DENTE DI CANE
(Erythronium dens-canis)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
07 aprile 2010

(f.f.) il Dente di cane è una pianta molto bella, rara a vedersi e considerata a rischio sulle nostre montagne. Il fiore è molto bello e vistoso, ma di vita effimera. Evitiamo di raccogliere sia la pianta che il fiore.

IL GENERE ERYTHRONIUM

Il genere Erythronium appartiene alla famiglia delle Liliaceae e fu descritto da Linneo sin dal 1753. Esso è costituito da piccole piante erbacee i cui fiori somigliano a quelli del ciclamino.

Al genere appartengono una trentina di specie di cui solo Erythronium dens–canis è presente spontaneamente in Italia e in Europa. Le altre specie prosperano in Nord-America mentre in Siberia, nella regione caucasica e in Giappone vegetano sottospecie di Erythronium dens–canis (E. dens–canis var. sibiricum, E. dens–canis var. caucasicum, E. dens–canis var. japonicum).

Considerando anche le sottospecie, le varietà e i cultivar si arriva a superare 170 forme diverse.

Queste piante amano luoghi freschi e ombreggiati e sono state apprezzate sin dal XVI secolo nel giardinaggio, particolarmente dagli inglesi, e sono stati prodotti diversi cultivar di pregio importando nuove specie dalle colonie nord americane.

Le piante di questo genere sono usate in cucina: il bulbo, ricco di amido, è commestibile come pure le foglie sia crude che cotte. L’uso alimentare è comune in Giappone ed in Mongolia: i giapponesi utilizzano l’amido per fare una pasta tipo i vermicelli mentre i mongoli consumano le foglie come insalata.

ERYTHRONIUM DENS - CANIS

Erythronium dens-canis

Erythronium Dens - canis L.

Classificata da Linneo nel 1753.

Conosciuto volgarmente come: dente di cane, collostorto (per lo scapo piegato verso il basso), eritronio, satiro rosso.

Sono usati in botanica diversi sinonimi che per alcuni autori sono comunque da riferirsi a specie distinte come E. bifidum, E. bulbosum, E. caninum, E. maculosum solo per citarne alcuni.

Il nome generico deriva dal greco έρυθρός (= rosso) secondo alcuni in riferimento al colore del fiore generalmente rosato[1] mentre per altri è legato alla marmorizzazione rosso bruna delle foglie.

Il nome specifico deriva dalla forma del bulbo che, restringendosi in una punta acuta, somiglia al dente di un cane. In molte lingue il nome comune della specie è proprio dente di cane come in italiano: diente de perro (spagnolo), dent de chien (francese), dog’s tooh violet (inglese) e Hundszahnlilie (tedesco).

Esistono alcune varietà e sottospecie e numerosi cultivar con fiori molto belli.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:

1430. – Erythronium Dens-canisL.

(luoghi in cui è stata osservata:) al M. Carchio sopra Massa (Bert.), nei prati elevati del M. Pizza sopra Castelpoggio e nel bosco presso la cima del M. Bandita (Bolzon). Nelle selve sopra il Castello e nei boschi della valle di Montignoso. Nei boschi presso la foce Cucù di Fosdinovo e tra Marciaso e Pulica.

Volg. Dente di cane. – Fiorisce in marzo e aprile. Pianta perenne erbacea.

Era usato in Europa come pianta da giardino per la bellezza delle sue fioriture sin dal XVI secolo, ma il suo posto fu poi preso dalle specie congeneri di origine americana

Ama gli ambienti freschi: in giardino viene posizionato all’ombra in terreno soffice e ricco. La situazione ideale è porlo ai piedi di alberi caduchi in modo che in inverno sia soleggiato e in estate stia all’ombra. Alla fine della primavera perde le foglie ed entra in riposo fino alla fine dell’inverno successivo in questo modo resiste sia al caldo che al freddo eccessivo.

È probabilmente specie relitta dell’era terziaria.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Liliopsida; Sottoclasse: Liliidae; Ordine: Liliales; Famiglia: Liliaceae; Genere: Erythronium; Specie: dens-canis.

Forma biologica: Geofita bulbosa[3] (simbolo: G bulb). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Bulbosa (simbolo bulb): pianta che presenta un organo sotterraneo di riserva, detto bulbo, dal quale ogni anno nascono fusti, foglie e fiori.

Descrizione: è pianta erbacea perenne glabra, alta da 10 a 20 cm e priva di fusto. Ha due sole foglie basali, picciolate di forma ovato-lanceolata e tra loro opposte. Le dimensioni della lamina fogliare vanno da 2 a 3 cm di larghezza per 4-7 di lunghezza ed essa è macchiata di verde su sfondo rosso-bruno o viceversa secondo le varietà. Il bulbo è cilindrico-conico con apice acuto e lungo fino a 3 cm ed è coperto da una tunica[4] bianca. Ogni pianta ha un unico fiore pendulo all’apice di un lungo scapo arrossato, esso è provvisto di sei tepali roseo-violetti (esistono anche varietà col fiore bianco) riuniti alla base in una sorta di tubo rossastro e poi rovesciati all’infuori. Sono ben evidenti i 6 stami con antere violette rivolti in basso. Il frutto è una capsula.

Antesi: da febbraio ad aprile

Tipo corologico: pianta euro-asiatica, presente in Europa centrale e meridionale, nel Caucaso, in Siberia e in Giappone. In Italia prospera nei boschi montani settentrionali mentre è più rara al centro.

Habitat: vegeta in zone fresche, sia su terreno calcareo che siliceo, e riparate in boschi di latifoglie a mezz’ombra fino a circa 600 metri di altezza, meno frequentemente ad altezze superiori fino a 1500 metri. Sulle Apuane è presente anche ai 1200 metri del Passo di Croce.

Conservazione: in Italia è considerata specie rara. Essa è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali più a rischio di estinzione. È classificata VU cioè vulnerable (= vulnerabile) quindi esposta ad alto rischio di estinzione in natura. Ne consegue l’obbligo di non danneggiarla e non raccoglierne il bulbo.

Chi scrive ha avuto occasione di vedere e fotografare questa pianta alle pendici settentrionali dell’antecima 942 del monte Brugiana, all’inizio del bosco di castagni a circa 800 metri di quota. Come sanno gli esperti per vedere i fiori bisogna uscire dai sentieri ed esplorare il territorio, io aggiungo con attenzione per sé e per le piante.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

 

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Va sottolineato che Linneo classificò la pianta europea che ha fiori da rosa a porpora.

2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 287.

3 Sono geofita bulbose anche i generi Alium, Crocus, Gladiolus, Lilium,Narcissus, Ophrys ed Orchis.

4 I bulbi tunicati (es: cipolla, giacinto, tulipano) sono circondati da squame carnose completamente sovrapposte, mentre nei bulbi embricati (es: giglio) le squame si sovrappongono solo in parte.