TAXUS BACCATA
(Tasso, Albero della morte)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
20 agosto 2012

(f.f.) il tasso è pianta piuttosto rara a vedersi sui nostri monti, ma è presente, sporadicamente, in diverse località. È pianta velenosa che gode di cattiva fama e merita di essere protetta.

Les petits ifs du cimetière

frèmissent au vent hiémal

dans la glaciale lumière.[1]

IL GENERE TAXUS

Famiglia Taxaceae.

Taxus L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Taxus deriva dal latino taxus, i (= tasso). Il termine latino deriverebbe, a sua volta, dal greco ταξος usato per denominare la stessa pianta. Ricordiamo che radice simile è nella parola τόξον, ου (= arco) che potrebbe derivare dalla prima perchè archi molto resistenti erano fatti con legno di tasso. Anche il termine tossico potrebbe essere legato al nome greco del tasso, essendo la pianta molto velenosa. Comunque non c’è accordo tra gli studiosi nelle varie derivazioni.

Il genere Taxus comprende piante e arbusti sempreverdi originari dell’emisfero boreale che raggiungono i 25 metri di altezza. Sono sporadiche dei boschi di montagna, amano ambienti freschi e umidi, ma ben drenati, hanno crescita lenta e possono essere molto longeve. Hanno foglie lineari verde-scuro e piccoli fiori dioici. Quelli maschili sono raccolti in amenti globosi e quelli femminili sono di solito solitari, hanno forma di gemme e sono gialli. Lo pseudo frutto è un arillocarpo carnoso, rosso a maturità, che avvolge un unico seme.

Sono piante tossiche a eccezione dell’arillo che è commestibile e viene mangiato dagli uccelli che ne favoriscono la disseminazione mediante i loro escrementi. Comunque recenti ricerche hanno individuato nelle foglie e nella corteccia in queste piante una molecola attiva nella cura dei tumori.

Il legno è molto duro e apprezzato in ebastineria, in passato era usato per costruire archi. Oggi i tassi sono molto usati ai fini ornamentali

Esistono da 8 a 12 specie di tasso abbastanza simili tra loro e l’unica spontanea in Italia è il Taxus baccata.

Sono piante rare e a rischio di estinzione in tutto il mondo per cui è necessario proteggerle.

TAXUS BACCATATaxus baccata

Taxus baccata L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: tasso, albero della morte.

Il nome specifico baccata deriva da bāc(c)ātus, a, um (= ornato di bacche, di perle) a sua volta da bāc(c)a. ae (= bacca, perla). Questo in relazione alla presenza degli pseudofrutti somiglianti a bacche.

Il Taxus baccata è albero sempreverde della fascia montana temperata. Preferisce i terreni calcarei e ama l’ombra. Non forma boschi puri, ma si mescola al faggio, all’agrifoglio e all’acero. Può raggiungere i 1600 metri di quota. È pianta a crescita inizialmente rapida e poi lenta ed è molto longevo superando anche i 2000 anni di età, per questo esso era considerato simbolo di immortalità insieme al fatto di essere sempreverde.

È presente in tutta Italia, ma non è comune allo stato spontaneo. Viene usato ai fini ornamentali nei parchi e nei giardini e sopporta bene la potatura per cui è adatto ai giardini all’italiana. Esistono cultivar ornamentali con portamento colonnare e fogliame giallo dorato.

È pianta protetta in molte regioni italiane, ma non in Toscana. Il legno è durissimo ed è apprezzato in ebanisteria, in particolare era molto apprezzato per costruire archi essendo molto resistente e molto elastico.

Nella medicina popolare le foglie avevano un’azione abortiva, emmenagoga, spasmolitica e stimolante. La corteccia era usata contro la bronchite e i dolori muscolari

Nella mitologia il tasso era legato al mondo degli inferi, in particolare la pianta era sacra a Ecate la dea del Regno dei Morti la strada per il quale era ombreggiata da tassi. Ancora oggi il tasso viene usato nei cimiteri. Era albero sacro anche per le popolazioni celtiche.

Il principio tossico, detto taxolo, è in realtà un insieme di diverse molecole velenose. Esso è presente nelle foglie, nei rami e nei semi. Ha azione narcotica e paralizzante per l’uomo e altri animali. La stessa sostanza, comunque, viene studiata per gli effetti antitumorali che avrebbe.

In passato si pensava che dormire all’ombra del tasso fosse letale. Per questo si dava al tasso il nome di albero della morte. Ricordiamo che il padre di Amleto fu ucciso con veleno di tasso versato nel suo orecchio mentre dormiva.

Il tasso ebbe grande diffusione nel terziario, ma, dopo l’ultima glaciazione, è diventato raro allo stato spontaneo e la sua diffusione si deve all’uomo che lo apprezza molto come pianta ornamentale. .

Questo vale anche per le Alpi Apuane dove la sua presenza riveste carattere relittuale. Nel terziario questa pianta era molto diffusa nella faggeta insieme all’agrifoglio.

Oggi il tasso compare sporadicamente sulle Apuane e necessiterebbe di protezione contro la raccolta dei rami a scopo ornamentale. Lo troviamo, in particolare, a Orto di Donna, a Renara, nella Valle degli Alberghi e all’Alpe della Grotta.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:

1345. – Taxus baccataL.

(luoghi in cui è stata osservata:) Sporadicamente coltivata nei giardini, trovasi allo stato selvatico a Massa nel M. Tambura sopra Resceto.

Volg. Tasso, albero della morte.

Fiorisce in maggio e giugno. Pianta legnosa.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Coniferophyta; Classe: Pinopsida; Ordine: Taxales; Famiglia: Taxaceae; Genere: Taxus; Specie: Taxus baccata

Forma biologica: fanerofita arborea (P scap). Fanerofita (simbolo: P) è una pianta perenne e legnosa con gemme svernanti poste a più di 30 cm dal suolo. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

La pianta può avere anche forma biologica di: Fanerofita cespugliosa (simbolo: P caesp). Cespugliosa o cespitosa (simbolo: caesp) significa che il portamento è cespuglioso.

Descrizione: pianta sempreverde a portamento arboreo, alta fino a 20 metri. Più raramente ha portamento arbustivo. Il tronco è eretto e ramoso sin dalla base e con l’età sembra gracile rispetto alla chioma ampia e relativamente bassa e di colore verde scuro. La corteccia è bruno-rossiccia negli esemplari giovani e poi diventa bruno-grigiastra. Le foglie sono aghiformi lunghe fino a 3 cm e sono disposte a spirale sui rami in due file opposte, sono verde scuro e lucide nella pagina superiore e giallastre in quelle inferiore. È pianta dioica per quanto risultino anche esemplari monoici. I coni maschili sono riuniti in amenti globosi gialli mentre quelli femminili sono solitari o riuniti in coppie, sono verdi e gemmiformi. Il frutto è un arillocarpo[3] somigliante a una bacca: è una coppa carnosa prima verde e poi rossa a maturità che copre parzialmente l’unico seme nero e legnoso.

Antesi: aprile - maggio

Tipo corologico: paleo-temperato (presente in Eurasia e Nordafrica). È presente in tutta Europa eccetto l’Islanda. In Italia è presente in tutto il territorio nazionale anche se è rara allo stato spontaneo.

Habitat: fascia montana temperata. Ama i terreni calcarei e vive nei boschi ombrosi mescolandosi al faggio, agli aceri e all’agrifoglio. Vegeta dai 300 ai 1600 metri secondo le latitudini.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette anche se dovrebbe esserlo, come succede in altre regioni italiane.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Paul Verlaine (1844-1896) dalla poesia “Sub urbe” in “Poèmes saturniens” (1866). I piccoli tassi del cimitero/ fremono al vento invernale/ nella luce glaciale. Il termine francese per tasso “if” è di origine celtica come i nomi usati in molte altre lingue europee.

2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 270.

3 La parte carnosa ed edule è l’arillo.