Cenni Morfologici e Geografici
Le Alpi Apuane si ergono bruscamente dalla stretta fascia costiera della
Versilia che le separa dal Mar Tirreno. Delimitate a Nord dal corso dell'
Aulella, affluente di sinistra del Fiume Magra (Lunigiana), e a Sud-Est da
quello del Fiume Serchio (Garfagnana), si presentano come una lunga (circa 60
km) e robusta dorsale modellata profondamente (su entrambi i lati, ma
specialmente sul versante Garfagnino) da un succedersi di numerosi solchi, ai
quali si deve l'articolazione in costoloni minori orientati prevalentemente in
direzione NE-SO.
Le Alpi Apuane presentano un paesaggio quasi alpino che, per le elevazioni non
trascurabili raggiunte nella dorsale maggiore (Monte Pisanino, mt.1946; Monte
Sumbra, mt.1765; Pizzo d'Uccello mt.1781; Monte Tambura mt.1890; Monte Sagro
mt.1749; Pania della Croce mt.1859) e per l'asprezza del rilievo, si distingue
nettamente da qullo della rimanente Toscana nordoccidentale.
Strutturalmente le Apuane coincidono con il settore nordoccidentale della più
interna delle “rughe” che formano l'ossatura dell'Appennino Settentrionale
emersa dal mare nel Miocene inferiore (Langhiano); ruga che a sud dell'ampia
vallata del basso Arno, prosegue con i crinali della Montagnola Senese.
Il paesaggio locale, tuttavia, più che da tale situazione strutturale (cui
spetta la responsabilità delle quote maggiore toccate nella dorsale principale)
è condizionato dalla natura litologica delle ruote affioranti. A un nucleo più
profondo e qua e là affioranti di rocce scistose di età Paleozoica segue una
copertura di età Triassica di dolomie grigie (“grezzone” toscano) di marmi
bianchi e venati di età Giurese, poi di marmi bardigli e cipollini, anch'essi di
età Giurese, che alimentano l'attività estrattiva. L'insieme è sormontato dalla
classica arenaria detta “macigno”, di età Oligocenica, affiorante soprattutto
lungo il margine meridionale.
Insediamenti umani
I paesi sono numerosi tutt'intorno il gruppo fino ad una altitudine di 500-600
metri; più oltre diventano rari e si trovano più che altro cascinali isolati e
qualche borgata minore.
Gli insediamenti più lontani dalla Versilia e dai fondovalle hanno certamente
risentito dello spopolamento che da anni caratterizza tutte le aree ad
agricoltura povera.
Il più densamente abitato resta il versante che guarda verso la Versilia dove,
al piede dei rilievi, si susseguono, da nordovest a sudest, Carrara, Massa,
Seravezza, Camaiore.
Tra i tanti, Carrara è il centro più noto per l'escavazione, la lavorazione e lo
smistamento dei marmi pregiati. Le cave rappresentano per molti aspetti il
contributo più vistoso e suggestivo, ma, da altro punto di vista, anche più
deturpante, dell'azione modificatrice dell'uomo sull'architettura dell'ambiente
naturale. Gli enormi ghiaioni (detti “ravaneti”), quasi cascate di frammenti del
candido marmo, sui quali si disegnano ripide vie zigzaganti che servono per
trasportare a valle i grossi blocchi strappati alla montagna, sottolineano
l'asprezza dell'ambiente.
Purtroppo per gli amanti della natura, l'attività estrattiva, anche se non è la
sola attività industriale della zona, costituisce ancora una componente assai
considerevole per l'economia locale.
Certo è che se non verranno presi provvedimenti seri, verrà il giorno in cui gli
abitanti di Carrara e dintorni si ritroveranno senza marmo e senza montagne.
Anche l'agricoltura, sebbene nella cintura periferica più abitata permanga lo
sfruttamento della vite e dell'olivo, non ha più, nell'ambito regionale, la
stessa importanza che ebbe nel passato: il turismo, assai florido sulle spiagge
della Versilia, ha infatti contribuito non poco alla distribuzione spaziale
della popolazione sul lato occidentale delle Apuane.
Rete stradale
La rete stradale che corre alla periferia della piccola catena apuana si può
definire buona e ben inserita in quella maggiore della Toscana settentrionale e
della Liguria: altrettanto non si può affermare sulle strade che attraversano il
gruppo montuoso: la dorsale è superata soltanto da due carrozzabili: una che da
Carrara sale a Castelpoggio e poi, superato il bivio per Campocecina, deviando a
destra per Marciaso e per Monzone si collega alla SS445 che attraversa la
Garfagnana, l'altra che da Seravezza, in Versilia, sale tortuosa alla Galleria
del Cipollaio, per poi ridiscendere, lungo il torrente Turrite Secca a
Castelnuovo Garfagnana.
Volendo è possibile salire anche da Massa, passando per S.Carlo e per Antona,
arrivare per il Pian della Fioba prima e per il Passo del Vestito poi, fino ad
Arni per ricongiungersi alla strada già detta che sale Seravezza, oltrepassata
la galleria del Cipollaio.
La Flora
Le caratteristiche della vegetazione variano con la quota e con la natura dei
terreni.
Partendo dal basso si incontrano lembi di macchia mediterranea, pinete di pino
marittimo, quercete e, alle quote più alte, praterie alpine. Molto numerose sono le piante rare,
testimonianza delle vicende climatiche che nel passato interessarono questa
catena.
Tra queste sono le piante artico-alpine, come il conosciuto Camedrio alpino
(Dryas octopetala) o Arenaria di Bertoloni (Arenaria bertolonii), che si diffusero nelle Apuane
durante le glaciazioni quaternarie.
Altre piante, che si sono evolute adattandosi alle condizioni litologiche e
climatiche locali, sono oggi endemiche delle Apuane: è il caso del Salice delle
Apuane (Salix crataegifolia), che vegeta sulle rupi calcaree, della Santolina
apuana (Santolina leucantha Bertoloni), che si
trova sui macereti calcarei, della Linaiola di Sommier (Thesium sommieri), rara
specie che vive nelle distese erbose aride, dell' Aquilegia di Bertoloni
(Aquilegia bertolonii) che
vegeta sulle rupi calcaree, in praterie o radure, tra gli 800 e i 1800m.; la
Globularia delle Apuane (Globularia incanescens),
presente esclusivamente sulle rupi calcaree delle Apuane e sulla parte più
vicina dell'Appennino Tosco-Emiliano. Il Caglio delle Apuane (Galium
paleoitalicum), specie migrata dall'Italia peninsulare e, una volta isolata geograficamente dalla
progenitrice, si è differenziata in specie esclusiva delle Apuane. La Stellina
purpurea Apuana (Asperula purpurea subsp. apuana) che cresce in luoghi aridi e pietrosi;
la Draba di Bertoloni (Draba aspera Bertol.), che vegeta nelle fessure delle rocce, fra i ciotoli dei detriti esposti al sole,
prediligendo le creste delle vette più alte. Altra specie endemica è la Silene
lanuginosa,la cui presenza risale a tempi molto antichi e L' Astranzia delle Apuane ( Astrantia
pauciflora Bertol.) che vive tra i 1500 e i 2000m... E molte altre specie.
Il fiore (è proprio il caso di dirlo) all'occhiello di queste montagne è
comunque il Fiordaliso del monte Borla (Centaurea Montis-Borlae), che cresce solo ed esclusivamente sulle pendici del Monte Borla.
La Fauna
Assai numerosa l'avifauna: tra le specie presenti particolarmente diffuse sono
quelle che prediligono gli ambienti rupestri.
E' il caso del culbianco e del codirossone che trovano il loro habitat ideale
sui pendii con copertura erbacea discontinua.
Sulle estese pareti, oltre al gracchio corallino, simbolo del Parco, nidificano
rondoni, rondini montane, taccole, codirossi spazzacamini: gli anfratti ospitano rapaci come il gheppio, il
barbagianni e il falco pellegrino.
Presente anche l'aquila reale che nidifica sugli strapiombi più impervi.
Alle quote più basse, nelle giovani faggete, si incontrano ciuffolotti,
fringuelli, peppole, capinere, scriccioli; dove l'uomo ha introdotto i castagneti da frutto sono presenti i picchi muratoria
e i rampichini, picchi verdi e picchi rossi maggiori, cince e ghiandaie. Nelle cavità di questi alberi si rifugia l'allocco, mentre
sui rami più alti nidifica la poiana.
La presenza dei mammiferi è limitata dalla forte antropizzazione: cinghiali,
volpi, faine, donnole, tassi, ghiri, mufloni e scoiattoli sono le specie più diffuse, tra gli ungulati in notevole espansione è la presenza dei caprioli mentre, al contrario, molto rara è la possibilità diimbattersi nel cervo. Ultimamente sono in crescita le segnalazioni di presenze del lupo appenninico (canis lupus italicus).
Tra gli ofidi sono alquanto comuni la vipera aspide, il biacco, la coronella
e il colubro di Esculapio.
Nelle pozze delle piccole sorgenti o nei laghetti della fascia montana è infine
da segnalare la presenza del geotritone italico (Hydromantes Speleomantes
italicus)e del
tritone apuano (Triturus alpestris apuanus) dall'addome colore arancio.
Quest'ultimo anfibio si è adattato a vivere anche nelle zone agricole dove
esistono piccoli bacini artificiali.