PANIA DELLA CROCE
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
03 Giugno 2009

"[...]che se Tambernicchi
vi fosse sù caduto, o Pietrapana,
non avria pur dall’orlo fatto cricchi
."

(Dante Alighieri)

(f.f.) la Pania della Croce è considerata la Regina delle Apuane. Pur non essendo la cima più alta e nemmeno la più difficile a salire, essa, sin dall’antichità, ha colpito visitatori ed osservatori per la sua indubbia possanza. Ne scrissero grandi letterati, a cominciare da Dante nella sua Commedia, e la salirono viaggiatori e naturalisti sin dal XVII secolo, ma non possiamo escludere che già prima qualcuno sia arrivato alla sua sommità. La salita per la via normale è molto semplice ed il panorama in vetta è splendido e domina tutta la catena apuana. Diventa severissima in inverno quando la neve si trasforma nell’insidioso ghiaccio apuano e molti, troppi, l’affrontano senza la dovuta cautela. Proprio sulla Pania avviene il maggior numero di incidenti in tutte le Apuane, molti purtroppo mortali, dovuti spesso ad imprudenza ed imperizia.

PANIA DELLA CROCE

il versante sud visto dal sentiero 7 per Foce di ValliÈ conosciuta come la Regina delle Alpi Apuane, essa è la montagna più conosciuta e la più frequentata dagli escursionisti. Con i suoi 1859 metri è la quarta vetta delle Apuane e la più alta ed imponente della zona meridionale.

Essa si trova nel territorio di tre comuni della provincia di Lucca: ad ovest e a sud Stazzema, a nord-est Molazzana e a sud-est Vergemoli. Proprio la vetta è il confine tra i tre comuni ed in passato tra tre stati (Lucca, Firenze e Modena).

Il monte ha forma conica solcata da canali e termina con una cresta pianeggiante sulla quale a sud si trova la vetta, con una vicina antecima nord di poco minore ed una spalla settentrionale che arriva alla sella del Callare da cui la cresta prosegue verso il Pizzo delle Saette che domina Col di Favilla.

La Spalla settentrionale scende alla Focetta del Puntone per proseguire nella cresta dell’Uomo Morto e poi alla Pania Secca, mentre a nord-est precipita nell’orrida Borra di Canala. Ad est la cresta sommitale delimita il Vallone dell’Inferno aspro e roccioso e ricco di anfratti dove si conserva la neve anche in estate.

Il versante sud-ovest è quello che appare più imponente e scende verso la Foce di Mosceta presso la quale si trova il rifugio Del Freo del Cai di Viareggio. A sud, con la Costa Pulita, il monte scende verso Foce di Valli e la cresta che porta al monte Forato dalla quale l’intero gruppo delle Panie appare nella sua maggiore imponenza panoramica.

Molto interessante per l’escursionista invece la Pania non rivesta particolare attrattiva per gli arrampicatori a causa dei versanti erbosi, ma essa offre il massimo del suo interesse alpinistico in inverno. Purtroppo il ghiaccio apuano è difficile e non perdona chi lo affronta senza la necessaria preparazione ed il dovuto rispetto.

La Pania fu citata da Dante e probabilmente fu salita già nell’antichità. Molti naturalisti la visitarono ad iniziare dal XVI secolo ed esistono documentazioni delle salite ad iniziare dalla metà del 1800.

Sin dall’antichità gli Uomini delle Nevi, valligiani versiliesi, ma anche garfagnini, salivano gli aspri sentieri che da loro prendono il nome per approvvigionarsi di neve che rimaneva fino in estate nei versanti più riparati dal sole.

La prima ascensione invernale è del 1882. La storia delle esplorazioni delle Alpi Apuane nasce proprio come esplorazione della Pania della Croce.

La via di salita più semplice è da Mosceta con il sentiero 126 per il Callare e da qui per la cresta sommitale. Naturalmente a Mosceta si può arrivare da varie località apuane ed al Callare si arriva anche dalla zona della Garfagnana passando dal Rifugio Rossi.

La vetta è caratterizzata da una imponente croce metallica, la prima fu innalzata il 19 agosto 1900 e fu poi colpita da un fulmine. Quella presente attualmente, insieme ai ruderi della prima, fu posta in loco il 19 agosto 1956 ad opera dell’UOEI di Pietrasanta. Come si evince dal brano successivo di Repetti però il nome Pania della Croce era già in uso all’inizio del 1800, forse per l’esistenza di una croce lignea?

I VERSANTI

Versante Ovest-nord-ovestversante ovest dal sentiero 9, a sx il Pizzo delle Saette e, a mezza costa, ben evidente il sentiero 125 per Foce di Valli

Il versante è alto circa 600 metri ed è essenzialmente formato da colate di detriti con poca vegetazione e presente solo nella parte più bassa. Esso è percorso dal facile sentiero 126 che con alcuni lunghi tornanti porta al Callare della Pania e da qua alla cresta nord ed alla vetta. Piacevole anche in inverno con adeguata attrezzatura, ma insidioso quando è molto ghiacciato. Non dimentichiamo che proprio sulla Pania, in inverno, avviene il maggior numero di incidenti mortali delle Apuane.

Versante Sud-ovest

È il versante più ampio, più alto e più imponente della montagna. Esso è inciso da costole e canali tra i quali il più famoso è il Canale dei Carrubi che arriva tra la cima e l’antecima. Le numerose vie di arrampicata partono dal sentiero 125 che unisce la Foce di Mosceta con Foce di Valli. Alcune di esse permettono notevoli salite invernali più o meno impegnative secondo le condizioni del ghiaccio. Il Canale dei Carrubi solca la montagna per oltre 900 metri e la prima ascensione invernale è dei fratelli Scipione e Livio Borghese insieme alla guida Efisio Evangelisti il 26 marzo 1896.

Cresta Sud

Inizia da Foce di Valli e sale per erbe e sfasciumi e poi segue l’erta cresta rocciosa da fare con molta attenzione. Lungo il percorso si trova una croce che ricorda il luogo dove fu ucciso il “Nonno”[1].

Versante Sud-sud-estdal monte Nona il gruppo delle Panie, sullo sfondo l’Appennino

È un versante piuttosto uniforme formato da erbe e sfasciumi e diventa roccioso in alto. È percorso dal sentiero 7 che, passando per il Passo degli Uomini delle Nevi, arriva al Rifugio Rossi. Molto bello a vedersi, insieme all’Uomo Morto ed alla Pania Secca, dai monti vicini, più a meridione come il Forato ed il Nona.

Cresta Est della vetta

Inizia dal Passo degli Uomini della Neve e sale per circa 200 metri con tratti ripidi ed esposti con qualche passaggio difficoltoso.

Vallone dell’Inferno

Anche canale dell’Inferno. È il circo di origine glaciale compreso tra la cresta est della Pania della Croce e la sua spalla settentrionale. L’ambiente è aspro, brullo, roccioso e sassoso a sfasciumi nel tratto che è percorso dal sentiero 126 dalla Focetta del Puntone al Callare. La salita è faticosa, ma non difficoltosa anche in inverno, più ripida la parte sommitale. Secondo leggende locali in questo canale “ci si sentiva” cioè era palpabile la presenza di spiriti cattivi e di notte si vedevano i lumi degli streghi che si adunavano.

Spalla settentrionale

È un versante roccioso che domina la testata della Borra di Canala. È interessante in inverno per le diverse possibilità di scalata che offre.

LE PANIE

Il nome Panie che oggi possiamo restringere al massiccio formato da Pania Secca, Pania della Croce, Pizzo delle Saette e Uomo Morto, era usato, in passato, per denominare l’intera catena Apuana. L’origine del termine è dalla radice *pen, forse gallica, che significa cima, vetta, monte. Essa la troviamo in Alpi Pennine, in Appennino e nel termine Penna molto usato localmente per Monte, ad esempio: Penna di Sumbra, Penna Forata.

Il termine Alpi Apuane entrò nell’uso con la dominazione napoleonica ed ancora Repetti[2] usava il termine:

ALPE APUANA, PANIA[3] (Petra Appuana). Nome dato da Dante in poi a quel gruppo di acutissimi monti posti tra Lucca e Luni, il Serchio, l’Aulella e il littorale da Viareggio a Carrara... L’intiera giogaia sia per la forma acuminata delle sue creste, sia per la struttura e indole del terreno, appartiene ad un sistema assai distinto dalla catena superiore dell’Appennino, dalla quale può dirsi isolata, ad eccezione di una profonda foce volta a greco-sett. là dove si schiudono le opposte Valli del Serchio e della Magra, e verso dove scendono a picco i due fra i più elevati e inaccessibili monti designati coi nomi di Pisanino e di Pizzo d’Uccello.... le più elevate cime della Pania di fronte all’Appennino di Mommio sono quelle del Pisanino, che alza 3503 brac.[4] sopra il livello del mare.... ad esso succedono per ordine di elevatezza nello stesso lato il Pizzo d’Uccello che ha 3282 br. di altezza, il Monte Sacro e la Pania della Croce che ascende a br. 3188..........

LA VETTAla Croce accanto ai resti di quella vecchia

La vetta è ampia e permette una sosta piacevole ammirando un panorama unico. In estate capita di trovare decine di persone in continua salita e discesa, quasi in pellegrinaggio. Questa è situazione unica in tutte le Alpi Apuane, dove spesso in vetta si trovano solo le capre. Il panorama è a 360° sul mare e sulle isole, sull’Appennino e su le Apuane settentrionali, centrali e meridionali.

La cima della Pania fu uno dei vertici della triangolazione eseguita dagli ufficiali dello Stato Maggiore austriaco pel rilievo della carta topografica del Gran Ducato e dei Ducati. Le prime volte che fui su quella vetta vi si vedeva una piramide formata di sassi murati a secco, che aveva servito di punto di mira in quell’operazione geodetica; di poi i venti ed i fulmini in parte, in parte i pastorelli che salgono talora colassù hanno demolito quel manufatto.[5]

GLI ITINERARI

I principali sono i seguenti, naturalmente avendo a disposizione un paio di giorni e quindi la possibilità di pernottare al Rifugio Del Freo è possibile partire anche da Cardoso, da Stazzema, da Pizzorno e da altre località che circondano il massiccio.

  • Levigliani, Voltoline, Passo dell’Alpino, Foce di Mosceta, sentiero 126. È questo il percorso classico che prevede la salita per le bellissime Voltoline.

  • Retignano, Passo dell’Alpino. Questo percorso è un po’ più lungo e prevede il superamento della zona delle Scalette abbastanza disagevole.

  • Pruno, Passo dell’Alpino. In questo percorso viene costeggiato il vecchio rifugio delle Caselle del Cai di Viareggio, poi sostituito dal Del Freo di Mosceta.

  • Passo di Croce, Fociomboli, Foce di Mosceta. Presenta il vantaggio di iniziare da una quota maggiore. Esso costeggia il monte Corchia ed il Freddone.

GLI ANELLI

versante est visto dalla Pania Secca, in primo piano l’Uomo Morto e dietro la Pania della Croce con il Vallone dell’InfernoNe indichiamo alcuni che non prevedono la salita in vetta, lasciando all’iniziativa dell’escursionista ed al tempo che ha a disposizione di ideare altri percorsi:

  • Isola Santa, Borra di Canala, Vallone dell’Inferno, sentiero 126, Foce di Mosceta, sentiero 9, Isola Santa

  • Levigliani, Foce di Mosceta, sentiero 125, Foce di Valli, Passo Uomini della Neve, Vallone dell’Inferno, sentiero 126, Foce di Mosceta, Passo dell’Alpino, Levigliani

  • Levigliani, Foce di Mosceta, sentiero 125, Foce di Valli, Passo Uomini della Neve, Borra di Canala, sentiero 127, Foce di Mosceta, Levigliani

STORIE E LEGGENDE

L’imponenza del monte, ben visibile dalla Versilia e dalla Garfagnana, ha stimolato la nascita di molte storie e leggende. Esse trattano di esseri fantastici, metà uomo e metà animali, di spettri e di streghi che popolavano le pendici del monte ed in particolare il Vallone dell’Inferno e la Vetrìcia che erano da evitare di notte perchè “ci si sentiva”, cioè era palpabile la presenza di esseri sovrannaturali e pericolosi. Altre storie trattano di favolosi tesori nascosti nelle cavità che circondano la montagna. Per chi è interessato al dettaglio delle storie consigliamo il bel libro “Le leggende delle Alpi Apuane”.[6]

STORIE DI ASCENSIONI ED ESPLORAZIONI[7]

La Pania della Croce era molto nota sin dall’antichità e fu citata da Dante, Boccaccio ed Ariosto. Dal XVII secolo fu visitata da naturalisti come Paolo Silvio Boccone, Antonio Vallisnieri, Pier Antonio Micheli, Giovanni Targioni Tozzetti, Leonardo Ximenes, Lazzaro Spallanzani solo per citare i più conosciuti.

In quel periodo la montagna fu sicuramente salita dal lucchese Giovanni Stefano Conti che fu sulla vetta della Pania nel 1760, nel 1761 ed il 7 luglio 1762[8]. La salita avvenne dalla Costa Pulita per il Passo degli Uomini delle Nevi (chiamato allora Malpasso) e per il Vallone dell’Inferno.

Gustavo Dalgas[9] così ricorda le sue salite alla vetta[10]:

la Pania, la Pietra Pana di Dante, non è la cima più alta delle Apuane, essa ragguaglia metri 1.860-70 sopra il livello del mare ........... ma la sua ubicazione la fa centro di un panorama di gran lunga più esteso di quelli che comandano le altre, anche prossime vette. Il generale Ezio de Vecchi, il quale, in compagnia dell’avvocato Pozzolini ha eseguita nel mese di agosto di quest’anno [1874] l’ascensione del Pizzo d’Uccello e del Pisanino ...... deve ... essersi rammentato come quasi trent’anni fa, appunto il 15 luglio del 1844, egli ed io, allora studenti, facemmo l’ascensione della Pania in compagnia del comune maestro e amico il rimpianto professore Pilla, e insieme ai signori Simi di Levigliani, i quali ci avevano cortesemente ospitati.

Continua ricordando i panorami che si godono dalla vetta:

basta pensare che questo pizzo, unico fra i suoi anche un poco più elevati confratelli, si scorge contemporaneamente da Viareggio, da Lucca, da Pisa, da Livorno, da Volterra, da Siena, da Firenze, dalla valle inferiore dell’Arno e dalle pianure di Maremma fino al monte Argentaro, per farsi idea della vastità del panorama terrestre che esso domina, mentre gli si apre dinanzi vastissima distesa di mare, in cui si scorgono disseminate le isole dell’arcipelago Toscano fino alla Corsica, e l’osservatore mira ai suoi piedi, come una mappa dispiegata, il golfo della Spezia con tutte le numerose insenature del suo orlo settentrionale, oltre del quale l’occhio segue la riviera ligure, quando la purezza dell’aria lo consente fino alle coste d’Antibo ed alle Alpi Marittime.

Poi ricorda la visione di un mare di nuvole nell’estate del 1849, spettacolo sublime che capita, a volte, di ammirare in altre vette apuane:

uno strato uniforme d’insolita nebbia cuopriva la superficie del mare e tutte le bassure terrestri, mentre le regioni superiori dell’aria erano di una purezza e di una trasparenza straordinarie, sicché emergevano, come da un pelago, da quello strato di bassi vapori i diversi gruppi montuosi, che apparivano distaccati; ed al pari dell’Elba, della Gorgona, della Capraia, sembravano tante isole ......

ed indica il percorso seguito

La via più breve e più agevole per chi voglia salire in vetta la Pania è di muovere da Seravezza, d’onde una strada ruotabile di circa tre miglia, passando pel villaggio di Ruosina, conduce a Cansoli. Ivi, lasciando a sinistra la strada aperta del cavaliere Sancholle Henraux pel trasporto dei marmi delle sue cave del Giardino nelle pendici del monte Altissimo, si sale prima al villaggio di Levigliani, d’onde prosegue la via comunale mulattiera detta delle Volte, a cagione delle numerose rivolte per cui si sale a zig-zag l’alta e scoscesa balza che chiude la vallecola di Levigliani. Varcata la foce di Mosceta comincia a pianeggiare traversando quei prati a dolce pendio, sormontati dal nudo pizzo della Pania .........

La prima ascensione invernale è raccontata da Pasquale Veronese[11], della sezione Ligure del Cai:

Ecco i nomi dei Soci che presero parte all’escursione: A. Berlingieri, L. Cassini, G. Pastorino, F. Podestà ed io, cui si aggiunse poscia il sig. G. Canevari....

Il gruppo pernotta il 4 febbraio 1882 a Ponte Stazzemese ed il giorno dopo alle 6 e mezza parte con Ignazio Ancillotti ed il figlio Ottavio, contadini al servizio dell’albergatore. Lungo il percorso si aggiungerà la guida di Pruno Efisio Vangelisti ed a Mosceta lo zio di questi Giuseppe Vangelisti la cui presenza non era prevista, ma si rivelerà decisiva per la riuscita dell’impresa. Passando per Volegno arrivano alla Foce di Mosceta.

A tutti coloro che ci incontravano per la strada o ci vedevano dalle finestre delle loro casette formavamo oggetto di maraviglia e stupore. Lo stupore crebbe poi a dismisura quando ebber modo di conoscere le nostre intenzioni: tentennavano il capo e, come si seppe in seguito, corsero poi tra essi e tra gli abitanti degli altri villaggi della valle numerose scommesse sul buon esito della nostra intrapresa.

Il gruppo arriva a Mosceta dove il ragazzo Ottavio viene lasciato presso la fonte a far la guardia al materiale non necessario alla salita.

Dalla Foce di Mosceta per un’ora si segue il piccolo sentiero appena tracciato, che per quelle rocce marmoree serve in estate ai così detti uomini della neve ......... il sentieruolo era allora quasi scomparso sotto la neve, e per l’ultima parte di salita che in estate si compie in un’ora non esiste traccia alcuna da percorrersi nemmeno nella buona stagione. Ora calpestando la neve, ora aggrappandoci ai nudi massi e schivando alla meglio le pietre che rotolavano smosse dal passo di chi si trovava più in su, arrivammo a mezzogiorno sul crinale che corre tra il Pizzo delle Saette e la Pania... giunti sul crinale in discorso si fece una breve sosta per vedere se lo stato della neve permetteva d’avventurarci più in là. L’Ancillotti, andato a provarne col picco la consistenza, ritornò scoraggiato, dicendo che la neve fina qual polvere formava uno strato sottile, sotto il quale trovavasi la crosta ghiacciata e consistente. Il Giuseppe Vangelisti provatosi alla sua volta, si mise senz’altro a rompere il passaggio a furia di picco. Tre dei compagni non si avanzarono più oltre allo scopo di tener compagnia ad uno fra essi colto nell’ultima parte della salita da momentaneo malessere, e gli altri tre procedettero, slegati, nell’ordine seguente. Veniva prima la brava guida Giuseppe Vangelisti, lo scrivente, G. Canevari, l’Ancillotti, A. Berlingieri e l’Efisio Vangelisti. Le guide, succedentesi l’una all’altra, ruppero scalini sulla crosta ghiacciata vicinissimo allo spigolo del crinale per un’ora e mezza fino a che si arrivò poco distante dal punto culminante. Ivi si percorse addirittura l’angusto spigolo quasi pianeggiante, ora affatto nudo ora coperto di neve, e in poco più di 10 minuti si arrivò al segnale ivi eretto l’8 settembre 1874 per le operazioni geodetiche.... l’Efisio diè fuoco ad alcuni cespugli d’erbe secche liberi dalla neve sul pendio volto a mezzodì, talché in breve fummo avvolti dal fumo. Il bravo giovane volle in tal modo dar prove lampanti della nostra riuscita ai numerosi increduli della vallata che di lontano ci tenevano in osservazione.

Veronese continua esaltando il panorama, riportando la temperatura in quota di -1°,6 e la discesa facile e breve. Il giorno dopo alle 3,30 della mattina il gruppo era già a Genova in treno.

Molti altri naturalisti ed esploratori salirono la montagna nell’ottocento e per le informazioni rimando al libro di Giorgio Giannelli già citato.

FOCI intorno alla Pania

Callare della Panial’inizio del Vallone dell’Inferno

È una sella della cresta principale nord-sud della Pania della Croce che si trova a metà strada tra la sua vetta e quella del Pizzo delle Saette a 1743 metri di quota. La vista è veramente eccezionale. Qua arriva il sentiero 126 dalla Foce di Mosceta che poi scende alla Focetta del Puntone per l’orrido Vallone dell’Inferno.

Foce di Mosceta

È il largo valico a 1170 metri tra il Monte Corchia e la Pania della Croce. Qua si trova una maestà con una serie di lapidi per i caduti in montagna e sul lavoro ed un cippo commemorativo dei partigiani caduti per la libertà. È importantissimo nodo di sentieri e punto di partenza di moltissime escursioni. Si arriva alla foce da moltissimi paesi nei dintorni con lieve fatica. Da Retignano il sentiero 123 va a confluire con il 122 da Pruno, da Levigliani per via di cava e per le Voltoline (sentiero 9), questi tre itinerari convergono nel passo dell’Alpino da cui in breve si raggiunge Mosceta. Da Fociomboli arriva il 129, da Cardoso il 7 poi 124, da Foce di Valli il 125. Inoltre ancora il 9 che proviene da Isola Santa ed il 128 per il Puntato, presso il vicino Rifugio del Freo. Da qua parte la via normale per la Pania: il sentiero 126.

Foce di Valli

Ripiano erboso alla base della imponente parete sud della Pania della Croce a quota 1266 metri. È punto di comunicazione tra l’alta Versilia (Cardoso) con la Garfagnana (Fornovolasco) ed è importante nodo di sentieri. Qua arriva il sentiero 110 dalla Foce di Petrosciana dopo aver percorso la Costa Pulita, il 131 sempre dalla Foce di Petrosciana mantenendosi più basso nel bosco, il 125 dalla Foce di Mosceta ed il 7 da Cardoso per Piglionico. Non è raro vedere mufloni e cavalli al pascolo. Un albero solitario offre ombra al viandante stanco. Il luogo offre un panorama splendido sul gruppo delle Panie.

Focetta del Puntone

Ameno valico, a quota 1611 metri, posto in posizione centrale del massiccio delle Panie. Qua arriva il sentiero 139 che percorre l’orrida Borra di Canala da Nord ed il sentiero 7 da Foce di Valli per il vicino rifugio Rossi, a poca distanza anche il sentiero 126 per la Valle dell’Inferno e la Pania della Croce. Il Puntone è il Naso dell’Uomo Morto. Il luogo è estremamente panoramico in particolare sulla Borra di Canala e la Vetrìcia.

Fociomboli

Valico tra la quota 1461 metri del monte Corchia ed il monte Freddone. Si trova a 1270 metri e corrisponde alla testata del Canale delle Fredde. Esso è attraversato dalla mulattiera che congiunge il Passo di Croce con il Puntato e il Col di Favilla, che corrisponde al sentiero 11. Da qua passa poi il sentiero 129 che unisce Mosceta alla strada del Cipollaio (ponte dei Merletti), passando per Campanice. Parte di questo sentiero segue una marmifera per le dismesse cave del retro-Corchia. La zona di Fociomboli è importante dal punto di vista botanico specialmente per il vicino Padule o Torbiera di Fociomboli, ricco di rare orchidee.

Passo dell’Alpino

È il ripiano panoramico a quota 1080 metri situato sul crinale del monte Alto. Qua arriva il sentiero 9 delle Voltoline diretto alla Foce di Mosceta, ed il sentiero 122 da Pruno nel quale si immette, presso la Foce di Borra Larga, il sentiero 123. Il panorama si apre su Levigliani e le cave del Corchia e la zona di Pruno e Cardoso.

Passo di Croce

È un ripiano erboso a 1160 metri che dai Torrioni del Corchia cala verso il passo dei Fordazzani, da esso si gode una splendida vista sulle Apuane settentrionali: Sagro, Pizzo, Pisanino, Tambura e Sella e, in primo piano, Altissimo, Macina, Fiocca, Sumbra e Freddone, inoltre la visuale comprende, nelle belle giornate, tutta la costa dalla Spezia fino alla Versilia ed alle isole. A livello della maestà, alla fine della strada asfaltata, una palina indica il sentiero 10 per il passo dei Fordazzani da cui il bivio per il 141 per le Cervaiole ed il 10 per Campanice e, dopo pochi metri, c’è un monumento marmoreo del 2000 dedicato agli ideatori della strada per Fociomboli. Questi erano due frati professori di Terrinca, Cesare Coppedè e Gustavo Cocci, il primo si interessò del tratto fino al Passo, il secondo di quello per Fociomboli. La strada in questione si biforca subito: a destra (segnavia 11) continua per Fociomboli, a sinistra la strada, chiusa da una sbarra, sale per la cava dei Tavolini del monte Corchia, in alternativa sulla destra della sbarra sale un sentiero segnato di rosso, ma non numerato, che porta ad un pannello verde sulla via di cava dei Tavolini.

Passo degli Uomini della Neve

È un ripiano della cresta Est della Pania della Croce a quota 1690 metri che mette in comunicazione la Costa Pulita con la zona settentrionale del monte, nella quale la neve si conserva a lungo. Il passo deve il proprio nome al fatto che, in passato, dalla Versilia si saliva qua per approvvigionarsi di neve che era usata nelle ghiacciaie e per fare gelati. Gli Uomini della Neve venivano, per lo più, da Cardoso e riempivano di neve le loro ceste prelevandola dalle “Buche della Neve” presenti nel vicino altipiano della Vetrìcia o nel Vallone dell’Inferno. Il luogo è estremamente panoramico sull’Uomo Morto e la Pania Secca, inoltre da qua parte un itinerario di cresta abbastanza impegnativo, non segnato, per la vetta della Pania della Croce (cresta est). Il passo è attraversato dal sentiero 7, ed il primo tratto verso nord è caratterizzato da un intaglio nella roccia. La zona è ricca di belle fioriture.

RIFUGIla Pania vista dal Rifugio Del Freo

Rifugio Del Freo

Situato presso la Foce di Mosceta a quota 1180 metri alle pendici del monte Corchia in posizione molto panoramica, esso è dominato dalla mole della Pania della Croce. Esso sostituì il precedente rifugio in località “alle Caselle” inadeguato per le esigenze dell’escursionismo e dell’alpinismo apuano. È di proprietà della sezione del Cai di Viareggio. Inaugurato il 28 maggio 1950 alla presenza di Bartolomeo Figari, allora presidente nazionale del Cai. Inizialmente denominata Pietrapana (dal nome che Dante aveva dato alla Pania), nel 1970 fu dedicato alla memoria del professor Giuseppe Del Freo (1897-1969), prima insegnante di storia e filosofia e poi preside del Liceo Classico “Carducci” di Viareggio. Egli fu un amante della montagna ed a lungo presidente della locale sezione del Cai e molto si diede da fare per l’erezione del rifugio stesso. Il rifugio nella sua storia subì numerosi rifacimenti ed ampliamenti e l’8 dicembre 1998 fu nuovamente inaugurato nella sua veste attuale. Con la vicina foce di Mosceta rappresenta il principale nodo di sentieri delle Apuane meridionali. Accessibile facilmente da Levigliani, Pruno, Cardoso, Isola Santa.

Rifugio Rossi

Denominazione completa: Rifugio Enrico Rossi alla Pania. Situato nel comune di Molazzana a 1609 metri nel versante settentrionale dell’Uomo Morto, in posizione centrale del gruppo delle Panie. È proprietà della sezione Cai di Lucca. La prima costruzione è del 1921 con il tetto a volta che cadde ben presto e fu ricostruito ed inaugurato il 24 agosto del 1924, una targa marmorea ora all’interno dell’edificio così recita: “Rifugio Pania/1924/Club Alpino Italiano/Sezione di Lucca”. Il rifugio fu poi ingrandito fino alle dimensioni attuali. Enrico Rossi era un giovane avvocato morto prematuramente in un incidente stradale nel 1967, egli era amante della montagna e partecipava alla vita sociale della sezione di Lucca. Poco prima della sua morte il tetto del rifugio aveva subito ingenti danni e mancavano i fondi per ripararlo fu proprio la famiglia dello sfortunato giovane ad intervenire economicamente per sistemare il rifugio che, quindi, nell’estate del 1968 venne intitolato ad Enrico Rossi. Il luogo è molto ameno e panoramico con vista splendida sulla Pania Secca, sulla Pania della Croce ed il Pizzo delle Saette e sulla Apuane settentrionali in parte nascoste dal Fiocca e dal Sumbra. A poca distanza l’interessante altopiano della Vetrìcia. Si arriva al rifugio col sentiero 7 da Piglionico e da Foce di Valli sul quale si innestano sentieri dalla Foce di Mosceta e da Fornovolasco. Sulle pareti esterne tra le tanti lapidi, una dedicata al poeta Giovanni Pascoli: “...Io che l’amo, il vecchio monte/ gli parlo ogni alba, e molti dolci cose/ gli dico ....” tratto dalla poesia “The Hammerless gun” ne “I canti di Castelvecchio”.

SENTIERI

Sentiero 7

la cresta sommitale in discesa verso la zona del CallareCardoso (265m) – Collemezzana (770m) innesto 124 - Foce di Valli (1266m) innesto 110, 125, 130 - Passo degli Uomini della Neve (1690) – innesto 126 - Focetta del Puntone (1611m) innesto 139 -Rifugio Rossi (1609m) – innesto 127 – Piglionico innesto 138, 133. Da Foce di Valli si sale con fatica la Costa Pulita fino al Passo degli Uomini della Neve da cui si scende per un tratto abbastanza esposto con un paio di tratti attrezzati con catene metalliche fino ad arrivare alla Focetta del Puntone dalla quale in pochi minuti si arriva al rifugio.

Sentiero 9

Levigliani (582m) – ingresso Antro del Corchia (850m) - le Voltoline - Passo dell'Alpino (1080m) innesto 122 - Foce di Mosceta (1170m) innesto 129, 124, 125 – innesto 127 – innesto 11 - Col di Favilla (938m) - Isola Santa (550m). Il tratto fino alle Voltoline è oggi una strada marmifera asfaltata che ha distrutto la vecchia mulattiera. Le voltoline sono molto caratteristiche per i loro ripidi tornanti, dopo il passo dell’Alpino il sentiero sale, per rocce scalinate, un breve tratto conosciuto per le numerose lapidi che, in passato, hanno dato origini a polemiche, fino ad una maestà dalla quale iniziamo ad ammirare la mole imponente della Pania. Il sentiero continua ameno a mezza costa ed in pochi minuti entra in un’abetaia da cui esce alla Foce di Mosceta. Poi segue la discesa amena nel bosco fino ad Isola Santa.

Sentiero 11

Passo di Croce (1160m) innesto sentiero 10 per Passo dei Fordazzani e Campanice – innesto 129 per Campanice e Ponte Merletti - Fociomboli (1260m) innesto 129 per Mosceta – innesto sentiero non numerato per il Freddone - Puntato (1170m) innesto 128 per Tre Fiumi – innesto 128 per Mosceta - Col di Favilla (938m) innesto 9 per Isola Santa e Mosceta.

Sentiero 110

Foce di Petrosciana (961m) –innesto ferrata del Forato - arco del Forato ed innesto sentiero 12 - Monte Forato (1209m) - Foce di Valli (1266m).

Sentiero 122

Pruno (468m) - Le Caselle (835m) – innesto 123 - Passo dell'Alpino (1080m). Attraversa il bosco e l’ultimo tratto esce nelle praterie del Franchino per il passo dell’Alpino.

Sentiero 123

Retignano (396m) - Le Scalette – Foce di Borra Larga (ca 1100m) innesto sentiero 122. Sentiero sistemato dalla sezione di Forte dei Marmi nel 1997, ma attualmente bisognoso di nuova ed accurata sistemazione. Itinerario lungo ed impegnativo ed in certi punti riservato ad escursionisti esperti.

Sentiero 124

Foce di Petrosciana (961m) – innesto 124bis – Casa Colombara (767m) innesto 12 - Penna Rossa - Collemezzana (770m) innesto 7 - Foce di Mosceta (1170m). Unisce due tra i nodi più importanti per le escursioni nelle Apuane meridionali.

Sentiero 125

Foce di Mosceta (1170m) – Foce di Valli (1266). Segue a mezza costa il versante sud-ovest, va fatto con prudenza per la presenza di alcuni tratti esposti.

Sentiero 126

Foce di Mosceta (1170m) – le Gorfigliette (1412m) – Callare della Pania (1743m) – innesto 7 - Focetta del Puntone (1611m). Fino al Callare rappresenta la via normale alla vetta. Non è difficoltoso.

Sentiero 127

Foce di Mosceta (1170m) – innesto 139 – Foce del Piglionico. In realtà il sentiero è un raccordo tra il sentiero 9 (quota 1075m) ed il 7 (quota 1140m).

Sentiero 128

Tre Fiumi (ca 750m) - Puntato (987m) raccordo 11 - Foce di Mosceta (1170m).

Sentiero 129

Ponte Merletti (ca 800m) – Campanìce (1050m) innesto sentiero 10 – innesto sentiero 11 con tratto comune - Passo Fociomboli (1260m) - Retro Corchia - Rifugio del Freo (1180m) - Foce di Mosceta (1170m). Unisce la carrozzabile del Cipollaio con la zona del Puntato e quella di Mosceta e con il precedente permette un interessante anello.

Sentiero 131

Foce di Petrosciana (961m) - Casa del Monte (919m) incrocio 12 - Foce di Valli (1266m) incrocio 130, 125, 7. Lungo il sentiero, nel tratto verso la Pania è facile imbattersi nei mufloni che prosperano in queste zone.

Sentiero 139

Focetta del Puntone (1611m) – Porta di Borra Canala (1260m) - innesto 127 (1140m). Percorre l’orrida Borra di Canala.

ITINERARI RELATIVI ALLA PANIA DELLA CROCE:

Per chi volesse avere altre informazioni rimandiamo agli articoli di questa rubrica: Col di Favilla, Pizzo delle Saette, Uomo Morto, Pania: la storia

 

note

1 Angiolo Bartolucci di Collemezzana (1871-1945) arrampicatore e guida alpina, per segnalare l’arrivo del cattivo tempo suonava la sua famosa conchiglia. Fu sempre molto ospitale e disponibile con gli escursionisti, tanto da meritarsi il soprannome di Nonno della Pania. Fu ucciso dai tedeschi proprio alla fine della guerra perchè sorpreso mentre stava scortando alcuni soldati americani.

2 Emanuele REPETTI (Carrara 1776 – Firenze 1852) geografo, storico e naturalista. Fu autore di un monumentale Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana.

3 Emanuele REPETTI, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, tipografie Tofani e Mazzoni, Firenze, 1833-1845. Ristampa anastatica a cura della Federazione delle Casse di Risparmio della Toscana, Grafiche Fratelli Stianti, Firenze 1972. Vol. I, pag 69-73.

4 1 braccio: 0,583625 m

5 Gustavo DALGAS, La Pania della Croce, Bollettino del Club Alpino Italiano, vol VIII, n° 22, 1874, pag. 86-94. Si trova in: Carlo MARIANI, L’ombrello di Freshfield. Relazioni di viaggio e storia dell’esplorazione nelle Alpi Apuane (1865-1905), Giardini Editori e stampatori, Pisa, 1986. La prima ascesa di Dalgas è del 1844.

6 Paolo FANTOZZI, Le leggende delle Alpi Apuane, Le Lettere, Firenze, 2003. Da pag. 53 a pag. 63 sono riportate tutte le storie che riguardano le Panie.

7 Ci limitiamo a pochi appunti per non appesantire l’articolo e ci proponiamo di trattare più estesamente l’argomento in un successivo articolo.

8 L’informazione è ripresa da: Giorgio GIANNELLI, Uomini sulle Apuane, Galleria Pegaso Editore, Forte dei Marmi, 1999. Pag. 22-39. Egli riporta brani di una relazione dello stesso Conti dal titolo: “Viaggio da Lombrici di Camaiore al Monte della Pania” trovato all’archivio di Stato di Massa da Andrea Tenderini.

9 Gustavo Dalgas (Livorno 1823-Firenze 1888) figlio del console danese di Livorno, ingegnere, fu a lungo vice-presidente della sezione fiorentina del CAI e grande conoscitore ed estimatore delle Apuane.

10 G. Dalgas, opera citata. Articolo monografico molto interessante.

11 Pasquale VERONESE, Prima ascensione invernale sulla Pania della Croce, Rivista Alpina Italiana, vol. I, n° 4, 30 aprile 1882, pag. 3-4. Si trova in: Carlo MARIANI, opera citata.