ONTANO NERO
(Alnus glutinosa)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
04 settembre 2012

IL GENERE ALNUS

Famiglia Betulaceae

Alnus Mill. fu classificato da Philip Miller[1] nel 1754.

Il nome generico Alnus deriva dal latino alnus (= ontano). La somiglianza del nome latino con quello attuale della pianta in lingue derivate dal tedesco suggerisce una derivazione da radici indo-europee di significato controverso.

Il termine italiano ontano deriva dal tardo latino alnetanus a sua volta da alnetum (= ontaneto, bosco di ontani).

Il genere Alnus comprende una trentina di piante arboree a foglia caduca note con il nome generico di ontani. Sono generalmente di piccola taglia, raggiungendo al massimo 25 metri, oppure hanno portamento arbustivo. Sono diffuse in Eurasia, Africa settentrionale e America settentrionale e centrale.

Hanno foglie semplici, alterne, caduche, ovali e dentellate. Sono piante monoiche con fiori raccolti in amenti allungati quelli maschili, più corti e ovali quelli femminili. Le infruttescenze sono simili a piccole pigne.

Crescono in terreni freschi, umidi e poveri di nutrienti. Sono specie colonizzatrici poiché le loro radici fissano l’azoto mediante batteri simbionti e, per questo, sono usate come piante di recupero di zone degradate o in cui è passato il fuoco. Sono usate come piante ornamentali e per fare apprezzati bonsai. Il legno era usato per costruire oggetti come secchi e tinozze.

La corteccia ha proprietà antinfiammatoria e cicatrizzante e oggi vengono riconosciute a essa anche proprietà antitumorali.

Le specie indigene in Italia sono: Alnus cordata (Loisel.) Desf. (ontano napoletano, alto 15-18 metri spesso coltivato come ornamentale, è endemismo in Corsica e in Italia meridionale e Sardegna): Alnus glutinosa (L.) Gaertner (ontano nero); Alnus incana (L.) Moench (ontano bianco, alto 15-18 metri con corteccia grigia e foglie biancastre nella pagina inferiore); Alnus viridis (Chaix) DC. (ontano verde, alto fino a 4 metri con portamento arbustivo, è presente in montagna anche ad altezze elevate);

ALNUS GLUTINOSA

Alnus glutinosa (Ontano nero)

Alnus glutinosa (L.) Gaert.

Classificata da Joseph Gaertner[2] nel 1790.

Conosciuta volgarmente come: ontano nero, alno, verna.

Il nome specifico glutinosa deriva dall’aggettivo latino glūtĭnōsus, a, um (= appiccicoso) poiché le gemme e le foglie giovani sono appiccose per la presenza di una sostanza protettiva. Invece il nome volgare ontano nero deriva dal colore grigio-scuro della corteccia.

L’ontano nero è caducifoglio, ha crescita rapida, tronco eretto e raggiunge i 25 metri di altezza. Le foglie non ingialliscono, ma rimangono verdi fino alla caduta autunnale. È specie diffusa in tutta Europa nei boschi umidi e lungo i corsi d’acqua le cui rive protegge dall’erosione. Come gli altri esemplari del genere le sue radici contengono batteri azotofissatori permettendo di colonizzare ambienti poveri di nutrienti.

Il legno bianco-giallastro diventa rosso mattone a contatto con l’aria. Esso non marcisce nell’acqua per cui molte costruzioni nel passato erano costruite su pali di ontano, in particolare a Ravenna e Venezia.

La corteccia ha proprietà febbrifughe e astringenti e le foglie erano usate per fare impacchi sudoripari e antireumatici.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

1343. – Alnus glutinosa – (L.) Gaertn.

= Betula alnus – α – glutinosa – L.

= Betula glutinosa – Vill.

(luoghi in cui è stata osservata:) Comunemente coltivato nei boschi umidi del litorale di Apuania. Trovasi anche lungo il canale di Montignoso, a Canal Magro, a Turano, tra la Rocca e i Tecchioni, ai Quercioli, a Codupino, a Gotara, lungo il Carrione e nel piano di Avenza. Nelle valli del Lucido e dell’Aulella, tra Fivizzano e Sassalbo, nella valle del Bagnone, lungo la Magra tra Aulla e Pontremoli, nella valle del Verde, a Montelungo, indicato anche a Coloretta di Zeri (Parl.) e al M. Brugiana presso Massa (Bert.). È comune anche nei territori di Podenzana, di Licciana, di tresana e di Mulazzo.

Volg. Ontano, alno. Fiorisce in febbraio e marzo. Pianta legnosa.

Pellegrini cita anche: Alnus incana (L.) Medic.[Alnus incana (L.) Moench]:

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta; Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Hamamelidae; Ordine: Fagales; Famiglia: Betulaceae; Genere: Alnus; Specie: Alnus glutinosa

Forma biologica: fanerofita arborea (P scap). Fanerofita (simbolo: P) è una pianta perenne e legnosa con gemme svernanti poste a più di 30 cm dal suolo. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

La pianta può avere anche forma biologica di: Fanerofita cespugliosa (simbolo: P caesp). Cespugliosa o cespitosa (simbolo: caesp) significa che il portamento è cespuglioso.

Descrizione: Albero alto dai 10 ai 25 metri, talvolta con portamento arbustivo. Il fusto è eretto e la corteccia è nerastra e fessurata longitudinalmente. Il legno varia da giallo-aranciato a rosso-aranciato dopo il taglio. Le foglie sono alterne, caduche con lamina coriacea, subrotonde con margine dentellato, le foglie giovani sono appiccicose nella pagina inferiore, sono verde intenso nella pagina superiore e più chiare in quella inferiore e non cambiano colore invecchiando. È pianta monoica con fiori piccoli e riuniti in infiorescenze ad amento. Gli amenti maschili sono riuniti in gruppi di 3-5 sono penduli e cilindrici e di colore giallo-verdastro, quelli femminili sono anch’essi riuniti in gruppi variabili o anche solitari, sono peduncolati ed eretti, hanno forma elissoidale e colore verde. Le infruttescenze sono nere e di consistenza legnosa, pendule e somigliano a piccole pigne e possono persistere anche per diversi anni, il vero frutto è un piccolo achenio alato.

Antesi: febbraio – aprile molto variabile con il clima.

Tipo corologico: paleo-temperato (presente in Eurasia e Nordafrica). È presente in tutta Europa eccetto l’Islanda. In Italia è presente su tutto il territorio nazionale.

Habitat: lungo i corsi d’acqua e nei boschi umidi dal piano fino a 1200 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Philip Miller (1691-1771) botanico britannico a lungo fu direttore del Giardino Botanico di Chelsea (Londra) dove coltivò rare piante esotiche. Descrisse numerose piante e introdusse la coltivazione del cotone nelle colonie americane.

2 Joseph Gaertner (1732-1791) fu medico e botanico tedesco, insegnò anche in Russia e poi diresse l’orto botanico di Calw nel Baden-Württemberg. La sua opera principale è De fructibus et seminibus plantarum notevole per la precisione delle descrizioni dovuta al largo uso del microscopio.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 269.