 
                (f.f.) questo sentiero unisce l'Alta Versilia con la Garfagnana permettendo moltissime escursioni per le Apuane centrali e offrendo panorami sempre molto interessanti.
SENTIERO 9
                        Il sentiero è di competenza del Cai sezione di Viareggio nel tratto Levigliani - Foce di Mosceta e del Cai di Lucca nel tratto Foce di Mosceta - Isola Santa.
        
 Tragitto
        
 Levigliani (582 m) – innesto SAV per Retignano - ingresso Antro del Corchia (860 m) - le Voltoline - Passo dell'Alpino (1080 m) [innesto sentiero 122] - Foce di Mosceta (1170 m)
          [innesto sentieri 124, 125, 126, 127, 128, 129] – bivio innesto 127 – Col di Favilla (941 m) [innesto sentiero 11 e sterrato per Provinciale 13] - Isola Santa (550 m).
        
 Nel suo lungo percorso il primissimo tratto è comune con il SAV; da Mosceta fino al relativo bivio un tratto è comune con il 127. Inoltre il tratto da Mosceta a Isola Santa è percorso
          dalla seconda Tappa del Garfagnana Trekking (Rifugio Rossi - Capricchia).
        
 Il tratto fino alle Voltoline è oggi una strada marmifera asfaltata che ha distrutto la vecchia mulattiera. La strada è stata sistemata e riasfaltata nel 2008. L'accesso ai veicoli
          privati è, comunque, interdetto.
        
 Informazioni sulla zona di partenza
        
 Da Levigliani
        
Da Seravezza si prosegue sulla strada provinciale per Castelnuovo Garfagnana (strada del Cipollaio), si lascia sulla destra il bivio per Ponte Stazzemese, e si arriva, poco dopo, alla deviazione per Retignano (9 km da Seravezza). Superata la deviazione si continua per altri 4 km fino a trovare una prima deviazione per Levigliani sulla destra che si segue in ripida salita per 1 km fino ad arrivare alla piazzetta, nei pressi della quale è possibile parcheggiare.
 Il borgo di Levigliani merita una visita ai suoi musei (Museo della Pietra Piegata e Museo di Comunità e d'Impresa Lavorare Liberi), alla Miniera dell'Argento Vivo e all'Antro del
          Corchia. [vedi avanti]
        
 Da Isola Santa
        
Partendo da Arni per la strada provinciale 13 Arni-Castelnuovo in direzione Castelnuovo Garfagnana: si continua fino ad arrivare alla deviazione a sinistra per Capanne di Careggine (6 km). Si continua la provinciale fino alla diga dove inizia il sentiero (7,4 km). Lungo la strada ci sono alcuni slarghi parcheggio e, in particolare, presso il vecchio ristorante Da Giaccò (di fronte c'è il sentiero per Capanne di Careggine). Da Castelnuovo Garfagnana servono 12,4 km.
 Il borgo merita una visita. [vedi avanti]
        
 Descrizione del percorso
        
 Difficoltà: E (facile) il sentiero non presenta difficoltà, un po' di dislivello richiede un minimo di allenamento. Il terreno scivoloso e la neve
          possono rendere la progressione più difficile in inverno e dopo le piogge.
        
 Stato del sentiero: è ben segnato ed evidente, sono presenti le indicazioni ai diversi bivi.
        
Tempi:
andata 03h 30'
 ritorno 03h 30'
        
 Il percorso
        
 Sintesi: da Levigliani il sentiero sale per marmifera asfaltata fino all'Antro del Corchia, poi percorre i ripidi tornanti delle Voltoline fino al Passo dell'Alpino. Segue
          un tratto su roccia scalinata e poi continua a mezzacosta fino a Mosceta. Da qua scende fino a Col di Favilla e Isola
          Santa.
        
 L'inizio del sentiero è la piazzetta di Levigliani dove è possibile parcheggiare direttamente o lungo la strada di accesso, inoltre c'è anche una fontana di acqua fresca. Dalla
          piazzetta saliamo subito per la ripidissima strada ben asfaltata, che porta all’Antro del Corchia (grotta turistica che merita di essere visitata). La strada sale con una serie di
          ripidi, e abbastanza lunghi, tornanti costeggiando il Canale delle Volte. Subito all’inizio (5’) c’è una maestà piuttosto recente e poi qualche rara abitazione. Salendo si vede, sulla
          destra in alto, la Cava dell'Ussaccio con il suo ravaneto deturpante. Lungo il percorso ci sono molte belle fioriture sulle rocce che cambiano con le stagioni. A 14’, presso uno
          spiazzo sulla destra, troviamo indicazioni per Retignano (Sentiero Alta Versilia): questo sentiero attraversa il canale e risale le pendici boscose che abbiamo sulla nostra destra.
          Continuiamo per tornanti e a 40' siamo sotto l'impressionante via di Lizza del monte Ceto che è stata, in parte, devastata dalla marmifera che stiamo percorrendo, essa iniziava dalle
          cave della zona meridionale del Monte Corchia. Continuiamo a salire e a 47' siamo all'ingresso turistico
          dell'Antro del Corchia. A destra un ramo della marmifera si dirige alle Cave dell'Ussaccio, noi continuiamo a sinistra per la marmifera non più asfaltata e, poco dopo, a 50’ inizia il
          tratto delle Voltoline (presente indicazione). Invece a sinistra prosegue la marmifera del Piastraio per le cave meridionali del Corchia (è presente, da poco, un cancello), salendo
          per le Voltoline ne vedremo lo sviluppo a tornanti. Le Voltoline sono una ripida mulattiera a tornantini (da cui il nome) molto panoramica e ricca di fioriture. A 34’ incontriamo un
          rivolo d’acqua che basta per rinfrescarsi un poco. A 01h 23' arriviamo al panoramico Passo dell'Alpino dove arriva il sentiero 122 da Pruno sul quale si innesta, poco prima, il 123 da
          Retignano. Dal Passo si vedono i tre paesi allineati di Levigliani, Terrinca e Basati e la vista arriva fino alla costa, inoltre vediamo le pendici meridionali del Corchia e tutta la
          zona che degrada verso Pruno e Cardoso. Il sentiero continua a sinistra su rocce scistose scalinate e questo tratto è noto per le numerose lapidi dedicate a caduti in montagna, a 01h
          32’ siamo presso una maestà (restaurata nel 1986) da cui iniziamo a vedere la Pania, avendo cambiato
          versante. Il sentiero continua ameno a mezza costa avendo di fronte la Pania e sulla destra le Apuane meridionali. In pochi minuti, entriamo in un’abetaia (01h 47’) da cui usciamo
          alla Foce di Mosceta a 01h 50’ dove è presente un’altra maestà (con icona marmorea dedicata a un caduto sul lavoro e foto ricordo dell'alpinista Cosimo Zappelli) e numerose
          indicazioni di sentieri oltre a un monumento dedicato ai Partigiani. La Foce è un importantissimo nodo di sentieri e punto di partenza di moltissime escursioni. Oltre al sentiero 9
          che stiamo percorrendo qua arrivano il 124 da Foce di Petrosciana (nel quale si innesta il 7 Cardoso-Piglionico), il 125 da Foce di Valli e il 126 per la Focetta del Puntone che è il
          più usato per salire alla vetta della Pania della Croce. Poi il 127 per il Piglionico, il 128 per il Puntato e Tre
          Fiumi , il 129 per Fociomboli e Ponte dei Merletti. Dalla foce in pochi minuti si
          sale al Rifugio Del Freo (presente fonte) da cui una traccia non numerata porta in vetta al Corchia. Tutta la zona è dominata dalla maestosa Pania della Croce quasi 700 metri più in
          alto. Improbabili rimboschimenti ad abeti, come quello che abbiamo appena attraversato, danno a Mosceta un aspetto quasi alpino. Il nostro sentiero prosegue costeggiando il modesto
          fosso di Mosceta tributario del canale delle Verghe, che rimane sulla nostra sinistra. Esso incide la valle erbosa e a sinistra di esso passa il sentiero 128. Il primo tratto è aperto
          e panoramico sulla sinistra sulle pendici del Corchia e sulla destra sul Pizzo delle Saette. È una
          prateria dove prosperano i lamponi e sulla destra continua l'abetaia mista a faggi. In 5' cominciamo a entrare nel bosco che si infittisce progressivamente. Il sentiero è una
          mulattiera con qualche tratto ancora ben conservato e scende con tratti ripidi e altri meno. A 02h 10' superiamo un canale dove la mulattiera è franata e il sentiero è stato
          ridisegnato un po' più in alto. Subito a 02h 12' dopo siamo a una maestà fatta costruire da Sergio Cipollini, con icona marmorea dedicata all'Angelo Custode. Ancora un paio di minuti
          di discesa e troviamo il bivio del 127 che sale a destra, questo sentiero è diretto al Piglionico e lungo esso si stacca il 139 per la Borra di Canala diretto alla Focetta del
          Puntone. Il tratto di sentiero percorso da Mosceta fino a questo bivio è comune ai sentieri 9 e 127. Segue un tratto ameno nel bosco e poi alcuni tornantini ci fanno perdere quota.
          Poi ancora un tratto lungo meno ripido cui segue un altro tratto ripido, sempre a piccoli tornanti, che ci porta a 02h 27' nel letto roccioso del Canale delle Verghe nel quale notiamo
          segni della mulattiera che stiamo percorrendo. Adesso prendiamo a salire verso Col di Favilla, seguono saliscendi, ma con prevalenza di salita. Costeggiamo alcuni ruderi a destra (Le
          Verghe) e percorriamo un suggestivo tratto del sentiero fiancheggiato da faggi e a 02h 36' siamo a Col di Favilla presso la fontana e di fronte alla chiesa di Sant'Anna. Il borgo,
          antico alpeggio di Levigliani, è ormai abbandonato anche se qualche casa è stata recuperata ed è, saltuariamente, abitata. Di rilievo il vecchio cimitero nel quale in inverno
          sbocciano i crochi, esso, purtroppo, subì devastazioni sacrileghe. Sulla destra il sentiero 11 porta al Puntato e poi a Fociomboli e uno sterrato, che si stacca subito al suo inizio,
          scende alla Cava Pendia Tana e alla strada provinciale 13 (Arni-Castelnuovo) da cui in meno di 20' è possibile arrivare all'imbocco del sentiero che stiamo percorrendo presso la diga.
          Dal piazzale della chiesa è possibile ammirare il Pizzo delle Saette e da parte opposta c'è una bella vista su Freddone e Cava Gufonaglia e su Fiocca e Sumbra. Il sentiero prosegue lasciando la chiesa a destra, costeggiando qualche rudere e, in alto, il cimitero del paese. Scendiamo tranquillamente e a 02h 56'
          arriviamo a un traliccio (quota 830 m) dove cambiamo versante. Poco più avanti cominciamo a scorgere il lago di Isola Santa verso il quale siamo diretti. Segue un tratto di discesa
          abbastanza ripida a tornantini per un costone alberato fino ai resti di una teleferica e a un ponticello di legno (03h 18') che supera un canale che va ad alimentare il lago.
          Scendiamo più tranquillamente e ci avviciniamo al lago e a 03h 30' siamo alla diga che superiamo in 1' portandoci sulla strada dove inizia il sentiero 9. Il luogo è panoramico
          sul borgo e sul Pizzo delle Saette e su Corchia e Freddone.
        
Aspetti di rilievo del sentiero
Levigliani
 Borgo del comune di Stazzema che si trova alle falde meridionali del monte Corchia a quota 582 metri. Il paese è di probabile origine romana, ma in località Piane Alte sono state
          trovati resti di una necropoli ligure-apuana. Esso ebbe un certo sviluppo legato alle attività minerarie e poi all’estrazione del marmo, ancora oggi molto importante. Fu a lungo unito
          a Terrinca da cui si staccò all'inizio del XVI secolo. La chiesa del paese è dedicata alla Visitazione di Maria Santissima e risale al XVI secolo mentre il suo campanile è dell'inizio
          del 1900. La chiesa prese il posto del più antico Oratorio di Santa Maria. Presso il paese, in località Riseccoli, lungo un tributario del Canale del Bosco, si trovano vecchie miniere
          di mercurio e di cinabro (HgS), dette dell'argento vivo. Ci si arriva dalla provinciale del Cipollaio salendo pochi metri della strada molto ripida che porta a Levigliani. Esse furono
          particolarmente sfruttate dalla Repubblica di Firenze. Oggi sono sfruttate turisticamente e visitabili dal 2008. Il marmo è estratto dalle cave del Corchia dalla prima metà del 1800.
          I marmi estratti sono l'Arabescato e il Venato di colore bianco con venature grigio azzurre. Alcune cave sono state chiuse, mentre altre rimangono aperte e l'economia del paese
          dipende essenzialmente proprio dall'estrazione e dalla lavorazione del marmo. Nel borgo è stato aperto nel 2008 il Museo della Pietra Piegata che è una esposizione permanente della
          tradizione lapidea apuana. Inoltre è presente, dallo stesso anno, il piccolo Museo di Comunità e d'Impresa Lavorare Liberi per la conservazione della memoria del lavoro nelle cave. Il
          paese è importante base per le visite all’Antro del Corchia infatti dalla piazzetta principale si stacca una strada marmifera, asfaltata di recente, che porta all’ingresso dell’Antro.
          La strada è, oggi, anche l'inizio del sentiero 9 per il Passo dell'Alpino, la Foce di Mosceta e il rifugio Del Freo, detto sentiero presso l'Antro del Corchia prosegue con il famoso
          tratto delle Voltoline. Inoltre il primo tratto della strada è comune con il Sentiero Alta Versilia. Ricordiamo che la strada è interdetta al traffico privato
        
Museo della Pietra Piegata
 Il museo si trova a Levigliani ed è aperto dal 2008. Il nome deriva dal libro del 1981 "I paesi della pietra Tagliata" di Costantino Paolicchi omaggio agli uomini che sapevano e che
          sanno piegare il marmo a loro genio. Esso raccoglie quello che la cultura del marmo delle Apuane ha lasciato nel territorio, in particolare oggetti di arte sacra e funeraria, oggetti
          di artigianato e produzioni seriali. Al terzo piano è esposta anche una tomba a cassetta rinvenuta nella vicina necropoli.
        
Museo di Comunità e d'Impresa Lavorare Liberi
 Questo piccolo museo si trova a Levigliani ed è un museo di comunità teso alla conservazione della memoria dell'estrazione del marmo in loco. Esso raccoglie fotografie, documenti e
          attrezzi di lavoro. Fu inaugurato il 5 ottobre 2008.
        
Miniere dell'argento vivo di Levigliani
 Sono situate a Levigliani, in località Riseccoli, alla sinistra di un tributario del Canale del Bosco, a quota 500-550 metri. Ci si arriva dalla provinciale del Cipollaio salendo
          pochi metri della strada molto ripida che porta a Levigliani. Provenendo da Seravezza essa precede la deviazione principale per salire al borgo. I primi dati storici sulla presenza di
          mercurio risalgono al 1153. Le prime estrazioni certe risalgono, comunque, al periodo 1470-77 per conto della repubblica di Firenze e furono continuate anche dai Medici. Seguendo vene
          di quarzo in rocce scistose fu ricavato mercurio nativo, quindi liquido (detto argento vivo), e cinabro (solfuro di mercurio) di color rosso vivo associato a pirite. In questo
          giacimento era possibile ricavare anche un minerale di zinco, detto poi leviglianite. I cunicoli che scendevano nel monte erano chiamati "cavette". Il cinabro serviva per produrre
          colori rossi per scopi artistici (miniature, codici). La quantità di minerale estratta era molto bassa per cui l’attività estrattiva terminò ben presto, anche se, a più riprese, fu
          tentata di nuovo. Solo dopo la seconda guerra mondiale la società privata Motosi di La Spezia iniziò un uso moderno della miniera che nel 1959 passò alla Società Anonima Miniere Alta
          Versilia per poi chiudere definitivamente nel 1970. Oggi i terreni e le strutture fanno parte dei Beni Comuni di Levigliani. La zona subì danneggiamenti nell’alluvione del 1996. Di
          recente quello che rimane di miniere, pozzi, gallerie e tratti di ferrovia è stato ripristinato a uso turistico e per questo è stato anche allestito un ponte sul canale. Sono state
          messe in sicurezza e illuminate alcune delle gallerie principali (Cava Romana e Cavetta) ed è stato predisposto un itinerario guidato. Le miniere dell’argento vivo sono state
          inaugurate ufficialmente l’11 agosto 2008, ma lavori per il completo recupero sono ancora in corso. Il geosito permette di osservare tecniche e strumenti di lavorazione e di osservare
          minerali rari lungo le pareti delle miniere e, in particolare, gocce di mercurio nativo.
        
 Antro e complesso del monte Corchia 
 
 Il monte Corchia ospita il sistema carsico ipogeo più vasto esistente inItalia (complesso del monte Corchia), attualmente lo sviluppo totale delle gallerie supera i 60 km con
          dislivelli che arrivano a 1215 metri, ma, naturalmente, rimane ancora molto da esplorare. Il sistema carsico si sviluppa tra marmi e dolomie per circa 2 km quadrati e 2 km di
          dislivello. Il primo ingresso alla prima grotta fu scoperto nel 1840 sulle pendici meridionali del Corchia, nella Valle d'Acereto, a 1125 metri di quota. Gli scopritori furono
          cavatori che poi convinsero l'imprenditore Angelo Simi di Levigliani a visitarla insieme al figlio Emilio Simi, naturalista. La grotta fu chiamata Buca Ventajola, ma poi il nome fu
          cambiato in Buca di Eolo, per quanto oggi il secondo nome sia usato per designare un'apertura artificiale aperta dai cavatori, nel 1933, dopo che la Ventajola venne chiusa dai detriti
          del ravaneto. Questi nomi derivano dal forte vento che usciva dalla grotta. Da allora e, in particolare, nella seconda metà del 1900, furono individuate altre aperture ed esplorate
          molte altre cavità e fu verificato che erano tutte tra loro collegate: l’Abisso Fighiera, l’Abisso Farolfi, l’Abisso Valinor e la Buca d’Eolo. Molto probabilmente è collegato anche
          l’Abisso Baader-Meinhof o Buca della Mamma Emma e le nuove esplorazioni dovrebbero aumentare lo sviluppo del complesso carsico. Le acque che penetrano nella montagna vanno a confluire
          in un fiume sotterraneo (detto fiume Vidal) che passa sotto il rifugio Del Freo e va ad alimentare il canal Deglio di Cardoso. È chiamato invece Antro del Corchia la parte visitabile
          turisticamente di queste grotte. L’ingresso (850 metri) si trova a 2 km da Levigliani, lungo la marmifera (sentiero 9) che è stata asfaltata nel 2008, ed è raggiungibile con bus
          navetta. Dopo una lunga serie di polemiche tra la comunità locale e gli speleologi, culminata con l’incendio del bivacco Lusa-Lanzoni nel 1994, l’apertura dell’Antro e il suo utilizzo
          turistico portarono la pace. Utilizzando un assaggio di cava situato alla base delle Voltoline è stata creata una galleria artificiale di 169 metri, in leggera salita (19 metri), con
          tre sistemi di porte per limitare gli scambi di aria con l’esterno, questa galleria fu inaugurata il 10 luglio 1999. La galleria si innesta con l’Antro presso la Galleria Franosa. La
          grotta è stata attrezzata a basso impatto ambientale, con uso limitato della luce, mediante passerelle, ponti, rampe in acciaio che evitano il contatto con la superficie. Lo sviluppo
          della parte visitabile è 646 metri e si visitano in successione: la Galleria Franosa, la Galleria degli Inglesi, la Galleria del Venerdì con il Laghetto del Venerdì, la Foresta
          Pietrificata e la Galleria delle Stalattiti, la grotta è ricca di concrezioni ancora attive. Fu inaugurata al pubblico il 4 agosto 2001 e la visita non è faticosa, non presenta
          difficoltà ed è adatta anche ai bambini.
        
Voltoline
 È così chiamato il tratto del sentiero 9 che dall’ingresso all’antro del Corchia (850 m) porta al passo dell’Alpino (1080 m). Il sentiero inizia, come mulattiera, sul ramo sinistro
          della marmifera (quello diretto verso il Piastraio), e sale verso destra con una ventina di tornanti, detti localmente voltuline o voltoline. La zona è completamente esposta al sole e
          la salita è rapida e faticosa, ma molto panoramica sulle pareti meridionali del Corchia, sulla marmifera del Piastraio, sui monti Gabberi e Lieto fino alla costa. Per buon tratto il fondo della mulattiera è ben conservato e
          interessanti sono le fioriture nelle diverse stagioni, la salita richiede circa mezz’ora. Questo tratto è ciò che rimane dell’antica mulattiera che da Levigliani portava al Passo
          dell’Alpino, distrutta dalla marmifera.
        
 Passo dell'Alpino 
 
 È un ripiano panoramico a quota 1080 metri situato sul crinale nord-est del monte Alto. Qua arriva il sentiero 9 delle Voltoline diretto alla Foce di Mosceta, e il sentiero 122 da
          Pruno nel quale si immette, presso la Foce di Borra Larga, il sentiero 123 da Retignano. Dal Passo si vedono i tre paesi allineati di Levigliani, Terrinca e Basati e la vista arriva
          fino alla costa, inoltre le pendici meridionali del Corchia e tutta la zona che degrada verso Pruno e Cardoso.
        
Foce di Mosceta
 È il largo valico, a 1170 metri, tra il Monte Corchia e la Pania della Croce dominato dalla maestosa Pania posta 700 metri più in alto che degrada verso il Pizzo delle Saette.
          Improbabili rimboschimenti ad abeti, danno a Mosceta un aspetto quasi alpino. Qua si trova una maestà con una serie di lapidi per caduti in montagna e sul lavoro e un cippo
          commemorativo dei partigiani caduti per la libertà. La Foce è importantissimo nodo di sentieri e punto di partenza di moltissime escursioni insieme al vicino Rifugio. Si arriva alla
          foce da moltissimi paesi nei dintorni con lieve fatica. Qua arriva il 9 da Levigliani per le Voltoline che prosegue fino a Isola Santa. Il 122 da Pruno nel quale confluisce il 123 da
          Retignano. Il 124 dalla Foce di Petrosciana nel quale si immette il 7 da Cardoso. Il 125 da Foce di Valli, il 126 dalla Focetta del Puntone, esso è il più usato per salire alla vetta
          della Pania della Croce. Il 127 dal Piglionico e il 128 da Tre Fiumi per il Puntato. Il 129 dal Ponte dei Merletti per Fociomboli. Dalla foce in pochi minuti si sale al Rifugio Del
          Freo da cui una traccia non numerata porta in vetta al Corchia.
        
Colle di Favilla
 Detto comunemente Col di Favilla, è un piccolo borgo, nel comune di Stazzema, tra i più alti nelle Alpi Apuane, ed è ormai disabitato da molti anni. Si trova a 941 metri di quota a
          cavallo del colle boscoso che dalla cresta nord-est del monte Corchia si dirige su Isola Santa ed è sovrastato dal possente Pizzo delle Saette. A nord si trova la modesta altura
          omonima alta 999 metri. Dal piazzale antistante la chiesa si gode di bella vista anche sul monte Freddone e sul Sumbra e, di fronte, c’è una fonte dove si incontrano i due sentieri
          che arrivano a questo borgo. L’ultimo parroco del paese fu don Cosimo Silicani, molto ospitale con gli alpinisti di passaggio. Egli operò dal 1897 al 1942, anno della sua morte, fu
          artigiano e storico della piccola comunità e fece costruire nel 1910 il quadrante solare situato sulla chiesa, esso è il più alto di tutta la Toscana. Il paese subì gravi distruzioni durante la seconda guerra mondiale, a causa della guerra di Liberazione, e fu completamente abbandonato negli anni ’60 anche se nel censimento del 1961
          sono indicati ancora alcuni residenti. L'area di Col di Favilla era anticamente un alpeggio di Levigliani e quindi un insediamento a carattere stagionale sin dal XVII secolo e la
          chiesa viene fatta risalire al 1640, però solo intorno al 1880 si trasformò in un borgo con popolazione stabile. Le case erano costruite con la pietra locale e con i tetti ricoperti
          da ardesia. Le principali attività degli abitanti, chiamati colletorini, furono la pastorizia, la produzione del carbone da legna, la lavorazione dei metalli presso il Canale
          delle Verghe dove c’erano delle ferriere, l'estrazione del tannino dal castagno destinato alle concerie del pisano e l’impagliatura delle sedie. Una modesta agricoltura di sussistenza
          è testimoniata dai terrazzamenti, sostenuti da muri a secco, ancora presenti in zona. Di rilievo è la chiesa dedicata a Sant' Anna Madre della Madonna, che, dopo le devastazioni
          sacrileghe del 1968-1970, fu restaurata e riconsacrata nel 1979. Nel 1983 fu affissa all’esterno un lapide marmorea a ricordo dell’evento, un’altra lapide affissa nel 1982 a cura
          dell’UOEI di Ripa di Versilia ricorda don Cosimo con i versi di una sua preghiera. Il campanile è dietro la chiesa e svetta massiccio tra la vegetazione. Una lapide di marmo, posta
          alla sua base, ricorda la sua costruzione nel 1670 e il cappellano Vannucci. A fianco del campanile un breve vialetto, delimitato da faggi, porta a un piccolo cimitero nel quale in
          inverno sbocciano i crochi, esso, purtroppo, subì devastazioni sacrileghe con asportazione di scheletri per presumibile uso di studio per studenti di medicina. La cupidigia umana non
          ha veramente limiti e non si ferma nemmeno di fronte alla sacralità della morte. Lungo il muro perimetrale sono state montate le lapidi in ricordo degli abitanti qua sepolti. Il luogo
          è molto suggestivo nella sua semplicità e invita al raccoglimento. I discendenti degli antichi abitanti ritornano al paese per la festa di Sant' Anna, il 26 luglio, e qualcuno sta
          cercando di risistemare le vecchie abitazioni anche se la maggior parte del paese è desolatamente distrutta. Un comitato, formato dai discendenti degli antichi abitanti del borgo,
          tiene viva la festa di Sant' Anna e ha provveduto al restauro della chiesa e alla sistemazione del cimitero e pensa di adibire la canonica a punto di accoglienza per gli
          escursionisti. Oltre al nucleo attorno alla chiesa altre case sparse si trovano intorno, in esse si intravedono i camini e tracce di intonaco colorato. Un gruppo di ruderi si trova
          lungo il sentiero 9 poche centinaia di metri prima di entrare nel borgo a sud, altri si trovano lungo il sentiero 11 anche se abbastanza distanti e alcuni sono stati restaurati e
          saltuariamente sono abitati. Molto caratteristici sono i sentieri alberati da lunghe file di faggi e le siepi di bosso vicino alle abitazioni che erano ritenute tenere lontane le
          serpi a causa del loro odore pungente. Qua arriva la vecchia mulattiera da Levigliani per Isola Santa, oggi sentiero 9, e da Fociomboli per il Puntato il sentiero 11. Inoltre una
          strada non asfaltata, ma percorribile con auto, arriva dalla strada Castelnuovo-Arni, l’imbocco è a livello di una cava detta Pendia Tana.
 distruzioni durante la seconda guerra mondiale, a causa della guerra di Liberazione, e fu completamente abbandonato negli anni ’60 anche se nel censimento del 1961
          sono indicati ancora alcuni residenti. L'area di Col di Favilla era anticamente un alpeggio di Levigliani e quindi un insediamento a carattere stagionale sin dal XVII secolo e la
          chiesa viene fatta risalire al 1640, però solo intorno al 1880 si trasformò in un borgo con popolazione stabile. Le case erano costruite con la pietra locale e con i tetti ricoperti
          da ardesia. Le principali attività degli abitanti, chiamati colletorini, furono la pastorizia, la produzione del carbone da legna, la lavorazione dei metalli presso il Canale
          delle Verghe dove c’erano delle ferriere, l'estrazione del tannino dal castagno destinato alle concerie del pisano e l’impagliatura delle sedie. Una modesta agricoltura di sussistenza
          è testimoniata dai terrazzamenti, sostenuti da muri a secco, ancora presenti in zona. Di rilievo è la chiesa dedicata a Sant' Anna Madre della Madonna, che, dopo le devastazioni
          sacrileghe del 1968-1970, fu restaurata e riconsacrata nel 1979. Nel 1983 fu affissa all’esterno un lapide marmorea a ricordo dell’evento, un’altra lapide affissa nel 1982 a cura
          dell’UOEI di Ripa di Versilia ricorda don Cosimo con i versi di una sua preghiera. Il campanile è dietro la chiesa e svetta massiccio tra la vegetazione. Una lapide di marmo, posta
          alla sua base, ricorda la sua costruzione nel 1670 e il cappellano Vannucci. A fianco del campanile un breve vialetto, delimitato da faggi, porta a un piccolo cimitero nel quale in
          inverno sbocciano i crochi, esso, purtroppo, subì devastazioni sacrileghe con asportazione di scheletri per presumibile uso di studio per studenti di medicina. La cupidigia umana non
          ha veramente limiti e non si ferma nemmeno di fronte alla sacralità della morte. Lungo il muro perimetrale sono state montate le lapidi in ricordo degli abitanti qua sepolti. Il luogo
          è molto suggestivo nella sua semplicità e invita al raccoglimento. I discendenti degli antichi abitanti ritornano al paese per la festa di Sant' Anna, il 26 luglio, e qualcuno sta
          cercando di risistemare le vecchie abitazioni anche se la maggior parte del paese è desolatamente distrutta. Un comitato, formato dai discendenti degli antichi abitanti del borgo,
          tiene viva la festa di Sant' Anna e ha provveduto al restauro della chiesa e alla sistemazione del cimitero e pensa di adibire la canonica a punto di accoglienza per gli
          escursionisti. Oltre al nucleo attorno alla chiesa altre case sparse si trovano intorno, in esse si intravedono i camini e tracce di intonaco colorato. Un gruppo di ruderi si trova
          lungo il sentiero 9 poche centinaia di metri prima di entrare nel borgo a sud, altri si trovano lungo il sentiero 11 anche se abbastanza distanti e alcuni sono stati restaurati e
          saltuariamente sono abitati. Molto caratteristici sono i sentieri alberati da lunghe file di faggi e le siepi di bosso vicino alle abitazioni che erano ritenute tenere lontane le
          serpi a causa del loro odore pungente. Qua arriva la vecchia mulattiera da Levigliani per Isola Santa, oggi sentiero 9, e da Fociomboli per il Puntato il sentiero 11. Inoltre una
          strada non asfaltata, ma percorribile con auto, arriva dalla strada Castelnuovo-Arni, l’imbocco è a livello di una cava detta Pendia Tana.
        
Isola Santa
 Il borgo si trova lungo la provinciale 13 Arni - Castelnuovo a circa 13 km da quest'ultimo e fa parte del comune di Careggine, la deviazione per Capanne di Careggine e il capoluogo
          non è molto distante. Si sviluppa, a quota 577 metri, sulla sinistra della Turrite Secca ed è formato da casette in pietra, con copertura in ardesia, che circondano il laghetto
          artificiale, con una chiesa con campanile. Il borgo sorse attorno all’antico hospitale di San Jacopo esistente  già nell’VIII secolo,
          lungo la mulattiera proveniente da Foce di Mosceta e quindi dalla Versilia. Le notizie certe risalgono al XIII secolo, probabilmente esso fu borgo fortificato e posto di guardia sulla
          impervia strada di fondovalle di quei tempi. L'hospitale alla fine del XIV secoloera ormai inattivo. Isola Santa possiede una bella pieve, dedicata a San Jacopo, con campanile, oggi
          situata in un piccolo promontorio erboso che si protende verso il lago. La chiesa, citata nel 1260, nella sua struttura attuale deriva dal vecchio oratorio dell'hospitale e da
          successivi rimaneggiamenti, il campanile è della fine del XIX secolo. Oggi il borgo si trova sulla riva di un lago artificiale formato dalla Turrite Secca, risalente alla fine degli
          anni ’40 del XX secolo con annessa diga alta 38 metri, costruito per produrre elettricità. L'invaso sommerse parte delle abitazioni del paese, un antico ponte e il Mulino di Mosceta.
          Il lago provocò gravi problemi strutturali alle abitazioni, poi risolti, ma questo determinò il progressivo spopolamento del paese. Negli anni '70 parte della popolazione si trasferì
          alle Case Ater costruite sulla strada per Capanne di Careggine con tanto di chiesa moderna. Oggi parte delle case sono state recuperate ed è stato realizzato un Bed & Breakfast
          diffuso e il Ristorante "Da Giaccò", che si trovava sulla provinciale di fronte all'imbocco del sentiero per Capanne di Careggine, si è trasferito sul lago presso la Casa del
          Pescatore. La chiesa, prima pericolante, è stata consolidata e dotata di un tetto efficiente a piastre nel 2014 e si conta di farne uno spazio espositivo. Inoltre il lago è usato dai
          pescatori sportivi che possono pescare la rinomata trota fario. Da Isola Santa parte il sentiero 9 (l'antica mulattiera) che arriva a Mosceta e permette escursioni alle Panie e ai
          monti vicini, inoltre dalla strada parte un raccordo per Capanne di Careggine da cui il sentiero 145 porta al monte Sumbra. Il tratto del sentiero 9 da Mosceta fa parte della seconda
          tappa del Garfagnana Trekking che continua con il raccordo per Capanne di Careggine e poi si dirige a Capricchia, Maestà del Tribbio e Vagli.
già nell’VIII secolo,
          lungo la mulattiera proveniente da Foce di Mosceta e quindi dalla Versilia. Le notizie certe risalgono al XIII secolo, probabilmente esso fu borgo fortificato e posto di guardia sulla
          impervia strada di fondovalle di quei tempi. L'hospitale alla fine del XIV secoloera ormai inattivo. Isola Santa possiede una bella pieve, dedicata a San Jacopo, con campanile, oggi
          situata in un piccolo promontorio erboso che si protende verso il lago. La chiesa, citata nel 1260, nella sua struttura attuale deriva dal vecchio oratorio dell'hospitale e da
          successivi rimaneggiamenti, il campanile è della fine del XIX secolo. Oggi il borgo si trova sulla riva di un lago artificiale formato dalla Turrite Secca, risalente alla fine degli
          anni ’40 del XX secolo con annessa diga alta 38 metri, costruito per produrre elettricità. L'invaso sommerse parte delle abitazioni del paese, un antico ponte e il Mulino di Mosceta.
          Il lago provocò gravi problemi strutturali alle abitazioni, poi risolti, ma questo determinò il progressivo spopolamento del paese. Negli anni '70 parte della popolazione si trasferì
          alle Case Ater costruite sulla strada per Capanne di Careggine con tanto di chiesa moderna. Oggi parte delle case sono state recuperate ed è stato realizzato un Bed & Breakfast
          diffuso e il Ristorante "Da Giaccò", che si trovava sulla provinciale di fronte all'imbocco del sentiero per Capanne di Careggine, si è trasferito sul lago presso la Casa del
          Pescatore. La chiesa, prima pericolante, è stata consolidata e dotata di un tetto efficiente a piastre nel 2014 e si conta di farne uno spazio espositivo. Inoltre il lago è usato dai
          pescatori sportivi che possono pescare la rinomata trota fario. Da Isola Santa parte il sentiero 9 (l'antica mulattiera) che arriva a Mosceta e permette escursioni alle Panie e ai
          monti vicini, inoltre dalla strada parte un raccordo per Capanne di Careggine da cui il sentiero 145 porta al monte Sumbra. Il tratto del sentiero 9 da Mosceta fa parte della seconda
          tappa del Garfagnana Trekking che continua con il raccordo per Capanne di Careggine e poi si dirige a Capricchia, Maestà del Tribbio e Vagli.
        
 Deviazioni e possibilità di escursioni
        
 Questo sentiero permette un'ampia varietà di escursioni raccordandosi ai numerosi sentieri in zona, ne ricordiamo solo alcuni, poiché le alternative sono veramente moltissime.
        
Traversata Levigliani - Isola Santa: percorre l'intero sentiero e richiede circa 8 ore con le soste.
Andata e ritorno da Isola Santa per Foce di Mosceta: il percorso richiede circa 5 ore e invita a numerose soste per fare fotografie e ammirare le bellezze dei borghi e della natura.
Anello da Pizzorno per Rifugio Rossi, Borra di Canala e Isola Santa: si segue il sentiero 138 da Pizzorno fino al Piglionico dove con il 7 si sale al Rifugio Rossi, si continua fino alla Focetta del Puntone da cui si scende per Borra di Canala (sentiero 139) e poi con il 127 si recupera il sentiero 9 che ci porta a Isola Santa. Da Isola Santa si raggiunge poi il punto di partenza con la strada. È un percorso bellissimo ricco di panorami e molto variato nei sentieri che richiede circa 8 ore. [l'escursione è descritta nella sezione itinerari]
Variante bassa dell'itinerario precedente: dal Piglionico si segue il 127 a recuperare il sentiero 9 fino a Isola Santa. È meno panoramico, ma è adatto quando in alto c'è molta neve. Servono circa 7 ore. [l'escursione è descritta nella sezione itinerari]
Anello Isola Santa - Col di Favilla - Puntato - Gufonaglia: arrivati a Col di Favilla con il sentiero 11 si va al Puntato, si segue il 128 fino all'Agriturismo il Robbia da cui per sentiero non numerato si arriva alla cava e con marmifera si arriva alla provinciale e con 20' di strada si torna al punto di partenza. Servono 5 ore e si possono visitare cave abbandonate. [l'escursione è descritta nella sezione itinerari]
Levigliani - Pania della Croce e ritorno: arrivati a Mosceta con il 126 si sale al Callare della Pania e alla vetta. Servono circa 8 ore ed è la classica salita a questo monte. [l'escursione è descritta nella sezione itinerari] Dal Callare è possibile salire anche al Pizzo delle Saette con tempi analoghi.
Itinerari relativi al sentiero CAI 9 presenti sul sito:
LEVIGLIANI (582m)–INGRESSO ANTRO DEL CORCHIA (860m)–CAVE DI PIASTRAIO (1335m)-LEVIGLIANI (582m)
RETIGNANO (396 mt) – LEVIGLIANI (582 mt) – RETIGNANO (396 mt) - (ANELLO)
 Commento
        
Il sentiero 9 permette di fare la conoscenza della zona centrale delle Alpi Apuane che trova nella Foce di Mosceta e nel vicino Rifugio del Freo il punto d'inizio per moltissime escursioni e ascese alle principali vette della zona (Pania, Pizzo delle Saette, Corchia e Freddone). Permette di visitare la zona del Puntato, Col di Favilla e Isola Santa. I panorami sono sempre molto belli e variati. In inverno Mosceta è ammantata di neve e raggiungibile facilmente anche se bisogna rispettare le regole di prudenza perché il ghiaccio è sempre insidioso anche a queste altezze.