SASSIFRAGA MERIDIONALE
(Saxifraga callosa o lingulata)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
22 novembre 2010

(f.f.) questa sassifraga è molto evidente durante la fioritura per l’abbondante infiorescenza bianca che la caratterizza e la rende particolarmente fotogenica. Molto spesso popola pareti rocciose inaccessibili e, pur non essendo da noi specie protetta, merita rispetto.

IL GENERE SAXIFRAGA

Famiglia Saxifragaceae

Saxifraga L. fu classificato da Linneo nel 1753Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata)

Il nome del genere deriva dalla parola latina saxĭfrǎga che indicava piante di questo genere. L’aggettivo saxĭfrǎgus significa “che frange sassi o scogli” e, a sua volta, deriva da saxum (= sasso, pietra) e dal verbo frangĕre (= spezzare, infrangere, rompere). Alcuni sostengono che il nome derivi dalla proprietà attribuita alla pianta di frantumare i calcoli renali, mentre altri sostengono che sia legata al fatto che queste piante rompono le rocce su cui vegetano mediante bioerosione. In inglese sono chiamate anche stone-breakers.

Il genere comprende oltre 400 specie perenni, biennali o annuali originarie delle zone montane della fascia temperata boreale dove arrivano fino a 4000 metri di altitudine.

In genere le foglie crescono vicino al terreno, possono essere succulente e formare rosette. I fiori hanno cinque petali, sono bianchi, rosa, rossi e gialli e si alzano rispetto al corpo principale della pianta.

Amano terreno umido e fresco, in mezz’ombra o ombra e sono usate come piante ornamentali e per decorare giardini rocciosi.

Sulle Alpi Apuane sono presenti diverse specie di questo genere (cui dedicheremo articoli su questa rubrica), a proposito rimandiamo all’articolo relativo alla Saxifraga latina.

SAXIFRAGA LINGULATA

Saxifraga lingulata Bellardi

Classificata da Carlo Antonio Lodovico Bellardi[1] nel 1793

Conosciuta anche come: Saxifraga callosa Sm. [classificata da James Edward Smith[2] nel 1791].

Conosciuta volgarmente come: sassifraga meridionale

Il nome specifico lingulata deriva dal latino lingŭlātus, a, um (= a forma di lingua) con riferimento alla forma allungata delle foglie.

Invece il termine callosa deriva dal latino callōsus, a, um (= calloso, indurito) con riferimento alla superficie scariosa, cioè con consistenza membranosa, delle foglie.

La pianta che vegeta sulle Alpi Apuane è la Saxifraga lingulata Bellardi subsp. lingulata conosciuta anche come Saxifraga callosa Sm. subsp. callosa.

Essa ha foglie larghe da 2-3 mm fino a 5-7 e lunghe da 5 a 9 cm con punta ottusa o subacuta.

Essa è presente sulle Alpi Apuane, sull’Appennino Tosco-emiliano e nella zona delle Alpi Marittime per cui viene considerata come subendemismo.

Gli studi genetici più recenti pensano che nelle zone più meridionali dell’attuale distribuzione la pianta sopravvisse durate le glaciazioni per diffondersi poi nuovamente più a nord.

Le altre due sottospecie sono:

Saxifraga lingulata Bellardi subsp. australis (Moric.) Pign. che presenta foglie più larghe con punta acuta ed è presente sull’Appennino centrale e meridionale e sulle isole maggiori.

Saxifraga lingulata Bellardi subsp.lantoscana (Boiss. et Reuter) Arcang. con foglie più strette e più corte con la punta arrotondata e presente sulle Alpi Marittime.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:

588. – Saxifraga lingulataBell.

= Saxifraga longifolia - Colla

(luoghi in cui è stata osservata:) Comune alla Tambura, al Passo della Focolaccia, al Sagro e al Passo del Torrione, al Vergheto, al M. Rasori, al Pizzo Uccelliera, sopra Colonnata al Pizzo Tamburone, sopra il Forno al Biforco e sopra alle sorgenti del Frigido, sulla vetta della Brugiana, sopra Vinca e tra Vinca e il ponte di Monzone, al Solco di Equi e tra Equi e Aiola.

Fiorisce in giugno e luglio. Pianta erbacea perenne.

Tra le numerose sassifraghe diffuse sulla Alpi Apuane la Saxifraga lingulata è forse la specie più diffusa ed è sicuramente la più vistosa per le sue ricchissime fioriture. Dalle quote medio-alte arriva fino alle vette e vegeta su calcare anche se non disdegna il verrucano (zona del Cipollaio) e le diabasi (Garfagnana).

Le foglie fresche venivano usate per curare foruncoli e infezioni della pelle e degli occhi, mentre con quelle essicate si preparavano tisane astringenti.

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magniliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Saxifragales; Famiglia: Saxifragaceae; Genere: Saxifraga; Specie: Saxifraga lingulata

Forma biologica: Camefita pulvinata (simbolo: Ch pulv). Camefita (simbolo Ch): pianta perenne e legnosa alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Pulvinata (simbolo pulv): poco sviluppata in altezza con forma rigonfia o tondeggiante (a formare caratteristici pulvini o cuscini).

Descrizione: pianta erbacea perenne caratterizzata da una rosetta di foglie coriacee strette e allungate (fino a 8 cm) punteggiate sul bordo da secrezioni bianche di carbonato di calcio. Dalla rosetta si forma il fusto fiorifero che può superare anche i 40 cm. Esso è eretto, legnoso e generalmente rossastro ed è provvisto di foglie progressivamente più piccole. Il fusto porta un’infiorescenza a pannocchia con moltissimi fiori con 5 petali bianchi con punteggiature purpuree. Il frutto è un capsula.

Antesi: maggio-giugno. Sulle Apuane anche luglio.

Tipo corologico: specie montana dell’Europa sud-occidentale dalla penisola iberica alla Francia e all’Italia. Da noi si trova in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, al centro e al sud, eccetto la Puglia e nelle isole maggiori.

Habitat: vegeta su rupi e pareti rocciose calcaree da 400 metri fino a 2000. Comunque può vegetare anche su altri tipi di roccia.

Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette dove si trovano, invece, Saxifraga etrusca, Saxifraga exarata subsp. exarata e Saxifraga granulata subsp. brevicaulis. Comunque in altre regioni è considerata specie protetta.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Carlo Antonio Lodovico Bellardi (1741-1826) fu medico, botanico e micologo italiano e fu professore all’università di Torino.

2 James Edward Smith (1759-1828) fu entomologo e botanico inglese. Fu particolarmente interessato alla flora britannica e fondò la Linnean Society londinese dopo aver acquistato l’intera collezione di piante, animali, libri e documenti di Linneo, venduti dalla moglie dello studioso svedese dopo la morte prematura del figlio Carlo.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 126.