PUNGITOPO
(Ruscus aculeatus)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
17 marzo 2011

(f.f.) il pungitopo è pianta comune nelle zone più basse delle Alpi Apuane in cui predomina la macchia mediterranea. Esso diventa molto bello all’inizio dell’inverno quando si copre di bacche rosso vivo che durano fino a primavera. La pianta è protetta ed è permesso di coglierne una limitata quantità di fronde, noi consigliamo di non disturbarla.

IL GENERE RUSCUS

Famiglia Liliaceae

Ruscus L. fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Ruscus deriva dal sostantivo femminile latino ruscus, i (= rusco, pungitopo) forse contrazione di rustĭcus, a, um (= rustico, relativo alla campagna). Infatti gli abitanti delle campagne utilizzavano i rami pungenti del Ruscus aculeatus per proteggere il cibo dai topi.

Il genere Ruscus è costituito da solo sei specie che alcuni autori attribuiscono alla famiglia delle Ruscaceae o alla sottofamiglia delle Ruscaceae nell’ambito delle Liliaceae.

Esse sono piante perenni, sempreverdi e dall’aspetto arbustivo. Possono superare anche il metro di altezza, hanno fusti ramosi che portano numerosi cladodi[1] con l’aspetto di foglie. Le vere foglie sono invece molto piccole e non svolgono la fotosintesi. I fiori sono molto piccoli, bianchi e al centro viola scuro. Il frutto è una bacca rossa di 0,5-1 cm di diametro. Alcune specie sono monoiche[2] mentre altre sono dioiche[3].

La presenza di rizomi permette a queste piante di colonizzare ampie porzioni di terreno.

Le piante di questo genere sono presenti nell’Europa occidentale e meridionale, in Inghilterra, nel Caucaso, nell’Africa settentrionale e nell’Asia sud-occidentale e nella Macaronesia[4].

Le specie di questo genere sono: Ruscus aculeatus, Ruscus colchicus, Ruscus hypoglossum, Ruscus hypophyllum, Ruscus microglossus, Ruscus streptophyllum.

RUSCUS ACULEATUS[5]Ruscus aculeatus (Pungitopo)

Ruscus aculeatus L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: pungitopo, rusco, ruscolo

Il nome specifico aculeatus deriva dall’aggettivo latino ăcŭlěātus (= provvisto di aculei, pungente) con chiaro riferimento alla spinescenza apicale dei cladodi.


La denominazione volgare pungitopo deriva da varie usanze contro i topi come proteggere gli alimenti con mazzetti di rami di questa pianta, oppure disporre corone di rami secchi alla base di alberi da frutta per impedire l’accesso ai topi. Inoltre mazzi di pungitopo erano legati alle cime di ancoraggio delle navi in porto per evitare che i topi salissero a bordo.

I rami erano usati in passato anche per fare scope e per pulire i camini.

Gli antichi romani durante i saturnali, feste che precedevano il solstizio d’inverno, portavano ramoscelli di agrifoglio e di pungitopo come talismani contro i malefici.

Questa usanza continua ancora oggi, infatti le fronde di agrifoglio e di pungitopo sono molto usate durante le feste natalizie a fini decorativi per le loro belle bacche rosse.

Proprio quest’ultima tradizione mette in pericolo la specie per cui in molte regioni il pungitopo è protetto o soggetto a forti limitazioni nella raccolta, come stabilito anche da una direttiva dell’UE.

La pianta di pungitopo ha proprietà diuretiche, lassative, vasocostrittrici, antinfiammatorie, sudoripare e depurative. Queste proprietà erano conosciute anche nell’antichità.

I giovani germogli possono essere utilizzati cotti, come gli asparagi, ma il sapore è lievemente più amaro. I semi erano sostituti del caffè in particolare durante l’ultima guerra.

Nella medicina popolare il pungitopo è usato nello sciroppo e nella tisana delle "cinque radici", insieme al prezzemolo, al sedano, al finocchio e all'asparago. Sia lo sciroppo che la tisana sono aperitivi e diuretici.

I frutti non sono tossici, ma non sono commestibili per il sapore resinoso e sgradevole della polpa.

Pianta simile è il Ruscus hypoglossum che si distingue bene per i cladodi più lunghi e non pungenti.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[6]:

1422. – Ruscus aculeatusL.

(luoghi in cui è stata osservata:) Comune nei boschi a Porta, a Canal Magro, nella valle di Montignoso, nelle selve al Colletto, a Pò e alle Grazie sopra Massa, tra Ponte Vecchio e le Capannelle nella valle del Frigido, nelle macchie al Cinquale, ai Ronchi, a Pandolfino, al Bondano e alla Marina di Carrara, alla Brugiana, fra Codena e Bergiola Foscalina, fra Fossola e Fontia, a Castelpoggio, fra Pulica e Marciaso, nella valle del Lucido a Gragnola e a Monzone, a Pian di Molino, a Licciana e Pontino, nei monti di Aulla, a Villafranca.

Volg. Pungi-topo.

Fiorisce da febbraio a aprile. Pianta legnosa.

Pellegrini cita anche: Ruscus hypoglossum L.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Liliopsida; Sottoclasse: Liliidae; Ordine: Liliales; Famiglia: Liliaceae; Genere: Ruscus; Specie: Ruscus aculeatus

Forma biologica: Camefita fruticosa (simbolo: Ch frut). Camefita (simbolo Ch): piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Fruticosa (simbolo: frut): ha aspetto arbustivo.

Può essere classificata anche come: Geofita rizomatosa (simbolo: G rhiz). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Rizomatosa (simbolo rhiz.): il fusto è un rizoma che ogni anno emette radici e fusti avventizi aerei.

Descrizione: arbusto perenne sempreverde e molto pungente provvisto di robusto rizoma ramificato. Il fusto è eretto, striato e verde ed è alto fino a 80 cm, parzialmente lignificato e ramificato nella parte superiore. I rami sono a loro volta ramificati fino a trasformarsi in particolari rami appiattiti e rigidi, verde scuro, lanceolati e con una spina apicale detti cladodi che somigliano a foglie e sono lunghi 1-2 cm. Le vere foglie sono molto piccole e ridotte a squame biancastre e sono inserite sul fusto aereo. I fiori sono molto piccoli e verdastri, sono unisessuali in piante dioiche e si formano nella pagina superiore dei cladodi. Il frutto è una bacca tondeggiante del diametro di 1 cm che a maturazione completa è rosso viva e contiene uno o due semi molto duri. La bacca matura l’inverno successivo alla fioritura (ottobre) e permane sulla pianta per almeno due o tre mesi dopo la maturazione e può essere presente insieme ai nuovi fiori.

Antesi: febbraio – maggio. Nelle zone più temperate inizia a gennaio.

Tipo corologico: specie euro-mediterranea, presente anche in Inghilterra. In Italia è presente su tutto il territorio nazionale.

Habitat: pianta tipica della macchia mediterranea, ama luoghi ombrosi e ricchi di humus, ma si adatta anche a terreni aridi e sassosi non troppo esposti al sole. Si trova dal piano fino a 600 metri essendo sensibile ai climi rigidi. Nelle regioni meridionali raggiunge anche i 1200 metri.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette dove è invece presente Ruscus hypoglossum. Però c’è da dire che questa pianta è soggetta a limitazione nella raccolta che è permessa fino a 10 fronde a persona al giorno (che a noi pare comunque una quantità eccessiva).

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 I cladodi sono fusti o rami che, a causa della mancanza o dell’insufficienza delle foglie, diventano verdi e assumono le funzioni delle foglie stesse. Ne sono esempi le pale del Fico d’India, il caule dell’asparago e, appunto, le pseudo-foglie del pungitopo.

2 Monoiche: presentano fiori maschili e fiori femminili distinti nella stessa pianta.

3 Dioiche: esistono piante con solo fiori femminili e piante solo con fiori maschili. È, comunque, scorretto parlare di pianta maschio e di pianta femmina.

4 Nome collettivo per indicare gli arcipelaghi presenti nell’Oceano Atlantico al largo delle coste africane (Azzorre, Capo Verde, Canarie, Madera e Isole Selvagge.

5 Notiamo l’errore grammaticale, infatti ruscus in latino è femminile per cui la notazione corretta sarebbe Ruscus aculeata. In alternativa, esistendo anche ruscum neutro, potrebbe essere Ruscum aculeatum.

6 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 286.