VERATRO COMUNE
(Veratrum lobelianum)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
26 settembre 2011

(f.f.) il veratro è una pianta molto velenosa presente in zone umide delle nostre montagne, non è pianta protetta.

IL GENERE VERATRUM

Famiglia Melanthiaceae

Veratrum L. fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Veratrum deriva dal latino vērātrum, i (= elleboro), in realtà il termine era usato per diverse piante medicinali, oltre che per l’elleboro, tutte caratterizzate dalle forti proprietà purgative. Alcuni autori sostengono che il termine latino sia composto da vērē (= veramente) e da ătĕr, ātra, ātrum (= scuro, nero) in relazione al colore scuro dei rizomi, ma non c’è certezza che questa derivazione sia vera.

Veratrum è un genere di piante erbacee rizomatose perenni diffuse nelle regioni temperate dell’emisfero boreale, in particolare Europa e Nord-America. Esso comprende una quarantina di specie con fusto eretto e rigido, foglie ovali e alterne caratterizzate da nervature incavate e fiori rossastri, verdastri o bianchi raccolti in grappoli. Esse amano terreni ricchi e umidi in mezz’ombra o pieno sole.

Alcune specie sono oggi coltivate come piante ornamentali mentre altre si usavano nell’antichità per le proprietà emetiche e purgative dei grossi rizomi. Tra le piante medicamentose ricordiamo il Veratrum album (veratro bianco), il Veratrum nigrum (veratro nero) e il Veratrum viride (veratro verde) originario del Nord America e già usato dalle popolazioni native come veleno. .

Tutte le piante di questo genere sono considerate velenose e possono anche essere mortali. Nonostante questo, come già detto, sono state usate e ancora oggi lo sono per le loro proprietà fitoterapiche. Infatti sono emetiche, febbrifughe, insetticide e purganti, ma l’uso deve sottostare a stretto controllo di personale molto esperto.

Sostanze ricavate da queste piante sono usate nel trattamento dei tumori con buoni risultati.

VERATRUM LOBELIANUMVeratrum lobelianum

Veratrum lobelianum Bernh

Classificata da Johann Jacob Bernhardi[1] nel 1808.

Conosciuta anche come: Veratrum album L. subsp. lobelianum (Bernh.) Arcang.

Conosciuta volgarmente come: veratro comune, veratro di Lobelius, elleboro bianco.

Il nome specifico lobelianum è in onore del botanico Mathias de l’Obel[2] conosciuto anche come Matthaeus Lobelius..

Ricordiamo che la pianta emette gli steli fiorali solo dopo 10 anni di vegetazione sotterranea. Essa può essere usata come pianta decorativa per le foglie di grande dimensione.

Inoltre, come altre specie di questo genere, essa possiede proprietà medicinali, ma l’uso è sconsigliato per l’alta tossicità.

La differenza principale con Veratrum album è che quest’ultimo ha tepali bianchi all’interno e verdi all’esterno, ma c’è da aggiungere che sulle Alpi Apuane è presente il solo Veratrum lobelianum, mentre il Veratrum album, in Italia, si trova solo in Lombardia, Veneto e Friuli.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

1471. – Veratrum album L. [Veratrum album L. subsp. lobelianum (Bernh.) Arcang.]

(luoghi in cui è stata osservata:) Indicato al M. Gotro in Lunigiana e nelle Alpi Apuane al Fragolito e al Belvedere (Sim.), al M. Tavola sopra Pontremoli e al Passo di Sella (Ross.).

Volg. Veratro, elleboro bianco. Fiorisce in giugno e luglio. Pianta erbacea perenne.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Liliopsida; Sottoclasse: Liliidae; Ordine: Liliales; Famiglia: Melanthiaceae; Genere: Veeratrum; Specie: Veratrum lobelianum

Forma biologica: Geofita rizomatosa (simbolo G Rhiz). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne con gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Rizomatosa (simbolo Rhiz): il fusto sotterraneo è detto rizoma e da esso, ogni anno, si dipartono le radici ed i fusti aerei.

Descrizione: pianta erbacea perenne alta da 60 a 150 cm con rizoma nerastro all’esterno e internamente bianco. Il fusto è eretto, cilindrico e pubescente nella parte superiore. Le foglie basali sono alterne, ellittico-ovali e con nervature ben evidenti mentre quelle caulinari sono lanceolate e progressivamente più piccole. Le infiorescenze sono grappoli densi e allungati e i fiori hanno tepali giallo-verdastri o bianchi. Il frutto è una capsula

Antesi: giugno – agosto.

Tipo corologico: euro-asiatica (zone fredde e temperato-fredde). Presente in tutta Italia fino al Molise.

Habitat: radure e pascoli umidi ricchi di nutrimento da 800 a 2000 metri, di rado più in basso o più in alto.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Johann Jacob Bernhardi (1774 – 1850) fu medico e botanico tedesco. Eglì studiò e fu professore di botanica all’Università di Erfurt dove diresse anche il locale Orto Botanico. Il suo erbario fu poi comprato dall’Università del Missouri. Egli si interessò in particolare dello studio delle orchidee.

2 Mathias de l’Obel o de Lobel (1538 – 1616) fu medico e botanico francese. Egli operò alla corte olandese e poi in Inghilterra dove fu anche botanico del re. Pubblicò il testo: Plantarum seu stirpium historia che ebbe molta fortuna e nel quale abbozzò un embrione di classificazione delle piante.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 294.