CICLAMINO
(Cyclamen hederifolium)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
26 dicembre 2012

(f.f.) il ciclamino allieta con le sue fioriture i boschi apuani e i bordi delle strade di montagna, non è specie a rischio, ma è bene lasciarla in pace.

IL GENERE CYCLAMEN

Famiglia Primulaceae

Cyclamen L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Cyclamen deriva dal latino cyclămīnŏs, i (e -um, i) (= ciclamino) derivato dal greco κυκλάμινος forse a sua volta ricavato da κύκλος (= circolo, cerchio). Probabilmente il nome si riferisce alla forma circolare del tubero di queste piante, oppure al fatto che il peduncolo del fiore, dopo la fecondazione, si avvolge a spirale verso il terreno per spargere i suoi semi.

Cyclamen è un genere di piccole piante erbacee perenni tuberose comprendente una trentina di specie originarie del bacino del Mediterraneo. Sono presenti in Europa meridionale, Asia minore e Africa boreale.

Preferiscono un terreno calcareo e di media umidità, alcune specie alpine tollerano molto bene il freddo mentre le specie africane assolutamente no. Il tubero ha forma arrotondata e da esso originano gli scapi fiorali semplici e privi di foglie. Queste sono solo basali, hanno un lungo picciolo rossastro e forma cuoriforme o reniforme, la pagina superiore può essere macchiata in vari modi di bianco per mimetizzarsi e impedire che la pianta sia mangiata dagli erbivori, mentre quella inferiore può essere rosseggiante. Inoltre le foglie possono essere persistenti o caduche. I fiori possono essere o meno profumati e sono inclinati. La corolla tubulosa è formata da 5 petali piegati all'indietro con colori che variano dal bianco, al bianco rosato, al lilla chiaro al violetto.

Le specie coltivate possono avere petali doppi con margini increspati o dentellati. Il frutto è una capsula e i semi possono essere dispersi dalle formiche.

Nella medicina popolare erano attribuite a queste piante proprietà emmenagoghe, purganti e vermifughe, comunque sono piante tossiche. I maiali, insensibili al loro veleno, sono ghiotti dei tuberi di queste piante da cui il nome panporcino attribuito al ciclamino.

Sono piante molto apprezzate nel giardinaggio, sia in vaso che in piena terra, in ambienti umidi e riparati dal sole estivo. La più importante specie coltivata è Cyclamen persicum con fiori grandi e molto colorati, essa ha dato origine a molte cultivar con foglie a forma di cuore e lungamente picciolate e fiori con vari colori e anch'essi lungamente picciolati.

In Italia sono presenti allo stato spontaneo solo tre specie: Cyclamen hederifolium (ciclamino napoletano) con fiori inodori rosa chiazzati di purpureo alla base, a fioritura autunnale; Cyclamen purpurascens (ciclamino delle Alpi) con fiori profumati che sbocciano in autunno; Cyclamen repandum (ciclamino primaverile) con fiori purpurei inodori che sbocciano in primavera. Esiste poi una quarta specie Cyclamen confusum, presente in Calabria e Sicilia, che alcuni botanici considerano invece sottospecie di Cyclamen hederifolium. Alcune specie sono protette, ma, comunque, questi fiori non dovrebbero essere disturbati.

Per Teofrasto i ciclamini eccitavano la sensualità e facilitavano il concepimento per la forma del fiore che ricorda vagamente l'utero.

Per Plinio il Vecchio era bene piantare ciclamini nei giardini e negli orti in prossimità delle abitazioni poiché essi proteggevano dai malefici, inoltre si pensava che fossero un potente antidoto contro il morso dei serpenti.

CYCLAMEN HEDERIFOLIUM

Cyclamen hederifolium (Ciclamino)

Cyclamen hederifolium Aiton[1]

Classificata da William Aiton 1789.

Conosciuta anche come: Cyclamen neapolitanum Ten.

Conosciuta volgarmente come: ciclamino, ciclamino napoletano, panporcino.

Il nome specifico hederifolium deriva dalle parole latine (h)ěděra, ae (=edera) e fŏlĭum, ĭi (= foglia) in riferimento alla foglia e al disegno della foglia.

Il ciclamino napoletano è pianta erbacea perenne alta 10-15 cm provvista di tubero circolare e compresso largo fino a 25 centimetri negli esemplari più vecchi. Le foglie sono tutte basali, verde-scuro variegato di verde chiaro o argento sulla pagina superiore e rossastro su quella inferiore e somigliano a quelle dell'edera. I fiori sono singoli, non profumati e portati da lunghi steli e la corolla è formata da 5 lacinie rosa chiaro e, a volte, completamente bianche. La fioritura, che avviene in autunno, precede la fogliazione che persiste fino alla primavera successiva. L'habitat ideale sono terreni umidi in mezza ombra e boschi freschi di piante decidue. È presente in buona parte del territorio nazionale ed è diffuso sulle Alpi Apuane dove è la sola specie del genere.

È ampiamente coltivato per la sua rusticità e resistenza al freddo anche nei climi oceanici e naturalizza facilmente. Esistono alcune sottospecie e varietà e diverse cultivar apprezzate dagli appassionati. Tra le sottospecie c'è Cyclamen confusum che attualmente è considerato come specie distinta, essa ha dimensioni maggiori ed è tetraploide.

Come le congeneri è pianta tossica anche se i tuberi sono apprezzati dai numerosi cinghiali che popolano il nostro territorio.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:

970. – Cyclamen neapolitanum Ten. [Cyclamen hederifolium Aiton]

= Cyclamen hederaefolium - Bert.

(luoghi in cui è stata osservata:) Comune a Montignoso, alla Madonna degli Oliveti, ai Saracini, a Castagnola di sotto, lungo il Frigido, a Ponte Vecchio, nel M. di Pasta, a Porta, tra il Mirteto e la foce di Carrara. Tra Carrara e Miseglia (Bolzon), lungo il canale di Bergiola, ai poggi sotto le Cinque Vie, alla Lodolina, tra Monteverde e Raglia e a Fossone.

Volg. Pamporcino, panterreno.

Fiorisce in settembre e ottobre. Pianta erbacea perenne.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Dilleniidae; Ordine: Primulales; Famiglia: Primulaceae; Genere: Cyclamen; Specie: Cyclamen hederifolium

Forma biologica: Geofita bulbosa (simbolo: G bulb). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Bulbosa (simbolo bulb): pianta che presenta un organo sotterraneo di riserva, detto bulbo, dal quale ogni anno nascono fusti, foglie e fiori.

Descrizione: pianta erbacea perenne provvista di un grosso tubero a corteccia bruno rossastra. Le foglie, che si sviluppano dopo la fioritura, sono solo basali e hanno lunghi piccioli. Esse sono ovate-cuoriformi con apice acuto e margine dentellato e ricordano quelle dell'edera. Il loro colore è verde con macchie bianche nella pagina superiore e purpureo o verdastro chiaro nella inferiore. I fiori sono inodori e solitari su peduncoli alti 6-12 cm, hanno colore rosa-pallido e sono purpurei alla fauce; dopo la fecondazione si attorcigliano a spirale per portare il frutto a contatto col terreno. La corolla è formata da 5 lacinie riflesse e ristrette alla base lunghe fino a 2 centimetri, attorno alla fauce ci sono piccoli lobi a forma di orecchiette. Il frutto è una capsula.

Antesi: agosto - ottobre.

Tipo corologico: nord-mediterranea dalla Francia alla Turchia, anche se si è naturalizzata in alcune regioni del nord Europa e nel nord America. Presente in tutto il territorio nazionale eccetto Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli.

Habitat: boschi umidi di caducifoglie, cespuglieti, dal piano fino a 1300 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette mentre è protetta in altre regioni italiane.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 William Aiton (1731-1793) fu un botanico scozzese e, dopo aver appreso l'arte del giardinaggio, andò a Londra dove lavorò prima all'Orto Botanico di Chelsea e poi a quello di Kew del quale fu direttore. La sua principale opera è "Hortus Kewensis" in cui catalogò le piante coltivate a Kew.

2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 200.