CASTAGNO
(Castanea sativa)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
26 novembre 2012

(f.f.) il castagno è albero diffusissimo nella regione apuana dove lo troviamo fino a circa 1000 metri. Esso ha nutrito molte generazioni dei nostri antenati, ma ormai la cultura del castagno sta scomparendo a causa dell’abbandono della montagna.

tu, pio castagno, solo tu, l’assai

doni al villano che non ha che il sole;

tu solo il chicco, il buon di più, tu dai

alla sua prole;[1]

IL GENERE CASTANEA

Famiglia Fagaceae

Castanea Miller fu classificato da Philip Miller[2] nel 1754.

Il nome generico Castanea deriva dal latino castănĕa (= castagno, castagna) dal greco κάστανον che ha gli stessi significati. Rimane indeterminato se il termine greco derivi dal nome della città di Kastania in Tessaglia o della città di Kastanis nell’attuale Turchia o ancora dal termine persiano Kashtah che significa frutto secco.

Il genere Castanea è costituito da arbusti e da alberi di dimensioni medie con chioma globosa, ma Castanea dentata raggiunge anche i 60 metri di altezza. Hanno foglie decidue, grandi e allungate, con margine dentellato. La corteccia è liscia negli alberi giovani e si fissura con l’età. Sono piante monoiche con fiori maschili raccolti in amenti terminali e quelli femminili in glomeruli di 1-3 fiori posti alla base di quelli maschili. Il frutto, edule, è singolo in alcune specie, mentre in altre 2-4 frutti sono racchiusi in una cupola spinosa detta riccio.

Il genere comprende una decina di specie di cui solo Castanea sativa è presente in Europa.

Le principali specie sono: Castanea sativa, europea, Castanea crenata, giapponese, Castanea mollissima, cinese, Castanea dentata e Castanea pumila americane.

Attualmente queste piante sono presenti nell’Europa centro-meridionale, nell’Asia orientale e nel versante atlantico degli Stati Uniti. Prima delle glaciazioni del quaternario il genere era molto più diffuso.

CASTANEA SATIVA

Castanea sativa (Castagno)

Castanea sativa Miller

Classificata da Philip Miller nel 1758.

Conosciuta anche come: Castanea vesca Gaertner.

Conosciuta volgarmente come: castagno.

Il nome specifico sativa deriva dall’aggettivo latino sătivus, a, um (= che si semina, coltivato) in relazione al fatto che questa pianta è coltivata dall’uomo sin dall’antichità.

Il castagno è pianta arborea decidua di grandi dimensioni. Ha foglie alterne, oblungo - lanceolate e dentellate, che compaiono abbastanza tardi in primavera. È pianta monoica con fiori piccoli, quelli maschili raccolti in amenti giallastri e quelli femminili raccolti in gruppi poco numerosi. Il fiore maschile emana un odore caratteristico di trimetilammina. Il frutto è la castagna con buccia coriacea, lucida all’esterno e pelosa all’interno che è contenuta a gruppi di 3-4 nel riccio spinoso che si apre a maturità.

È pianta longeva che può raggiungere i 1000 anni con circonferenza lunga oltre 20 metri. In Italia molti castagni sono annoverati tra gli alberi monumentali.

È pianta spontanea delle regioni temperate dove forma grandi boschi puri o misti, in Italia è presente nell’Appennino fino a 1200 metri e nelle zone alpine non oltre gli 800 metri.

In passato erano attribuite alla pianta proprietà medicamentose: dalla corteccia si otteneva un decotto per curare la pelle e dalle foglie un infuso sedativo della tosse e antisettico per le vie respiratorie. È molto apprezzato il miele di castagno molto scuro e amaro.

Nelle ultime glaciazioni il castagno si è rifugiato nella regione anatolica, ma anche in regioni del sud-Italia. Gli studi fatti sui pollini fossili e sui livelli di biodiversità fanno ritenere che sia stato l’uomo a reintrodurre la pianta nelle regioni sud-europee dove certamente era già presente prima delle glaciazioni. La coltivazione del castagno deriva dalle sue proprietà alimentari e dal legno.

Greci e romani iniziarono questa reintroduzione che continuò anche in epoca medioevale. Esso fu introdotto anche a nord delle Alpi in zone dove, comunque, fruttifica irregolarmente.

In Italia è presente particolarmente nel versante tirrenico della penisola e nella zona occidentale delle Alpi piemontesi, invece è sporadico nel Triveneto e nel versante adriatico. Particolarmente presente in Campania.

Il legno è abbastanza duro ed è usato come materiale da costruzione e per fare mobili essendo poco sensibile a variazioni di temperatura e di umidità. È meno apprezzato come combustibile. Il legno e la corteccia sono ricchi di tannino usato, in passato, per la concia delle pelli.

Il frutto è ricco di amidi e possiede un discreto valore calorico. È usato nell’industria dolciaria e per il consumo individuale che è comunque in diminuzione ormai irreversibile. L’abbandono della montagna e l’alto costo della raccolta infatti ne disincentivano l’uso.

Per i greci la castagna era considerata la ghianda di Zeus e l'albero evocava il dio supremo reggitore dell'universo. questo perché l'imponenza della pianta dà l'impressione dell'Albero Cosmico.

I romani ne facevano uso, ma lo sviluppo massiccio si ebbe nel medioevo.

Molte sono le tradizioni e i modi di dire legati alla castagna.

Nel 1771 Giuseppe Parini (1729-1799) descrisse i festeggiamenti in onore delle nozze tra Ferdinando Asburgo Lorena e Maria Beatrice Cybo-Este, ultima Este e ultima sovrana del Ducato di Massa e Carrara. Uno dei carri allegorici del corteo rappresentava un castagno sotto il quale pascolava un gregge di pecore e, probabilmente, questo era un omaggio alle terre della duchessa.

Malattie del castagno

Alcune malattie hanno colpito il castagno europeo e tra esse ricordiamo: il cancro del castagno provocato dal fungo Cyphonectria parasitica e il mal dell’inchiostro causato dai funghi Phytophthora cambivora e da Phytophthora cinnamomi e per combatterli il nostro castagno è stato ibridato con specie orientali resistenti a queste fitopatie.

Inoltre dal 2002 è comparso in Italia un insetto: Dryocosmus kuriphilus detto vespa cinese o cinipide del castagno, lungo circa 2,5 mm e originario del nord della Cina. Esso è stato introdotto accidentalmente nel nostro paese e ben presto si è diffuso su tutto il territorio nazionale. Esso rallenta lo sviluppo della pianta e riduce in maniera drastica la fruttificazione anche se non uccide la pianta. Esso produce delle galle, cioè ingrossamenti a carico di gemme, foglie e fiori in cui le vespe si sviluppano. Per combattere l’infestazione è stato introdotto il nemico naturale di questa vespa un imenottero che a sua volta parassita le larve della vespa. Comunque lo sviluppo di questa seconda malattia pare sia meno drammatico di quello che si pensasse in quanto esisterebbero validi competitori autoctoni di questo insetto in grado di contrastarne lo sviluppo.

Il castagno sulle Apuane

Lucca e Massa-Carrara sono le province toscane con maggiore estensione di superficie occupata da castagneto (rispettivamente circa 27000 ha e 20000 ha) anche se quella realmente coltivata è ormai molto più bassa.

Il castagno è stato introdotto nella nostra zona a iniziare dall’XI secolo per quanto lo studio di polline fossile confermi la presenza della pianta nel Quaternario.

Esso è stato piantato su terreni silicei e su quelli calcarei molto dilavati (tipici della montagna apuana) sostituendo altre essenze autoctone. A lungo, quindi, questa pianta ha rivestito un ruolo centrale nell’economia delle popolazioni apuane come è successo in altre zone del nostro paese.

La crisi delle zone montane ha, comunque, provocato l’abbandono dei boschi e la coltivazione del castagno è ormai limitata a poche zone della Garfagnana e della Lunigiana. Le piante non coltivate sono più facilmente preda dell’attacco degli agenti patogeni citati sopra come il cinipide del castagno comparso ormai da un paio di anni con risultati catastrofici almeno in alcune zone.

Inoltre il bosco malato non esercita più la sua naturale azione di consolidamento dei versanti montani e al contempo vengono perse le conoscenze tecniche della popolazione e anche il ricco patrimonio delle numerose cultivar apuane come, per esempio, la carpinese, la rossola e la brescianina.

Tra i castagneti ricchi di alberi centenari ricordiamo quelli di Vinca percorsi dai sentieri 38, 39 e 175.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

1324. – Castanea sativa Mill.

= Fagus castanea – L.

= Castanea vesca – Gaertn.

(luoghi in cui è stata osservata:) Comunemente coltivato e talora semispontaneo nel Comune di Apuania. Comune anche nei monti di Fosdinovo e di Aulla, a Bigliolo, a Olivola, in tutta la valle del Lucido, del Taverone, dell’Aulella e del Rosaro, in tutte le frazioni di Tresana, di Mulazzo, di Villafranca, di Filetto, di Virgoletta, di Bagnone fin oltre Collesino, in tutto il territorio di Filattiera, di Zeri e di Pontremoli.

Volg. Castagno. Fiorisce in giugno e luglio. Pianta legnosa.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta; Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Hamamelidae; Ordine: Fagales; Famiglia: Fagaceae; Genere: Castanea; Specie: Castanea sativa

Forma biologica: fanerofita arborea (P scap). Fanerofita (simbolo: P) è una pianta perenne e legnosa con gemme svernanti poste a più di 30 cm dal suolo. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

Descrizione: pianta decidua a portamento arboreo, può raggiungere i 30 metri di altezza e oltre 4 metri di diametro. Il tronco è diritto e da esso si dipartono i rami dando alla chioma della pianta un aspetto tondeggiante. La corteccia da liscia diventa profondamente fissurata con l’età. Le foglie sono ellittico-lanceolate con margine seghettato e lunghe 10-15 cm con pagina superiore verde lucido e quella inferiore più chiara. È pianta monoica con piccoli fiori, quelli maschili sono riuniti il lunghi amenti giallastri lunghi fino a 20 cm mentre quelli femminili sono riuniti in gruppi di 1-3 in un involucro di brattee tra loro saldate. I frutti sono lunghi 2-3,5 cm e sono acheni con pericarpo (buccia) coriaceo di color marrone, essi sono contenuti in gruppi da 2 a 7 in un riccio spinoso

Antesi: maggio

Tipo corologico: sud-est europeo. Presente anche in regioni settentrionali dove è stato introdotto dall’uomo. In Italia è presente in tutte le regioni, ma non vive in climi troppo freddi. Presente da 200 metri a 1200.

Habitat: pianta acidofila, teme le gelate tardive e ama terreni sciolti e ricchi di nutrienti. Presente su terreni calcarei solo se ben dilavati, come sulla zona apuana.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Giovanni Pascoli (1855-1912), Il castagno dalla raccolta di poesie Myricae.

2 Philip Miller (1691-1771) botanico britannico, a lungo fu direttore del Giardino Botanico di Chelsea (Londra) dove coltivò rare piante esotiche. Descrisse numerose piante e introdusse la coltivazione del cotone nelle colonie americane.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 266.