FUNICOLARE ALTO MATANNA
La Funicolare Aerostatica Camaiore-Alto Matanna fu inaugurata nel 1910 ed ebbe una vita di soli quattro mesi: da agosto a novembre di quell’anno. Essa fu ideata da Alemanno Barsi e dal figlio Daniele, proprietari e gestori dei due Alberghi Alto e Basso Matanna, per valorizzare turisticamente la zona. Fu così costituita una società anonima, con sede a Viareggio, dalla denominazione “Stazioni climatiche Viareggio, Camaiore, Alto Matanna” della quale fecero parte, oltre ad Alemanno e a Daniele Barsi, un gruppo di investitori toscani e alcuni ingegneri milanesi che progettarono l’opera. Fu, quindi, comprato un pallone aerostatico di seta grigia chiamato Rosetta, in onore della moglie di Daniele Barsi e fu costruita una struttura di piloni che sostenevano il cavo metallico teso tra la stazione di partenza (presso la Grotta all’Onda) e quella d’arrivo (Colle della Prata o degli Asini). La stazione di partenza era dotata di un hangar di legno su basamento murato che serviva per il deposito del pallone, mentre una base di legno era sistemata all’arrivo. Una navicella di vimini scorreva lungo il filo d’acciaio sfruttando la spinta ascensionale del pallone mentre in discesa era normalmente frenata, essa poteva trasportare fino a sette persone alla volta. I turisti dovevano raggiungere Casoli in auto e da qua raggiungere la stazione di partenza a piedi o a dorso di mulo e perfino in portantina. Alla Foce di arrivo trovavano poi una carrozza che li accompagnava all’albergo in pochissimi minuti. Il volo inaugurale avvenne, con successo, domenica 28 agosto 1910 e in solo cinque minuti la navicella superò il dislivello di circa 300 metri portandosi alla Foce della Prata che da quel momento divenne la Foce del Pallone, come ancora oggi è chiamata. Il successo iniziale faceva ben sperare per lo sviluppo turistico della zona infatti la speranza era quella di attirare i turisti che già affollavano le spiagge della Versilia e in particolare di Viareggio. L’impresa fu salutata dagli elogi della stampa locale e nazionale e si meritò anche una copertina della celebre Domenica del Corriere, ma il destino beffardo era dietro l’angolo: a novembre l’intera struttura fu distrutta da un uragano e non venne più ricostruita mettendo la parola fine ad un’impresa forse un po’ avventata e alle speranze dei due albergatori.