BUCANEVE
(Galanthus nivalis)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
12 marzo 2011

(f.f.) il bucaneve è una bella e delicata pianta che sboccia nella neve ad annunciare l’arrivo prossimo della buona stagione. La pianta è protetta e considerata in pericolo per cui non deve essere assolutamente disturbata.

IL GENERE GALANTHUS

Famiglia Amaryllidaceae

Galanthus L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Galanthus deriva dalle parole greche γάλα (= latte) e άνθος (= fiore) in riferimento al colore bianco latteo del fiore.

Galanthus è un piccolo genere che comprende una ventina di piante erbacee bulbose. Molte di esse fioriscono in inverno, ma alcune in primavera e in autunno. Sono piante europee e mediterranee presenti anche nel medio oriente.

Ogni bulbo produce due o tre foglie e uno scapo eretto senza foglie che porta una spata dalla quale emerge un fiore solitario e pendulo formato da 6 tepali bianchi.

Il Galanthus nivalis è la specie più diffusa e più rappresentativa del genere.

Molto apprezzati sono i giardini fioriti formati da piante di questo genere, specialmente di bucaneve, ed esistono in commercio numerosissimi cultivar e ibridi.

GALANTHUS NIVALIS

Galanthus nivalis (Bucaneve)

Galanthus nivalis L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuta volgarmente come: bucaneve, foraneve, stella del mattino.

Il nome specifico nivalis deriva dall’aggettivo latino nĭvālis, -e (= di neve, nevoso) in riferimento alla precoce fioritura in mezzo alla neve da cui deriva anche il nome volgare.

Il bucaneve sboccia tra la neve ad annunciare l’arrivo della primavera, ma è presente anche in zone dove nevica di rado.

Al bucaneve sono legate molte storie e leggende anche antichissime. Per i greci Dedalo seppellì lo sfortunato Icaro in un’isoletta dell’Egeo e da allora il vento piange la morte di Icaro al primo tepore del sole e le lacrime danno origine a questo fiore delicato simbolo di speranza.

Nella tradizione cristiana il fiore è legato alla festa della purificazione della Madonna (Candelora) che si celebra il 2 febbraio: le fanciulle lo raccoglievano e lo conservavano come simbolo di purezza, probabilmente come retaggio di una precedente festa pagana. .

Questa pianta è considerata tossica, ma le si riconoscono proprietà emmenagoghe ed emetiche. Pare che la galantamina, uno dei principi attivi presenti nella pianta, rallenti gli effetti della sindrome di Alzheimer e, sicuramente, essa ha effetto anestetico.

Alcuni studiosi sostengono che la misteriosa erba moly (in greco μωλυ) usata da Ulisse nell’Odissea come antidoto ai veleni della maga Circe fosse proprio il Galanthus nivalis.

Il prelievo dei bulbi per trapiantarli nei giardini e la captazione delle acque superficiali sono fattori di minaccia per questa specie tanto che a livello europeo questa specie è considerata NT (near threatened), cioè specie vicina ad entrare nella categoria delle specie minacciate.

Ovviamente invitiamo tutti a non disturbare questi fiori e a non prelevare i bulbi.

Il Galanthus nivalis può essere confuso con il Leucojum vernum (falso bucaneve) che appartiene alla stessa famiglia e fiorisce nello stesso periodo e negli stessi ambienti. In realtà però il secondo ha tutti i tepali macchiati di verde all’apice.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[1]:

1409. – Galanthus nivalis L.

= Galanthus imperati – Bert.

(luoghi in cui è stata osservata:) Sulla sponda sinistra del Frigido tra S. Lucia e il Ponte Vecchio, nella valle di Antona in loc. Madielle. Indicato anche in loc. Poggi sotto Poggio Uccellino nel gruppo del Sagro, da dove scende nelle sottostanti valli, ad es. lungo la strada fra Carrara e Colonnata sotto Bedizzano (Bolzon).

Volg. Foraneve, bucaneve.

Fiorisce da febbraio ad aprile. Pianta erbacea perenne.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Liliopsida; Sottoclasse: Liliidae; Ordine: Liliales; Famiglia: Amaryllidaceae; Genere: Galanthus; Specie: Galanthus nivalis

Forma biologica: Geofita bulbosa (simbolo: G bulb). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Bulbosa (simbolo bulb): pianta che presenta un organo sotterraneo di riserva, detto bulbo, dal quale ogni anno nascono fusti, foglie e fiori.

Descrizione: pianta erbacea perenne con bulbo abbastanza grande. Le foglie sono tutte radicali e nascono dal bulbo, sono lineari, hanno un’evidente nervatura centrale e sono verde-glauco. Lo scapo cilindrico ed eretto esce anch’esso dal bulbo e raggiunge l’altezza di 20 cm. Ogni scapo porta un unico fiore pendente col peduncolo avvolto da una spata, esso è formato da 6 tepali bianchi solcati da striature, tre esterni e tre interni, questi ultimi presentano una macchia a forma di V dal colore verde. Il frutto è una capsula contenente numerosi semi.

Antesi: gennaio-aprile

Tipo corologico: pianta diffusa sui rilievi europei e caucasici. In Italia è presente in quasi tutto il territorio eccetto Val d’Aosta, Calabria e Isole maggiori.

Habitat: prati, boschi umidi di latifoglie dalla pianura fino a circa 2000 metri

Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette e questo vale anche per molte altre regioni italiane.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.

note

1 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 283.