km).

Descrizione del percorso
Il sentiero 1000 è un percorso impegnativo lungo 9 km con 800 m di dislivello. Si sviluppa sul terreno carsico dell'Alta Valle della Tacca Bianca nel Comune di Minucciano (LU), tra Pisanino, Cavallo, Tambura e Roccandagia. Il percorso è un anello, eccettuata la parte iniziale. È impegnativo e adatto a escursionisti esperti per il dislivello, il terreno accidentato e qualche tratto un po' esposto. A seconda della preparazione e delle soste richiede dalle 5 alle 7 ore di cammino. Il sentiero tocca 4 ingressi tra i 15 più profondi in Italia (un altro è raggiungibile con deviazione di 20'.

Difficoltà: EE. La classificazione dipende dalla lunghezza e dal dislivello che richiedono il giusto allenamento. Dal terreno accidentato e da qualche tratto moderatamente esposto. È necessario seguire i segni mancando una traccia evidente per buona parte del percorso. È da evitarsi con nebbia, neve, ghiaccio che, oltre a ostacolare la progressione, rendendo difficile seguire il giusto percorso.

Stato del sentiero: è ben segnato, sono presenti le necessarie indicazioni ai bivi e ci sono diversi cartelli didattici in prossimità dell'ingresso delle varie grotte.

Tempi: circa 6 ore con le necessarie soste per fotografare e per riposarsi e godere dei bellissimi panorami.

Il percorso

Sintesi: il sentiero passa vicino all'ingresso di alcune grotte, tra cui 4 che si sviluppano verticalmente per oltre 1000 m. Dopo un tratto iniziale su marmifera (comune con il sentiero 36), la lascia per bosco o rocce toccando gli ingressi di Gigi Squisio, Arbadrix e Saragato. Poi si innesta nel 177, passa presso il Roversi e si immette nel 148 fino al Passo della Focolaccia. Prosegue per marmifera fino all'innesto del 178, scende a Perestrojka, nel bosco passa presso Mani Pulite e poi scende a recuperare il tratto iniziale di marmifera. La galleria nei pressi della quale ha inizio il sentiero

Il sentiero inizia all'uscita dell'unica galleria della Marmifera dell'Acqua Bianca che si stacca dalla strada Gorfigliano-Campocatino. Questa galleria è lunga poche decine di metri ed è possibile trovare spazio per parcheggiare prima della galleria e subito dopo l'uscita.
Il sentiero è sempre ben segnato e in qualche tratto coincide con altri sentieri, il tratto di marmifera che andremo a percorrere è comune con il 36 che porta al Passo della Focolaccia da cui scenderà alla Foce della Vettolina e a Biforco.
Subito dopo l'uscita della galleria c'è il primo di una serie di cartelli didattici del Sentiero dei Meno Mille, che consigliamo di leggere.
La marmifera diventa ben presto un ampio sterrato su cui transitano i camion e le auto dirette alle cave e a 6', sulla sinistra, abbiamo la Cava Campaccio, ormai inattiva. Di fronte in lontananza si vede la zona del Passo della Focolaccia e il Cavallo, parzialmente nascosti dai rilievi più bassi. Invece sulla destra si può ammirare il Pisanino con le sue propaggini fino alla Mirandola, da una parte, e agli Zucchi di Cardeto dall'altra.
A 14', a destra in alto, c'è un edificio di cava e, subito dopo, troviamo le indicazioni della prima Grotta (Buca dell'Aria Ghiaccia). Bisogna seguire una breve deviazione sulla sinistra della marmifera che ben presto diventa un sentiero che ci porta a 19' all'ingresso della grotta. Raccomandiamo prudenza in prossimità dell'ingresso delle grotte per non cadervi dentro e, naturalmente, solo esperti speleologi ben attrezzati possono entrarvi. Siamo a quota 1094 m e questo accesso della grotta è un ingresso meteo-basso, cioè in estate esce aria fredda mentre in inverno entra aria. Invece negli ingressi meteo-alti l'aria calda esce in inverno (fenomeno osservabile in inverno nella Carcaraia innevata). Questi fenomeni permettono di scoprire le grotte e sono spesso notati dai cavatori che passano l'informazione agli speleologi, quando tra loro si è creato un rapporto di fiducia come succede in questa valle. La Buca dell'Aria Ghiaccia ha uno sviluppo verticale di 820 m ed è connessa con l'Abisso Saragato.
Torniamo sulla marmifera e riprendiamo a salire A 29' siamo a un bivio: a sinistra ci sono le indicazioni Cave Carcaraia, mentre a destra Cava Focolaccia, noi dobbiamo proseguire a destra. Salendo un po' in alto scorgiamo anche la zona della Carcaraia dove siamo diretti e più avanti la Coda del Cavallo.
Poco dopo c'è un'altra deviazione a destra per le Cave Freddia-Bacolaio che trascuriamo (presenti indicazioni). Proprio al bivio c'è la Buca Cino, attualmente di sviluppo verticale cento metri, ma deve ancora essere ulteriormente esplorata.caratteristico campo solcato dalle acque
Proseguiamo mantenendo alla nostra sinistra, in basso, il Rio Ventagio, poi a 40', proprio dove la strada passa sopra il canale, troviamo le indicazioni del sentiero. Qua lasciamo la marmifera (sentiero 36) per spostarci a sinistra entrando nel bosco. I segni ci indicano chiaramente il percorso da seguire non essendoci una traccia evidente. Saliamo tra alberi e roccette, poi scendiamo e in 5' siamo all'ingresso dell'Abisso Gigi Squisio (non è un cognome, ma un termine dialettale di Prato) protetto da una struttura in legno coperta di materiale impermeabile. È un ingresso meteo-basso, a quota 1228 m, che fa parte del sistema Saragato, con dislivello 798 m.
Adesso saliamo ripidamente nel bosco cosparso di rocce. Poi saliamo su tratto aperto e panoramico sul Pisanino tra guglie e rocce scavate dall'azione erosiva delle acque (campi solcati), il paesaggio è molto suggestivo.
A 01h 20' siamo all'ingresso dell'Abisso Arbadrix a quota 1335 m. Anche questo è un ingresso meteo-basso, lo sviluppo verticale è 365 m, ed è collegato con la vicina Buca di Fafifurni, ma non è escluso che sia collegata anche al sistema Saragato.
Adesso scendiamo un po' nel bosco per riprendere la salita a 01h 27' per tratto molto ripido, tra le fronde si intravede il Cavallo. Più avanti, a 01h 50, siamo su roccette con panorama aperto anche sulla Roccandagia oltre che sul Pisanino.
Dopo 5' siamo all'ingresso dell'Abisso Piero Saragato a 1465 m. È un ingresso meteo-alto, il sistema Saragato supera, al momento attuale, i 60 km di sviluppo e in verticale scende di 1125 m. Inoltre le acque del sistema in parte si ritrovano a Equi Terme e in parte nel Frigido a Massa, quindi il sistema si trova a cavallo dello spartiacque sotterraneo.
Saliamo adesso tra radi alberi con visuale sulla Roccandagia, alla nostra sinistra, poi salendo, a destra, sul Cavallo. Siamo adesso in piena Carcaraia, anche se qua ci sono ancora degli alberi. Questa zona tra Roccandagio, Cresta della Tambura e Cavallo è molto ricca di fenomeni carsici: campi solcati, grotte, doline, pozzi. Sfasciumi e detriti poi ricoprono l'intera zona insieme a paleo, pochi arbusti e la tipica flora apuana.
Proseguiamo quindi su roccette in salita con tratti aperti e altri tra faggi. A 02h 21' siamo decisamente su tratto aperto che in meno di dieci minuti ci porta sul sentiero 177. Questo proviene da Vagli Sopra e Campocatino e termina al Passo della Focolaccia. Ne seguiremo un tratto fino al Passo, con una deviazione per l'Abisso Roversi. Il cartello ci dice che a sinistra si trova l'Abisso Chimera (dislivello 1006 m) a circa 20' di cammino con 100 metri di dislivello, ma decidiamo di non scendere. Il panorama si è aperto anche sul Cavallo e la Roccandagia. Dale sentiero vista sul Pisanino
Proseguiamo per la traccia di sentiero avendo di fronte la zona del Passo della Focolaccia con le cave che stanno pesantemente modificando la zona.
A 02h 40' saliamo decisamente verso sinistra, la salita è ripida per tornantini. A 02h 55' il sentiero 177 sale a destra alla Cresta della Tambura. Noi lo lasciamo e seguiamo il 1000 che si dirige al vicino Abisso Roversi dove arriviamo in 5'.
La Carcaraia si stende sotto di noi nel suo selvaggio splendore, mentre sopra noi c'è la Cresta della Tambura.
L'Abisso Paolo Roversi si apre a 1710 m (ingresso meteo-alto) con un dislivello di 1357 m che ne fa la grotta più profonda d'Italia. All'interno della grotta si trova una verticale di 310 m detta Black Hole o Pozzo Mandini.
Lasciamo il sito e saliamo alla cresta dove arriviamo in 4'. Siamo al punto più alto del sentiero a 1731 m, e qua recuperiamo il sentiero 148 che unisce il Passo della Focolaccia con quello della Tambura transitando in vetta.
Dalla cresta il panorama si apre sul versante a mare e in particolare sul sottostante Passo della Focolaccia con la Punta Carina e la Coda del Monte Cavallo e il Bivacco Aronte e dietro il mare. Verso sinistra c'è il Sella, l'Altissimo e il Corchia. Da parte opposta la Carcaraia, la Roccandagia e in basso Gorfigliano.
Adesso scendiamo per la cresta e poco dopo, a 03h 09', siamo all'innesto del 177 con la cresta. Da qua scendiamo verso sinistra per evidente traccia, su sfasciumi, con qualche tratto da fare con attenzione e a 03h 18' siamo a un piazzale con molti blocchi e le necessarie indicazioni.
Scendiamo per l'ampia via di cava a un altro spiazzo con una sorta di obelisco a forma di vela. Siamo in pratica al Passo della Focolaccia, completamente trasformato dalle attività estrattive e anche qua sono presenti le necessarie indicazioni. In alto c'è la mole imponente del monte Cavallo e poco sotto la macchia colorata del bivacco Aronte, il più vecchio e il più alto delle Apuane.
Qua arrivano il sentiero 179 da Foce di Giovo, il 167 da Biforco per la Forcella di Porta e il 36 da Biforco per le Vettoline e il 166 e il 166A entrambi da Resceto per vecchie vie di lizza (gli ultimi tre coincidono nella parte finale). Vista sul monte Cavallo
Ora passiamo su marmo per una parte inattiva delle cave, tenendo sulla sinistra, in basso, la cava attiva alla base del Cavallo.
In breve siamo nuovamente su marmifera che scende a sinistra avvicinandosi alla cava. Poi lasciamo la marmifera diretta in cava e prendiamo a destra per una traccia ampia. In pochi minuti, a 03h 37', siamo sulla vecchia via di cava che costituisce il sentiero 36 e in piccola parte il 179.
Scendiamo con visuale aperta sulla Carcaraia, dietro di noi e Pisanino, Roccandagia e Cavallo. Dopo 5' il 179 sale a sinistra.
Proseguiamo sulla marmifera avendo di fronte sempre il Pisanino e a 03h 50', alla curva verso destra della marmifera, abbiamo, a sinistra, le indicazioni per il 178 che sale alla Foce del Cardeto da cui scenderà in Val Serenaia e le indicazioni dei due Abissi Perestroika e Mani Pulite verso cui siamo diretti.
Adesso il sentiero 1000 lascia il 36 per un percorso autonomo. Esso scende su roccette per zona carsica, con davanti il Pisanino, fino all'ingresso dell'Abisso Perestroika dove arriviamo a 04h'. Siamo a 1530 m, l'ingresso è meteo-alto e lo sviluppo verticale è 1135 m, mentre questo abisso non è ancora collegato al Sistema Saragato, a fine settembre 2018 è stata finalmente trovata la giunzione tra Mani Pulite con il Gigi Squisio.
La traccia adesso sale qualche metro sulla destra rispetto al cartello e in una decina di minuti ci porta a costeggiare un pozzo, cioè una cavità che non fa parte di un sistema ipogeo, è necessaria attenzione e non bisogna avvicinarsi alla voragine molto ampia e ricca di vegetazione. L'ambiente è selvaggio con sfasciumi, massi, campi solcati, alcune aperture che fanno pensare ad altre grotte e vegetazione rada.
Ci avviciniamo alla marmifera per poi allontanarcene e a 04h 22' entriamo in un boschetto dove ci imbattiamo in vecchi pneumatici che sono veramente un pugno nello stomaco. In breve il sentiero si apre nuovamente su facili roccette ed è panoramico a 360°.
A 04h 32' siamo all'ingresso di una grotta senza nome da cui scendiamo verso sinistra ed entriamo nuovamente nel bosco.
In 5' siamo all'ingresso dell'Abisso Mani Pulite a 1440 metri alla base di una parete calcarea. È un ingresso meteo-basso, lo sviluppo verticale è 1060 m e si estende per 12 km.
Dalla grotta scendiamo per un tratto molto ripido nel bosco che poi si addolcisce e a 04h 48' siamo nei pressi del sassoso Rio Rondegno che manteniamo sulla sinistra spostandoci verso destra.
Il primo tratto pianeggia tra diversi buchi soffianti legati a Mani Pulite poi seguono saliscendi e poi decisa discesa. Intanto la sede del Rio progressivamente rimane più in basso. Il percorso è piacevole nel bosco, il sentiero è ampio e ci porta a 05h 07' alla marmifera/sentiero 36 che scende dalla Focolaccia.
Nel tratto di discesa da Mani Pulite si passa presso l'ingresso dell'Abisso Capovaro che è un meteo-basso profondo circa 300 metri situato nel fondo del canale, comunque noi non lo vediamo.
Scendiamo per la marmifera e in 5' chiudiamo l'anello arrivando alla deviazione sulla destra per l'Abisso Squisio. Continuiamo per la strada fatta all'andata e a 05h 38' siamo all'ingresso della galleria dove concludiamo il percorso del sentiero 1000..  Carcaraia e dietro Roccandagia

Aspetti di rilievo del sentiero

Valle dell'Acqua Bianca

Anche Acquabianca. Il fosso dell’Acqua Bianca è tributario del lago di Gramolazzo e quindi del Serchio e passa presso Gorfigliano. La segheria omonima si trova alla confluenza delle marmifere locali, tra cui ricordiamo quella che scende dal Passo della Focolaccia (oggi sentiero 36).
Viene chiamata Valle dell’Acqua Bianca la zona sotto il versante est del Pisanino e delimitata dal Monte Cavallo fino al paese di Gorfigliano.
Le cave locali (bacino omonimo) sono state aperte all’inizio del 1900 dando stimolo allo sviluppo del piccolo borgo di Gorfigliano che era preesistente. In zona esisteva anche una ferrovia marmifera, poi smantellata, che trasportava il marmo dai bacini più alti fino a Gramolazzo. Oggi alcune cave sono inattive mentre altre sono ancora funzionanti (cava Bacolaio, cava Freddia, cava Pungitopo).
In alto alla valle, sotto le pendici del Cavallo, passa il sentiero 179 (Foce di Giovo - Passo della Focolaccia) e il 178 proveniente da Val Serenaia che si innesta nella marmifera. Inoltre nella valle si trova il sentiero 1000 di recente istituzione.

 Cave Campaccio

Le cave si trovano alle pendici sud-ovest della Roccandagia a iniziare da 1000 metri di quota, a nord del Monte Tombaccia. Vi si accede dalla marmifera dell'Acqua Bianca, in 10' di salita dalla galleria della marmifera stessa. Le cave sono ormai inattive, ma hanno devastato profondamente la zona che guarda anche verso il Monte Pisanino.

Buca dell'Aria Ghiaccia

L'ingresso di questa grotta si trova a 1094 m su breve deviazione dal sentiero 1000, poco dopo la Cava Campaccio. Questo accesso è un ingresso meteo-basso, cioè in estate esce aria fredda mentre in inverno entra aria. La grotta ha uno sviluppo verticale di 820 m ed è connessa con il sistema Saragato. L'esplorazione della grotta iniziò nel 1993 e la congiunzione con il Saragato fu scoperta nel 1998.A destra l'entrata della Buca Cino

Carcaraia

È la zona ricca di buche carsiche, grotte e sfasciumi di roccia a nord del Monte Tambura a confine con la Roccandagia. Il termine deriva dalla base pre-indoeuropea *kar, *karra (= pietra, roccia) con evidente riferimento alla presenza di massi e pietre.
Gli studi sulle molte grotte della zona hanno dimostrato che le acque arrivano al Frigido oppure al Fosso di Fagli e non al Serchio come ci si potrebbe aspettare, evidenziando la complessità del sistema ipogeo apuano.
È zona di sci-alpinismo ed è attraversata dal sentiero 177 da Campocatino e dal sentiero 1000. Dalla Carcaraia è possibile salire sia alla Tambura che alla Roccandagia.

Buca Cino

Si trova lungo il sentiero 1000 al bivio per le Cave Freddia-Bacolaio. Al momento lo sviluppo verticale della grotta è 100 m, ma essa deve ancora essere ulteriormente esplorata. L'apertura si trova a 1182 m.

Rio Ventagio

Raccoglie le acque dalla Carcaraia ed è, in parte costeggiato, dal sentiero 36. Confluisce poi nel Torrente dell'Acqua Bianca, tributario del Lago di Gramolazzo.

Abisso Gigi Squisio

Gigi dal nome dello scopritore, invece Squisio è un termine dialettale di Prato che i bambini usavano per fermare un gioco ed entrarvi da protagonisti. Nel senso quindi di "giocare anche noi in questa valle piena di vuoto". Infatti furono proprio gli speleologi pratesi a individuare la grotta nel 2001.
Si trova, nel bosco, a 1228 m, poco dopo il bivio tra il sentiero 36 e il 1000. L'ingresso è protetto da una struttura in legno coperta di materiale impermeabile.
È un ingresso meteo-basso che fa parte del sistema Saragato-Aria Ghiaccia, con dislivello 798 m e uno sviluppo lineare di 10 km. Nel settembre 2008 è stata trovata la giunzione con Mani Pulite..Abisso Squisio


Abisso Arbadrix

L'ingresso si trova a 1335 m lungo il sentiero 1000, a metà strada tra il Gigi Squisio e il Saragato. Fu scoperto nel 1983. È un ingresso meteo-basso, lo sviluppo verticale è 365 m ed è collegato con la vicina Buca di Fafifurni, ma non è escluso che sia collegata anche al sistema Saragato che lo circonda. Il complesso Arbadrix-Fafifurni si sviluppa per 2700 m.

Buca di Fafifurni

L'ingresso si trova a 1340 m, non distante dall'Abisso Arbadrix a cui è collegata. Il magico anello di Fafifurni rimanda a una serie televisiva belga per ragazzi (Gianni e il Magico Alverman) di Karel Jeuninck trasmessa in Italia negli anni 70.

Abisso Piero Saragato

L'ingresso si trova a 1465 m lungo il sentiero 1000, in piena Carcaraia. È un ingresso meteo-alto, il sistema Saragato-Gigi Squisio-Aria Ghiaccia-Mani Pulite supera (al momento attuale) i 60 km di sviluppo e in verticale scende di 1125 m.
Inoltre le acque del sistema in parte si ritrovano a Equi Terme e, in parte, nel Frigido a Massa quindi il sistema si trova a cavallo dello spartiacque sotterraneo.
Fu scoperto nel 1966, inizialmente era denominato la Buca dell'Imprevisto poi fu intitolata a Piero Saragato, speleologo fiorentino, morto in montagna nello stesso anno.

Abisso ChimeraSito Abisso Roversi, sfondo Roccandagia

Si trova in Carcaraia lungo il sentiero 177, a mezz'ora dall'innesto nel Sentiero 1000. Fu scoperto nel 1988 e, inizialmente, fu chiamato Buca del Selcifero. È un ingresso meteo-basso (per cui potrebbe far parte del Sistema Roversi), si sviluppa per 12 km e ha un dislivello di 1067 m. Le sue acque si ritrovano nel Frigido a Forno.

Abisso Roversi

La grotta fu scoperta nel 1977 da speleologi bolognesi e, inizialmente, fu denominato Abisso Don Ciccillo. In seguito fu intitolata a Paolo Roversi detto Romolo, speoleosub bolognese morto nel 1978 durante un'esplorazione in grotta a Isola Santa in Garfagnana.
Si trova in Carcaraia poco distante dalla cresta che dal Passo della Focolaccia porta alla vetta della Tambura, nei pressi passa ora il Sentiero 1000.
Si apre a 1710 m (ingresso meteo-alto) con un dislivello di 1357 m che ne fa la grotta più profonda d'Italia e la ventesima nel mondo.
All'interno della grotta si trova una verticale di 310 m detta Black Hole o Pozzo Mandini. Le sue acque si ritrovano nel Frigido a Forno.

Passo della Focolaccia

Si trova a quota 1650 metri ed è un largo valico tra il Monte Cavallo e la Tambura, a confine tra il comune di Massa e quello di Minucciano.
Il termine deriva dal latino faux, faucis (= fauce, gola di animale; foce, passo montano). Termini simili sono abbondanti in tutta la zona apuana. Focolaccia invece di Focoraccia deriva da rotacismo di l per influenza dialettale lucchese.
Il passo è un antico valico che metteva in comunicazione Gorfigliano (Minucciano) e Resceto (Massa), qua fu costruito, nel 1902, il bivacco Aronte, primo rifugio apuano.
Con il tempo la zona è stata devastata dall’estrazione del marmo, facilitata dall’apertura della marmifera per Gorfigliano.
Si arriva qua da Resceto con i sentieri 166 e 166 A che sono antiche vie di lizza; da Forno con il 36 (per il Canal Cerignano) e il 167 (da case Carpano per Forcella di Porta) e da Val Serenaia, per la Foce di Cardeto, con il 179; da Campocatino, per il passo della Tombaccia, con il 177 e da Gorfigliano per via di cava (oggi sentiero 36) e dal Passo della Tambura con il 148 che passa per la vetta di questo monte.
Da tempo l’attività estrattiva in zona (Cava Piastramarina) è fonte di proteste da parte degli ambientalisti a causa delle trasformazioni che la stessa ha causato, in maniera ormai irreparabile, all’originaria conformazione del passo. Inoltre sta crescendo di dimensioni il ravaneto che scende dalle cave nel versante verso Gorfigliano.

Bivacco AronteVela di marmo e indicazioni al Passo della Focolaccia, sfondo Cavallo

È situato, nel comune di Massa, a 1642 metri nella zona dal Passo della Focolaccia, tra la Tambura e il Monte Cavallo. È dominato dalla Coda del Monte Cavallo e dalla Punta Carina.
È raggiungibile da Resceto e da Forno, nel versante massese delle Apuane, e da Campocatino e da Gorfigliano nel versante garfagnino.
La zona in cui si trova il bivacco è stata completamente modificata dall’attività estrattiva sia nel versante massese che in quello garfagnino, in particolare dagli anni ’70 del XX secolo.
Il nome del bivacco è quello dell’indovino Aronte citato da Dante nella Divina Commedia (Inferno: Canto XX vv 45-52): “Aronta è quei ch’al ventre lì s’atterga/ che nei monti di Luni, dove ronca/ lo Carrarese che di sotto alberga,/ ebbe tra’ bianchi marmi la spelonca/ per sua dimora onde a guardar le stelle/ e’l mar non li era la veduta tronca”).
Fu eretto nel 1902 dalla sezione ligure del Cai e fu il primo rifugio costruito sulle Alpi Apuane ed è anche quello a maggior quota.
Attualmente è in uso alla sezione del Cai di Massa che lo ha ottenuto in comodato gratuito per 30 anni.
Gli alpinisti genovesi, insieme a quelli fiorentini, furono i primi a scalare le vette delle Apuane. In questo furono favoriti dalla presenza a Forno di Massa del Cotonificio Ligure, proprietà del genovese Giovanni Battista Figari, amante della montagna, che volentieri ospitava i conterranei. Inoltre i collegamenti erano buoni: la ferrovia Genova-Pisa con fermata a Massa e la tramvia Massa-Forno.
Tra i genovesi si distinsero Lorenzo Bozano, Emilio Questa e Bartolomeo Figari che salirono per primi diverse vette apuane.
Nel 1901 il Cai ligure fece richiesta al comune di Massa di 100 mq al Passo della Focolaccia (comunello di Resceto) per costruirvi un rifugio. La scelta non fu casuale, ma legata all’importanza strategica della zona, nodo di sentieri frequentati da pastori, uomini delle nevi e uomini del sale.
Il 25 maggio 1901 fu dato il consenso e i lavori iniziarono subito, a giugno, su progetto di Carlo Agosto.
La struttura è a sesto acuto, un solo ambiente con cucina a legna e due tavolati sovrapposti per dormire. Le dimensioni sono 4x6 metri e altezza circa 4 metri. I lavori finirono il 2 ottobre 1901 e l’inaugurazione avvenne il 18 maggio 1902 con la presenza di 46 persone tra cui Bozano, Questa e Bartolomeo Figari.
Il pastore rescetino Giovanni Conti fu a lungo custode del rifugio e guida per gli escursionisti, suo successore fu poi il figlio Nello.
Il 27 maggio 1928, in ritardo di un anno, furono festeggiati i 25 anni del bivacco con l’inaugurazione di una lapide che ricorda anche Bozano e Questa, entrambi morti in giovane età, il primo di spagnola e il secondo in montagna.
Durante l'ultima guerra il rifugio fu anche brevemente occupato da soldati tedeschi.
Verso gli anni ’70 iniziò la decadenza, la zona ormai era invasa dalle cave che avevano anche distrutto le antiche fonti di acqua e il Cai ligure non era più interessato al suo antico rifugio. Questo era ormai tutto scrostato e decrepito e abbandonato al vandalismo. Finalmente nel 1988 il Cai ligure lo cedette alla sezione di Massa in comodato gratuito per 30 anni e questa provvide a consolidarlo e restaurarlo, esso fu impermeabilizzato, intonacato e reso di nuovo agibile.
Il 15 settembre 2002, Anno internazionale della Montagna, i Cai toscani, emiliani e liguri celebrarono il centenario del rifugio con l’inaugurazione di una lapide ricordo. In effetti nel 2007 la lapide non c’era più, presumo a causa di atti di vandalismo. Sul retro ci sono altre due lapidi: una marmorea del 1932 in memoria dei morti in montagna e una targa metallica in memoria di Carlo Genoni morto sulle Apuane nel 1970.
Il bivacco è sempre aperto, ma purtroppo esposto agli atti di vandalismo. Nel 2002, in occasione del centenario dell’Aronte, la sezione di Massa del CAI ha pubblicato un opuscolo molto interessante con testi e immagini dal titolo “1902 – 2002 Cento anni di Aronte”.Il Bivacco Aronte. Sullo sfondo la Coda del Cavallo e, a sinistra, la Punta Carina.

Abisso Perestrojka

L'ingresso si trova a una decina di minuti dal bivio 36/178 lungo il sentiero 1000 tra la Foce Cardeto e le pendici del Monte Cavallo.
Il termine russo perestroika (rinnovamento, ristrutturazione) si riferisce alle riforme volute, negli anni '80 nell'allora Unione Sovietica, dal presidente Michail Gorbaciov. L'ingresso fu scoperto nella seconda metà degli anni '80, esso si trova a 1530 m ed è meteo-alto. Lo sviluppo verticale è di 1160 m. Le acque si ritrovano a Equi Terme e, al momento, non è connesso ad altri sistemi.

Abisso Mani Pulite

L'ingresso è a 1440 metri alla base di una parete calcarea. Si trova lungo il sentiero 1000 tra le pendici del Monte Pisanino e quelle del Cavallo.
Esso fu scoperto nel 1993 e deve il nome all'inchiesta giudiziaria del 1992 così denominata. Essa fu svolta nell'ambito dello scandalo di Tangentopoli relativo alle collusioni malavitose tra politica e imprenditoria che determinò la fine della cosiddetta Prima Repubblica.
È un ingresso meteo-basso, lo sviluppo verticale è 1060 m e si estende per 12 km. Le acque si ritrovano a Equi Terme. Nel settembre 2018 è stata trovata la giunzione tra questo abisso e l'abisso Squisio del sistema Saragato.

Rio Rondegno

Raccoglie le acque dai versanti orientali del Pizzo Altare e del Pizzo Maggiore (Monte Pisanino) e si immette nel Rio Ventagio nei pressi del bivio tra i sentieri 36 e 1000. In parte è costeggiato da quest'ultimo sentiero.

Abisso Capovaro

È un ingresso meteo-basso posto a 1308 m. Lo sviluppo verticale è 300 m e quello spaziale 500. Si trova poco distante dal sentiero 1000 tra l'Abisso Mani Pulite Mani Pulite e il bivio 36/1000 scendendo verso il fondo del Canale Rondegno.

Deviazioni e possibilità di escursioni

Percorrere il sentiero 1000 è, di per sé, un'escursione completa e appagante. Per chi volesse suggerimenti per altre escursioni rimandiamo agli articoli relativi ai sentieri 36, 177, 178 e 179.


Itinerari relativi al sentiero CAI 1000 presenti sul sito:

MARMIFERA DELL'ACQUA BIANCA-ABISSO SARAGATO (1465 m)-ABISSO ROVERSI (1710 m)-PASSO DELLA FOCOLACCIA (1650 m)-ABISSO PERESTROIKA (1530 m)-ABISSO MANI PULITE (1440 m)-MARMIFERA DELL'ACQUA BIANCA (in parte ANELLO-SENTIERO 1000)

Commento

Il sentiero in parte ricalca altri sentieri, in parte è stato costruito ex-novo. È sempre ben segnato anche perché altrimenti la progressione sarebbe praticamente impossibile, non essendoci tracce evidenti nella parte nuova dell'itinerario. Il dislivello da superare e i saliscendi richiedono il giusto allenamento.
Qualche tratto sulla roccia va percorso con attenzione, ma non c'è grande esposizione. Le difficoltà diventano molto grandi con il maltempo, quando il fondo è scivoloso o la nebbia ostacola la progressione. Con la neve i segni a terra non sono più visibili e la progressione diventa impossibile, inoltre il ghiaccio rende tutto più complicato. Ne consegue che il percorso è indicato con giornate serene senza che sia piovuto in precedenza e, naturalmente, in assenza di neve e ghiaccio.
Bisogna tenersi lontano dall'apertura delle grotte e dei pozzi per evitare spiacevoli incidenti. L'esplorazione delle grotte richiede conoscenza ed esperienza e la necessaria attrezzatura e si fa in gruppo; chi fosse interessato ad avvicinarsi alla speleologia può contattare i diversi gruppi speleo presenti nel territorio.
Sul web c'è molto materiale utile sulle grotte di questa zona, in particolare il testo "Il complesso carsico della Carcaraia" a cura dei gruppi speleo di Firenze, Prato, Brescia e Reggio Emilia. Il percorso è sempre molto panoramico su Pisanino, Cavallo, Roccandagia e Appennino.
La selvaggia Carcaraia e la Valle dell'Acqua Bianca sono uno spettacolo affascinante con tutti i loro fenomeni carsici e meritano certamente di essere percorse e apprezzate come un vero e proprio laboratorio didattico di carsismo.
Interessanti sono poi le molte fioriture ricche di endemismi apuani.
L'escavazione del marmo ha pesantemente modificato l'aspetto del Passo della Focolaccia, ma per il resto il paesaggio è rimasto integro e selvaggio.
Si consiglia di portarsi la necessaria scorta di acqua non essendoci sorgenti lungo il percorso.