ERBA VIPERINA
(Echium vulgare)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
07 gennaio 2013

(f.f.) l'Echium vulgare è pianta piuttosto comune dal piano fino alla montagna apuana, molto bella è la fioritura che attira api e farfalle.

IL GENERE ECHIUM

Famiglia Boraginaceae

Echium L. fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Echium deriva da greco έχις (= vipera) poiché gli antichi pensavano che queste piante fossero attive contro il veleno delle vipere. Probabilmente la credenza nasceva, secondo la teoria della segnatura[1], da caratteristiche anatomiche di queste piante come la forma dei semi che somigliano alla testa di un serpente oppure per il fatto che il fusto chiazzato di scuro richiama la pelle di un serpente.

Per Plinio il Vecchio ĕchĭŏs, ĭi era l'erba viperina.

Echium è un genere di piante erbacee o arbustive, annuali, biennali o perenni, caratterizzate da una discreta pelosità, la loro altezza varia da 40 centimetri a oltre 3 metri. I fiori sono raccolti in infiorescenze apicali la cui corolla può essere azzurra, porpora, gialla e bianca, ha forma di imbuto, è ricca di peli ed è divisa in cinque lacinie diverse tra loro. Il frutto è una nucula.

Il genere comprende una sessantina di specie originarie di Europa, Asia e Africa settentrionale, ma alcune si sono naturalizzate in altri continenti come Echium plantagineum che è diventato infestante in Australia. In Italia sono presenti una decina di specie. Esse prosperano in ambienti secchi, nei campi, nei pascoli, nelle dune e al bordo delle strade.

Alcune specie sono usate come piante ornamentali e anche nell'alimentazione umana per quanto alcune di esse contengano, sia pure in modiche quantità, sostanze tossiche.

ECHIUM VULGARE

Echium vulgare (Erba viperina)

Echium vulgare L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: erba viperina, viperina azzurra.

Il nome specifico vulgare deriva dall'aggettivo latino vulgāris (e volgāris) (= semplice, frequente) a indicare il fatto che è pianta comune e conosciuta.

È una pianta erbacea biennale alta fino a 80 centimetri, il fusto è eretto e ricoperto di lunghi peli ispidi e di setole scure che danno l'aspetto di picchiettatura. Nel primo anno si forma la rosetta basale e nel secondo vengono emessi i fusti cilindrici. Presenta una rosetta di foglie basali lanceolate e foglie cauline sessili e piccole, tutte le foglie sono pelose. I fiori sono in infiorescenze a spiga, hanno forma a imbuto e colore inizialmente rosa che poi diventa viola-azzurro con tutti gli stami che fuoriescono. I frutti sono nucule che ricordano vagamente la testa di un serpente. Prospera in pascoli e terreni incolti e asciutti in Europa e Asia, si è naturalizzata nel Nord America dove viene considerata specie infestante.

Nella medicina popolare l'Echium vulgare era usato come decotto per calmare la tosse e favorire l'espettorazione e le foglie bollite erano usate contro i dolori addominali e per pulire l'intestino. Oggi viene usato in erboristeria per la cura della pelle.

Il fiore è molto amato dalle api e permette loro di produrre grandi quantità di miele monoflora molto apprezzato.

Esistono varietà coltivate apprezzate per i loro colori.

Una pianta simile è Echium plantagineum che è più ramoso, ha corolla più allargata e di color porpora violaceo con solo alcuni stami che fuoriescono.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:

1016. – Echium vulgare L.

(luoghi in cui è stata osservata:) nei luoghi aridi a Montignoso, alla Marina ddi Massa, a Canal Magro, a Turano, nel letto del Frigido e alla Madonna degli Ulivetu, negli argini della ferrovia. A Fivizzano e in varie delle sue frazioni, nella valle del Lucido a Gragnola e Monzone, nella valle del Taverone a Monti e a Licciana, nelle colline di Aulla e di Podenzana, tra Villafranca e Terrarossa e tra Filetto e Bagnone, lungo la Magra a Tresana e a Mulazzo, a Scorcetoli e a Pontremoli. Indicata anche a Resceto presso Massa (Bert.).

Fiorisce da maggio a luglio. Pianta bienne.

Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Echium italicum L. [Echium italicum L. subsp. italicum] e Echium plantagineum L.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Lamiales; Famiglia: Boraginaceae; Genere: Echium; Specie: Echium vulgare

Forma biologica: Emicriptofita biennale (simbolo: H bienn). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perennante con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Biennale (simbolo bienn): pianta con ciclo vitale biennale.

Descrizione: pianta erbacea bienne alta 20-80 centimetri. Il fusto è eretto, ramificato e coperto da fitta peluria e picchiettato di scuro. Le foglie basali formano una rosetta, sono lineari-spatolate, lunghe 6-10 centimetri e sono ricoperte da setole e peluria. Invece quelle cauline sono sessili, alterne, arrotondate, strette alla base e decrescenti. I fiori sono riuniti in infiorescenze a spiga e hanno corolla campanulata, formata da 5 lobi diversi, lunga 1-2 centimetri di colore variabile inizialmente rosaceo che diventa blu-violaceo con striature blu o rosse, tutti gli stami sporgono dalla corolla. I frutti sono nucule.

Antesi: aprile - ottobre.

Tipo corologico: steno-mediterranea, ma è presente anche in Asia e naturalizzata in America del Nord. Presente in tutte le regioni italiane.

Habitat: terreno incolti e pascoli dal piano fino a 1700 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 La teoria della segnatura era una dottrina medica secondo la quale le piante medicinali presentavano in sé qualche segno della loro efficacia terapeutica, come somiglianza con organi umani. Naturalmente questi segni dovevano essere interpretati correttamente. Comunque la teoria è del XVI secolo mentre il nome della pianta era già stabilizzato in epoca romana.

2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 208-209.