GIGLIO DI SAN GIOVANNI
(Lilium bulbiferum)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
2 febbraio 2010

(f.f.) il giglio di San Giovanni ha un fiore di grande bellezza, molto appariscente per il colore arancio, che stimola raccolte sconsiderate, ma il principale fattore di rischio è rappresentato dai cinghiali che sono ghiotti dei suoi bulbi molto nutrienti.

IL GENERE LILIUM

Il genere Lilium fu descritto da Linneo sin dal 1753. Comprende specie europee, asiatiche e nord-americane dotate di bulbo con radici generalmente perenni. I fiori sono molto vistosi con forme e colori molto diversi tra loro e spesso molto profumati.

Il genere comprende oltre ottanta specie e molti ibridi e varietà coltivate ed usate anche come fiori recisi. I fiori sono conosciuti con il nome collettivo di gigli.

Ricordiamo, tra gli altri:

  • il Lilium candidum (giglio di Sant’Antonio o della Madonna o di San Luigi). Esso ha un color bianco ed è intensamente colorato
  • il Lilium bulbiferum (giglio di San Giovanni) presente sulle Apuane con fiori giallo-arancio
  • il Lilium martagon (giglio martagone) presente sulle Apuane, ha fiori roseo-violetti (vedi articolo relativo)

LILIUM BULBIFERUM subsp. CROCEUMLilium bulbiferum

Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix[1]) Baker[2]

Conosciuto volgarmente come: Giglio di S. Giovanni e giglio rosso.

Sono usati in botanica i sinonimi: Lilium aurantiacum Weston, Lilium croceum Chaix, Lilium humile Miller.

Il nome generico deriva dal latino līlĭum e forse da un’antica radice li che significa bianco. In greco giglio era leirion (λείριον). Il nome specifico bulbiferum (= portatore di bulbi) deriva dal latino bulbus (= bulbo, cipolla) e dal verbo fĕro (= portare) e si riferisce ai bulbi, ma, forse, anche ai bulbilli[3]. Infine il termine usato per la sottospecie deriva dal latino crǒcĕus (= color zafferano, giallo oro) riferito al colore del fiore.

Il nome più comune con cui è volgarmente conosciuto, giglio di San Giovanni, deriva dal fatto che esso raggiunge la sua massima fioritura alla fine di giugno, nel periodo in cui cade la festa di San Giovanni Battista, cioè il 24 giugno.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[4]:

1455. – Lilium bulbiferumL.

(luoghi in cui è stata osservato:) Comune a Massa nei monti sopra il Mirteto a Pianamaggio e a M. Olivo, sopra la foce di Carrara, tra Castelpoggio e Fosdinovo, nella valle di Antona, al Piano di Santo sopra il Forno, tra Bedizzano e la Brugiana, al fosso presso l’imbocco della carrese per Altagnana.

Volg. Giglio rosso. – Fiorisce in giugno e luglio.

Pianta erbacea perenne.

Si distinguono due sottospecie di Lilium bulbiferum:

  • Lilium bulbiferum L. subsp. bulbiferum con le foglie superiori provviste sempre di bulbilli ed i fiori arancio-rossi
  • Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker senza bulbilli, i fiori sono arancio.

È riportato un uso medicinale delle foglie come vulnerario, cioè sostanza che favorisce la cicatrizzazione delle ferite.

Più singolare la credenza che, offerto come dono, indichi odio, disprezzo ed augurio di morte per chi lo riceve.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Liliopsida; Sottoclasse: Liliidae; Ordine: Liliales; Famiglia: Liliaceae; Genere: Lilium; Specie: bulbiferum; sottospecie: croceum

Forma biologica: Geofita bulbosa[5] (simbolo: G bulb). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Bulbosa (simbolo bulb): pianta che presenta un organo sotterraneo di riserva, detto bulbo, dal quale ogni anno nascono fusti, foglie e fiori.

Descrizione: il fusto eretto, unico e non ramificato, ha alla base delle piccole macchie color porpora e raggiunge l’altezza di 30-100 cm. Le foglie sono lineari-lanceolate larghe 2-10 mm e sono sparse sul fusto, le cauline sono progressivamente ristrette (le superiori portano all’ascella un bulbillo nella subspecie bulbiferum). All’apice del fusto ci sono da 1 a 5 fiori di grandi dimensioni composti da sei tepali[6] di color arancio vivo che presentano sulla faccia interna vistose macchie brune. I tepali (che misurano 2-3 cm per 6-7) presentano un ben evidente solco nettarifero che attrae gli insetti pronubi. Ben evidente l’apparato riproduttivo formato da sei stami con antere marron scuro e da uno stigma centrale violetto. Il frutto è una capsula con più semi che maturano agosto a settembre. Il bulbo è piccolo, a sezione trigona con squame appuntite.

Antesi: maggio-luglio

Tipo corologico: prospera in centro-Europa, sulle Alpi, sul Giura e sui Carpazi ed in tutta l’Italia, eccetto Sicilia e Sardegna.

Habitat: è specie oriofita[7] ed eliofila[8]. Vegeta dai 400 ai 2000 metri di altitudine su pendii umidi e assolati, prati di montagna, radure, margine dei boschi ed in boschi cedui dove filtra la luce solare. Ben distribuita sulle Apuane, spesso in luoghi dove non è possibile arrivare facilmente.

Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette anche se non è a rischio di estinzione. Naturalmente, non deve essere danneggiata ed il fiore non deve essere assolutamente colto. Sulle Alpi Apuane è in pericolo, infatti è molto ricercata da raccoglitori sconsiderati, la specie è minacciata anche dai cinghiali che amano il suo bulbo.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Chaix è l’abbreviazione usata per le piante descritte da Dominique Chaix (1730-1799), abate e botanico francese

2 Baker è l’abbreviazione usata per le piante descritte da John Gilbert Baker (1834-1920), botanico inglese.

3 I bulbilli sono organi che permettono la riproduzione vegetativa, basta staccarli e piantarli.

4 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 288.

5 Sono geofita bulbose anche i generi Narcissus, Crocus, Gladiolus, Alium, Ophrys ed Orchis.

6 Elemento del fiore di piante in cui non c’è distinzione tra calice e corolla e quindi tra petali e sepali.

7 Oriofita o oriofila si riferisce a pianta che predilige ambienti di altitudine.

8 Eliofila: ama i luoghi assolati.