SENTIERO CAI 11
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
ATTENZIONE!!!
In questa scheda è descritto soltanto il tracciato del sentiero indicato, risalente alla data sotto riportata. Non è presente alcun riferimento nè alcuna indicazione sul suo stato attuale e sulla sua attuale percorribilità, per conoscere i quali si rimanda alla voce "Sentieristica" del Menù Principale, in alto a destra. Rammentiamo, comunque, che, a tal proposito, la cosa migliore resta sempre quella di informarsi contattando le Sezioni CAI cui spetta la manutenzione dei singoli sentieri, poco prima di effettuare l'escursione.
02 novembre 2010

(f.f.) questo sentiero unisce il Passo di Croce con il paese ormai abbandonato di Col di Favilla e si raccorda con altri sentieri permettendo di effettuare numerose escursioni godendo di bellissimi panorami in una delle zone più interessanti delle Alpi Apuane. Di particolare interesse è il Padule di Fociomboli unica zona umida d’altura delle Apuane ricca di piante rare tra cui lEriophorum latifolium che, sulle Apuane, vive solo qua.

 
 

SENTIERO 11

Il sentiero è di competenza del Cai sezione di Lucca che ne cura la manutenzione.

Tragitto

Passo di Croce (1160m) [innesto sentieri 10 e 141] – innesto 129 - Fociomboli (1260m) – innesto sentiero non numerato per il Monte Freddone – Padule di Fociomboli - Puntato (ca 1000m) [innesto sentiero 128] - Col di Favilla (938m) [innesto sentiero 9].

Nel suo percorso un breve tratto nei pressi di Fociomboli è comune con il sentiero 129 e un altro tratto è comune con il 128 nella zona del Puntato.

Da Passo Croce vista sui Torrioni del Corchia.

Informazioni sulla zona di partenza

Partendo da Seravezza si prosegue sulla strada provinciale per Castelnuovo Garfagnana (strada del Cipollaio), si lascia sulla destra il bivio per Ponte Stazzemese, si superano le deviazioni per Retignano e per Levigliani sulla destra e per Terrinca sulla sinistra (13,5 km da Seravezza). Dopo un altro km, sulla destra, si stacca un’ampia strada per il passo che con 5 km di ampi tornanti porta al passo di Croce.

È possibile quindi utilizzare la strada che inizia a quota 600 metri circa sulla strada del Cipollaio, vicino alla deviazione per Terrinca che si trova nel versante opposto. Essa è chiamata Versiliana Carducci.

Un monumento marmoreo posto al Passo di Croce porta questa iscrizione: “ Strada da molti osteggiata è l’opera di numerose persone specialmente di due frati terrinchesi che tenacemente la vollero e ne sollecitarono i finanziamenti. Lo scolopio padre Coppedè prof. Cesare dir. Osservatorio Ximeniano di Firenze ne pagò personalmente i progetti dal Colle dal Pruno al Passo di Croce. E il francescano Cocci prof. Gustavo ne perorò e ottenne il prolungamento dal Passo di Croce a Fociomboli. Aveva due scopi primari: permettere agli abitanti di Terrinca di lavorare nelle cave del Corchia e di svolgere l’attività silvo-pastorale negli alpeggi di Puntato, Campanice e Pian di Lago. Oggi consente ai turisti di godere un panorama incomparabile.”

La strada larga e asfaltata con ampi e comodi tornanti attraversa un bel bosco con casolari sparsi, maestà e tracce di vecchi sentieri ormai distrutti dalla strada stessa.

Dal passo di Croce è poi possibile continuare per Fociomboli con la prima parte del sentiero descritto di seguito. Esso è in parte per tratto asfaltato e in parte per tratto sterrato risistemato nel 2009.

A piedi si perviene al Passo con il sentiero 141 del Colle del Cipollaio e con il 129/10 dal Ponte Merletti sulla via del Cipollaio oltre che con tutti gli itinerari che portano a Fociomboli.

Il Padule di Fociomboli.

Descrizione del percorso

Questo itinerario è facile e molto panoramico in particolare dal Passo di Croce, poi si aprirà sulle Panie e sul Corchia. Molto interessante la visita al Padule di Fociomboli luogo da visitare con grande rispetto per le sue specie rare e l’alpeggio del Puntato che offre opportunità di fare agriturismo. Numerose varianti sono offerte all’escursionista che può approfittare dell’ospitalità del vicino rifugio Del Freo di Mosceta per organizzarle. Ricordiamo che con la neve e il ghiaccio i sentieri di questa zona diventano impegnativi e anche pericolosi senza la necessaria attrezzatura ed esperienza.

Difficoltà: E (facile). Lo sviluppo totale è circa 3 km. Il dislivello è intorno ai 250 metri, ma quello complessivo è maggiore per i molti saliscendi del percorso. In inverno la zona diventa insidiosa per la neve e per il ghiaccio per cui occorre prudenza e serve la necessaria attrezzatura.

Stato del sentiero: è abbastanza segnato ed è ben evidente. Sarebbe bene migliorare le indicazioni degli innesti di altri sentieri in particolare dove il 128 lascia per salire verso la zona di Mosceta. Naturalmente con la neve qualche indicazione viene a mancare per cui è necessario conoscere già come si sviluppa il sentiero stesso.

Tempi: il percorso richiede circa 2 ore e poco più in direzione opposta (02h 20’).

Il percorso

Partiamo dal passo di Croce, la strada si biforca subito: a destra sale per la cava dei Tavolini e per il monte Corchia, noi invece seguiamo in basso, a sinistra, per Fociomboli. Il percorso corrisponde a una strada inizialmente asfaltata, il panorama sulle Apuane è veramente splendido: Pizzo di Falcovaia, Altissimo, Fiocca, Macina, Sella, Sumbra. Sullo sfondo ci sono: Sagro, Grondilice e Tambura. Davanti a noi il monte Freddone e a destra l’imponente mole del Corchia che costeggeremo fino a Fociomboli.

Dopo 8’ troviamo la marginetta Cocci in posizione panoramica sulla sinistra. A 12’ bella vista sui Torrioni del Corchia che si ergono proprio di fronte a noi e a 16’ inizia lo sterrato, il percorso è per buona parte all’ombra.

A 26’ incrociamo il sentiero 129 che proviene da sinistra (da Campanìce) e poco sotto c’è una maestà senza icone marmoree e sistemata abbastanza di recente.

A 32’ siamo a Fociomboli sotto la quota 1461 del monte Corchia. A destra prosegue il 129 per Mosceta e per le cave del Retro-Corchia, noi invece scendiamo a sinistra in direzione dell’alpeggio del Puntato e, in un paio di minuti, siamo a una marginetta sistemata di recente con un’immagine sacra e una lapide commemorativa. Sulla sua sinistra inizia il sentiero non numerato e segnato in rosso e in blu per la vetta del monte Freddone.

Il nostro sentiero è, invece, un ampio stradello che scende nel bosco e a 42’ troviamo un ometto sulla destra che ci indica la deviazione del sentiero per evitare lo stradello e dopo 3’ un’altra marginetta, sullo stradello iniziale, senza icona marmorea, di fronte alla quale il sentiero scende abbandonando definitivamente lo stradello.

A 51’ usciamo dal bosco, a destra abbiamo il Palude o Torbiera di Fociomboli dominato dalla mole del Corchia mentre a sinistra abbiamo il Freddone. Percorsi pochi metri siamo a un’altra marginetta con una dedica marmorea del restauratore, presso la quale è una minuscola sorgente.

Scendiamo fino a incrociare (59’) un ruscello (che diventerà più avanti il Canale delle Fredde) che proviene dalla Torbiera: è questa una piccola zona umida circondata da boschi e percorsa da ruscelli che scendono dal Corchia. La zona riveste grande interesse botanico per le rare specie che ospita e meriterebbe maggior tutela. Nel periodo giugno-agosto troviamo in fioritura l’Eriophorum latifoliumcon la sua infiorescenza fioccosa: sulle Apuane vegeta solo in questa zona.

Proseguiamo in discesa verso sinistra e dopo 3’ siamo presso una costruzione, attraversiamo il fosso e continuiamo a scendere nel bosco inizialmente per un tratto ameno. Poi a 01h 10’ inizia un tratto di discesa ripida a voltoline che in 5’ ci porta a un tratto di sentiero costeggiato da faggi con un rudere a sinistra. Poco dopo un’altra marginetta dedicata a Santa Barbera Benedetta e ancora più avanti (01h 22’) un’altra marginetta dedicata ai caduti della montagna presso la quale, a sinistra, c’è una abitazione restaurata.

Continuiamo presso un altro tratto alberato e a 01h 29’ troviamo a sinistra le indicazioni per il sentiero 128 diretto verso Tre Fiumi.

Ora il sentiero che seguiremo è indicato 11/128. Ancora pochi minuti (01h 35’) e siamo presso la chiesetta del Puntato di fronte alla quale continua il sentiero sempre per tratto alberato.

Inizialmente il sentiero è in lieve discesa per poi salire e a 01h 47’ siamo a un bivio: il sentiero 11 prosegue a sinistra per Col di Favilla mentre il 128 inizia a salire verso destra in direzione della Foce di Mosceta. Il sentiero continua mantenendosi a mezzacosta nel castagneto in leggera discesa, supera il Canal Terreno e riprende a salire e a 02h 02’ abbiamo sulla sinistra un ampio sterrato che porta sulla strada Arni-Castelnuovo poco prima di Isola Santa e subito dopo siamo di fronte alla chiesa di Col di Favilla (02h 05’) dove il sentiero termina presso una bella fontana.

 

Aspetti di rilievo del sentiero

Passo di Croce

Si trova a quota 1160 metri ed è un ripiano erboso che dai Torrioni del Corchia cala verso il passo dei Fordazzani. Da esso si gode una splendida vista sulle Apuane settentrionali: Sagro, Tambura e Sella e sulle più vicine Apuane centrali: Altissimo, Macina, Fiocca, Sumbra, e Freddone, inoltre la visuale comprende tutta la costa dalla Spezia fino alla Versilia e alle isole nelle belle giornate. I Prati del Puntato.

A livello della maestà, alla fine della strada asfaltata, una palina indica il sentiero 10/141 per il passo dei Fordazzani da cui il bivio per il 141 per le Cervaiole e il 10 per Campanìce. Oltre la maestà, dedicata a Fortunato Cocci, c’è un monumento marmoreo del 2000 dedicato agli ideatori della strada per Fociomboli. Questi furono due frati professori di Terrinca, Cesare Coppedè e Gustavo Cocci, il primo si interessò del tratto fino al Passo, il secondo di quello per Fociomboli. La strada in questione si biforca subito: a sinistra (segnavia 11) continua per Fociomboli, mentre a destra la strada, chiusa da una sbarra, sale per la cava dei Tavolini del monte Corchia.

Fociomboli

Valico tra la quota 1461 metri del monte Corchia e il monte Freddone. Si trova a 1270 metri e corrisponde alla testata del Canale delle Fredde. Esso è attraversato dalla mulattiera che congiunge il Passo di Croce con il Puntato e il Col di Favilla, che corrisponde al sentiero 11. Scendendo pochi metri, lungo questo sentiero, presso una maestà, inizia la via normale per il monte Freddone.

Da Fociomboli passa poi il sentiero 129 che unisce Mosceta alla strada del Cipollaio (ponte dei Merletti), passando per Campanìce. Parte di questo sentiero segue una marmifera per le dismesse cave del retro-Corchia. La zona di Fociomboli è importante dal punto di vista botanico specialmente per il vicino Padule o Torbiera di Fociomboli, ricco di specie rare.

Padule di Fociomboli

È conosciuto anche come Torbiera di Fociomboli o più semplicemente come “i Paduli”. Esso è una conca prativa acquitrinosa, situata tra i 1120 e i 1150 metri di quota, che si estende per circa un ettaro ai piedi del versante settentrionale del monte Corchia e di quello orientale del monte Freddone.

È circondato dal bosco (faggeta) ed è percorso da rivoli di acqua meteorica che scendono dalle rocce calcaree dei monti che lo circondano. Inoltre il bacino è alimentato anche da sorgenti sotterranee che sgorgano nei punti di contatto tra le rocce calcaree e quelle impermeabili.

Il padule è il residuo di un piccolo lago di origine glaciale che si è mantenuto grazie al fondo impermeabile, prevalentemente formato da dolomia scistosa, che costituisce il suo letto a contrasto con la roccia carsica delle zone circostanti. In questo modo le acque sono costrette ad affiorare e sul margine settentrionale si forma un piccolo emissario che va a formare il Canale delle Fredde, emissario della Tùrrite Secca che, a sua volta, confluisce nel Serchio a Castelnuovo Garfagnana.

Questa Torbiera costituisce l’unico ambiente umido in quota delle Alpi Apuane a contrasto con i numerosi laghetti e acquitrini presenti nel vicino Appennino e, di conseguenza, essa riveste un notevole interesse ambientalistico. Il padule è, infatti, ricco di rare specie botaniche per lo più neutrofile o leggermente basofile poiché le acque calcaree che alimentano la torbiera neutralizzano l’acidità della stessa. Solo qua è presente, in tutto il territorio apuano, l’Eriophorum latifolium (erioforo, pennacchio), esso è caratterizzato dall’infiorescenza bianco-cotonosa e molto spettacolare e fiorisce a giugno-luglio. Inoltre i depositi di torba conservano pollini fossili che documentano quali specie botaniche vivessero qua nel periodo glaciale e post-glaciale. La visita al Padule è un’escursione facile ed è consigliata agli amanti della botanica.

L’eccezionalità del biotopo richiederebbe, probabilmente, una maggiore tutela da parte del Parco delle Alpi Apuane. Chi non conosce la sua esistenza non ha alcuna informazione sul modo di raggiungerla: forse è meglio così poiché evita i danni che qualche male intenzionato potrebbe arrecargli, ma rimane il sospetto che l’importanza reale del Padule sia misconosciuta dagli amministratori. Le modificazioni ecologiche della zona comportano rischio di perdita di specie rare. I pericoli sono legati al pascolo, per lo più cavalli, e alla frequentazione da parte dei turisti, anche se rispettosi dell’ambiente.

Fociomboli rappresenta il luogo migliore per accedere al Padule, mediante il sentiero 11 in meno di mezz’ora si perviene alla Torbiera.

Puntato

Si trova alla base del versante settentrionale del Corchia e consiste in una conca prativa tra i 1000 e i 1100 metri di quota a cui arrivano i sentieri 11 da Fociomboli e il 128 da Tre Fiumi per il Rifugio Del Freo. La conca è circondata dal Corchia, dal Freddone e dalla Pania della Croce con il ben evidente Pizzo delle Saette.

Il Puntato era un alpeggio per i pastori della comunità di Terrinca ed esistono in zona vecchi casolari e anche una chiesetta che sono stati ristrutturati. Alcuni casolari sono adibiti all’accoglienza di escursionisti e gitanti con posti letto e cucine: la Baita “Il Robbio” che è una piccola azienda agricola, la Baita “Ciampi” e il Rifugio “La Quiete”. La chiesa è dedicata alla SS Trinità e risale al 1679, vicino c’era una maestà più antica fatta edificare per sua devozione da Francesco Bacchelli con icona marmorea dedicata alla Madonna del Rosario col Bambino e S. Giovani Battista. Dopo lo smantellamento della maestà l’icona fu murata sul muro della chiesa e rubata nel 1973.

Col di Favilla

Detto anche Colle di Favilla, è un piccolo borgo, nel comune di Stazzema, tra i più alti nelle Alpi Apuane, ed è ormai disabitato da molti anni. Si trova a 940 metri di quota a cavallo del colle boscoso che dalla cresta nord-est del monte Corchia si dirige su Isola Santa ed è sovrastato dal possente Pizzo delle Saette.

Dal piazzale antistante la chiesa si gode di bella vista anche sul monte Freddone e sul Sumbra e, di fronte, c’è una fonte dove si incontrano i due sentieri che arrivano a questo borgo.

L’ultimo parroco del paese fu don Cosimo Silicani, molto ospitale con gli alpinisti di passaggio. Egli operò dal 1897 al 1942, anno della sua morte, fu artigiano e storico della piccola comunità e fece costruire nel 1910 il quadrante solare situato sulla chiesa, esso è il più alto di tutta la Toscana.

Col di Favilla.Il paese subì gravi distruzioni durante la seconda guerra mondiale, a causa della guerra di Liberazione, e fu completamente abbandonato negli anni ’60 anche se nel censimento del 1961 sono indicati ancora alcuni residenti.

L'area di Col di Favilla era anticamente un alpeggio di Levigliani e quindi un insediamento a carattere stagionale sin dal XVII secolo e la chiesa viene fatta risalire al 1640, però solo intorno al 1880 si trasformò in un borgo con popolazione stabile. Le case erano costruite con la pietra locale e con i tetti ricoperti da ardesia. Le principali attività degli abitanti, chiamati colletorini, furono la pastorizia, la produzione del carbone da legna, la lavorazione dei metalli presso il Canale delle Verghe dove c’erano delle ferriere, l'estrazione del tannino dal castagno destinato alle concerie del pisano e l’impagliatura delle sedie. Una modesta agricoltura di sussistenza è testimoniata dai terrazzamenti, sostenuti da muri a secco, ancora presenti in zona.

Di rilievo è la chiesa dedicata a S.Anna madre della Madonna, che, dopo le devastazioni sacrileghe del 1968-1970, fu restaurata e riconsacrata nel 1979. Nel 1983 fu affissa all’esterno un lapide marmorea a ricordo dell’evento, un’altra lapide affissa nel 1982 a cura dell’UOEI di Ripa di Versilia ricorda don Cosimo con i versi di una sua preghiera. Il campanile è dietro la chiesa e svetta massiccio tra la vegetazione. Una lapide di marmo, posta alla sua base, ricorda la sua costruzione nel 1670 e il cappellano Vannucci. A fianco del campanile un breve vialetto, delimitato da faggi, porta a un piccolo cimitero nel quale in inverno sbocciano i crochi, esso, purtroppo, subì devastazioni sacrileghe con asportazione di scheletri per presumibile uso di studio per studenti di medicina.

La cupidigia umana non ha veramente limiti e non si ferma nemmeno di fronte alla sacralità della morte.

Lungo il muro perimetrale sono state montate le lapidi in ricordo degli antichi abitanti. Il luogo è molto suggestivo nella sua semplicità e invita al raccoglimento. I discendenti degli antichi abitanti ritornano al paese per la festa di S. Anna, il 26 luglio, e qualcuno sta cercando di risistemare le vecchie abitazioni anche se la maggior parte del paese è desolatamente distrutta. Un comitato, formato dai discendenti degli antichi abitanti del borgo, tiene viva la festa di S.Anna e ha provveduto al restauro della chiesa e alla sistemazione del cimitero e pensa di adibire la canonica a punto di accoglienza per gli escursionisti. Oltre al nucleo attorno alla chiesa altre case sparse si trovano intorno, in esse si intravedono i camini e tracce di intonaco colorato.

Un gruppo di ruderi si trova lungo il sentiero 9 poche centinaia di metri prima di entrare nel borgo a sud, altri si trovano lungo il sentiero 11 anche abbastanza distanti e alcuni sono stati restaurati e saltuariamente sono abitati. Molto caratteristici sono i sentieri alberati da lunghe file di faggi e le siepi di bosso vicino alle abitazioni che erano ritenute tenere lontane le serpi a causa del loro odore pungente. Qua arriva la vecchia mulattiera da Levigliani per Isola Santa, oggi sentiero 9, poi da Fociomboli per il Puntato il sentiero 11. Inoltre una strada non asfaltata, ma percorribile con auto, arriva dalla strada Castelnuovo-Arni, l’imbocco è a livello di una cava.


Deviazioni e possibilità di escursioni

Il sentiero 11 permette di fare diverse escursioni connettendosi ad altri sentieri.

Diamo qualche suggerimento:

  • Andata e ritorno sull’ 11: percorso fattibile in una giornata che richiede circa 4h 30’ a cui aggiungere il tempo per una visita a Col di Favilla, alla zona del Puntato e al Padule di Fociomboli.
  • Anello 11/128/129: esso permette di passare dalla Foce di Mosceta con piacevole sosta al Rifugio con la splendida vista sulla Pania della Croce. Richiede con le soste al Padule e a Fociomboli circa 5h 40.

Percorsi più lunghi sono possibili con pernottamento nei rifugi della zona: il Del Freo di Mosceta e il Rossi presso l’Uomo Morto.

ALCUNI ITINERARI INERENTI QUESTO SENTIERO PRESENTI SUL SITO:


Commento

Il sentiero permette una escursione completa percorrendolo all’andata e al ritorno, come riportato sopra. Altrimenti l’escursionista può usare altri sentieri per completare la sua escursione e, usando i rifugi, può programmare interessanti escursioni di più giorni.

I panorami sono notevoli dal Passo di Croce, da Fociomboli e da Col di Favilla.

Sia il Puntato che Col di Favilla sono luoghi di grande bellezza e il Padule di Fociomboli è unico per le sue fioriture.

In inverno il ghiaccio può rappresentare un’insidia per cui serve l’attrezzatura prescritta e la necessaria esperienza..