DENTARIA MINORE
(Cardamine bulbifera)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
02 gennaio 2013

(f.f.) la Cardamine bulbifera è pianta modesta e poco appariscente caratterizzata dalla riproduzione per mezzo di bulbilli.

IL GENERE CARDAMINE

Famiglia Brassicaceae

Cardamine L. fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Cardamine deriva, forse, dal greco Κάρδαμον (= crescione, nasturzio) questo per il fatto che le piante di questo genere somigliano al crescione d'acqua (Nasturtium officinale).

Per altri autori, invece, derivererebbe dai termini greci Καρδία (= cuore) e δαμάζω (= domare) in relazione alle proprietà cardiotoniche attribuite in passato a queste piante.

Il genere Cardamine comprende piante annuali, bienni o perenni dall'aspetto eretto o prostrato, alte da pochi centimetri fino a un metro.

Sono dotate di rizoma provvisto di protuberanze simili a denti che giustificano il nome Dentaria[1] attribuito al genere in passato. Il fusto è eretto o ascendente, semplice o poco ramoso e provvisto di poche foglie. Esse sono sia basali che cauline e hanno varie forme. I fiori sono raccolti in racemi o corimbi terminali, il singolo fiore è tetramero con i petali disposti in croce di color bianco, porporino, rosato o violaceo. Il frutto è una siliqua allungata contenente numerosissimi semi anche se alcune specie si riproducono tramite bulbilli.

Questo genere è piuttosto diffuso nelle zone temperate e fredde di entrambi gli emisferi. Esso comprende circa 150 specie di cui trenta spontanee in Italia e diverse presenti sulle Apuane.

In passato sono state riconosciute alla pianta proprietà cardiotoniche, le foglie erano usate contro lo scorbuto e i fiori contro l'epilessia.

Alcune specie sono usate nel giardinaggio.

CARDAMINE BULBIFERA

Cardamine bulbifera (Dentaria minore)

Cardamine bulbifera (L.) Crantz

Classificata Heinrich Johann Nepomuz von Crantz[2] nel 1769.

Conosciuta anche come: Dentaria bulbifera L.

Conosciuta volgarmente come: cardamine minore, cardamine bulbifera, dentaria minore.

Il nome specifico bulbifera deriva dal latino bulbus, i (= bulbo, cipolla) e dal verbo fĕro (= portare) e si riferisce al fatto che questa specie, unica tra le congeneri presenti in Italia, presenta numerosi bulbilli[3].

La Cardamine bulbifera è una pianta erbacea perenne, rizomatosa, alta fino a 60 centimetri presente in quasi tutta Europa e in Asia Minore. Le foglie basali sono pennatosette mentre quelle superiori sono indivise e quasi sempre dotate di bulbilli globosi alle ascelle violacei e poi nerastri alla maturazione. I quattro petali sono rosati e di rado bianchi e lunghi fino a 2 centimetri.

Il frutto è una siliqua, ma questa specie fruttifica raramente e si riproduce in maniera vegetativa tramite i bulbilli che cadono al suolo e originano nuove piante, oppure tramite stoloni.

Questa pianta è commestibile, infatti le foglie possono essere consumate in insalata o cotte e i bulbilli possono essere cucinati come le lenticchie.

Secondo la medicina popolare essa possiede proprietà antireumatiche, depurative e antiscorbutiche, infatti ha un certo contenuto in vitamina C.

È usata come pianta ornamentale specialmente nei giardini rocciosi.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[4]:

87. – Dentaria bulbifera L. [Cardamine bulbifera (L.) Crantz]

(luoghi in cui è stata osservata:) a Massa nella valle di Renara. A Carrara tra Acqua Sparta e la Dogana della Tecchia e a Fontana Antica (Bolzon). A Sassalbo presso Fivizzano, lungo il torrente Isolone a Fosdinovo, nei boschi tra Pulica e Marciaso, tra Monzone e Vinca e nei boschi sotto Arzelato di Zeri

Fiorisce in maggio e giugno. Pianta erbacea perenne.

Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Cardamine amara L. [Cardamine amara L. subsp. amara]; Cardamine asarifolia L.; Cardamine hirsuta L.; Cardamine impatiens L. [Cardamine impatiens L. subsp. impatiens]; Cardamine pratensis L. [Cardamine pratensis L. subsp. granulosa (All.) Arcangeli]; Cardamine resedifolia L. var. subintegrifolia [Cardamine resedifolia L.]; Dentaria pinnata Lam. [Cardamine heptaphylla (Vill.) O.E. Schultz.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Dilleniidae; Ordine: Capparales; Famiglia: Brassicaceae; Genere: Cardamine; Specie: Cardamine bulbifera

Forma biologica: Geofita rizomatosa (simbolo G Rhiz). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne con gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Rizomatosa (simbolo Rhiz): il fusto sotterraneo è detto rizoma e da esso, ogni anno, si dipartono le radici ed i fusti aerei.

Descrizione: pianta perenne erbacea provvista di grosso rizoma biancastro. Il fusto è alto da 30 a 60 centimetri, è eretto, semplice e poco ramoso. Le foglie inferiori sono pennatosette composte da 3 a 7 elementi lanceolati, invece quelle superiori sono semplici, alterne, lanceolate e di dimensioni decrescenti verso l'alto. Tutte le foglie hanno margini dentati e all'ascella di quelle superiori sono presenti bulbilli neri a maturazione. I fiori sono raccolti in infiorescenze terminali a corimbo o a racemo, la corolla consiste di 4 petali arrotondati all'apice, disposti in croce e di colore rosato-violaceo percorsi da nervature più scure. Il frutto è una siliqua.

Antesi: aprile - giugno.

Tipo corologico: europea diffusa fino al Mar Nero e all'Asia Minore. In Italia presente in tutto il territorio nazionale eccetto Valle d'Aosta e isole maggiori.

Habitat: zone collinari fresche, boschi, specialmente castagneti e faggete. Vegeta su suolo fresco ricco di nutrienti, preferibilmente calcareo, da 200 metri fino a 1800.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Alcuni autori sostengono, invece, che il nome derivasse dalla fitta dentatura elle foglie e altri dalle supposte proprietà di queste piante contro il mal di denti.

2 Heinrich Johann Nepomuz von Crantz (1722-1799) fu medico e botanico austriaco, lussemburghese di nascita. Fu specialista in ostetricia e, per quanto riguarda la botanica, descrisse molte piante tra cui diverse orchidee.

3 I bulbilli sono organi che permettono la riproduzione vegetativa, basta staccarli e piantarli.

4 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 31-32.