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informazioni estratte dal "Dizionario delle Alpi Apuane" del Prof. Fabio Frigeri
SAN GIORGIO (eremo di)
Si trova a 887 metri di quota a cavallo di una cresta tra il canale di Àiola ad est ed il torrente Lucido di Vinca ad ovest. Questa cresta può essere considerata una diramazione minore del vicino Pizzo d’Uccello. L’eremo dista 2,4 km dall’abitato di Àiola e si può arrivare ad esso seguendo un sentiero segnato, ma non numerato, che si stacca, a poca distanza dalla chiesa del paese, dal sentiero 39 che da Equi Terme porta a Torano. La deviazione è ben segnalata da un cartello indicatore. Oppure, sempre seguendo il 39, superato il Castellaccio, presso una maestà diruta (a circa 2,2 km da Àiola) si può prendere un’altra deviazione a sinistra che porta in alto a congiungersi con il sentiero precedente. L’eremo fu costruito nel XVII secolo in un sito ricco del tipico calcare cavernoso delle Apuane dove già esisteva una antica cappella con campanile dedicata allo stesso santo. Esso fu fondato da Matteo Filippo Caldani, nobile veronese, che abbandonò le sue ricchezze per ritirarsi qua nel 1604 e dedicarsi ad una vita di contemplazione e rinunce. L’eremo crebbe con l’arrivo di altri eremiti i quali si unirono poi all’Ordine dei Servi di Maria di Monte Senario di Firenze. La costruzione era una struttura poderosa a due piani con celle per i monaci, cisterne per l’acqua, cucine e refettorio, chiesa e cappella decorate da artisti locali. Intorno all’eremo c’erano terrazzamenti coltivati. I frati rimasero qua fino al 1779 quando furono costretti a lasciare l’eremo a causa della soppressione degli ordini religiosi voluta voluta l’anno prima dal Granduca di Toscana. Oggi rimangono le rovine del primo piano dell’edificio che testimoniano il gran lavoro fatto dai costruttori per consolidare e rendere abitabili le creste scoscese del monte, rimangono anche i muri di contenimento dei terrazzamenti ed alcune lapidi marmoree che sono murate nella chiesa di Àiola.
Oggi il luogo è invaso dalla vegetazione ed è meritevole di una qualche forma di recupero per quanto l’accesso ai fini turistici sia estremamente problematico. All’inizio del sito è oggi posto un cartello indicatore con una descrizione sommaria del sito. Leggende riportano che Caldani fosse un bandito a capo di una banda di briganti altre che fosse un signore dispotico di un castello delle vicinanze, poi pentitosi e passato a vita ascetica. Oggi il luogo è invaso dalla vegetazione ed è meritevole di una qualche forma di recupero per quanto l’accesso ai fini turistici rimane estremamente problematico.
Fotografie