MALVA MOSCATA
(Malva moschata)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
17 agosto 2011

(f.f.) questa pianta ha una fioritura molto bella ed è possibile ammirarla sui nostri monti a quote non elevate (per esempio a Campocecina all’inizio del sentiero panoramico per il monte Borla). Non è pianta protetta, ma naturalmente merita la nostra attenzione e il nostro rispetto.

IL GENERE MALVA

Famiglia Malvaceae

Malva L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Malva deriva dal latino malva, ae che denominava questa pianta. Il termine, a sua volta, deriva dal greco μαλάχη usato dai greci per denominare la pianta, esso proviene dal verbo μαλάσσω (= rendere molle, calmare). Infatti la malva era conosciuta, in particolare, per le sue proprietà emollienti (protezione delle mucose con attenuazione degli stati infiammatori).

Malva è un genere di piante erbacee annuali, biennali o perenni originarie delle zone temperate di Europa, Asia e Africa settentrionale. Esso comprende una trentina di specie diffuse ormai ben oltre la zona di origine.

Le piante di questo genere hanno foglie alternate e profondamente divise. I fiori hanno diametro da 0,5 a 5 cm e presentano cinque petali bianchi, rosa o violetto. Il frutto è una capsula o uno schizocarpo[1].

Sono di facile coltura e alcune specie sono usate come piante ornamentali mentre altre sono infestanti

Alcune specie (come Malva sylvestris) sono commestibili e sono usate per insalate (fiori e foglie) oppure sono consumate dopo averle lessate in varie parti del mondo.

Diverse specie hanno proprietà emollienti, lassative e sedative per cui trovarono, in passato, largo uso nella farmacopea popolare e oggi sono usate in erboristeria e nell’industria farmaceutica.

Tra le principali specie italiane ricordiamo: malva alcea, malva crispa, malva moschata, malva sylvestris. Quest’ultima, conosciuta semplicemente come malva, ha foglie reniformi lobate e fiori rosso-violacei, era usata nell’antichità come cibo povero. Per Plinio, e poi a lungo livello popolare, fu considerata una panacea e veniva usata per preparare infusi e decotti[2] attivi contro molte malattie.

MALVA MOSCHATAMalva moschata

Malva moschata L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: malva moscata

Il nome specifico moschata deriva dal tardo latino moscus, i usato sia per la pianta che per il profumo. Il termine, probabilmente, deriva dal persiano mosq che denominava un ruminante asiatico dal quale si ricavava il profumo (muschio) che, in natura, l’animale utilizza come richiamo sessuale.

Il termine è dovuto al leggero profumo muschiato del fiore e delle foglie.

Malva moschata, come altre specie del genere, contiene sostanze emollienti e rinfrescanti attive contro diversi disturbi delle mucose come laringiti, gastriti e, inoltre, ha anche effetto anticatarrale. Viene usata anche per maschere di bellezza.

Le foglie fresche sono usate per insalate leggermente lassative, altrimenti possono essere consumate lessate e condite. Anche i fiori possono essere aggiunti a delicate insalate.

È usata anche come pianta ornamentale e sono stati selezionati diversi cultivar dai fiori colorati dal bianco al rosa intenso. La specie si ormai naturalizzata in zone temperate lontane dalla zona di origine come il Nord America, la Scandinavia e la Nuova Zelanda.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

255. – Malva moschataL.

(luoghi in cui è stata osservata:) Nei monti di Massa (Targ.) specialmente al Forno, alle sorgenti del Frigido, a Resceto, fra Guadine e Casania lungo il fosso di Renara e lungo la sponda sinistra del Frigido fra Canevara e il Ponte di Forno, nella valle di Antona in più luoghi. A Carrara nei boschi fra Bedizzano e Bergiola Foscalina e a Castelpoggio al M. Pizzacuto. Al M. Gotro, alla Cisa e alle Lame di Aulla (Bert.), fra Monzone e Vinca, fra Equi e Ugliancaldo, fra Pian di Molino e Monte dei Bianchi, a Collesino e a Treschietto di Bagnone e in territorio di Pontremoli, fra Bratto e Guinadi, a Molinello, a Montelungo.

Fiorisce da giugno a settembre. Pianta erbacea perenne.

Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Malva nicaeensis All.; Malva sylvestris L.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Dilleniidae; Ordine: Malvales; Famiglia: Malvaceae; Genere: Malva; Specie: Malva moschata

Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

Descrizione: pianta erbacea perenne alta da 30 a 80 cm. Il fusto è angoloso e coperto da peluria, le foglie sono picciolate, quelle inferiori sono lobate e quelle superiori sono divise in 5-7 segmenti a loro volta divise in lacinie larghe fino a 4 mm. I fiori sono ascellari o terminali, singoli o raccolti a gruppi di 2-7 elementi. Essi hanno cinque petali da bianco a rosa-violetto con bordo smarginato, lunghi circa 2 cm. Il frutto è uno schizocarpo (poliachenio) a forma di disco formato da vari mericarpi, ognuno contenente un unico seme nero molto piccolo.

Antesi: maggio-ottobre

Tipo corologico: eumediterraneo. Il suo areale è sulle coste mediterranee con prolungamento verso nord e verso est. In Italia è presente in quasi tutto il territorio nazionale eccetto Lombardia, Friuli e Sardegna.

Habitat: incolti, bordi delle strade montane, prati aridi o freschi, ma sempre fertili, dalle colline fino a 1500 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette dove è presente invece Malva cretica L’Her.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.

note

1 Lo schizocarpo è un frutto secco indeiscente diviso in varie parti che a maturità si suddividono.

2 Ricordiamo che nel decotto le foglie sono messe in acqua e il tutto viene portato a bollitura, invece nell’infuso si versa acqua bollente sulle foglie si lascia riposare qualche minuto e poi si filtra.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 64.