UOMO MORTO
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
16 Febbraio 2009

Tutte le parti del corpo umano, ed in ispezieltà del capo, risultano con evidenza agli occhi di ognuno che ne conosca la posizione e tutti guardandolo esclamano: ecco là il gigante morto.

Raffaello Raffaelli[1]

(f.f.) è questa una singolare cresta montuosa, situata al centro delle Panie, che somiglia al volto di un uomo sdraiato. Il luogo è estremamente bello ed è facilmente raggiungibile sia dal Piglionico che da Mosceta. Il profilo dell’Uomo Morto è ben visibile da ogni parte della catena apuana tra la mole della Pania della Croce e quella della Pania Secca. Può essere ammirato dalla Versilia, dalla Garfagnana e dalla valle inferiore del Serchio.

L’ UOMO MORTO

dal passo degli Uomini delle Nevi: versante meridionale, sulla dx la Pania Secca, sullo sfondo l’Appennino.Localmente è chiamato l’Omo Morto. È la cresta che dalla Focetta del Puntone si dirige alla Pania Secca con un andamento mosso da cui deriva il nome: infatti somiglia al viso di un uomo coricato. La cresta costituisce confine tra i comuni di Molazzana e di Vergemoli entrambi in provincia di Lucca.

Alcuni, in passato, videro nel monte il profilo del poeta Dante Alighieri o quello dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, per altri ancora l’uomo è solamente addormentato.

È possibile riconoscere il sopracciglio (un piccolo ammasso di rocce ed erba), gli occhi (un rialzo), il naso, la bocca (un rialzo della cresta) ed il mento (ancora più alto), inoltre un boschetto ricorda la capigliatura (almeno nel versante settentrionale).

Esso è un’isola scistosa nell’ambiente calcareo delle Panie e si trova proprio in mezzo tra la Pania della Croce e quella Secca.

La quota più elevata della cresta è il Naso che si eleva a 1677 metri, esso è conosciuto anche come il Puntone di Mezzo al Prato.

Mentre il versante settentrionale, dove si trova il rifugio Rossi è prativo, quello meridionale è un orrido strapiombo alto fino a 700 metri formato da rocce, sfasciumi e pendii erbosi con canali e coste rocciose che rivestono un certo interesse alpinistico e che si risalgono dalla zona di Fornovolasco anche se i rocciatori preferiscono scalare la Pania Secca.

Il Naso ed il Mento sono raggiungibili in pochi minuti dal rifugio per tracce di sentiero ed offrono un bel panorama.

COME SI SALE

dal Callare della Pania, a sx la Pania Secca al centro della foto il Rifugio. In primo piano il mento e dietro il Naso. In basso a sx l’altipiano della Vetrìcia.È necessario arrivare al Rifugio Rossi che si trova sul pendio settentrionale del monte, ricco di prati e verde in primavera e bianco di neve in inverno. Al Rifugio si arriva da:

  • dalla Foce del Piglionico: il percorso più breve per arrivare al Rifugio Rossi inizia dalla Foce del Piglionico con i sentieri 7 e 127 e richiede circa 1h 30’. Il percorso si sviluppa nel bosco ed è molto bello e particolarmente suggestivo con la neve.
  • da Isola Santa: è più lungo e faticoso, si seguono i sentieri 9, 127 e 139 (che è l’orrida e faticosa Borra di Canala). Il percorso passa per il paese fantasma di Col di Favilla e permette, volendo, di fare un bel anello scendendo a Piglionico e da qua, con il sentiero 138, scendere a Pizzorno, da dove, seguendo la strada si torna ad Isola Santa.
  • da Levigliani oppure dal Passo di Croce: dall’Alta Versilia è possibile portarsi alla Foce di Mosceta rispettivamente con i sentieri 9 e 129. Da essa con il sentiero 126 si arriva al Callare della Pania e con il Vallone dell’Inferno si scende verso il Rifugio.
  • da Foce di Valli: partendo da Stazzema con percorso piuttosto lungo. Poi si prende il sentiero 7 che prevede la salita della faticosa ed affascinante Cresta Pulita che porta al Passo degli Uomini delle Nevi.

Va rilevato che sia il Callare della Pania che il Passo degli Uomini delle Nevi offrono viste mozzafiato sull’Uomo Morto, come si ricava dalle fotografie allegate, che da sole meritano la fatica della salita. il Naso visto dalla cresta del Mento, sullo sfondo la Pania Secca

Dal rifugio Rossi è possibile salire al “mento” o al “naso” in 10’.

  • salita al “Mento”: esso è la cresta terminale dell’Uomo Morto. Tracce di sentiero nell’erba iniziano presso il rifugio mantenendosi verso destra, la salita alla cresta richiede 10’ il panorama è molto bello ed aperto sulle Apuane più meridionali: Croce, Nona, Matanna, Procinto e, in secondo piano, Piglione, Prana. Notevole è poi anche la vista sulla Pania della Croce ed il Pizzo delle Saette nel versante Est.
  • salita al Naso (Puntone di Mezzo al Prato) richiede poco di più, si segue una deviazione verso sinistra del sentierino precedente che si mantiene parallela al Naso, sempre tra l’erba e poi si sale per qualche minuto il Naso fino alla sua parte più alta particolarmente panoramica sulla Pania Secca.

Notevoli sono poi le fioriture che si possono ammirare sul Mento e sul Naso, in particolare ricordo Aquilegia di Bertoloni e l’Astrantia pauciflora entrambi fiori molto rari ed il secondo endemismo[2] delle Apuane.

Continuando la cresta verso la Pania Secca ci sono due piccole foci a 1539 e a 1550 metri attraverso le quali passa il sentiero principale, segnato di blu, per la Pania Secca.

LEGGENDE

Il profilo dell’Uomo Morto ha stimolato l’origine di numerose storie e leggende che rimandano a giganti addormentati o a giovani innamorati trasformatisi in pietra. Rimando all’interessante testo di Fantozzi[3] sulle storie e sulle leggende delle Apuane. il profilo, visto in inverno, dal sentiero 7

LE FOCI

Foce di Mosceta

È il largo valico a 1170 metri tra il Corchia e la Pania della Croce. Qua si trova una maestà con una serie di lapidi per i caduti in montagna e sul lavoro ed un cippo commemorativo dei partigiani morti per la libertà. È importantissimo nodo di sentieri e punto di partenza per molte escursioni. Si arriva alla foce da moltissimi paesi nei dintorni con lieve fatica. Da Retignano il sentiero 123 va a confluire con il 122 da Pruno, da Levigliani per via di cava e per le Voltoline (sentiero 9), questi tre itinerari convergono nel passo dell’Alpino da cui in breve si raggiunge Mosceta. Da Fociomboli arriva il 129, da Cardoso il 7 poi 124, da Foce di Valli il 125. Inoltre ancora il 9 che proviene da Isola Santa ed il 128 da Tre Fiumi passando per il Puntato che arriva presso il vicino Rifugio del Freo. Dalla Foce parte la via normale per la Pania: il sentiero 126.

Foce del Piglionico il profilo, visto in estate, dal sentiero 7

Detta anche “Il Piglionico” si trova nel comune di Molazzana a 1120 metri tra il monte Piglionico ed il monte Rovaio. Si arriva qua con la strada “delle Rocchette” da Gallicano passando per Molazzana fino alla Foce di Grottorotondo, poi essa diventa sterrata e passa per le Rocchette ed infine arriva alla Foce. Una cappella votiva ricorda il sacrificio di un gruppo di partigiani che combatterono con i tedeschi il 29 agosto 1944 sul Monte Rovaio, che si trova proprio di fronte. Una lapide marmorea così recita: “Chi passi per queste valli a lavoro o a diporto/ nella suggestiva quiete del paesaggio montano/ sappia o ricordi/ e tutti ripensino/ che questo crinale roccioso/ che gli si erge davanti detto/ il nome di Gesù/ il 29 agosto 1944/ conobbe crepitio d’armi e strazi di morte/ e vide animosi giovani offrire la purissima vita/ perchè la patria risorgesse a libertà” (il Nome di Gesù è una vetta a 1145 metri sulla cresta sud-est del monte Rovaio). I partigiani erano del gruppo Valanga che comprendeva elementi locali, emiliani reduci da Montefiorino e meridionali, il comandante era Leandro Puccetti di Gallicano che fu tra le vittime. Tutto nacque dall’uccisione di un tedesco due giorni prima, i partigiani rimasero nelle loro postazioni invece di fuggire come sarebbe stato più sensato, forse per presunzione di poter combattere alla pari con i tedeschi oppure per evitare guai ai civili. La battaglia avvenne il 29 e provocò 19 vittime tra i partigiani: 9 emiliani, 7 lucchesi e 3 meridionali. Dal Piglionico parte il sentiero 138 che scende a Colle a Panestra, mentre il sentiero 7 si dirige al rifugio Rossi.

Focetta del Puntone

Ameno valico, a quota 1611 metri, posto in posizione centrale del massiccio delle Panie. Qua arriva il sentiero 139 che percorre l’orrida Borra di Canala da Nord ed il sentiero 7 da Foce di Valli per il vicino rifugio Rossi, a poca distanza anche il sentiero 126 per la Valle dell’Inferno e la Pania della Croce. Il Puntone è il Naso dell’Uomo Morto. Il luogo è estremamente panoramico in particolare sulla Borra di Canala e la Vetrìcia.

Foce di Valli

Ripiano erboso alla base della imponente parete sud della Pania della Croce a quota 1266 metri. È punto di comunicazione tra l’alta Versilia (Cardoso) con la Garfagnana (Fornovolasco) ed è importante nodo di sentieri. Qua arriva il sentiero 110 dalla Foce di Petrosciana dopo aver percorso la Costa Pulita, il 131 sempre dalla Foce di Petrosciana mantenendosi più basso nel bosco, il 125 dalla Foce di Mosceta ed il 7 da Cardoso che prosegue per Piglionico passando dal Passo degli Uomini della Neve. Non è raro vedere mufloni e cavalli al pascolo. Un albero solitario offre ombra al viandante stanco. Il luogo offre un panorama splendido sul gruppo delle Panie.

Passo degli Uomini della Neve

È un ripiano della cresta Est della Pania della Croce a quota 1690 metri che mette in comunicazione la Costa Pulita con la zona settentrionale del monte, nella quale la neve si conserva a lungo. Il passo deve il proprio nome al fatto che, in passato, dalla Versilia si saliva qua per approvvigionarsi di neve che era usata nelle ghiacciaie e per fare gelati. Gli Uomini della Neve venivano, per lo più, da Cardoso e riempivano le loro capaci ceste di neve prelevandola dalle “Buche della Neve” presenti nel vicino altipiano della Vetrìcia. Il luogo è estremamente panoramico sull’Uomo Morto e la Pania Secca, inoltre da qua parte un itinerario di cresta abbastanza impegnativo, non segnato, per la vetta della Pania della Croce (cresta est). Il passo è attraversato dal sentiero 7, ed il primo tratto verso nord è caratterizzato da un intaglio nella roccia. La zona è ricca di bellissime e rare fioriture.

IL RIFUGIO

Rifugio Enrico Rossiil Rifugio dalla cresta dell’Uomo Morto, sullo sfondo la Vetrìcia

Denominazione completa: Rifugio Enrico Rossi alla Pania. Situato nel comune di Molazzana a 1609 metri nel versante settentrionale dell’Uomo Morto, in posizione centrale del gruppo delle Panie. È proprietà della sezione Cai di Lucca. La prima costruzione era del 1921 con il tetto a volta che cadde ben presto e fu ricostruito ed inaugurato il 24 agosto del 1924, una targa marmorea ora all’interno dell’edificio così recita: “Rifugio Pania/1924/Club Alpino Italiano/Sezione di Lucca”. Il rifugio fu poi ingrandito fino alle dimensioni attuali. Enrico Rossi era un giovane avvocato morto prematuramente in un incidente stradale nel 1967, egli era amante della montagna e partecipava alla vita sociale della sezione di Lucca. Poco prima della sua morte il tetto del rifugio aveva subito ingenti danni e mancavano i fondi per ripararlo fu proprio la famiglia dello sfortunato giovane ad intervenire economicamente per sistemare il rifugio che, quindi, nell’estate del 1968 venne intitolato ad Enrico Rossi. Il luogo è molto ameno e panoramico con vista splendida sulla Pania Secca, sulla Pania della Croce ed il Pizzo delle Saette e sulla Apuane settentrionali in parte nascoste dal Fiocca e dal Sumbra. A poca distanza l’interessante altopiano della Vetrìcia. Si arriva al rifugio col sentiero 7 da Piglionico e da Foce di Valli sul quale si innestano sentieri dalla Foce di Mosceta e da Fornovolasco. Sulle pareti esterne tra le tanti lapidi, una dedicata al poeta Giovanni Pascoli: “...Io che l’amo, il vecchio monte/ gli parlo ogni alba, e molti dolci cose/ gli dico ....” tratto dalla poesia “The Hammerless gun” ne “I canti di Castelvecchio”.

Molto interessanti le iniziative estive organizzate al rifugio per allietare gli escursionisti, chi scrive assistette, nel 2008, al bellissimo concerto “Viaggio d’inverno” [4] di Nicolao Valiensi, musicista garfagnino, che attualmente lavora in Germania.

I FIORI

Nome scientifico Astrantia pauciflora, famiglia Umbelliferae. Il nome gli deriva da aster = stella ed anthos = fiore. È endemica delle sole Alpi Apuane quindi è presente solamente sulle nostre montagne. È un esile stelo che porta alla sommità un fiore bianco circondato da brattee a forma di stella (aster) Fiorisce in piena estate e vive su rocce calcaree oltre i 1500 metri. È presente al Passo degli Uomini delle Nevi e sul mento dell’Uomo Morto in buona quantità.

AQUILEGIA

Famiglia ranuncolacee, a questo genere appartengono diverse specie. L’ aquilegia di Bertoloni (aquilegia bertolonii) è pianta rara e protetta che vive su rupi calcaree ed in praterie oltre gli 800 m. Ha fusto esile e fiori azzurro-violetti più grandi delle altre aquilegie. Non è endemismo apuano, infatti è presente anche nell’ Appennino Settentrionale e sulle Alpi Marittime.

I SENTIERI
il profilo dell’Uomo Morto visto dalla Costa Pulita, a sx la Pania della Croce.

Sentiero 7

Cardoso (265m) – Collemezzana (770m) innesto 124 - Foce di Valli (1266m) innesto 110, 125, 130 - Passo degli Uomini della Neve (1690) – innesto 126 - Focetta del Puntone (1611m) innesto 139 - Rifugio Rossi (1609m) – innesto 127 – Piglionico innesto 138, 133. Da Piglionico si segue un bel bosco di faggi fino al Rifugio Rossi ed in pochi minuti si perviene alla focetta del Puntone.

Sentiero 9

Levigliani (582m) – ingresso Antro del Corchia (850m) - le Voltoline - Passo dell'Alpino (1080m) innesto 122 - Foce di Mosceta (1170m) innesto 129, 124, 125 – innesto 127 – innesto 11 - Col di Favilla (938m) - Isola Santa (550m). Il tratto fino alle Voltoline è oggi una strada marmifera asfaltata, nel 2008, che ha distrutto la vecchia mulattiera. Le voltoline sono molto caratteristiche per i loro ripidi tornanti, dopo il passo dell’Alpino il sentiero sale, per rocce scalinate, un breve tratto conosciuto per le numerose lapidi che, in passato, hanno dato origini a polemiche, fino ad una maestà dalla quale iniziamo ad ammirare la mole imponente della Pania. Il sentiero continua ameno a mezza costa ed in pochi minuti entra in un’abetaia da cui esce alla Foce di Mosceta. Poi segue la discesa amena nel bosco fino ad Isola Santa. Da aggiungere che dal 20 luglio 2007 è stato aperto al traffico privato il tratto asfaltato fino all’ingresso della grotta, percorribile con cautela fino a venti anni fa.

Sentiero 126

da Colle a Panestra la cresta: a sx l’Uomo Morto a dx il Pizzo delle Saette.Foce di Mosceta (1170m) – le Gorfigliette (1412m) – Callare della Pania (1743m) – innesto 7 - Focetta del Puntone (1611m). È il sentiero principale per la Pania della Croce che percorre il versante occidentale del monte. Al Callare scende per il Vallone dell’Inferno molto suggestivo tra massi e sfasciumi di roccia.

Sentiero 127

Foce di Mosceta (1170m) – innesto 139 – Foce del Piglionico. In realtà il sentiero è un raccordo tra il sentiero 9 (quota 1075m) ed il 7 (quota 1140m).

Sentiero 139

Focetta del Puntone (1611m) – Porta di Borra Canala (1260m) - innesto 127 (1140m). Percorre l’orrida Borra di Canala inizialmente tra grossi massi e poi su sfasciumi. Percorso molto suggestivo lungo le pendici orientali del Pizzo delle Saette.

Altre notizie sui luoghi si trovano nell’articolo sul Pizzo delle Saette.

 

ITINERARI RELATIVI A UOMO MORTO:

 

note

1 Raffaello Raffaelli (Fosciandora LU 1813, 1883) laureato in legge a Modena, fu cultore di lettere e di storia locale. Scrisse due interessanti testi sulla storia e le attività economiche locali. Il primo è: “Descrizione geografica, storica ed economica della Garfagnana”, Tipografia Giusti, Lucca, 1879 e ristampato a Milano nel 1977 da Studio Editoriale Insubria.. Ancora oggi esso è ritenuto il testo fondamentale per la storia della Garfagnana. Il secondo è: “Monografia storica ed agraria del circondario di Massa Carrara compilata fino al 1881”, Tipografia Giusti, Lucca, 1882. Ristampa: Edizione d’arte La Rocca, Castelnuovo Garfagnana, 1978. L’epigrafe è tratta dal primo testo.

2 In botanica si intende per endemismo una pianta che è presente solo in un areale ristretto. Le Alpi Apuane pur essendo zona si limitata estensione sono molto ricche di endemismi che le rendono zona amatissima dai botanici di tutto il mondo.

3 Paolo FANTOZZI, Le leggende delle Alpi Apuane, Le Lettere, Firenze, 2003. Pag 53-54.

4 “Orizzonti infiniti, viaggi mai fatti e che non saranno mai, ricordi e sentimenti che si fondono in un mondo fatto di onde sonore disperse nello spazio della montagna” recitava la locandina dello spettacolo.