ELICRISO
(Helichrysum italicum)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
5 ottobre 2011

(f.f.) l’elicriso è ben diffuso nella regione apuana dalle spiagge fino alle montagne. In particolare colpisce l’odore penetrante e la bella fioritura giallo-oro molto persistente.

IL GENERE HELICHRYSUM

Famiglia Asteraceae

Helichrysum Miller fu classificato da Philip Miller[1] nel 1754.

Il nome generico Helichrysum deriva dal latino helichrysum, i (= elicriso) a sua volta derivato dal greco έλίχσυσος (= elicriso). L’origine del termine greco non è certa, mentre sicuramente la seconda parte del nome deriva da χσυσός (= oro) per la prima parte ci sono incertezze tra έλιξ (= spirale) e ήλιος (= sole). Nel caso si preferisca ήλιος chiaramente il nome allude alla forma e al colore dei capolini giallo-oro che richiamano il sole. Nel caso di έλιξ invece richiamerebbe la forma a spirale delle foglie sugli steli oltre al colore dei fiori.

Helichrysum è un genere di piante erbacee o arbustive alte fino a quasi un metro, annuali o perenni, di solito ricoperte da denso tomento. Hanno foglie per lo più opposte, sessili, lineari o lanceolate. I fiori sono piccoli e gialli e sono raccolti in capolini solitari o raccolti a corimbo all’apice dei rami e circondati da brattee gialle disposte in serie. I frutti sono acheni provvisti di pappo. Il genere comprende circa 600 specie distribuite in Eurasia, Africa tropicale e australe (in particolare Sudafrica) e Australia. Comunque la tassonomia del genere non è ancora ben definita.

Queste piante vegetano in zone aride, pietrose e sulle colline calcaree fino alle zone montuose.

Alcune specie sono coltivate come ornamentali o per la produzione del fiore secco che si conserva a lungo inalterato, da cui il nome di perpetuini o semprevivi. Queste piante hanno poi un odore caratteristico simile a quello del curry.

Queste piante sono usate in erboristeria per proprietà antiallergiche, antinfiammatorie, antivirali, diuretiche, sono attive contro l’ulcera gastrica, guariscono malattie della pelle e combattono i danni dell’invecchiamento cutaneo.

Le foglie sono usate in cucina per insaporire i cibi e per fare insalate e l’olio essenziale di elicriso è usato come aromatizzante.

In Italia sono presenti diverse specie e sottospecie piuttosto simili tra loro, alcune di esse sono endemiche e limitate alla Sicilia e alla Sardegna. Le specie principali sono: Helichrysum italicum (Roth) G. Don: Helichrysum stoechas (L.) Moench; Helichrysum rupestre (Raf.) DC.

HELICHRYSUM ITALICUMHelichrysum italicum (Elicriso)

Helichrysum italicum (Roth) G. Don

Classificata da George Don[2] nel 1830.

Conosciuta anche come: Helichrysum angustifolium (Lam.) D.C. e Gnaphalium italicum Roth.

Conosciuta volgarmente come: elicriso, camucioro, canutello, perpetuino (d’Italia)

Il nome specifico italicum deriva dall’aggettivo latino ītălĭcus, a, um (= italico, dell’Italia) e indica che questa è una specie italiana, anche se è presente in molte altre nazioni mediterranee.

È pianta erbacea perenne, legnosa alla base, con un odore penetrante che ricorda la liquirizia e il rosmarino. Ha foglie lineari e filiformi. I fiori sono raccolti in infiorescenze di capolini giallo-oro a loro volta riunite in corimbi all’apice dei fusti. I veri fiori sono tubulari quelli centrali e quasi sempre bisessuati, mentre quelli periferici sono ligulati e sempre femminili. I frutti sono acheni provvisti di pappo che facilita la disseminazione a opera del vento. La fioritura è primaverile o estiva secondo le latitudini e l’altezza.

È specie con poche pretese e resiste a condizioni non semplici: è presente sulle spiagge in condizioni di forte aridità e forte insolazione e in collina e montagna in prati aridi, calcarei e pietrosi e non ama i ristagni di acqua.

È coltivata come pianta ornamentale per le macchie di colore dovute alle sue infiorescenze e il fiore è usato nelle composizioni secche poiché rimane a lungo giallo anche dopo l’essiccazione.

Le foglie aromatiche dell’elicriso possono essere usate in cucina per insaporire le vivande, per alcuni esse hanno un aroma che somiglia a quello del curry.

Vengono poi riconosciute a questa pianta proprietà astringenti, antiasmatiche, antinfiammatorie, antinevralgiche, diuretiche e sudoripare. Il decotto è usato contro la tosse, per favorire l’eliminazione del catarro e per sedare l’asma e le irritazioni allergiche della mucosa nasale.

La tintura oleosa cura le malattie della pelle.

L’olio essenziale di elicriso è usato in cosmetica per produrre profumi e saponi.

Una specie molto simile è Helichrysum stoechas (L.) Moench i cui capolini hanno forma di una coppa allargata verso l’alto. Sulle Alpi Apuane questa seconda specie è molto meno frequente essendo più diffusa in zone con clima più tipicamente mediterraneo. In Toscana è specie protetta.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

810. – Helichrysum angustifoliumD. C. [Helichrysum italicum (Roth) Don]

= Gnaphalium stoechas – Bert.

= Gnaphalium angustifolium – Sav.

(luoghi in cui è stata osservata:) Comunissima al Castello di Montignoso, al M. Carchio e al M. Belvedere, tra la Rocca e i Tecchioni, a Massa Vecchia, nel M. Brugiana e tra il Mirteto e la foce di Carrara, nel M. Pianamaggio e nel M. Olivo, a Codupino e Candia, alle cave di Torano, di Miseglia, di Canal Grande, e dei Fantiscritti, tra Forno e Resceto, alle cave di Gioia e del Piastrone. Nei monti di Fosdinovo, di Fivizzano, di Casola e di Licciana, in tutta la valle del Lucido, a Villafranca e Bagnone e a Pastina, a Mochignano e a Iera, a Tresana e tra Mulazzo e Zeri. Nelli colli di Pontremoli e a Pracchiola (Bert.), a Montelungo, a Cargalla, a Cavezzana, a Versola e in altri luoghi.

Volg. Tignamica. Fiorisce da giugno a settembre. Pianta legnosa.

Pellegrini cita anche Helychrysum stoechas D.C. [Helychrysum stoechas (L.) Moench].

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta; Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Asterales; Famiglia: Asteraceae; Genere: Helychrysum; Specie: Helychrysum italicum

Forma biologica: Camefita suffruticosa (simbolo: Ch suffr). Camefita (simbolo Ch): piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Suffruticosa (simbolo: suffr): le parti erbacee seccano ogni anno e rimane in vita la parte legnosa.

Descrizione: pianta erbacea perenne legnosa alla base. Essa forma un piccolo cespuglio di colore cinerino alto circa 40 cm con numerosi fusti ascendenti con rami contorti anch’essi ascendenti. Le foglie si trovano alla base e lungo il fusto, sono alterne, strette (1 mm) e lineari lunghe 3 o 4 cm. Esse sono verdi e glabre o ricoperte da un tomento di peli lisci presente nello stadio giovanile. All’apice del fusto ci sono densi corimbi composti da 10-20 piccoli capolini giallo-oro a forma conico-ovoide con apice più stretto della base che diventano poi oblungo-cilindrici. Il frutto è un achenio provvisto di pappo che rende possibile da disseminazione a opera del vento.

Antesi: maggio - settembre

Tipo corologico: Europa meridionale. In Italia comune al centro, al sud e sulle isole, meno frequente al Nord nella fascia prealpina.

Habitat: prati aridi, cespuglieti, garighe dalle zone di mare fino a 1400 metri su suoli rocciosi e poco evoluti.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette dove è invece presente Helychrysum stoechas (L.) Moench.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Philip Miller (1691-1771) botanico britannico, a lungo fu direttore del Giardino Botanico di Chelsea (Londra) dove coltivò rare piante esotiche. Descrisse numerose piante e introdusse la coltivazione del cotone nelle colonie americane.

2 George Don jr. (1798-1856) fu botanico scozzese figlio di un altro George sovrintendente dell’Orto Botanico di Edinburgo. Egli fu responsabile dell’Orto Botanico di Chelsea a Londra. Fece un lungo viaggio in America e Africa per studiare la flora locale. La sua opera principale fu General System of Gardening and Botany. Egli descrisse e denominò molte specie di piante.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 169.