MONTE ROVAIO
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
17 Aprile 2009

(f.f.) modestissima vetta a nord della Pania Secca che merita di essere salita per gli splendidi panorami che offre, in particolare sul vicinissimo gruppo delle Panie. Inoltre permette di ammirare borghi formati da poche case che fanno tutti riferimento alla chiesa di S. Antonio ed un relitto etnografico notevole: la capanna di Casa Bovaio con il suo tetto spiovente ricoperto da paglia.

MONTE ROVAIO

il massiccio del Monte Rovaio visto dal sentiero 7 in direzione del Rifugio Rossi: all’estrema sinistra è la vetta 1060 metri, a destra la cresta sommitale che si alza al Nome del GesùÈ un massiccio ed isolato contrafforte calcareo che scende da Colle a Panestra, ai piedi della Pania della Croce, e si affaccia sulla valle della Tùrrite Secca dominando il modesto abitato di Pizzorno.

Chiamato anche monte Bovaio, toponimo che è usato per la casa omonima situata presso la vetta sul versante settentrionale. Forse questo nome è più adatto pensando all’utilizzo del territorio.

La vetta omonima raggiunge i 1060 metri e si trova ad ovest, ma il monte poi risale con una cresta rocciosa in direzione sud-est raggiungendo la quota più alta (1145 metri) detta il Nome di Gesù che domina l’abitato di Colle a Panestra.

È possibile percorrere un anello del monte partendo da Colle a Panestra per Casa Tréscola fino alla vetta di 1060 metri, da qua si continua per casa Bovaio fino a Pasquigliora da cui si torna a Colle a Panestra. Il monte è particolarmente panoramico sulle vicine Panie, sul Sumbra e sulla valle della Tùrrite Secca.

Alcune pareti rocciose permettono brevi arrampicate, alcune rese possibili dall’uso di chiodi a pressione.

NOME DEL GESÙ

Detto anche Monte del Gesù. È la quota più alta, con i suoi 1145 metri, del massiccio del monte Rovaio. Domina l’abitato di Colle a Panestra ed è raggiungibile per tracce di sentiero da Casa Tréscala per prati e roccette fino alla cresta sommitale. È un ottimo punto panoramico sulle Panie.

LA VETTA

sulla vetta del Rovaio: a sinistra Freddone e a destra Fiocca e Sumbra.La modesta vetta del Monte Rovaio si raggiunge facilmente da casa Tréscola da cui un sentiero ben evidente porta ad un colle erboso dal quale, in pochi minuti, siamo alla quota 1060. Il panorama sulle Panie è veramente splendido: ben evidente la Pania Secca, l’Uomo Morto ed il Pizzo delle Saette mentre la Pania della Croce risulta schiacciata dalla prospettiva. Poi abbiamo il Sumbra, il Freddone, il Corchia ed il Fiocca e l’Appennino, in basso Isola Santa sovrastata da Capanne di Careggine e la Tùrrite Secca. Vicino alla vetta incombe un picco roccioso della cresta del monte, situato tra casa Tréscola e Casa Bovaio, che può essere arrampicato dai rocciatori.

ANELLO DEL MONTE

È possibile compiere, senza difficoltà, un anello attorno al massiccio, esso avviene quasi interamente per sentieri non numerati, ma ben evidenti ed a tratti con qualche segno. Partendo da Colle a Panestra un sentiero a sinistra percorre a mezza costa i fianchi ripidi e rocciosi del monte ed è molto panoramico sulle Panie. Poi arriva a Casa Tréscola, dove, sulla destra, un segno ben evidente ci indica che dobbiamo salire a fianco di un rudere dopo il quale il sentiero diventa ben evidente, poi esce dal bosco, percorre sfasciumi e diventa molto panoramico, sulla ci sono destra le pareti rocciose del monte. Arriviamo in breve ad una sella erbosa che ci porta alla cresta sommitale ed alla vetta. Scendiamo e prendiamo a sinistra ed in pochi minuti siamo a Casa Bovaio a destra della quale, ai piedi della pareti strapiombante del monte, si trova una suggestiva capanna col tetto molto spiovente fatto di paglia: è veramente spettacolare sia per la posizione che per la costruzione: un residuo etnografico da preservare. Poi scendiamo mantenendoci a fianco delle pareti del monte per un tratto di roccette che ci porta poi nel bosco. Seguiamo le tracce del sentiero fino ad arrivare ad un colle erboso che sceso verso sinistra porterebbe ad un gruppo di case detto Tiévora, noi, invece, scendiamo a destra aiutandoci con un segno su una roccia con scritto Pasquigliora e S. Antonio, il primo tratto è discesa abbastanza ripida poi diventa un sentiero agevole e ben segnato che ci porta ad incrociare il sentiero 133. Qua arriva anche uno sterrato da sinistra in basso proveniente da S.Antonio. Ci spostiamo verso sinistra alla casa di Fosco Maraini[1]: siamo a Pasquìgliora con bella vista sulla Pania Secca. Poi torniamo indietro e prendiamo il 133 in salita, tralasciando il sentiero 133 in discesa che arriva da sinistra da S.Antonio, in pochi minuti siamo a Colle a Panestra dove chiudiamo l’anello. Con le necessarie soste sono meno di quattro ore. Per inserirsi nell’anello è possibile partire da Pizzorno, dalla Foce del Piglionico o dal Mulino del Riccio.

I LUOGHI ATTORNO AL MONTE

Alpe di Sant’Antonio

Con questo nome è conosciuta la conca prativa nel comune di Molazzana, intorno agli 800 metri di quota, che si trova a nord della Pania Secca, della quale si gode bella vista. Qua passa il sentiero 133, essa è raggiungibile da Gallicano prima con via asfaltata e poi con sterrato. La bella chiesa, risalente al 1656, dedicata a Sant’Antonio, serviva gli abitanti delle numerose case isolate esistenti in zona i cui abitanti erano dediti alla pastorizia, all’agricoltura e allo sfruttamento dei boschi. Prossimi alla chiesa sono Piritano di Sopra e Piritano di Sotto. Una mulattiera dal borgo sale a Tiévora e da qua a Pasquìgliora. Col tempo la zona si è spopolata e si è mantenuta abbastanza integra, oggi un ristorante, un agriturismo (la Betulla), un rifugio ed un campeggio offrono ospitalità ai turisti ed agli escursionisti nel Parco delle Apuane. Nel cimitero locale è sepolto Fosco Maraini.

Bovaio (Casa)

la capanna presso Casa BovaioSi trova a 1045 metri di quota nel versante nord-est del monte Rovaio ad essa arriva un sentiero segnato, ma non numerato, che collega Pasquigliora al monte Rovaio e alla casa Tréscola. Presso la casa si trova una suggestiva capanna col tetto molto spiovente fatto di paglia: è veramente spettacolare sia per la posizione che per la costruzione: un residuo etnografico da preservare: non dimentichiamo che capanne di questo tipo risalgono al neolitico. La capanna poggia su un alto muro a secco molto ben conservato. A fianco un altro piccolo riparo più recente, entrambi erano destinati al bestiame e forse lo sono ancora, almeno occasionalmente. La casa conserva una sua dignità, non è distrutta ed ha un forno a legno apparentemente ancora funzionante. Intorno una serie di terrazzamenti fanno pensare ad un’agricoltura di sussistenza a base di patate di montagna e cereali.

Burrone (Fosso del)

Torrente che confluisce nel fosso Rimondina e quindi nella Tùrrite Secca, nasce dalle Pendici della Pania Secca. Il tratto più interessante è costeggiato dal sentiero 138, nel bosco umido, e nel suo alveo ci sono numerosi tronchi, ormai ricoperti di muschio, posti per regimentare le acque. Il tratto in alto è generalmente secco.

Panestra (Colle a)

una casa di Colle a Panestra con belle fioriture di narcisi, sullo sfondo il Nome del GesùÈ un piccolo borgo disabitato nel comune di Molazzana formato da un gruppo di casolari a quota 1008 sul valico che collega le pendici della Pania Secca al monte Rovaio. Alcune case sono state risistemate e sono saltuariamente usate dai proprietari. Qua arriva il sentiero 138 da Pizzorno ed il 133 da Casa del Riccio per l’Alpe di Sant’Antonio. Nella zona erano presenti miniere di rame sfruttate per breve periodo nell’ottocento. Sotto il paese c’è un lavatoio con bella fonte e tutte le case, per quanto diroccate, hanno il loro numero civico in marmo con indicazione del comune e della località scritta Colle a Panestra, mentre in tutte le carte si parla di Colle Panestra.

Pasquìgliora

Gruppo di case a 982 metri di quota nell’Alpe di Sant’Antonio a cui arriva una sterrata da S.Antonio ed il sentiero 133 dalla stessa località. Qui possedeva una casa Fosco Maraini in posizione panoramica sulla Pania Secca.

Dal Tibet al Giappone, al Karakorum; poi il grande viaggiatore Fosco Maraini approda a Pasquigliora....

Cercavo un bel posto selvaggio. Un giorno dalla Pania intravidi lontano un tetto rosso. Fu difficile rintracciarlo. Il tetto rosso copriva ormai il guscio di una casa abbandonata. Dal luglio 1978, appena posso scappare da Firenze, mi rifugio in questo paradiso.[2]

Pasquigliora e dintorni, oggi, luoghi abbandonati. Una volta, trent’anni fa, mi dicono, più di cento persone abitavano nelle case della zona, sparse qua e là per i pendii, seminascoste dai castagneti e dai faggi, disposte sui colli, abbarbicate su pei greppi rocciosi (come Trescala, con la sua vista che toglie il respiro, sui dirupi della Pania), o nascoste in luoghi orridi e ombrosi (come il Bovaio). C’era anche una bottega – nella casa oggi ridotta un rudere – vicina a Colle Panestra: ci vendevano fiammiferi, sigarette, sale, petrolio, chiodi, arnesi, qualche capo di vestiario, scarpe, le cose essenziali a chi viveva quassù fuori dal mondo. Da quello che mi raccontano i vecchi, le famiglie dovevano essere per gran parte sufficienti a loro stesse gran parte del cibo veniva prodotto sul posto. La castagna aveva un posto importantissimo nella dieta: gli alberi, molti di cui giganti secolari, erano tenuti con la massima cura, il sottobosco non arrivava mai a riprodursi, tra un colosso nerboruto e l’ altro, si stendeva un prato d’erbe rade e foglie misto a foglie secche, sul quale era facile in autunno raccogliere le castagne cadute dove nascevano rigogliosi i funghi. Ancora adesso sopravvivono qua e là delle casette basse munite d’una minuscola finestra, sono i metati nei quali si seccavano le castagne distese su delle cannicciate sopra un fuoco lentissimo e senza fiamme delle radiche dei castagni.......Ancora oggi, in certe condizioni speciali di luce solare, si notano i terrazzamenti che dominano qua e là in montagna, nonostante i contrattacchi del fuoco. Certe scalinate di terrazze riempiono di meraviglia ed ammirazione, quando si consideri la ripidità del terreno, il numero dei gradoni, i luoghi disperati in cui si era andata a trasformare, a creare questa disperata campagna[3].

Piglionico (Foce del)

Detta anche semplicemente “Il Piglionico” si trova nel comune di Molazzana a 1120 metri tra il monte Piglionico ed il monte Rovaio. Si arriva qua con la strada “delle Rocchette” da Gallicano passando per Molazzana fino alla Foce di Grottorotondo, poi essa diventa sterrata, passa per le Rocchette ed infine arriva alla Foce di Piglionico. Una cappella votiva ricorda il sacrifico di un gruppo di partigiani che combatterono con i tedeschi sul Monte Rovaio, che si trova proprio di fronte, il 29 agosto 1944. Una lapide marmorea così recita: Chi passi per queste valli a lavoro o a diporto/ nella suggestiva quiete del paesaggio montano/ sappia o ricordi/ e tutti ripensino/ che questo crinale roccioso/ che gli si erge davanti detto/ il nome di Gesù/ il 29 agosto 1944/ conobbe crepitio d’armi e strazi di morte/ e vide animosi giovani offrire la purissima vita/ perchè la patria risorgesse a libertà (il Nome di Gesù è una vetta a 1145 metri sulla cresta sud-est del monte Rovaio). I partigiani erano del gruppo Valanga che comprendeva elementi locali, emiliani reduci da Montefiorino e meridionali, il comandante era Leandro Puccetti di Gallicano che fu tra le vittime. Tutto nacque dall’uccisione di un tedesco due giorni prima, i partigiani rimasero nelle loro postazioni invece di fuggire come sarebbe stato più sensato, forse per presunzione di poter combattere alla pari con i tedeschi oppure per evitare guai ai civili. La battaglia avvenne il 29 e provocò 19 vittime tra i partigiani: 9 emiliani, 7 lucchesi e 3 meridionali. Dal Piglionico parte il sentiero 138 che scende a Colle a Panestra, mentre il sentiero 7 si dirige al rifugio Rossi.

Pizzorno

Piccolo borgo, detto anche il Pizzorno, nel comune di Molazzana a quota 460 metri. Esso è situato alle pendici del monte Rovaio presso il fosso Rimondina ed a poche centinaia di metri dalla strada provinciale del Cipollaio. La strada di accesso, in parte asfaltata, inizia presso una fermata dell’autobus sulla provinciale. Esso è formato da poche case alcune abitate per tutto l’anno, altre adibite ad uso turistico. Da qua passa il sentiero 138 per Colle a Panestra e per Piglionico. In passato presso il paese passava il confine con la Toscana, essendo la comunità di Molazzana in territorio estense.

Rimondina (Fosso)

Torrente, affluente della Tùrrite Secca, passa presso Pizzorno, riceve le acque dal canale delle Verghe e dal Fosso del Burrone. Il tratto Verghe-Rimondina è stato a lungo confine di stato e poi di provincia (vedi canale delle Verghe). Il sentiero 138 per un tratto gli passa vicino.

Tiévora

È un gruppo di case a 909 metri di quota alla base di un colle erboso omonimo sul versante nord-est del monte Rovaio. Essa, insieme a numerosi altri casolari, fa riferimento all’Alpe di S.Antonio. Qua arriva essa arriva una sterrata dalla stessa località ed un sentiero dalle pendici del Rovaio.

Tréscola (casa)casa Tréscola, la lapide è sulla parete di destra

Nelle carte IGM casa Tréscala. Il modesto abitato è formato da pochissime case alcune ridotte a ruderi si trova a 991 metri. Qua passa il sentiero per il monte Rovaio ed iniziano tracce di sentiero per la Cresta del Nome del Gesù. Una lapide posta nel 1945 dal Partito Comunista di Lucca ricorda i partigiani del gruppo Valanga che il 29 agosto 1944 (vedi anche Piglionico, Foce del) furono uccisi in zona nel corso di un combattimento durante la guerra di Resistenza. Così recita la lapide: Il 29 Agosto 1944/ per la redenzione della patria/ diciotto suoi figli/ fieri come queste montagne/ cadevano combattendo contro i fascista e il tedesco/ avendo sulle labbra i nomi sacri/ di mamma e di libertà/ i giovani delle generazioni avvenire/ salgano qua per ritemprare i muscoli/ ma più ancora il cuore e la mente/ nelle virtù eterne. Seguono 18 nomi di vittime e due dispersi.

Verghe (Canale delle)

Nasce presso la Foce di Mosceta e scorre verso nord e poi nord-est per immettersi nel Fosso Rimondina, affluente della Tùrrite Secca. Il sentiero 9 in parte tiene la sua destra orografica e poi lo attraversa prima di arrivare a Colle di Favilla. Esso, insieme al canale Rimondino, ha costituito confine tra la provincia di Massa-Carrara e quella di Lucca ed in precedenza tra lo stato Modenese e quello Fiorentino, con l’avvertenza che la zona toscana era quella dello stazzemese. Infatti Seravezza, Stazzema e Pietrasanta furono a lungo un enclave fiorentina nello stato di Lucca.

I SENTIERI

Sentiero 133

Molino del Riccio (320m) - Alpe Sant'Antonio (869m) raccordo GT (Garfagnana Trekking) - Colle a Panestra (1008m) - Foce di Piglionico (1120m). Non fornisco la descrizione non avendolo mai percorso personalmente, comunque percorre boschi e prati ed è di semplice percorrenza. bella vista sulle Panie dai prati antistanti Colle a Panestra

Sentiero 138

Strada Castelnuovo-Arni (458 m) – Pizzorno (480m) - Colle a Panestra (1008m) raccordo 133 – Foce di Piglionico (1120m). Il sentiero 138 inizia circa 2,5 km dopo Isola Santa in direzione Castelnuovo, presso uno spiazzo con fermata dell’autobus e cartelli del Cai. Scendiamo costeggiando la Tùrrite Secca per un largo stradello con bella vista sul Pizzo delle Saette. Attraversiamo un ponte e poi la strada si fa asfaltata e sale più ripida e con qualche tornante ci porta al modesto abitato di Pizzorno. Lo attraversiamo e ci troviamo nel sentiero vero e proprio che risale la valle del Fosso Rimondina che scorre più in basso a destra. Il sentiero è ameno nel bosco ed è ben segnato e risale, costeggiandoli, i fianchi occidentali del monte Rovaio. Attraversato un fosso il sentiero sale decisamente a destra per incontrare più avanti dei ruderi a 656 metri. a questo punto la salita si addolcisce fino a costeggiare il Fosso del Burrone che attraversiamo due volte. Poi il sentiero devia ripido a sinistra passa per una zona panoramica sulle Panie ed il Sumbra, rientra nel bosco e porta a Colle A Panestra dopo aver superato una bella fonte. Dal borgo il sentiero risale alla Foce del Piglionico.

 

note

1 Fosco Maraini (Firenze 1912, Firenze 2004) etnologo, alpinista, orientalista, fotografo e scrittore, tra i suoi libri ricordiamo “Tibet segreto” (1951), Ore Giapponesi (1957), Gasherbrum IV (1960). I suoi legami con le nostre terre sono stati testimoniati dalla volontà di essere sepolto nel piccolo cimitero dell’ Alpe di S.Antonio in Garfagnana nel comune di Molazzana dove lo stesso Maraini possedeva una casa in località Pasquìgliora dal 1978. Rimando agli articoli “Col di Favilla” e “Pizzo delle Saette” di questa rubrica per altre informazioni sul legame di Maraini con le Apuane.

2 Dalla rivista La Pania (notiziario del Comune di Molazzana) settembre 1997 intervista a Maraini a pag 10-11. La rivista è disponibile on-line.

3 Tratto da: Dacia e Fosco MARAINI, Il gioco dell’Universo. Dialogo immaginario tra un padre e una figlia non convenzionali, Mondadori, Milano, 2007. Citato nel numero di settembre 2007 de La Pania.