VIA VANDELLI
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
13 Settembre 2008

(f.f.) Percorrere la via Vandelli, vale a dire il sentiero Cai numero 35 è un obbligo per tutti gli escursionisti che amano le Alpi Apuane. È un sentiero non difficoltoso in un ambiente molto bello che riporta idealmente l’escursionista indietro di quasi trecento anni quando da qua passavano i nostri antenati oppure al tragico periodo della seconda guerra mondiale quando i massesi si dirigevano al Nord in cerca di cibo da barattare col sale del nostro litorale.

Le note che seguono sono solo una sintesi essendo questo un argomento sul quale possono essere scritti libri.

FINESTRA VANDELLI

A quota 1442, è una spianata artificiale costruita per la sosta delle carrozze lungo la via, presumibilmente nei pressi era presente un Casone, cioè un punto di ristoro e di sosta. Oggi da qua si sale in 5 minuti al rifugio Conti ai Campaniletti. La zona è un bel punto panoramico in particolare sull’Alto di Sella e le cave delle Gruzze. La finestra è, inoltre, un passo per dirigersi al monte Focoletta ed alla Focetta dell’Acqua Fredda.

VIA VANDELLI

Conosciuta anche come Via della Tambura, percorsa dal sentiero Cai numero35 che parte da Resceto e termina ad Arnétola.un piro di legno nel suo foro usato per la lizzatura, nella parte più bassa della via

Nel 1738 Maria Teresa Cybo (Novellara 1725 – Reggio Emilia 1790), figlia dello scapestrato Alderano ed erede del minuscolo ducato di Massa e Carrara[1], si fidanzò con Ercole Rinaldo d’Este poi Ercole III (Modena 1727 – Treviso 1803), figlio del duca Francesco III di Modena, che poi sposò nel 1741. In questo modo il ducato entrò nell’orbita politica di Modena, anche se solo nel 1829 alla morte di Maria Beatrice d’Este, figlia di Ercole e di Maria Teresa, divenne anche formalmente territorio modenese.

In questo modo per Modena si aprirono interessanti prospettive commerciali tra cui quella di un porto da costruire a Marina di Carrara. Per far questo era necessaria una via di comunicazione diretta tra Modena e Massa che attraversasse sia l’Appennino che le Apuane, senza passare per il territorio di altri stati.

Fu così dato incarico all’abate cartografo, ingegnere e matematico di corte Domenico Vandelli (Modena 1691-Modena 1754) di progettare questa strada che da Modena doveva passare per Castelnuovo Garfagnana, Vagli e Resceto, per arrivare a Massa superando l’Appennino a S.Pellegrino in Alpe e le Apuane al passo della Tambura.

Il tracciato apuano, in parte, ricalcò preesistenti ed antichissimi sentieri che esistevano tra Vagli e Massa. L’opera iniziata nel 1738 fu terminata solo nel 1751 per problemi legati alla guerra di successione austriaca che costrinse Francesco III a lasciare momentaneamente i suoi possedimenti. La via, nella parte apuana, non fu quello che avrebbe dovuto essere, le pendenze eccessive ed i numerosi tornanti, insieme al fatto che in inverno rimaneva coperta dalla neve la resero poco più di una mulattiera inadatta al passaggio di veicoli a ruota ed, inoltre, fu anche infestata dai briganti.i tornanti iniziali della via

Sicuramente Vandelli fece errori nella progettazione per la scarsa conoscenza geologica dei luoghi e si scontrò con Francesco Maria Colombini ingegnere massese, sicuramente più competente, ed ebbe la meglio su di lui solo per il rispetto di cui godeva presso la corte estense.

Il versante garfagnino della strada, più vicino al passo della Tambura, è stato devastato dalla costruzione della marmifera per Arnétola ma, salendo, la massicciata è ancora presente, anche se in cattivo stato di conservazione, e porta al passo dopo aver superato una fonte (ripiano degli Acqui Freddi). Dal passo inizia il tratto massese lungo 6,7 km fino a Resceto per un dislivello di 1100 m. La parte più alta è quella che maggiormente ha risentito del passare del tempo, mentre quella più bassa è stata restaurata ed è più agevole a percorrersi. Negli ultimi anni sono cresciuti anche molti alberi per cui a tratti il percorso è all’ombra, ma rimane una discesa (o una salita) aspra e faticosa ripagata dalla bellezza dei panorami. In basso la Vandelli fu anche usata come via di lizza, come testimoniato dai fori e dai piri. Del tratto che scendeva da Resceto a Massa non è rimasto più niente essendo la vecchia via diventata un’ampia carrozzabile asfaltata.

SENTIERO 35

Resceto (485m) - Via Vandelli – innesto 170 – innesto 166 – innesto 163 - Finestra Vandelli (1442m) deviazione per rifugio Conti - Passo Tambura (1620m) innesto 148 – Arnétola (900m) innesto 146 e 147.

Il sentiero segue la vecchia via Vandelli nel tratto apuano. Lasciato il paese esso costeggia una maestà poi diventa diventa sterrato e passa in un castagneto e poi presso allo Zucco di Zanghin (564m) molto panoramico. un tratto in primo piano con il dislivello ben evidente Dopo qualche minuto arriva alla Ca’ del Fondo (627m) da dove la massicciata comincia ad essere ben curata, poi si dipartono alcuni sentieri e poco dopo perviene al Ponte di Ferro (705m) sul Canale Pianone. Da qua inizia un tratto a tornanti, poi a quota 788 c’è il cartiglio marmoreo che ricorda la località Le Teste [2] ed a quota 880 metri c’è la località I Marmoletti così chiamata per la presenza di alcuni blocchi di marmo di una cava vicina. Salendo ci sono alcune zone in cui i carpini danno ombra alla strada e al km 3,5 una recente maestà con l’immagine di S. Bernardo (ca 1100m) protettore degli escursionisti. Poco sopra (1120m) la piazzola per gli elicotteri ed a 1145 metri il toponimo Il Casone fa pensare alla presenza, in passato, di un edificio di sosta per i viaggiatori del quale non è rimasta traccia. Seguono i Focetti (1198m) e poi la Lama del Venaro (1230m) dove la strada si fa più impervia. Poi segue la miniera di Ferro (1250m) da cui per ripidi tornanti il sentiero arriva fino alla finestra Vandelli (1442m) da cui la via, estremamente degradata, passa per le Tecchiacce (1510m) e per il Funtanin (ca 1600m) che è una fonte vicina al passo della Tambura (1620m) allargato con esplosivo durante la costruzione della vecchia strada. Da qua inizia il tratto garfagnino, subito sotto ci sono gli Acquifreddi (1562m), un pianoro con una fonte perenne. Segue una miniera di ferro dismessa, ruderi e poi il sentiero passa per una zona boscosa ed arriva presso la cava che ha distrutto la vecchia strada che, prima di arrivare a Vagli di Sopra (679m), è stata asfaltata.

Un libro interessante sulla Via Vandelli è il seguente:

Maurizio PELLEGRINI, Fabio Massimo POZZI (a cura di), La Via Vandelli strada Ducale del ‘700 da Modena a Massa, Artioli Editore, Modena, 1989. È un testo ricco di fotografie costituito da saggi di diversi autori con molti documenti originali.

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note

1 Montesquieu nel 1728, nel corso dei suoi viaggi in Europa, passò anche da Massa e l’impressione che ne ebbe fu particolarmente negativa, come riportato nei suoi resoconti: “ il sovrano (degli Stati di Massa e Carrara) è più piccolo di tutti ed i suoi sudditi sono i più rozzi e maleducati che esistano. Vi ho dormito una sola notte e non ho visto nessuno, uomini, donne e bambini che non fosse di una volgarità senza pari. .. il Principe ha una vecchia carrozza dorata che fa tirare da alcuni miserabili cavalli .......preferirei essere un buon capitano al servizio del re di Francia o di Spagna che un Principe così miserabile. Nei suoi stati si trova il bel marmo bianco di Carrara.....ci sono anche parecchi cattivi scultori che lavorano a delle brutte statue...”

2 Pare che qua fossero esposte le teste dei briganti uccisi come monito. Infatti la via era infestata da malviventi. Oggi è presente un cartiglio di marmo.