VERONICA COMUNE
(Veronica chamaedrys)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
10 febbraio 2013

(f.f.) la veronica comune è presente nella regione apuana dal piano alle montagne, non è pianta protetta. Esiste una congenere considerata endemismo apuano e meno comune a trovarsi.

Prima che pur la primula, che i crochi/ che le viole mammole, fiorisci/ tu, qua e là, veronica, coi pochi/ petali lisci

G. Pascoli[1]

IL GENERE VERONICA

Famiglia Plantaginaceae

Veronica L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Veronica deriva dal latino medioevale Veronĭca di incerta origine. Alcuni autori fanno derivare il termine da alterazione del termine bĕtonica, ae o vet[t]onĭca, ae con cui era nominata una pianta officinale delle Labiate di largo uso, oggi conosciuta come Stachys officinalis. Il termine a sua volta deriva dal nome della popolazione dei Bettones o Vettones, popolo della Lusitania.

Per altri autori Veronica è un adattamento da Bĕrĕnīcē (e -rŏn- ) ēs (Berenice) nome di donna e di città derivato dal greco Βερενίκη che ha gli stessi significati. In realtà questo termine deriva da Φερενικη (= apportatrice di vittoria). In questo caso non è chiaro il legame se non con una fantasiosa "vera unica" in relazione alla supposte proprietà medicamentose di queste piante.

Il genere Veronica comprende circa 500 specie, ma sono in corsi studi che aumenterebbero il numero delle specie includendo piante di altri generi come Hebe presente in Nuova Zelanda. Sono piante erbacee annuali o perenni, di medie o grandi dimensioni, talvolta sono arbusti o piccoli alberi.

La maggior parte delle specie è originaria delle zone temperate dell'emisfero boreale, ma qualche specie è presente anche nell'emisfero australe. Sono tipiche di prati, boschi e pascoli alpini amano terreno fertile, abbastanza umido con esposizione al sole o a mezz'ombra.

Hanno foglie piccole, lanceolate e verde-scuro in genere opposte o, più di rado, disposte in verticilli. I fiori sono piccoli di colore azzurro, violaceo e più raramente bianco o rosa e sono raccolti in infiorescenze

La corolla è pentamera, ma si presenta a quattro lobi per la fusione di dei due lobi superiori, i fiori hanno due stami saldati alla corolla e il frutto è una capsula contenente da 2 a 50 semi.

Alcune specie sono commestibili e hanno proprietà medicamentose.

Le veroniche vengono usate come decorative nei giardini rocciosi.

Sulle Alpi Apuane è presente Veronica aphylla L. subsp. longistyla (Ball) Arcang. limitata al solo territorio apuano.

VERONICA CHAMAEDRYSVeronica chamaedrys (Veronica comune)

Veronica chamaedrys L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: veronica comune, occhi della Madonna

Il nome specifico chamaedrys deriva dal greco khamaídrys, composto da χαμαί (= a terra, in basso) e da δρυς (= quercia), quindi quercia nana o quercia che sta in basso. Questo perché le foglie somigliano vagamente a quelle delle querce.

La veronica comune è pianta erbacea perenne rizomatosa dotata di fusti e foglie pelosi. È alta una diecina di centimetri e raggiunge al massimo i 30. Le foglie sono opposte, pelose e hanno margine seghettato. I fiori sono raccolti in racemi e sono blu celeste con venature scure e hanno quattro petali. Il frutto è una capsula contenente fino a 12 semi.

Questa pianta di origine euro-asiatica fu introdotta in America del Nord dove si è naturalizzata e diffusa.

La medicina popolare attribuiva a questa pianta proprietà astringenti, cicatrizzanti, espettoranti, stomachiche e toniche, comunque deve essere usata con attenzione poiché può produrre diarrea. In particolare su usa l'infusione delle sommità florali.

Essendo pianta rustica è usata per aiuole e giardini rocciosi

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:

1088. – Veronica chamaedrysL. [Veronica chamaedrys L. subsp. Chamaedrys]

(luoghi in cui è stata osservata:) nei luoghi erbosi boschivi e lungo le siepi a Massa, al Bagaglione, al Canal Magro, alla Rocca e lungo la mulattiera pei Tecchioni, nelle selve a Turano, tra Po e Altagnana e tra Altagnana e Canevara, nella Brugiana a Lavacchio (Cel.) e nel fosso di Bergiola Maggiore, nella valle del Canale della Foce e al Mirteto. In varie località del territorio di Carrara. Nella valle del Lucido a Vinca, a Monzone, a Gragnola, tra Fivizzano e Sassalbo e in val di Magra a Terrarossa, a Villafranca, a Filetto, a Pontremoli, a Bagnone, a Groppoli presso il torrente Mangiola di Mulazzo e in vari punti del territorio di Zeri.

Fiorisce da maggio a luglio. Pianta erbacea perenne.

Pellegrini cita diciotto altre specie dello stesso genere.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Plantaginales; Famiglia: Cyperaceae; Genere: Veronica; Specie: Veronica chamaedrys

Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

Descrizione: pianta erbacea perenne alta fino a 30 centimetri e provvista di rizoma. Il fusto è eretto o semistrisciante, semplice o ramificato e dotato di due strisce opposte di peli. Le foglie sono opposte, sessili o con breve picciolo, pelose e con margine seghettato. I fiori sono di colore azzurro con venature più scure e fauce bianca, presentano 4 petali e due pistilli. Essi sono raccolti in lunghe infiorescenze a racemo. Il frutto è una capsula contenete numerosi semi.

Antesi: aprile - giugno.

Tipo corologico: euro-siberiana, zone fredde e temperate di Europa e Asia. Naturalizzata in Nord-America. Presente in tutta Italia eccetto le isole maggiori.

Habitat: prati, pascoli, boschi piuttosto fertili, dal piano fino a 2200 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 I versi sono tratti da Ederella in Odi e Inni (1895-1905) di Giovanni Pascoli (1855-1912) . Il poeta fu docente al Liceo Classico di Massa e aveva casa a Castelvecchio di Barga, dove è sepolto, ai piedi delle nostre montagne. In diverse sue poesie descrisse la bellezza delle Alpi Apuane.

2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 222.