IL GRIDO DI DOLORE
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
31 ottobre 2008

Chi, come me, ha frequentato la scuola elementare negli anni ’50 e ‘60 del secolo scorso, a cavallo del primo centenario dell’unità d’Italia, ricorda la retorica risorgimentale di cui erano intrise le lezioni di storia delle maestre e dei maestri. Quindi personaggi ed episodi risorgimentali ci sono rimasti scolpiti nella memoria contribuendo alla nostra formazione Questo non succede più oggi non essendo più contemplato lo studio della storia ottocentesca (e non solo di questa) nella scuola elementare, adesso scuola primaria. Tra le espressioni più note è il “Grido di Dolore” che si levava dagli staterelli italiani sotto il dominio straniero e che servì come pretesto ai piemontesi per scatenare la seconda guerra d’indipendenza. Forse meno noto è il fatto che il “Grido di Dolore” si levava dalla attuale provincia[1] di Massa e Carrara oppressa dal regime oscurantista di Francesco V Asburgo-Este..

L’incontro di Plombières

Cavour e l’imperatore Napoleone III si incontrarono nel luglio 1858 a Plombières per decidere i termini dell’alleanza tra la Francia e lo Stato Sardo. Fu deciso di costituire un l'incontro di PlombièresRegno dell’Alta Italia sotto lo scettro di casa Savoia comprendente gli stati del re di Sardegna, le province sottomesse alla dominazione austriaca, i ducati di Parma e Modena e le Legazioni, la Francia avrebbe avuto la Savoia mentre la sorte di Nizza sarebbe stata decisa dopo la guerra.

I due sapevano bene che i loro piani avevano bisogno di tempi rapidi per evitare che i giochi diplomatici tra le varie potenze europee: Prussia, Russia, Inghilterra ostacolassero l’azione bellica anti-austriaca.

Era comunque necessario trovare un casus belli e, secondo Cavour, fu proprio l’imperatore a suggerirlo, come lo stesso primo ministro scrisse al re:

noi [Cavour e Napoleone III] ci mettemmo a percorrere insieme tutti gli Stati d'Italia, per cercarvi questa causa di guerra così difficile da trovarsi. Dopo aver viaggiato inutilmente per tutta la Penisola, giungemmo senza farci caso a Massa e Carrara e là scoprimmo quello che cercavamo con tanto ardore. Avendo io fatto all'Imperatore una descrizione esatta di quel disgraziato paese, del quale peraltro egli aveva una conoscenza assai precisa, restammo d'accordo che si sarebbe provocato una supplica degli abitanti a Vostra Maestà per chiedere protezione ed anche per reclamare l'annessione di quei Ducati alla Sardegna. Vostra Maestà non accetterebbe la proposta ma, prendendo le parti delle popolazioni oppresse, rivolgerebbe al Duca di Modena una nota altera e minacciosa. Il Duca, forte dell'appoggio dell'Austria, risponderebbe in modo impertinente, in seguito a ciò Vostra Maestà farebbe occupare Massa e la guerra inizierebbe. Siccome il Duca di Modena ne sarebbe la causa, l'Imperatore pensa che la guerra sarebbe popolare non solamente in Francia, ma anche in Inghilterra e nel resto dell'Europa poiché quel Principe, a torto o a ragione, è considerato come il capro espiatorio del dispotismo. D'altra parte, non avendo il Duca di Modena riconosciuto alcun Sovrano di quelli che regnarono in Francia dopo il 1830, l'Imperatore ha meno riguardi da osservare verso di lui che non verso qualsiasi altro principe.

Supplica di Emilio Lazzoni

Quindi, secondo i piani stabiliti a Plombières, il pretesto per l’inizio delle ostilità sarebbe dovuta essere una protesta presentata dalla collettività di Carrara e di Massa al re di Sardegna contro l’oppressione del duca di Modena seguita dall’intervento del Piemonte in favore delle città tiranneggiate. In realtà poi le circostanze resero superfluo l’intervento, ma la protesta fu effettivamente presentata con le firme di 3000 cittadini carraresi e massesi.

La supplica è attribuita alla penna del carrarese Emilio Lazzoni, Presidente locale della Società Nazionale[2].

..... permettete, Eccellenza, che i sottoscritti cittadini di Massa e Carrara, rompendo un silenzio che loro non potrebbe riuscire che disastroso, espongano a Voi lo stato miserevole nel quale gemono da tanti anni, e facciano Voi interprete valevole presso il grande Consesso dei loro sentimenti, de’ loro giusti voti....

In questa supplica ci si lamenta del peggioramento delle condizioni di vita con il passaggio dal governo abbastanza mite di Maria Beatrice a quello del figlio Francesco IV e poi a quello del nipote Francesco V, con i quali lo stato estense era diventato un protettorato Austriaco, sono ricordate le speranze del 1848 e le successive rivolte che portarono alla proclamazione per due volte dello stato d’assedio (1854-56 e 1857-58):

..... E perchè, in mezzo a tanti dolori e recenti provocazioni, rimasero calmi questi popoli e tranquilli? Perchè un Augusto Personaggio proclamò di non essere insensibile ai tanti dolori che da tutte le parti di Italia a lui si indirizzavano. Ma in questi supremi momenti, nella trepidazione degli animi, che anelano alla vita nazionale ed aspettano che si compiano i grandi destini, lasciate, Eccellenza, che invochiamo il vostro patrocinio e vi preghiamo esserci interprete dei nostri dolori e dei nostri sentimenti .....

.... L’umidità, il luridume, l’oscurità, la tetraggine delle carceri, l’immobilità forzata, il prolungato digiuno, la brutalità dei custodi, le intercalate percosse , le punzecchiature, i ceppi a disagio, il collare, la cuffia di ferro, la morte, tutto fu adoperato dai due austriaci auditori all’ordine dei comandanti lo stato d’assedio. E con questi strumenti, con violentate testimonianze, con estorte confessioni si costruirono quei processi e ne vennero quelle dure sentenze, che gettavano nelle galere tanti, e parecchi notoriamente innocenti, e tanti indussero alla morte!

E si conclude con il chiaro auspicio all’unità dello stato di Massa e Carrara con il regno Sardo:

Noi siamo sul confine del Regno sardo, le nostre speranze sono riposte nel re Galantuomo: i nostri giovani sono accorsi spontanei e numerosi ad arruolarsi nelle file dell’esercito sardo, desiderosi di combattere per l’indipendenza d’Italia. Se la questione che si agita potesse comporsi dalla diplomazia, fate Eccellenza, fate che siamo tolti a tante angosce, e ci sia data la certezza di vivere noi pure sotto il libero e nazionale Governo del Re Vittorio Emanuele II.

Discorso di Vittorio Emanuele II

Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II inaugurò la sessione del Parlamento piemontese pronunciando il famoso discorso passato alla storia come Il discorso del Grido di Dolore: Vittorio Emanuele II

....confortati dall’esperienza del passato andiamo risoluti incontro alle eventualità dell’avvenire. Quest’avvenire sarà felice, riposando la nostra politica sulla giustizia, sull’amore della libertà e della patria. Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei consigli d’Europa perchè grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi. Forti per la concordia, fidenti nel nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e decisi i decreti della divina provvidenza.....

Alcuni storici fanno risalire la frase direttamente all’imperatore che la aggiunse alla minuta del discorso del re:

nous ne pouvons pas rester insensibles aux cris de douleur qui viennent jusqu’à nous de tant de points de l’Italie

alcuni collegano la frase di Napoleone alle parole di Manzoni dell’inno Marzo 1821:

cara Italia! Dovunque il dolente/ grido uscì dal tuo lungo servaggio

Evoluzione degli eventi

Il discorso era inteso a preparare l’opinione pubblica italiana ed europea all’intervento armato.

Le diplomazie europee, intanto, cercavano in qualche modo di evitare il conflitto mentre in Piemonte accorrevano volontari da ogni parte d’Italia ed i francesi cominciavano ad agire sia con emissari che con invio di armi, anche pesanti. La propaganda di Cavour e della Società Nazionale spronava l’opinione pubblica alla guerra di liberazione e questo metteva in difficoltà i governi filo-austriaci tanto che il 19 aprile (nota presentata ufficialmente il 23) l’Austria intimò al Piemonte di sciogliere i Corpi di Volontari. Questa nota ebbe l’effetto di rinfocolare gli animi dei rivoltosi.

I piani elaborati da Napoleone e Cavour persero di importanza poiché il Duca di Modena vista la situazione decise di ritirare le truppe da Carrara e Massa per portarle a Modena a difesa del Ducato.

Il 25 aprile la notizia del ritiro si diffuse a Carrara con una certa incredulità ed il 27 il capitano Gobbi, comandante della guarnigione carrarese chiese ai capipopolo la possibilità di attraversare Carrara indisturbati e ciò gli venne concesso: alle 5 del pomeriggio la città era libera. La sera stessa accorsero dalle zone liguri vicine circa 300 volontari per mantenere l’ordine.

Il 28 aprile venne proclamato il governo provvisorio presieduto dall’avvocato Vincenzo Giusti (su nomina piemontese) e decisa l’annessione al Regno di Sardegna. Nel contempo furono nominati i nuovi amministratori del Comune.

Infine il 30 aprile un piccolo gruppo di militari: carabinieri, marinai, zappatori del genio occuparono Massa e Carrara: il nostro fu il primo territorio occupato militarmente dai piemontesi.

La seconda Guerra d’Indipendenza iniziò il 26 aprile con la dichiarazione di guerra austriaca contro il Piemonte. Le attività militari iniziarono il 29 nei pressi di Pavia dove gli austriaci passarono il Ticino ed arrivarono senza trovare resistenza fino a 50 km da Torino per poi ritirarsi nuovamente verso la Lombardia consentendo a francesi e piemontesi di congiungersi con un evidente errore strategico, sintomo di una certa confusione degli stati maggiori austriaci.

La guerra entrò nel vivo con l’arrivo dei francesi ed il passaggio, il 29 aprile, da parte degli austriaci del confine del Ticino, seguirono le vittorie di Montebello (20-21 maggio), Palestro (30-31 maggio), Magenta (4 giugno) e Solferino (24 giugno). A questo punto l’Europa cominciò a preoccuparsi compreso Napoleone e si arrivò all’armistizio di Villafranca il 12 luglio.

Conclusioni

Il piccolo e quasi insignificante staterello di Massa e Carrara ebbe un ruolo importante nella genesi della seconda guerra d’Indipendenza. Diede lo spunto al famoso Grido di Dolore e fu il primo territorio liberato ed occupato dalle truppe piemontesi: non dovrebbe essere esagerato dire che la seconda guerra d’Indipendenza cominciò proprio sul torrente Parmignola[3] invece che sul Ticino.

Un articolo correlato al presente è consultabile qui.

note

1 Il ducato di Massa ed il Principato di Carrara a lungo dominio dei Malaspina e poi dei Cybo-Malaspina passarono sotto l’influenza del Ducato di Modena nel 1741 con il matrimonio di Maria Teresa, ultima Cybo-Malaspina, con Ercole Rinaldo d’Este poi duca Ercole III. La loro unica figlia Maria Beatrice sposò Ferdinando Asburgo-Lorena e rimase duchessa di Massa fino alla morte nel 1829. A questo punto finì l’autonomia del ducato di Massa-Carrara che divenne una provincia estense a tutti gli effetti, prima sotto Francesco IV, figlio di Maria Beatrice, e poi sotto suo figlio Francesco V, quest’ultimo particolarmente bigotto e reazionario.

2 La Società Nazionale era un’organizzazione filocavouriana, sotto la presidenza di Giuseppe La Farina, fondata nel 1857 dopo i fallimenti delle imprese mazziniane ed ebbe tra i suoi adepti anche Garibaldi.

3 Questo torrente costituì nella parte finale del suo breve corso il naturale confine tra lo Stato di Sardegna e lo Stato Estense. Oggi è, in parte, confine tra Toscana e Liguria.