SANTOREGGIA
(Satureja montana)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
27 agosto 2011

(f.f.) questo arbusto profumato è comune sui terreni aridi e rocciosi ed è ben conosciuto e apprezzato come pianta aromatizzante.

IL GENERE SATUREJA

Famiglia Lamiaceae[1]

Satureja L fu classificata da Linneo nel 1753.

Il nome generico Satureja deriva dal latino sătŭrēia, ae usato per denominare la santoreggia. Il termine potrebbe derivare dal greco σάτυρος (= satiro) in riferimento alle presunte qualità afrodisiache di queste piante. Alcuni autori sostengono che la derivazione sia invece dall’arabo ss’atar usato per denominare diverse piante labiate.

Il genere comprende una trentina di specie di piante annuali o perenni, erbacee o arbustive, sono originarie delle regioni temperate dell’emisfero boreale. Esse hanno foglie opposte, ovali o lanceolate, lunghe da 1 a 3 cm. e producono racemi di fiori di colore da bianco a violetto e frutti composti. Amano i suoli sabbiosi, secchi ed esposti al sole. Varie specie sono utilizzate per aromatizzare cibi, vini e liquori e nell’industria dei profumi e sono usate anche come piante medicinali.

In Italia le due specie principali sono Satureja hortensis (santoreggia domestica o estiva) e Satureja montana (santoreggia montana o selvatica o invernale). La prima è una pianta erbacea annuale, più piccola e dal colore verde meno intenso dell’altra che è un arbusto perenne.

Le loro proprietà terapeutiche e aromatiche sono molto simili. Satureja montana

SATUREJA MONTANA

Satureja montana L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: santoreggia, santoreggia montana, santoreggia invernale.

Il nome specifico montana deriva dal latino: montānus, a, um (= montano, di montagna) a indicare il luogo in cui la specie vegeta.

Questa pianta, facile a riconoscersi, è caratterizzata dall’intenso profumo che emana. I fiori e le foglie sono usati in decotti e infusi per le proprietà aperitive, digestive, stimolanti, toniche. Le foglie, fresche o secche, hanno largo impiego come aromatizzante[2] in cucina.

Nell’antichità le erano attribuite proprietà afrodisiache per cui era consigliato un uso moderato per non scatenare una sessualità smodata.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

1143. – Satureja montanaL. [Satureja montana L. subsp. montana]

(luoghi in cui è stata osservata:) Nei luoghi sassosi alla Tambura (Martelli), al M. Carchio, nei colli di Turano sopra Massa, nel M. Brugiana lungo il canale e presso la vetta, nella valle di Antona, alle Madielle, a Porneta e fra Antona e Redicesi, sopra le sorgenti del Frigido e lungo il Regolo e al Biforco, al M. Girello sopra il Forno e fra Guadine e Resceto, in tutti gli agri marmiferi del gruppo del Sagro, nei colli calcarei lungo la strada fra Carrara e Massa, e nei dintorni di Carrara a Torano, a Sorgnano, a Betogli, a Belgia e Colonnata e fra Gragnana e Castelpoggio. A Tenerano, a Isolano e Monzone, a Vinca, a Equi, fra Monte dei Bianchi e Pian di Molino, nei monti di Bagnone e di Filattiera. A Pontremoli ai Groppi Neri (Parl.) e al M. Tavola, ad Aulla al Castello, a Bibola, a Vecchietto.

Volg. Santoreggia. Fiorisce da luglio a ottobre. Pianta legnosa

Pellegrini cita un’altra specie dello stesso genere: Satureja hortensis L.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Lamiales; Famiglia: Lamiaceae; Genere: Satureja; Specie: Satureja montana

Forma biologica: Camefita suffruticosa (simbolo: Ch suffr). Camefita (simbolo Ch): piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Suffruticosa (simbolo: suffr): le parti erbacee seccano ogni anno e rimane in vita la parte legnosa.

Descrizione: piccolo arbusto perenne con forte odore aromatico alto 20-50 cm. I piccoli fusti sogno legnosi alla base e hanno portamento ascendente. Le foglie sono numerose, opposte, di color verde-brillante, lineari-lanceolate e coriacee. I fiori sono bianchi o rosa pallido e sono riuniti in verticillastri di 2-3, essi hanno il labbro superiore intero e quello inferiore trilobato. Il frutto è un poliachenio.

Antesi: luglio-settembre

Tipo corologico: mediterraneo. In Italia è presente su quasi tutto il territorio nazionale, eccetto Val d’Aosta e isole maggiori.

Habitat: terreni rocciosi, aridi fino a 1300 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Il nome originale della famiglia era Labiaceae in relazione al fiori i cui petali sono fusi a formare un labbro inferiore e uno superiore.

2 È questa una proprietà che hanno diverse altre piante della stessa famiglia: maggiorana, origano, rosmarino e timo.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 232.