MONTE BORLA
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
29 dicembre 2009

(f.f.) sul monte Borla possono salire anche i bambini e le persone che hanno poca voglia di camminare, la fatica è minima e la vista è splendida. Può essere utile salire in vetta per far nascere la passione delle camminate in montagna e per rendersi conto di cosa significhi l’escavazione del marmo per le nostre montagne.

IL TOPONIMO

Monte Borla o Burla, nelle vecchie carte è citato come Castel Baito.

Il nome potrebbe derivare dal greco bóthros (βóθρος) che significa fossa, fosso, cavità, buca, botro (toscanismo che significa valloncello scosceso, fossato) e come tale piuttosto diffuso nella zona apuana. Ricordiamo ad esempio le vicine Bore del Sagro.il monte Borla visto dal sentiero per salire al Sagro, ben evidenti le marmifere alla sua base per la cave del Sagro e per le cave del Borla stesso

Riportiamo parte della voce relativa dall’interessantissimo testo “La lingua dimenticata” di Lorenzo Marcuccetti:

La voce mediterranea bóthros. Questo relitto lessicale, molto antico, ha mantenuto in molti dialetti dell’area apuo-friniate, attraverso la variabile “bora/borra”, il suo originale significato di “fossa, voragine”, spesso riferito anche a precipizi, o a valli aspre e ripide. Per questo motivo lo troviamo estremamente diffuso attraverso toponimi che in molti casi non sono veri e propri relitti lessicali, ma nomi di epoche più recenti. Solo nelle aree maggiormente conservative troviamo il tema espresso nella forma originaria “bóthros” (es: Bótrici, etc.) ma neanche in questo caso costituisce necessariamente un relitto lessicale, data la presenza nei dialetti più arcaici di tale voce al posto di “borra”. La sua presenza nelle parlate della zona però, al di là dell’antichità o meno, è indice comunque di un’arcaicità di fondo nel substrato linguistico, e per questo costituisce ugualmente un importante tema che testimonia la presenza mediterranea alla base del tessuto di una popolazione. Nel nostro caso specifico dobbiamo ritenere tale voce una glossa piuttosto diffusa nei linguaggi delle popolazioni apuane e friniati, data anche la morfologia aspra di questo territorio, dove il termine “bótro” (poi “borra”) identificava ed identifica tuttoggi centinaia di località[1]

Esiste un toponimo emiliano Borla nel comune di Vernasca PC ed un altro nel comune di Fiano TO. In dialetto piemontese borla/burla significa “cumulo di covoni di grano, bica”, “cercine” e veniva usato come soprannome[2] in senso figurato per “persona molto grassa e di bassa statura”. Un altro Borla si trova nel comune di Medeglia nel distretto di Bellinzona (Canton Ticino Svizzera). Esiste anche un Borla[3] in Romania.

MONTE BORLA

Il monte Borla è un modesto rilievo arrotondato ad occidente del monte Sagro del quale costituisce una propaggine. È alto 1466,5 metri e contribuisce a formare i naturali confini tra la valle di Carrara a sud ed il territorio della Lunigiana a nord.il Borla (versante nord-est) visto dal sentiero 39, in primo piano, sono ben evidenti le cave di Fratteta con il ravaneto

Esso sovrasta la vicina foce di Pianza a sud-est e l’Uccelliera a sud-ovest. Sulla sua vetta si trova un ceppo di confine[4] tra i comuni di Carrara e di Fivizzano risalente al 1892 e proprio tra i due comuni si divide l’esiguo territorio del monte.

Dalla vetta si gode un ottimo panorama sul Sagro e sul Pizzo d’Uccello e sulla costa toscana e ligure fino al golfo della Spezia. Se c’è buona visibilità, oltre alle isole dell’arcipelago toscano, si può ammirare anche la Corsica.

Di fronte ci sono le cave del monte Sagro ed è possibile rendersi conto di come l’attività estrattiva abbia ormai profondamente scavato il versante occidentale del Sagro sconvolgendolo irreparabilmente. A sud, in località Morlungo, passa la strada marmifera e carrozzabile per la Foce di Pianza, ad ovest ci sono i prati di Campocecina, ad est c’è il solco, situato alle pendici del Sagro, che scende verso il Balzone, a nord il crinale scende verso la Torre di Monzone e la Rocca di Tenerano.

L’ambiente arido e calcareo favorisce lo sviluppo di specie vegetali molto particolari tra cui la Centaurea montis borlae che è presente solo qua. Nella buona stagione una passeggiata alle pendici del monte permette di ammirare e fotografare altri rari endemismi. Le pendici orientali del monte furono molto scavate in passato ed oggi, in parte, l’attività è stata ripresa.

Come si arriva in vetta

La salita alla vetta è molto agevole da ogni parte per tracce di sentiero, in particolare si può seguire una diramazione del sentiero 173 dal vicino Rifugio Carrara (il sentiero 173 è diretto a Foce di Pianza e da qua alla Foce di Vinca e, volendo, alla vetta del Sagro). Superata la conca erbosa di Campocecina e i ruderi della Vaccheria si entra nel bosco, si segue il sentiero ed in pochi minuti si trova una deviazione a destra in salita. Prima di arrivare alla vetta, in una conca naturale riparata dal vento, si trova la casa Martignoni costruita da Cesare Martignoni pioniere della montagna carrarese.

È possibile salire direttamente, per evidenti tracce di sentiero, da Campocecina tenendo la sinistra rispetto allo Zucco del Latte. Il percorso in questo caso è più panoramico verso mare e verso i bacini marmiferi di Carrara e porta alla casa Martignoni. Il tempo richiesto da Campocecina, in entrambi i casi, è da 20’ a 30’, non di più.

INTORNO AL BORLA

Casa Martignoni

la casa MartignoniDetta anche Capanna del Borla. Si trova in una conca naturale panoramica a 1460 metri, pochi minuti prima della vetta del monte Borla. Fu costruita nel 1923 da Cesare Martignoni, pioniere delle Apuane ed in particolare di Campocecina. Fu realizzata in muratura e cemento armato e, oltre alla cucina, camera e bagno, conteneva anche una grande stanza con motori per la produzione di elettricità. Infatti Martignoni pensava di costruire una grande insegna luminosa sul monte Borla da usare come pubblicità, l’impresa, molto costosa, non andò a buon fine[5]. Nel 1978 fu sistemata da un gruppo di persone (Amici del Borla). È comunque proprietà del Comune che, nel 2009, l’ha posta nell’elenco degli edifici potenzialmente alienabili.

Cesare Martignoni

È considerato un pioniere della montagna carrarese e grande amante di Campocecina. Uomo pieno di inventiva, anche se piuttosto velleitario, cercò di costruire, sul monte Borla, una enorme insegna pubblicitaria presso quella che oggi viene chiamata casa Martignoni da lui fatta costruire insieme alla Vaccheria di Campocecina. L’impresa lo mandò in rovina e lo spinse a cercar fortuna in Etiopia. Lo scrittore spezzino Ettore Cozzani (La Spezia 1884 – Milano 1971) lo incontrò proprio a Campocecina e lo fece protagonista del suo romanzo “Un Uomo” ambientato in zona e che ebbe anche un certo successo.

Cava Fratteta Castelbaito

La zona di Fratteta si trova alle pendici nord del Monte Borla in cui si aprono alcune cave, è percorsa dai sentieri 173 e 174. Le cave Fratteta furono aperte all’inizio del ‘900 e collegate al piano di Monzone mediante la teleferica del Balzone, inaugurata nel 1907 e smantellata nel 1959. le cave sono chiamate indifferentemente Fratteta o Castelbaito e la ditta Walton Carrara srl ha ottenuto l’autorizzazione dal Parco delle Apuane alla coltivazione almeno fino al 2012.

Cava dei Poeti

È sita nella zona di Morlungo a 1240 metri di quota a poche centinaia di metri dal piazzale dell’Uccelliera e segnalata da una serie di cartelli con brani di poesie di Mario Luzi. La posizione è molto panoramica sul mare e sulle cave circostanti. L’idea è dell’artista Marco Nereo Rotelli con la collaborazione di Fernanda Pivano e fu sviluppata durante la XI Biennale di scultura di Carrara del 2002 intitolata “Scolpire la parola”: essa doveva essere un luogo poetico che legasse la parola al marmo ed alle cave. Sulle pareti di questa cava dismessa infatti furono incisi versi donati da grandi poeti in modo da avere un libro di marmo, i versi sono dedicati alla vita ed ai diritti della vita stessa. La cava stessa doveva essere sede di spettacoli di vario tipo e lo fu per un certo periodo, poi, comunque, dopo l’iniziale euforia tutto è scemato, come troppo spesso succede da noi.

Morlungo

È così chiamato il versante meridionale del monte Borla in territorio carrarese che è attraversato dalla marmifera per Pianza e poi scende a nord verso il Vasaro. In zona arrivano i sentieri 39 ed il 182 da Piastra (sopra Torano). La zona è stata intensamente coltivata in passato ed oggi molte cave sono state abbandonate e ne rimangono attive solo tre. Di notevole interesse è la Cava dei Poeti (vedi) detta anche cava di Morlungo per antonomasia.

Retroborla

Anche Retro Borla. Così è chiamata la zona a nord del monte Borla attraversata dal sentiero 173 chiamato anche sentiero del Retroborla.

Vaccheria

Detta anche Capanna di Campocecina. Si trova nella parte alta della piana di Campocecina lungo il sentiero 173 proprio prima di entrare nel bosco. Fu costruita dopo la prima guerra mondiale, fra il 1920 ed il 1925, ad opera di Cesare Martignoni. Dai ruderi si può ancora ricostruire la planimetria costituita da un grande vano quadrato adibito a cucina con ampio camino per la lavorazione del latte ed una parete riservata ai letti, da esso si accedeva alla stalla. Gli animali erano portati qua dai paesi di Carrara per l’alpeggio a Campocecina. Oggi rimangono solo i ruderi tra piante di lamponi e rovi.

IL MONTE BORLA COME AREA PROTETTA

Premessa

la centaurea del Monte Borla e nello sfondo il monte SagroSito di Interesse Comunitario (SIC) è un concetto definito dalla cosiddetta Direttiva Habitat del 1992 (92/43/CEE) dell’Unione Europea, recepita in Italia nel 1997. Essa è rivolta alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica. Ogni stato dell’Unione deve redigere un elenco di siti (pSIC proposte di SIC) tra i quali l’Unione sceglierà i SIC veri e propri che lo stato membro dichiarerà poi ZSC (zona speciale di conservazione). L’obiettivo dell’iniziativa è quello di creare una rete comunitaria di zone protette destinate alla conservazione della biodiversità denominata Natura 2000 formata sia da ZSC che da ZPS (zone di protezione speciale). La Regione Toscana si è attivata a partire dal 1998 e nel 2000 (LR 56/2000) ha emanato le norme relative. In questo modo la Toscana ha definito la propria rete ecologica composta dall’insieme di SIC, di ZPS e di nuove aree chiamate SIR (siti di interesse regionale). Queste ultime, non comprese nella rete Natura 2000, intendono ampliare l’azione della UE tutelando habitat e specie non contemplati dalle direttive comunitarie. Ad ottobre 2009 la rete SIR (naturalmente la maggior parte dei siti SIR sono anche SIC ed alcuni anche ZPS) comprende 161 siti con una superficie di oltre 317000 ettari corrispondente e a quasi il 14% dell’intero territorio regionale.

Situazione locale

In provincia di Massa-Carrara ci sono 7 SIR-pSIC ed altre 5 sono in comune con la provincia di Lucca. Il monte Sagro ha codice SIR n° 6, mentre il monte Borla e la Rocca di Tenerano hanno codice n° 8, c’è comunque da aggiungere che il 94% della SIR n° 8 si sovrappone alla SIR-ZPS n° 23 denominata “Praterie primarie e secondarie delle Apuane”.

La SIR-pSIC n° 8 monte Borla-Rocca di Tenerano occupa 1081 ettari a cavallo tra il comune di Carrara (30% dell’area) e quello di Fivizzano (70%), include, tra l’altro, Campocecina, Acqua Sparta, l’Antro degli Orridi, la Grotta della Tecchia, la Rocca di Tenerano, la Torre di Monzone ed il monte Borla. Essa è articolata in modo da escludere le cave Walton che costituiscono un’isola completamente circondata da aree protette.

Riflessione

Prendiamo atto della lodevole iniziativa sia comunitaria che regionale, si tratta adesso di operare perchè ciò che è sulla carta venga messo in pratica con comportamenti coerenti da parte delle autorità locali e da parte dei fruitori effettivi delle zone protette. Per il momento tutto appare piuttosto fumoso, completamente sconosciuto a chi frequenta le montagne ed ai cittadini e presente solo in relazioni[6], tra l’altro, anche ben fatte. Sono necessarie trasparenza ed informazione ed una attiva campagna di educazione che dovrebbe partire dalle scuole del comprensorio. I cittadini non sono e non devono essere sudditi, ma parte attiva nelle decisioni. Per evitare che, come sempre, qualche ingenuo e sfortunato poi si trovi a pagare per errori veniali, mentre i potenti ed i furbi continueranno a fare ciò che vogliono del territorio.

Possono essere consultati altri articoli di questa rubrica tra i quali:

ITINERARI RELATIVI AL MONTE BORLA:

note

1 Lorenzo MARCUCCETTI, "La lingua dimenticata, alla scoperta delle parole degli antichi liguri attraverso i nomi dei luoghi", Luna Editore Società Editrice Ligure Apuana, La Spezia, 2008. Pag 81-85.

2 Il cognome Borla ha una certa diffusione in Piemonte e deriva sia dal soprannome che dal toponimo.

3 Non penso sia rilevante, ma esiste un villaggio di 1600 abitanti (di etnia ungherese e rom), chiamato Borla in Romania, nella Transilvania etnicamente ungherese, nella contea Sălaj. Il nome ungherese del borgo è Szilágyballa. Il nome è conosciuto sin dal secolo XIV inizialmente come Barla dall’ungherese Barlang (= grotta), infatti gli abitanti si rifugiavano nelle grotte per difendersi dall’invasione dei Tatari. La zona comunque era abitata sin dal neolitico. Il villaggio si trova in una zona di una certa importanza per la produzione di vino.

4 Ricordiamo che fino al 1848 era anche confine di stato (granducato di Toscana: Fivizzano e ducato di Modena: Carrara), con il primo gennaio del 1848 Fivizzano passò al ducato estense.

5 Col senno del poi noi diciamo fortunatamente.

6 Sul sito del comune di Carrara si trovano tutte le Relazioni, in formato PDF, scaricabili, con moltissime informazioni.