LECCIO
(Quercus ilex)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
14 agosto 2012

(f.f.) il leccio è pianta comune della macchia, ma sulle Apuane raggiunge anche gli 800 metri e oltre sotto forma di arbusto. È pianta sempreverde e molto longeva e in alcune zone delle nostre montagne è protetta.

flumina iam lactis, iam flumina nectaris ibant,
flavaque de viridi stillabant ilice mella[1].

IL GENERE QUERCUS

Famiglia Fagaceae

Quercus L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Quercus deriva dal latino quercŭs, ūs usato per denominare sia la pianta che il suo frutto. Il temine latino è poi di derivazione controversa.

Il genere Quercus è formato da circa 600 specie dell’emisfero boreale che si estendono fino a latitudini tropicali in Asia e America. Esse sono decidue o sempreverdi con portamento arboreo che può raggiungere dimensioni notevoli, comunque esistono anche specie arbustive.

Le querce hanno un tronco massiccio con corteccia spessa che si screpola con l’età. Le foglie sono dentate o lobate, di color verde scuro e biancastro nella pagina inferiore.

Sono piante monoiche con infiorescenze maschili e femminili distinte. Le infiorescenze maschili sono amenti gialli penduli mentre quelle femminili sono brevi spighe verdi. Il frutto è un achenio oblungo, conosciuto come ghianda, circondato da una cupola di brattee, essa richiede da 6 mesi a 18 per maturare e contiene un seme o, più raramente, due o tre.

Tra le specie più comuni nel nostro paese ricordiamo:

Quercus cerris (cerro) decidua, di grandi dimensioni, il suo legno non è particolarmente pregiato.

Quercus ilex (leccio) sempreverde diffusa in tutta l’Italia centro-meridionale, il legno è usato come combustibile, le ghiande sono ottime per l’alimentazione dei suini e la corteccia è ricca di tannini usati in conceria.

Quercus petraea (rovere) decidua, di grandi dimensioni con folta chioma e legno di ottima qualità.

Quercus pubescens (roverella) decidua, di dimensioni medie e molto longeva, il suo legno è molto resistente, ma difficile lavorazione per cui è usato per costruire navi e strutture subacquee e, in passato, per la traversine ferroviarie[2].

Quercus robur (farnia) decidua, di grandi dimensioni, diffusa nelle regioni settentrionali, produce un legno molto resistente usato jn falegnameria

Quercus suber (sughera) sempreverde che ama climi caldi, diffusa sulle coste tirreniche e, in particolare, in Sardegna. Dalla corteccia si ricava il sughero.

Il legno delle querce è particolarmente apprezzato in falegnameria e per la costruzione di imbarcazioni. Oggi è usato in enologia (sotto il nome complessivo di rovere) per costruire botti e barrique per affinare vini e liquori.

La corteccia delle querce è ricca in tannini usati per la concia delle pelli, inoltre essa ha proprietà medicamentose conosciute sin dall’antichità.

Le ghiande sono usate per l’alimentazione dei suini e, in certi casi, sono commestibili anche per l’uomo.

Purtroppo molte specie di quercia sono a rischio di estinzione per il largo uso del suo legno, per le variazioni climatiche e per la distruzione delle foreste in modo da aumentare il terreno disponibile per l’allevamento e l’agricoltura specialmente in Sud America.

Alle querce sono legate molte leggende e, ancora oggi, il ramo di quercia è simbolo di virtù, dignità e coraggio oltre che simbolo di forza in campo militare[3].

QUERCUS ILEXQuercus ilex (Leccio)

Quercus ilex L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: elce, leccio, quercia verde

Il nome specifico ilex deriva dal latino īlex,-ĭcis (= leccio, elce) voce di probabile origine mediterranea.

Il leccio è pianta sempreverde che diventa cespugliosa negli ambienti rupestri. Ha accrescimento lento ed è molto longevo raggiungendo anche i 1000 anni di età. Può vivere in ambienti molto secchi e, infatti, le foglie molto coriacee sono adattamento a clima poco piovosi. Analogamente l’imponente apparato radicale che permette alla pianta di vivere su suoli rocciosi e su pareti verticali.

Vegeta dalle zone costiere fino alle montagne, alle pendici dell’Etna raggiunge i 1800 metri.

Si adatta a tutti i terreni preferendo quelli acidi e ben drenati, ama postazioni soleggiate e inverni miti.

Il leccio è pianta ornamentale usata anche per le alberature stradali essendo molto resistente all’inquinamento atmosferico.

Il legno del leccio è di difficile lavorazione per cui è usato come legna da ardere e per produrre carbone. Le ghiande sono ottime per l’alimentazione dei suini e, in passato, erano usate anche nell’alimentazione umana per produrre una sorta di pane. La corteccia era usata per la concia delle pelli per la ricchezza in tannini.

Alla corteccia e alle galle, prodotte in seguito a punture di insetti, erano riconosciuti proprietà emostatiche, disinfettanti e astringenti in genere.

Si distinguono due sottospecie: Quercus ilex subsp. ilex e Quercus ilex subsp rotundifolia (o ballota). La prima è caratterizzata da foglie più grandi e più vicine tra loro e ghiande amare. Invece l’altra ha foglie più piccole e rade e ghiande dolci, quest’ultima è meno esigente ed è presente in luoghi molto aridi come in Africa.

Il leccio forma estesi boschi (leccete) ed è un costituente della macchia mediterranea. La lecceta ha struttura complessa, infatti oltre al leccio sono presenti il carpino nero, l’orniello, la roverella mentre il sottobosco è piuttosto povero ed è formato da corbezzolo, viburno, lentisco, rosa, pungitopo ed eriche. La forte pressione antropica, legata agli utilizzi pratici della pianta, ha trasformato la lecceta in macchia e anche in gariga[4].

Sin dall’antichità il lecceto fu considerato sacro e questa sacralità fu ripresa anche dai cristiani tanto che i lecci spesso si trovano in prossimità di chiese e santuari. Numerose sono le citazioni del leccio nei miti e nella letteratura greca e romana e si dice che la croce usata per crocifiggere Cristo fosse fatta di legno di questo albero. Esso, in realtà, era prediletto del Signore per il sacrificio che l’albero dovette fare per contribuire alla redenzione dell’umanità.

Sulle Alpi Apuane il leccio può essere specie eterotopica, cioè si trova in un ambiente diverso da quello in cui vegeta normalmente. Questo documenta, quindi, le oscillazioni climatiche avvenute nei periodi post-glaciali. Il clima caldo e secco, presente allora sulle Apuane, permise a piante mediterranee di salire in quota e di rimanervi anche dopo i successivi cambiamenti climatici. Questo comunque dipende anche dalla particolare resistenza del leccio: esso sopravvive sui pendii rocciosi con scarso substrato, forte aridità e riscaldamento estivo. È presente, ad esempio, nel canale di Renara fino a 800 metri e più in alto appare come arbusto sulle rupi aride esposte a sud e protette dai venti freddi[5].

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[6]:

1323. – Quercus ilexL. [Quercus ilex L. subsp. ilex]

(luoghi in cui è stata osservata:) Comune nei boschi di tutta la Marina di Apuania , al Castello e nella valle di Montignoso, al Colletto sopra Massa, fra la Rocca e i Tecchioni, nei monti di Carrara tra Gragnana e Castelpoggio. Ad Albiano e a Caprigiola, al Castello di Aulla e nei monti di Bibola, di Olivola, di Vecchietto, al Castello di Podenzana, a Tresana, a Mulazzo, a Filattiera, nella valle di Zeri e a Pontremoli.

Volg. Leccio, ilcio, elce. Fiorisce in aprile e maggio. Pianta legnosa.

Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Quercus cerris L.; Quercus pedunculata L. [Quercus robur L. subsp. robur]; Quercus pseudo-suber Santi. [Quercus crenata Lam.]; Quercus sexifolia Salisb. [Quercus Quercus robur L. subsp. robur]; Quercus suber L.];

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta; Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Hamamelidae; Ordine: Fagales; Famiglia: Fagaceae; Genere: Quercus; Specie: Quercus ilex

Forma biologica: fanerofita arborea (P scap). Fanerofita (simbolo: P) è una pianta perenne e legnosa con gemme svernanti poste a più di 30 cm dal suolo. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

La pianta può avere anche forma biologica di: Fanerofita cespugliosa (simbolo: P caesp). Cespugliosa o cespitosa (simbolo: caesp) significa che il portamento è cespuglioso.

Descrizione: pianta sempreverde generalmente dal portamento arboreo, arbustivo se cresce in ambienti rupestri. Può raggiungere i 30 metri di altezza e la sua chioma è densa e globosa. Ha tronco eretto con corteccia liscia e grigia negli esemplari giovani e scura e screpolata in quelli adulti. L’imponente apparato radicale permette alla pianta di sopravvivere in ambienti estremi. Le foglie sono semplici, coriacee, verde-scuro nella pagina superiore e grigiastre in quella inferiore, possono essere lanceolate o ellittiche con margine intero o dentato. È pianta monoica con fiori unisessuali, quelli maschili sono giallastri raccolti in amenti penduli e quelli femminili sono verdastri raccolti in spighe peduncolate. Il frutto è un achenio allungato detto ghianda lungo fino a 3 cm che matura ad autunno inoltrato, esso è ricoperto per un terzo o metà da una cupola di squame piatte.

Antesi: marzo – giugno.

Tipo corologico: steno-mediterranea. È presente nelle coste del Mediterraneo (zona dell’olivo). In Italia si trova in tutte le regioni eccetto la Val d’Aosta.

Habitat: tipica della macchia mediterranea cresce in luoghi aridi e in boschi radi e soleggiati dal piano fino a 1200 metri, anche 1800 in Sicilia. Ama terreni acidi e ben drenati.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette. In altre regioni invece è soggetta a tipi diversi di protezione. Comunque sulle Apuane sono protette le stazioni eterotopiche.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Ovidio, le Metamorfosi, libro I, vv 11-112. Fiumi di latte, fiumi di nettare scorrevano, mentre dal verde leccio stillava il miele dorato.

2 Questa pratica ha avuto risultati devastanti dal punto di vista ambientale basti pensare alla Basilicata e al massiccio disboscamento del Pollino.

3 Nel simbolo della Repubblica Italiana sono presenti sia il ramo dell’ulivo, simbolo di pace, che quello della quercia simbolo forza e coraggio.

4 La gariga è una formazione vegetale aperta formata in prevalenza da arbusti radi e di limitate dimensioni. Essa deriva dal degrado dei boschi e delle macchie sia per la pressione antropica che per gli incendi.

5 Anche a Fossacava, a circa 500 metri di quota, presso Colonnata è presente una lecceta che deve essere salvaguardata come previsto dal piano di valorizzazione di questo importante sito usato già dai romani per l’escavazione del marmo.

6 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 265-6.