(f.f.) questo sentiero si sviluppa in Val Serenaia, nella zona Nord delle Alpi Apuane, circondata dal monte Pisanino, il più alto della catena, dal Pizzo d’Uccello, dalla Cresta Garnerone, dal Grondilice, dal Contrario e dal Cavallo e si affaccia nella Valle dell’Acqua Bianca che si apre sulla Tambura e sulla Roccandagia oltre che sulle pendici nord-orientali del Cavallo. È quindi estremamente panoramico e ricco di belle e interessanti fioriture.
SENTIERO 178
Il sentiero è di competenza del Cai sezione Pisa che ne cura la manutenzione.
Tragitto
Val Serenaia (1050m) – innesto 180 - Foce di Cardeto (1642m) [innesto 179] – innesto sentiero blu per il Pisanino - Innesto Strada Marmifera dell'Acqua Bianca.
Nel suo percorso un breve tratto finale è comune con il sentiero 179.
Informazioni sulla zona di partenza
Val Serenaia si raggiunge solo in automobile o a piedi. Da Lucca si seguono le indicazioni per Castelnuovo Garfagnana e poi per Piazza al Serchio, quindi per Gramolazzo e da qui per
Minucciano. Prima di raggiungere questo borgo, all’inizio di una galleria, si svolta a sinistra (le indicazioni non mancano) e si segue per circa 6 km la strada asfaltata, in parte
nel bosco, e si arriva al rifugio Val Serenaia e al Campeggio posto cento metri in avanti, presso il quale si può parcheggiare, la strada asfaltata poi si inerpica a destra per le
cave e in pochi minuti porta al Rifugio Donegani.
Invece partendo da Massa si seguono le indicazioni per Aulla e da qua si segue la statale per Fivizzano e il Cerreto, superate Rometta e Soliera si devia a destra per Gassano e da
qua per Gragnola e poi per Casola. Da Casola si va a Minucciano e superato il borgo si arriva alla galleria di cui sopra e si devia a destra dopo averla superata.
La strada è soggetta a continua manutenzione, ma con la neve è necessario dotarsi di catene.
Descrizione del percorso
Il sentiero permette di portarsi nella zona di Massa (Resceto e Forno) e di Campocatino (passando dal Passo della Focolaccia) e a Gorfigliano scendendo per la marmifera, quindi fa parte del percorso che connette la Lunigiana orientale con la Garfagnana.
Difficoltà: E. Il sentiero non è lungo e non è difficile, ma prevede di superare un dislivello di circa 600 metri per cui è necessario un minimo di preparazione fisica. Con la neve, che qua permane a lungo, anche fino a maggio, le difficoltà aumentano per cui è necessario essere attrezzati con ramponi, piccozza ed eventualmente ciaspole.
Stato del sentiero: è ben segnato e soggetto a continua manutenzione. Dove ci sono innesti di altri sentieri le indicazioni sono buone, anche se non sarebbe male una palina sia al bivio con il 180 che a quello per il Passo della Focolaccia. Naturalmente con la neve qualche indicazione viene a mancare per cui è necessario conoscere già come si sviluppa il sentiero stesso.
Tempi:
andata: 02h 30’
ritorno: 01h 45’
Il percorso
Il sentiero inizia dallo slargo di fronte al Campeggio di Val Serenaia, posto un centinaio di metri dopo il Rifugio omonimo prima che la strada inizi decisamente a salire in direzione delle cave e del Rifugio Donegani. Qua è presente una fontana che, in estate, spesso è a secco. Il sentiero, ben segnato, nella parte iniziale fiancheggia il campeggio e uno stradello ben curato che porta a zone pic-nic poste nelle vicinanze. Entriamo nel bosco di faggi e dopo pochi minuti (09’) costeggiamo una bella casetta (Baita Italia) con un’altra fontana, questa è privata, ma il proprietario, quando presente, non impedisce di riempire la borraccia. Subito dopo il sentiero inizia a salire decisamente nel bosco con un tratto a tornanti. Poco sopra (14’) si nota, sulla sinistra, un riparo tra 2 gigantesche rocce scese dal monte migliaia di anni fa che formano una sorta di capanna chiusa dall’uomo mediante dei muretti a secco, forse serviva per le pecore, oggi esso segnala l’inizio di un sentiero non segnato per il Solco del rio Sambuco e la Foce dell’Altare da cui si arriva alla vetta del Pisanino (mantenendosi a sinistra il sentiero è segnalato da piccoli ometti). In mezz’ora siamo ad un bel punto panoramico sul Pisanino e sul Pizzo ben visibili quando il bosco è spoglio, oggi essi si intravedono tra le fronde. Segue un breve tratto più tranquillo, cui segue la salita per un ripido canalone sempre nel bosco. Il canalone richiede 6’ di salita (36’), poi si svolta a sinistra. Il sentiero riprende a salire e in breve (47’) siamo al bivio con il sentiero 180 che arriva da destra, questo sentiero parte poco distante dall’inizio del 178, sulla strada che porta al rifugio Donegani e alle cave di Orto di Donna. Finito il ripiano roccioso (1h 04’) rientriamo nel bosco e ci imbattiamo subito in un grosso faggio, in una decina di minuti (1h 16’) arriviamo a un altro grosso faggio con indicati i segni del sentiero da esso inizia la parte più ripida della salita. Infatti dobbiamo superare una paretina di roccia su cui il sentiero è inciso con comode e facili voltoline e in pochi minuti (1h 22’) siamo a un pianoro panoramico dal quale si gode di vista splendida su tutte le montagne che circondano val Serenaia: dal Pisanino, agli Zucchi fino alla Foce di Cardeto da una parte e dal Cavallo, al Contrario, al Grondilice, alla Cresta Garnerone fino al Pizzo d’Uccello (in ordine orario). Adesso il bosco è finito, passiamo per radi faggi costeggiando rocce gigantesche portandoci alle pendici degli Zucchi di Cardeto, dove, in estate, prospera una vasta prateria di lamponi quasi ad altezza d’uomo, tra cui fioriscono Gigli di S. Giovanni insieme a Gigli Martagone. In primavera invece predominano le Primule Orecchia d’Orso che a decina hanno colonizzato le rocce gigantesche e la Daphne Mezereum preannunciata dal suo intenso profumo. Adesso saliamo, costeggiando gli Zucchi, in maniera piuttosto ripida, poi la salita si addolcisce (1h 57’) e, percorrendo le rocce sottostanti gli Zucchi, tra cui in primavera vegeta la Soldanella alpina, arriviamo al cartello dei sentieri (2h 05’). A destra si stacca il 179 per cava 27, mentre il 178/179 si dirige a sinistra in alto alla Foce di Cardeto e poi alla Marmifera dell’Acqua Bianca (dove finisce il 178) e al Passo della Focolaccia (dove finisce il 179). Ci fermiamo pochi minuti a prender fiato e poi saliamo alla Foce di Cardeto (2h 12’) da cui inizia la discesa per la Valle dell’Acqua Bianca (sulla destra c’è un sentierino alpinistico per la cresta NO del Cavallo). Scendiamo e, in pochi minuti (2h 19’), siamo al bivio, a sinistra, per il Pisanino indicato con segni blu sulla roccia (a volte sono presenti anche pali con cartelli indicatori). Sulla destra, invece, la caratteristica buca della neve in cui la stessa si conserva anche in estate, in quantità variabile secondo l’andamento dell’inverno. Continuiamo il sentiero che adesso costeggia le pendici del Cavallo ed è molto panoramico sulla Tambura e sulla Roccandagia che sono proprio di fronte e a 2h 27’ il nostro sentiero devia verso sinistra, mentre il 179 continua a costeggiare il Cavallo. L’ultimo tratto è su un facile costone roccioso e a 02h 34’ siamo sulla Strada marmifera dell’Acqua Bianca.
Aspetti di rilievo del sentiero
Val Serenaia
Questa valle, in alto di chiara origine glaciale mentre in basso è scavata dal Serchio di Gramolazzo, si trova interamente nel comune di Minucciano ed è attraversata da una strada
asfaltata che si stacca presso una galleria, a circa 800 metri di quota, dalla provinciale che unisce Minucciano e Gramolazzo. La strada passa per Foce Rifògliola e costeggia Poggio
Baldozzana e la costiera della Capradossa le cui pendici sono ammantate da faggi mentre il versante opposto è dominato dal possente versante settentrionale del Monte Pisanino. La
strada si sviluppa per circa 6 km molti dei quali all’interno di un fitto bosco e arriva presso il Rifugio Val Serenaia e il vicino campeggio con ampio parcheggio da cui sale, verso
destra, per finire al vicino Rifugio Donegani. Oltre questo essa diventa una marmifera chiusa da una sbarra e sale alle cave del versante nord-orientale della Cresta Garnerone. Il
piano di Serenaia, a quota 1050 metri, costituisce il fondovalle. I prati sono ricchi di piante belle e rare che danno il meglio di sé nella fioritura tardo primaverile: ricordiamo
il Giglio di S. Giovanni, il Giglio Martagone e la rara Peonia Selvatica. La zona è dominata dalla massa del monte Pisanino sulla
destra orografica, la testata della valle è costituita dal Monte Cavallo, dal Contrario e dal Grondilice mentre a sinistra c’è la cresta Garnerone e il Pizzo d’Uccello. C’è da
aggiungere che questa zona detiene il record di piovosità nelle Alpi Apuane superando i 3000 millimetri annui. La testata della Valle è occupata da una bella faggeta ricca, nel
versante destro orografico, di massi caduti in tempi lontanissimi dalle falde degli Zucchi e molto piacevole a percorrersi seguendo il sentiero 178. I tre rifugi presenti in zona:
Val Serenaia, Donegani, Orto di Donna oltre il bivacco K2 e il campeggio a fondovalle rendono più agevole le moltissime escursioni possibili nelle vicinanze. Infatti Val Serenaia è percorsa da diversi sentieri, il 178
per la foce di Cardeto, il 180 per cava 27 e il Rifugio Orto di Donna, il 187 per Foce Siggioli, il 179 da foce di Giovo al Cardeto, il 37 e 37 A per foce di Giovo, il 181 da Foce
di Giovo per Foce Siggioli. La toponomastica è incerta: per la cartina IGM Val Serenaia è l’intero bacino del Serchio di Gramolazzo e Orto di Donna è la conca prativa in testata
alla valle. Per altri invece Serenaia è la conca e Orto di Donna sono le pendici sotto la Foce di Giovo, altri ancora usano i due termini come sinonimi.
Zucchi di Cardeto
Sono pinnacoli rocciosi che dal Pisanino scendono a Foce Cardeto. Si riconoscono quattro quote, dette appunto Zucchi, il Pizzo Altare (1746 m) il più vicino alla foce Cardeto, il
pizzo di Mezzo (1741 m), il pizzo Maggiore (1749 m) che è il più elevato e un altro rilievo minore. Detti anche Forbici, infatti questo termine localmente significa “cresta
accidentata con intagli rocciosi”. La salita degli Zucchi e la traversata degli stessi è riservata a rocciatori esperti. Nel fondovalle ci sono rocce staccatesi dagli Zucchi
facilmente riconoscibili per avere la stessa conformazione geologica.
Foce di Cardeto
È un intaglio roccioso posto a 1642 metri tra la cresta nord del monte Cavallo e il Pizzo Altare che è il più meridionale degli Zucchi di Cardeto. Detto anche Foce di Mezzo o foce
delle Forbici (termine riferito agli Zucchi), è il valico tra la valle di Orto di Donna e la Valle dell’Acqua Bianca. Mette in comunicazione Val Serenaia con il passo della
Focolaccia e la zona di Resceto e Forno nel massese e con Gorfigliano e Campocatino in Garfagnana. Qua arriva il sentiero 178 dal Val Serenaia e z il 179 da Foce di Giovo ed è
transito obbligato per la via normale al Pisanino e per le scalate al Cavallo.
Valle dell’Acqua Bianca
Anche Acquabianca. Il fosso dell’Acqua Bianca è tributario del lago di Gramolazzo e quindi del Serchio e passa presso Gorfigliano. La segheria omonima si trova alla confluenza delle
marmifere locali, tra cui ricordiamo quella che viene dalla Focolaccia. Viene chiamata Valle dell’Acqua Bianca la zona sotto il versante est del Pisanino e delimitata dal monte
Cavallo fino al paese di Gorfigliano. Le cave locali (bacino omonimo) sono state aperte all’inizio del 1900 dando stimolo allo sviluppo del piccolo borgo di Gorfigliano che era
preesistente. In zona esisteva anche una ferrovia marmifera, poi smantellata, che trasportava il marmo dai bacini più alti fino a Gramolazzo. Oggi alcune cave sono inattive mentre
altre sono ancora funzionanti (cava Bacolaio, cava Freddia, cava Pungitopo). In alto alla valle, sotto le pendici del Cavallo, passa il sentiero 179 per il passo della Focolaccia e
il 178 per la marmifera che arriva presso Gorfigliano. .
Deviazioni e possibilità di escursioni
Il sentiero 178 permette di fare diverse escursioni connettendosi ad altri sentieri.
Diamo qualche suggerimento:
Itinerari relativi al sentiero CAI 178 presenti sul sito:
Commento:
Il sentiero permette una escursione completa percorrendolo all’andata e al ritorno, come riportato sopra. Altrimenti l’escursionista può usare altri sentieri per completare la
sua escursione.
I panorami sono molto notevoli su tutte la Apuane settentrionali: l’unica pecca la profonda ferita che le cave hanno provocato a questa zona in
particolare mediante un lungo e devastante ravaneto presso il Rifugio di Cava 27.
Ricchissime e molto interessanti le fioriture.
Il percorso è piacevole anche con la neve non presentando particolari difficoltà né tratti esposti, ma spesso la neve è molto abbondante e rimane fino a primavera inoltrata e
richiede allenamento e l’attrezzatura prescritta.