VIOLACCIOCCA APPENNINICA
(Erysimum pseudorhaeticum)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
06 marzo 2010

la violacciocca[1] appenninica è una bella pianta con fiori gialli e profumati che allieta le nostre montagne, non è specie a rischio, ma merita rispetto. Il genere Erysimum a cui appartiene è controverso e pone problemi nella classificazione che lasciamo gli studiosi accontentandoci di ammirare questa pianta durante le nostre escursioni.

LA FAMIGLIA E IL GENERE

La famiglia delle Crociferae o Cruciferae oggi chiamate Brassicaceae[2], è formata da piante erbacee, annuali o perenni, diffuse soprattutto nelle regioni temperate dell’emisfero boreale con un particolare centro di biodiversità nella zona mediterranea.

Il nome deriva dal fiore con quattro petali che ricorda una croce. Alla famiglia appartengono oltre 300 generi per complessive 4000 specie. Alcune famiglie hanno importanza per l’alimentazione umana come il cavolo, la rapa, il ravanello, la rucola e il crescione. Da altre specie si ricavano oli commestibili (colza, ravizzone) oppure spezie (senape) altre, infine, sono usate a scopo ornamentale come la violacciocca, la Iberis, l’Alyssum e la Lunaria annua (monete del papa).

Il genere Erysimum comprende circa 180 specie e fu introdotto da Linneo. Esse sono piante erbacee, annuali, biennali e perenni.

Comprende forme coltivate ed usate nei giardini e piante selvatiche. Il colore dei fiori varia da giallo ad arancio con eccezioni e variazioni nei cultivar[3]. Il genere è di origine asiatica ed europea, ma è oggi presente anche in Nord America. Numerose sono poi le specie endemiche e quelle a rischio di estinzione.

Il genere è un po’ controverso e presenta qualche difficoltà di classificazione anche per gli esperti. Specie simili sono comprese nei generi Matthiola e Cheiranthus ed il termine violacciocca è usato per piante dei tre generi ad aumentare la confusione.

ERYSIMUM PSEUDORHAETICUM

Erysimum pseudorhaeticum

Erysimum pseudorhaeticum Polatschek[4] (attribuito nel 1974)

Anche: Erysimum sylvestre Crantz, Erysimum grandiflorum Auct.fl.ital, Erysimum rhaeticum (Schleich.) DC.

Nomi volgari: violacciocca appenninica, crespinaccio, crespinaccio giallo.

Il nome generico Erysimum deriva dal greco έρυσμός (= difesa) da ερύω (= difendere). Infatti l’ Erysimum officinale o erìsimo, o anche erìsamo, è conosciuta come erba dei cantori perchè efficace contro le affezioni della gola.

Il nome generico pseudorhaeticum deriva dal greco ψευδο (= pseudo) derivato da ψευδής (= bugiardo) nel senso di “falso, apparentemente simile a “ e dal latino rhaetǐcus o raetǐcus (= retico, abitante della Rezia[5] regione compresa tra il Reno ed il Danubio). Quindi significa “che è simile al retico” cioè all’Erysimum rhaeticum o violacciocca svizzera che prende nome dalla zona in cui prospera.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[6]:

112. – Erysimum CheiranthusPers.

= Cheirantus erysimoides – Vitm.

= Erysimum lanceolatum – Bert.

(luoghi in cui è stata osservato:) Alla Tambura e alle Sorgenti del Frigido (Bert.), sopra Vinca e fra Carrara e Colonnata (Somm., Groves). Genericamente indicata alle cave di Lunigiana (Bert.), trovasi alle cave del Carchio sopra Montignoso e a quelle delle Madielle da dove scende nella valle di Antona lungo il fosso del Banditello, al M. Brugiana e alle cave della Rochetta, al Piastrone, a Cima di Gioia, a Renara, nel gruppo del Sagro al Carino e a Pozzi, in reg. Verdichiara, al Canal Bianco, al Torrione, ai Fantiscritti e a Betogli.

Fiorisce da maggio a luglio. Pianta perenne erbacea.

In una recente appendice[7] al testo di Pellegrini la specie sopra è rinominata come Coincya monensis (L.) Greuter et Burdet subsp. recurvata (all.) Leadlay o Coincya monensis (L.) Greuter et Burdet subsp. cheiranthos (Franco) Aedo, Leadlay et Muñoz Garm.

Se così fosse non si tratterebbe di Erysimum pseudorhaeticum come farebbe pensare il sinonimo E. lanceolatum (usato a sua volta per E. rhaeticum ). Gli studiosi che hanno fatto queste considerazioni hanno lavorato sugli erbari di Pellegrini oggi in possesso dell’Orto Botanico di Pisa[8].

Non mi pronuncio, ma penso che la nostra pianta fosse sicuramente conosciuta da Pellegrini data la sua presenza abbastanza comune sulle Apuane. Lo stesso Pellegrini potrebbe aver fatto confusione e non aver raccolto esemplari dell’Erysimum pseudorhaeticum confondendoli con le specie citate sopra.

L’Erysimum rhaeticum (Schleich.) DC non è segnalato in Toscana. È conosciuto anche come: Erysimum helveticum e come Erysimum lanceolatum e volgarmente come violacciocca svizzera.

È un endemismo alpino che vegeta fino ai 1800 metri, è meno profumato e presenza altre differenze rispetto allo pseudorhaeticum rilevabili dai botanici molto esperti.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Dilleniidae; Ordine: Capparales; Famiglia: Brassicaeae; Genere: Erysimum; Specie: pseudorhaeticum.

Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo:H scap). Le Emicriptofita (simbolo H) sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo: scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

Descrizione: è una pianta erbacea perenne alta circa 50 cm che diventano 75 alla fruttificazione. Il fusto è eretto, ramoso e legnoso alla base dove spesso ci sono i resti del fusto dell’anno precedente. La radice può svilupparsi in altezza e sporgere dal terreno nelle piante vecchie. Le foglie basali in genere sono assenti, quelle cauline sono strette (0.5 cm o meno) e lunghe (fino a 10 cm) e spesso all’ascella sono presenti fascetti formati da foglie più piccole. I fiori sono riuniti in infiorescenze apicali da 10 a 40 e hanno quattro petali giallo carico e sono molto profumati. I frutti sono silique molto allungate.

Antesi: Aprile-Giugno.

Tipo corologico: endemismo delle Alpi Apuane e dell’Appennino settentrionale[9], centrale e meridionale fino alla Campania e alla Basilicata.

Habitat: vive su pietraie e in pascoli aridi, ambienti prativi, margini di strade da 100 a 1800 m.

Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette, ma non è considerata specie a rischio. Naturalmente, non deve essere danneggiata.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Meno corretto, ma accettato, è violaciocca.

2 Dal latino Brassĭca che significa cavolo.

3 Per cultivar (abb. cv) si intende una pianta coltivata ottenuta migliorandone o esaltandone determinate caratteristiche. Costituisce l’analogo della razza di una specie animale ottenuta con domesticazione e selezione.

4 Polatschez è il termine usato per le piante classificate da Adolf Polatschez (nato 1932) botanico austriaco, esperto del genere Erysimum.

5 La Rezia era una regione delle Alpi Centrali comprendente l’Alto Adige, parte della Svizzera, dell’Austria e della Baviera abitata dai Reti, popolo linguisticamente affine agli etruschi. Essa fu sottomessa da Roma nel 16 a.C. e con il crollo dell’impero nel V secolo passò sotto gli alamanni ed i bavari. Le Alpi Retiche sono oggi suddivise tra Italia (Lombardia e Trentino-Alto Adige), Svizzera (Canton Ticino e Grigioni), Liechtenstein e Austria (Voralberg e Tirolo).

6 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 36.

7 M. Ansaldi, F. Garbari, G. Trombetti, Appendici. Nomenclatura nei taxa nella “Flora” di P. Pellegrini e loro aggiornamento, in F. Garbari, A. Carducci, M. Ansaldi, G. Trombetti “Pietro Pellegrini 1867-1957”, Società Editrice Apuana, Carrara, 2009, pag 34. Questo testo accompagna in cofanetto il volume di Pellegrini citato alla nota precedente.

8 Aggiungiamo che alcuni fogli dell’erbario sono rimasti in possesso dell’Istituto di Istruzione Superiore “Pellegrino Rossi” di Massa che li conserva nella sede centrale del Liceo-Ginnasio.

9 La specie è segnalata in provincia della Spezia nella zona di Sarzana, Santo Stefano e nel Parco di Montemarcello-Magra.