GABELLACCIA (DOGANA DELLA TECCHIA)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
12 novembre 2008

(f.f.) La Gabellaccia è zona di interesse storico-antropologico a confine tra i comuni di Carrara e di Fivizzano, da qua passavano i nostri progenitori sin dall’età del rame. Oggi arriviamo qua facilmente con diversi sentieri e con la strada Carrara-Campocecina.

GABELLACCIA

Conosciuta anche come Dogana della Tecchia. È un valico, a 895 metri s.l.m., tra Carrara e la Lunigiana (valli dell’Aulella e del Lucido), che oggi è attraversato dalla strada per Campocecina.  i ruderi presso i quali passa il sentiero 46/185In passato qui passava il confine tra lo stato di Massa-Carrara (poi annesso al granducato di Modena) ed il territorio di Fivizzano (appartenente al granducato di Toscana), quindi passando era necessario pagare il dazio, la cosiddetta gabella, per questo il nome dispregiativo che è rimasto alla zona.

Nel 1848[1] con il passaggio di Fivizzano agli estensi il confine smise di esistere, non so comunque quando cessò di funzionare questa Dogana.

Oggi rimangono solo i ruderi dell’antica Dogana che si trovano nel territorio del comune di Carrara.

Il termine Tecchia è termine ligure e toscano che indica “sporgenza di roccia simile a tetto che consente riparo” oppure “nicchia, riparo, grotta”; quindi possiamo dire “rocce strapiombanti ed incavate ai piedi, a mo’ di grotte”.

Quindi il nome Dogana della Tecchia deriva dalla presenza, vicino al valico, della Tecchia (Grotte) della Gabellaccia, altre grotte abitate dall’uomo preistorico si trovano in altre zone delle Apuane. Ricordiamo la vicina Grotta della Tecchia o anche Tecchia di Tenerano nei pressi della Maestà della Villa (Tenerano) cui si arriva con una deviazione del sentiero 46.

Alla Gabellaccia arrivano i sentieri: 46 Ponte Storto (Gragnana) – Tenerano la Villa; 47 Fontia -Castelpoggio – Gabellaccia (per il Malpasso); 184 Gabellaccia - Cardeto – Casa Respettolo; 185 Castelpoggio - Acquasparta (Campocecina).

GROTTE DELLA GABELLACCIA

La Tecchia della Gabellaccia è costituita da una serie di ripari di grandi dimensioni rivolti a sud, alcuni comunicanti tra loro, situati a 800-820 metri a pochi minuti dai ruderi della Gabellaccia. una tipica Tecchia presso le Grotte della Gabellaccia

Lo studio stratigrafico ha portato alla conclusione che queste grotte furono frequentate dall’uomo nell’eneolitico[2] e poi nell’età del bronzo, escludendo però che siano state occupate stabilmente, bensì esse furono usate come rifugio stagionale in occasione degli spostamenti estivi verso le zone montane.

Si perviene ad esse in dieci minuti dalla Gabellaccia scendendo per il sentiero 185 fino al cartello indicatore per le Grotte, oppure per lo stesso sentiero da Castelpoggio o con il 46 (che per un tratto coincide col 185) da Ponte Storto. Esse presentano stalattiti, stalagmiti e colonne ormai inattive, il percorso che collega le grotte è, in parte attrezzato, ma è molto trascurato e non mancano i soliti rifiuti umani (possibili reperti del XXI secolo): cartacce e bottiglie di plastica.

esempi di concrezioniNell’antichità da Ponte Storto passava la Via del Sale o dei Lombardi che seguiva il Canale della Tecchia, costeggiava le grotte e superava il valico della Tecchia (oggi Dogana della Gabellaccia) per poi scendere verso Tenerano per la Valle di Saliceto. Oggi è possibile percorrere facilmente il sentiero 46 che segue l’antica strada del Sale.

Le vie del sale erano tracciati che anticamente permettevano il commercio ed il contrabbando del sale. Ogni zona aveva la propria rete di sentieri e di collegamenti per portare le merci prodotte in loco, come formaggi, grano, lana verso le regioni vicino al mare per procurarsi il sale, prezioso per la conservazione degli alimenti ed indispensabile nella dieta dell’uomo.

Il termine Via dei Lombardi era legato al fatto che una stazione di partenza era la pianura Padana ed il termine era usato genericamente per tutti i suoi abitanti.

SENTIERI DELLA GABELLACCIA

sentiero 46

Ponte Storto Gragnana (346m) – incrocio 185 - Passo Gabellaccia (895m) - Canale dei Bocciari - Maestà della Villa Tenerano (450m). Si sviluppa in un bosco abbastanza degradato ed all’inizio presenta il desolante spettacolo di una discarica di materiale elettronico. Questo sentiero ricalca antichissimi itinerari percorsi dall’uomo primitivo, che utilizzava la Grotta della Gabellaccia come riparo. In seguito esso divenne parte integrante della Via del Sale o dei Lombardi verso Tenerano ed oltre. Quindi percorrerlo ci porta indietro di cinquemila anni non fosse per i segni (per esempio la discarica iniziale) che l’uomo ha lasciato in questo lungo periodo.

sentiero 47

Fontia (346m) - Castelpoggio (547m) - La Maesta' (826m) - Malpasso (850m)– Passo della Gabellaccia (895m). Con la revisione del 2008 il sentiero parte ufficialmente da Fontia. Non descrivo il tratto da Fontia a Castelpoggio perchè non l’ho mai percorso. Da Castelpoggio il sentiero è una mulattiera che raggiunge la Maestà e poi aggira il monte La Pizza per sbucare di nuovo sulla strada in località Malpasso. Costeggia gli strapiombi della Tecchia e raggiunge infine i ruderi della Dogana della Gabellaccia. La zona del Malpasso può essere piuttosto disagevole e deve essere percorsa con attenzione.

sentiero 184

Passo Gabellaccia (895m) - Cava Peghini - Casa Cardeto (1110m) innesto 40 e 171 – Foce di Porcigliola (1148m) -Casa Respettolo (1081m) innesto nel 183. Parte proprio sotto il 185 seguendo uno stradello che poi entra nel bosco, costeggia le vecchie cave ed esce alle falde della Rocca di Tenerano. Attualmente il tratto da Casa Cardeto per Foce di Porcigliola si perde nel bosco a causa degli scarsi segni ormai molto vecchi e dell’aumento notevole della vegetazione. Nella parte più alta i segni, sia pure scoloriti, sono ancora presenti. A Foce Porcigliola tracce di sentiero portano in vetta alla Torre di Monzone. Dopo la Foce si scende nel bosco con segni ancora insufficienti fino ad arrivare a Respettolo dove si incontra il sentiero 183 che, insieme al 40, costituiva una delle principali vie di comunicazione tra Monzone e la zona di Campocecina e le cave del Sagro[3].

sentiero 185

Castelpoggio (547m) – incrocio sent 46 – innesto sentiero non numerato per la Tecchia - Passo Gabellaccia (895m) – incrocio sent 40 - I Grenzi – Acquasparta (1280m) innesto 171 - Rifugio Carrara (1320m). È itinerario facile che unisce Castelpoggio a Campocecina. Esso inizia da piazza Primo Ricci e dopo un tratto cementato continua, come stradello, nel bosco e, presso una maestà, devia a sinistra diventando un vero sentiero e, dopo poco, arriva ad una bella rupe panoramica. Il bosco inizialmente è castagneto, poi diventa una sorta di macchia con lecci e cipressi e più in alto predominano i carpini. Raggiunto il sentiero 46 la salita si fa un po’ più aspra ed il sentiero passa alla base della Tecchia della Gabellaccia. Alla Gabellaccia esso attraversa la strada asfaltata per Campocecina , passa sotto un arco di roccia e continua ameno nel bosco. Presso il secondo bivio con il 40 entra in una bella pineta, passa vicino all’imbocco di due grotte e poco più in alto ci sono le case di Acquasparta e poco sopra il piazzale dedicato alla Shoah. Ancora pochi metri e c’è il ristorante Belvedere poi il sentiero sale a sinistra ed in pochi minuti porta al Rifugio.

ITINERARI RELATIVI A GABELLACCIA:

note

1 Il Trattato di Firenze del 1844 tra Toscana, Modena e Parma intendeva dare piena attuazione agli accordi presi al Congresso di Vienna e razionalizzare i confini tra i tre stati nella zona della Lunigiana e della Garfagnana che erano estremamente complicati con la presenza di numerose enclave. Secondo questo trattato il Granducato annetteva Lucca e cedeva a Modena la zona di Fivizzano insieme alle enclave di Gallicano, Minucciano e Montignoso. Nel contempo Pontremoli passava dalla Toscana a Parma che cedeva definitivamente Barga e Pietrasanta alla Toscana (su cui reclamava diritti solo virtuali). Il trattato divenne operativo dopo la morte (17 dicembre 1847) di Maria Luigia, vedova di Napoleone, che regnava su Parma e precisamente il 1 gennaio 1848. Sia Pontremoli che Fivizzano protestarono violentemente non accettando il passaggio da un regime mite e bonario come quello lorenese a regimi dispotici come quelli dei Borbone e degli Asburgo-Este. A Fivizzano la rivolta fu repressa nel sangue con morti e feriti.

2 L’eneolitico è l’età del rame che dura approssimativamente dal 3400 aC al 2200 aC, mentre l’età del Bronzo che la segue dura fino al 1200 aC.

3 Non dimentichiamo che le cave del Sagro e del Borla sono completamente in territorio del comune di Fivizzano ed erano fonte di reddiro per i Monzonari ed i vinchesi che dovevano raggiungerle a piedi.