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informazioni estratte dal "Dizionario delle Alpi Apuane" del Prof. Fabio Frigeri
VINCA (strage di)
Il paese di Vinca fu teatro, nella seconda guerra mondiale, di un terribile eccidio nazi-fascista che provocò 174 vittime, in maggioranza donne, vecchi e bambini.
L’eccidio durò ben quattro giorni: dal 24 al 27 agosto 1944.
Ventisei delle vittime avevano meno di 14 anni e sette meno di un anno, compreso un feto strappato al ventre della madre uccisa.
Nel cimitero c’è un monumento a ricordo della strage.
Il 7 giugno 1944 i partigiani attaccarono i pochi militari tedeschi di guardia ai lavori della Strada dei Tedeschi e come conseguenza i tedeschi si ritirarono lasciando libero il paese.
Dopo qualche settimana il paese fu circondato dai tedeschi, ma il dialogo ragionevole tra gli abitanti e l’ufficiale tedesco evitò il peggio.
L’assalto ad un automezzo tedesco, il 18 agosto, lungo la strada Monzone-Vinca con l’uccisione di un ufficiale tedesco divenne, però, il pretesto per la strage che rientrava nel disegno generale di intimorire la popolazione civile in un momento in cui, comunque, la guerra era ormai perduta.
Il comando della XVI Panzer Grenadier Division RF SS, riunito a Massa, pianificò la rappresaglia che fu comandata dal maggiore Walter Reder con i suoi SS, coadiuvati da un centinaio di brigatisti neri di Carrara: i cosiddetti Mai Morti.
Questi ultimi guidarono le SS per i nascondigli, che ben conoscevano, nei boschi e per i canaloni dove la gente si era rifugiata, infatti la maggior parte delle vittime si ebbe fuori dell’abitato, dove erano rimasti solo vecchi ed invalidi.
Il 24 agosto, di primo mattino, i criminali bloccarono l’accesso al paese ed iniziarono ad uccidere e poi saccheggiarono e bruciarono le case.
La sera scesero a Monzone portandosi dietro don Luigi Janni, parroco di Vinca, col padre ed altri due uomini. Essi furono poi uccisi al ponte di S. Lucia a Monzone.
Il giorno seguente molti degli scampati, poiché rifugiati altrove, tornarono in paese, pensando che il peggio fosse passato, per cercare cibo e seppellire i morti, ma riapparvero i nazi-fascisti e fecero ancora più vittime del giorno precedente ed estesero il rastrellamento a tutte le zone vicine.
Intanto un gruppo, arrivato ad Orto di Donna, passando per il Giovo, si congiunse ai camerati uccidendo chi trovava per la sua strada.
La sera le belve dormirono in paese.
Il 26 i nazi-fascisti furono impegnati dai partigiani nella zona del Sagro e lasciarono il borgo.
Il 27 ci furono le ultime vittime, causate da un gruppo di tedeschi che veniva da Colonnata, ma che non scese in paese.
Una testimonianza riporta che le belve avevano un organetto che facevano suonare mentre uccidevano le vittime passando di casa in casa, situazione questa simile ad altre stragi perpetrate in zona.