SENTIERO CAI 39
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
ATTENZIONE!!!
In questa scheda è descritto soltanto il tracciato del sentiero indicato, risalente alla data sotto riportata. Non è presente alcun riferimento nè alcuna indicazione sul suo stato attuale e sulla sua attuale percorribilità, per conoscere i quali si rimanda alla voce "Sentieristica" del Menù Principale, in alto a destra. Rammentiamo, comunque, che, a tal proposito, la cosa migliore resta sempre quella di informarsi contattando le Sezioni CAI cui spetta la manutenzione dei singoli sentieri, poco prima di effettuare l'escursione.
17 novembre 2015

(f.f.) questo sentiero unisce Equi Terme con le cave di Torano, ma al momento è percorribile solo fino a Pianza. Nel percorso si attraversano borghi carichi di storia, resti di castelli e di antiche chiese e si arriva alle cave del Sagro e del Borla. I panorami sono diversi e sempre molto interessanti sulle Apuane settentrionali.

 
 

SENTIERO 39

Il sentiero è di competenza del Cai sezione di Carrara.

Tragitto

Tratto non percorribile:

Torano La Piastra (267 m) – Ravaccione (430 m) - La Conca - Boscaccio - Foce di Pianza (1273 m)

Tratto percorribile:

Foce di Pianza (1273 m) [ innesto sentieri 172, 173, 174] – Case Walton - La Stretta - Passo dello Zappello (1212 m) - Vinca (Madonna del Cavatore) (783m) - innesto sentieri 38, 175, 190 - Vinca (Madonna della Neve) (700 m) - Aiola (336m) [innesto tappa 11 TL] - Equi Terme (250 m) [innesto sentieri 176, 192]. 

Nel suo lungo percorso alcuni tratti sono comuni con altri sentieri. Da Equi ad Aiola con la tappa 11 del Trekking Lunigiana. Da Case Walton a Pianza con il sentiero 174.

In data 26 maggio 2012 la sezione Cai di Carrara comunica che il sentiero 39 nel tratto da Foce di Pianza a la Piastra (versante mare) è stato chiuso causa detriti di cava che ne impediscono la percorrenza in sicurezza. In altre parole il sentiero è ostruito da ravaneti.

Così descriveva, nel 1979, il percorso da Ravaccione per Pianza la guida Cai delle Alpi Apuane:[1]

Da Ravaccione si risalgono le Cave del Canal Bianco, sino ad un gruppo di casette su una costa a quota 1011 e si prosegue per sentieri su terreno erboso e detritico scosceso. Ore 2.15.

Informazioni sulla zona di partenza

Partendo da Equi Terme

Da Aulla si segue la statale 63 per Fivizzano, superata Rometta (6,6 Km) si prende la deviazione a destra per Gassano (13,3 km) e da qua si continua, a destra, per Gragnola (15,7 Km) e Pian di Molino, superata la Stazione di Monzone (19,7 km), prima di raggiungere Monzone Alto, si prende una ben evidente deviazione verso sinistra per Equi Terme (31 km). Equi Terme è raggiungibile anche in ferrovia (linea Aulla - Lucca).

Partendo da Foce di Pianza

Da Carrara si segue la strada statale 446 dir per Gragnana (3,2 km) e Castelpoggio (6,5 km) superato quest’ultimo paese si prende la deviazione (SP59) a destra (9,5 km) per Campocecina che si segue per altri 10 km fino al punto di soccorso delle Cave e al Piazzale dell’Uccelliera pochi metri avanti. Si trascura la deviazione a sinistra per Acquasparta e si continua costeggiando il monte Borla per un altro chilometro fino alla Foce (21,1 km). C’è da aggiungere quest’ultimo tratto di strada è una marmifera in pessimo stato per presenza di buche e detriti caduti dal monte. Essa è impraticabile in inverno con neve e ghiaccio, per cui l'escursionista può iniziare dal panoramico Piazzale dell'Uccelliera e in circa 20' si trova a Pianza.

Ricordiamo che a poca distanza dal Piazzale dell'Uccelliera si trova il Ristorante Belvedere e il Rifugio Cai Carrara dove è possibile pernottare. Sia il Piazzale dell'Uccelliera che quello di Pianza sono molto panoramici sulla costa e le isole. Inoltre il piazzale di Acquasparta, presso il ristorante Belvedere, ospita il Parco della Memoria, dedicato alla Shoah. Esso è costituito dalle statue del XIV simposio internazionale di scultura tenutosi a Carrara nel 2001. Quel anno il tema era: “La memoria del presente. Dalla Shoah alla cultura della pace”. Il parco è sempre suggestivo ed emozionante, ma, in particolare, quando la copertura nevosa si confonde con le statue: è meritevole di una visita non frettolosa.

Descrizione del percorso

Difficoltà: E/ brevi tratti EE. Qualche tratto da percorrere con attenzione tra Aiola e Vinca per gli smottamenti causati dal terremoto, analogamente prima della Piana del Carbone. Un lungo tratto attrezzato con filo metallico è pericoloso in presenza di ghiaccio. Da tener conto della lunghezza e del dislivello che richiedono un certo allenamento.

Stato del sentiero: ben segnato ed evidente con tutte le necessarie indicazioni. Il terremoto del 2013 ha danneggiato alcuni tratti.

Tempi: andata: 6h 25' ritorno: 5h 30'

Il percorso

Sintesi: esso supera Equi attraversando il torrente Fagli, poi entra in un castagneto fino al cimitero di Aiola, esce dal bosco e attraversa Aiola. Dalla chiesa sale e entra nel bosco fino ai ruderi del Castellaccio. Prosegue in quota, passa per un tratto degradato dove è presente una passerella metallica, supera vecchi ravaneti e ruderi di edifici di cava e arriva alla Madonna Vecchia di Vinca. Supera due vecchie marginette e arriva alla Chiesa della Madonna della Neve. Poi continua per la strada lasciando a sinistra Vinca, arriva alla Madonna del cavatore e rientra nel bosco. Supera un vecchio ponte sul Lucido e riprende a salire con tratti attrezzati con cavo d'acciaio. Arrivato al passo dello Zappello esce dal bosco e inizia la discesa, inizialmente molto panoramica sul Pizzo e Vinca, poi esso diventa una larga marmifera che porta alle case Walton e, in salita, a Foce di Pianza.

Arrivati a Equi Foce di PianzaTerme è possibile parcheggiare facilmente lungo il torrente Lucido, avendo sulla sinistra la linea ferroviaria. Siamo nei pressi del complesso termale che diffonde nell’aria il caratteristico odore di zolfo. Notevole è il panorama sulla parte alta del borgo di Equi. Ci dirigiamo al vicino ponte sul torrente Lucido (è presente una bella fontana) subito dopo il quale iniziano i sentieri 39, 176 e 192. Questi ultimi due sono nella parte iniziale una strada asfaltata che si dirige verso sinistra a costeggiare il complesso delle Terme. Il sentiero 176 è diretto a Ugliancaldo mentre il 192, dopo aver percorso il Solco, si dirige al Poggio di Baldozzana. Il sentiero 39 inizia a destra, dopo il ponte, ed è presente il cartello indicatore del sentiero e delle distanze (1,4 km per Àiola e 8 per Vinca). Il tratto fino ad Aiola (pronuncia Àiola) è comune con la tappa 11 del Trekking Lunigiana (TL). Il primo tratto è strada asfaltata e subito sulla sinistra c'è l'edificio della vecchia scuola elementare che è stato trasformato in una delle Porte del Parco delle Alpi Apuane. In particolare esso ospita l'ApuanGeoLab un museo didattico per divulgare le Scienze della Terra. Lasciamo la strada e subito, a 5', attraversiamo il torrente Fagli che proviene dalla Tecchia, per mezzo di un bel ponte a schiena d’asino. Saliamo, recuperiamo la strada asfaltata, e a 7' entriamo nel castagneto (presenti indicazioni) a sinistra seguendo una mulattiera. Essa inizialmente sale e poi scende lievemente fino al piccolo Cimitero di Aiola (19'), cui arriva uno stradello asfaltato dal borgo. Poi passiamo per una zona aperta dove prosperano piante di melo, in particolare si produce la famosa mela rotella della Lunigiana, dalla forma rotonda e schiacciata. A 27’ arriviamo ad Aiola, che è divisa in due nuclei abitativi con in mezzo il lavatoio (31’) dove arriva la strada, qualche casa è ridotta a rudere e rimangono bei portali sormontati dallo stemma dei Medici che ricorda la dominazione fiorentina. Giunti alla chiesa si San Maurizio, sita nel secondo nucleo (36’), prendiamo a sinistra mentre a destra  il TL prosegue in discesa verso Monzone. Saliamo ripidamente per il borgo che finisce subito e il sentiero entra nel castagneto dove riprende a salire. A  59’ siamo al primo bivio per l’eremo di San Giorgio indicato a 2,4 km sulla sinistra, l'antico eremo è ormai ridotto in rovina essendo stato abbandonato alla fine del XVIII secolo [esso merita una visita]. Proseguiamo a destra e dopo 5’ siamo presso i ruderi del Castellaccio (528 m), questo è una torre circondata da mura di recinzione dirute che funzionava come torre di guardia sull’ingresso della Valle di Vinca che si trova sulla nostra destra . Poi scendiamo (il tratto che segue è costituito da saliscendi) e a 1h 12’ troviamo il segno di una fonte che in realtà è più giù (3’) sulla destra, ma l’acqua che scorre è, comunque, scarsa. A 1h 17’ troviamo lungo il percorso  alcuni macigni squadrati forse destinati a  qualche opera di fortificazione. Poi il sentiero comincia ad aprirsi (1h 23’) verso destra sul Sagro e sulla Rocca di Tenerano e sul Balzone: il paesaggio diventa più brullo, in basso si inizia a vedere la provinciale che da Monzone porta a Vinca. Il sentiero è inciso nel fianco del monte con tratti su massicciata di sfasciumi e in altri tratti ci sono ponti di pietra: un’opera veramente notevole. A 1h 40’, per superare una piccola frana, c'è una passerella metallica con un tratto di filo d’acciaio per aiutare la progressione. Ricordiamo che il terremoto del 2013 ha danneggiato in alcune parti il sentiero smuovendo qualche masso, ma i danni no sono di grande entità. Anche la passerella è stata colpita ma è ancora ben percorribile. A 1h 50’ arriviamo a una maestà presso cui è un secondo bivio, a sinistra in salita, per l’Eremo di San Giorgio (1,4  Km)  e Vinca dista 3,7 km. L’immagine sacra è stata trafugata, ma il cartiglio indica data 1757. Il sentiero ora costeggia ampi ravaneti e a 2h arriva presso ai ruderi di una casetta di marmo che domina la vallata dallo strapiombo in cui si trova. È la casa San Giorgio adibita al servizio dell’attività estrattiva, al suo interno ci sono i resti di un basamento, forse di un motore. Il tratto di sentiero che segue è molto bello abbarbicato alle pendici del monte e ricco di belle fioriture secondo le diverse stagioni, inoltre prospera il fico selvatico. La zona del Balzone adesso è ben visibile, riusciremo più avanti anche a scorgere lo scivolo della teleferica. A 2h 20’ arriviamo alla Madonna Vecchia di Vinca (672 m): questi sono i ruderi di un edificio sacro costruito in parte sotto la parete del monte (edificio d'abrì) presso un bel ponte che permette al sentiero di accedere al pianoro in cui si trova la costruzione. La zona è stata sistemata di recente e sulla roccia c’è una sorta di altarino moderno dedicato alla Madonna. Il sentiero adesso sale in un boschetto e a 2h 26’ scorgiamo in basso, infrascato, un riparo sotto roccia forse per le pecore. Dopo 3’ un’altra fonte dove l’acqua scorre molto lentamente poi, a 2h 34’, presso dei muretti a secco c’è una maestà del 1850 con icona marmorea dedicata alla Vergine delle Grazie. Poi usciamo dal bosco e a 2h 54’ troviamo un’altra maestà con immagine marmorea della Madonna col Bambino del 1984 che sostituisce una precedente, poco dopo c'è una lapide marmorea in ricordo di Iris B. (1923-1974). Saliamo ancora un po' e a 3h siamo presso una chiesa dedicata alla Madonna della Neve posta in posizione molto panoramica sulla Cresta Nattapiana, Pizzo, Giovo, Cresta Garnerone, Grondilice e Sagro.  Sulla sinistra ci sono i terrazzamenti di Vinca per lo più abbandonati. Presso la chiesa ci sono alcune panche per ristoro e parte uno stradello in discesa che percorriamo e in pochi minuti siamo alla strada asfaltata (03h 05') che proviene da Monzone. Essa prosegue verso Vinca e la seguiamo in direzione del borgo avendo in alto sulla sinistra il Cimitero dove si trova il monumento alle vittime dell’eccidio nazi-fascista del 1944. In breve siamo a un bivio presso il cartello stradale di Vinca e seguiamo la via Tedesca che scende a destra costeggiando le case più basse del paese. A 03h 10' siamo presso l'edificio della vecchia scuola elementare adesso trasformata in Bed&Breakfast (La Casa di Montagna) operativa da pochi mesi. A fianco dell'edificio una scalinata sale alla parte alta del borgo e qua iniziano i sentieri 38, 175 e 190 i quali salgono per la scalinata fino alla piazzetta dove termina il tratto di via asfaltata che dal bivio precedente saliva a sinistra. I tre sentieri hanno il primissimo tratto in comune poi il 190 si dirige alla Foce dei Lizzari da cui scende come sentiero attrezzato Zaccagna (al momento inagibile) alle Cave del Cantonaccio. Il 38 e il 175 proseguono ancora assieme fino alla Maestà del Doglio  dove si dividono. Il 38 prosegue per la Foce di Vinca e Foce Luccica e termina a Colonnata. Invece il 175 sale alla Foce di Giovo dove termina. [C'è da dire che salendo pochi minuti alla piazzetta è possibile trovare una fontana e l'unico negozio di alimentari di Vinca dove si vende pane di produzione propria]. Il sentiero prosegue costeggiando il borgo di Vinca seguendo la via Tedesca e in 5' arriviamo a un vecchio edificio, in passato cinema di Vinca, qua una strada asfaltata sale alla vicina Chiesa di S. Andrea e ai lavatoi con acqua freschissima. Proseguiamo per la strada tedesca e a pochi metri sulla sinistra c'è subito un'altra fontana. La strada ampia, con qualche segno di recenti frane dovute al maltempo, sale regolarmente fino alla Madonna del Cavatore (03h 22') con annessa Maestà e fontana, qua si gode di bella vista sul Pizzo d'Uccello. Saliamo ancora per la strada e dopo un paio di minuti la lasciamo, infatti il sentiero 39 devia a destra presso un ampio spiazzo erboso (presente indicazione). La strada invece continua e diventa sempre più malandata e termina  presso il Fosso del Nebbieto dove inizia il sentiero 153 per il Nuovo Rifugio Garnerone, inoltre, poco dopo la deviazione del 39, ce n'è un'altra che porta alla Maestà del Doglio dove recupera i sentieri 38 e 175 (questa è la vera via Tedesca fatta costruire dall'organizzazione Todt per motivi militari durante l'ultima guerra). Prendiamo quindi a destra tra i castagni e superiamo una panchina di roccia che rimane a sinistra e subito dopo sulla destra c'è una casa in posizione panoramica su Vinca e sulla catena del Sagro. Il sentiero prosegue con saliscendi nel castagneto, prima ampio e poi più stretto, e incontra, nella sua prima parte, altre costruzioni, mentre più avanti passa per zone terrazzate. Qualche albero caduto per il recente maltempo ostruisce qua e là la sede del sentiero. Superiamo qualche ruscello che scende dalla sinistra e a 3h 42' abbiamo un rudere a sinistra e a 3h 45' superiamo un ponte sul Lucido di Vinca che scorre più sotto. Il ponte è malmesso, ma permette un transito sicuro. Adesso segue una continua salita nel bosco, questo sentiero, detto Sentiero dei Cavatori, permetteva ai vinchesi di andare a lavorare alle cave del Sagro e del Borla proprietà della locale comunità (Beni Sociali di Vinca). Nel primo tratto di salita bisogna evitare tutte le deviazioni a sinistra e il sentiero sale abbastanza ripido e a 03h 53'  c'è una ben evidente deviazione verso destra: si tratta di un sentiero alternativo dei cavatori che più in alto si innesta di nuovo nel 39. Più avanti iniziamo a vedere Vinca sulla destra e la vedremo ancora a lungo, intanto il sentiero si è fatto meno ripido.  A 03h 58' ci sono alcuni metri da percorrere con attenzione perché si sviluppano su sfasciumi con degrado accentuato dal recente sisma. Più avanti alcuni alberi caduti di recente ostruiscono la sede del sentiero costringendoci a un po' di equilibrismo aiutandoci con le mani. In questo tratto predominano le conifere per rimboschimenti successivi alla guerra, ma più in alto domineranno nuovamente  i faggi. A 4h 05' arriviamo, in lieve discesa, alla Piana del Carbone (cartello) dove è presente un caratteristico castagno cavo ancora molto vitale, qua nella stagione giusta prospera la Cardamine heptaphylla, il sentiero poi sale nuovamente verso destra. Dopo 10' passiamo agevolmente per un ravaneto aperto su Vinca, Pizzo d'Uccello e Grondilice qua prospera l'Iberis sempervirens che forma estesi tappeti fioriti, ma la pianta vegeta qua e là lungo tutto il percorso. Dopo pochi minuti c'è un altro breve tratto di ravaneto. A 04h 25' troviamo il primo tratto di corda metallica che aiuta nella progressione lungo il ripido sentiero a tratti scalinato, avanti seguiranno altri tratti attrezzati utili in caso di neve e fondo bagnato. Il sentiero in questo tratto percorre a mezzacosta i fianchi del Puntone della Piastra con tratti costruiti con fatica dall'uomo anche con l'uso di esplosivo. Continuiamo con tratti attrezzati e sempre ricchi di interessanti fioriture secondo le stagioni: Primula Auricula, rari esemplari di Anemone Ranuncoloides e ciclamini in autunno. Ogni tanto troviamo ripari sotto roccia aperti, appunto, con l'esplosivo. A 04h 36' saliamo per un paio di minuti un ripido canalino scalinato sopra il quale c'è un balcone panoramico (quota 995 m) su Vinca e la zona del Pizzo: il paese sembra a due passi. Da qua rientriamo nel bosco, il sentiero continua  prima con tratto diritto e poi con tornanti aggirando qualche albero caduto. A 4h 56' lasciamo i tornanti per un ripido tratto (segnato) che li evita, è possibile comunque anche salire i tornanti. La deviazione risale a qualche anno fa quando alberi ostruivano in gran quantità il sentiero. Continuiamo a salire per tornanti e a 5h 04' raggiungiamo il bivio (segni rossi a sinistra) per il sentiero alternativo di cui abbiamo parlato sopra. Dopo 5' troviamo un altro tratto attrezzato con corda metallica, più avanti per rapidi tornantini  quasi sempre coperti da foglie e quindi scivolosi specialmente in discesa, arriviamo a una scalinata con pali di legno e corda metallica che porta a 05h 25' al Passo dello Zappello. Adesso il sentiero scende e ci porta in pochi minuti a uno spiazzo panoramico su Rocca di Tenerano, Vinca, il Pizzo d'Uccello e la cresta Nattapiana e la zona del Balzone-Canalonga. Anche in questa zona ci sono interessanti fioriture: in autunno numerosi esemplari della bellissima sassifraga autunnale (Saxifraga aizoides) con i suoi piccoli fiori rossi e anche molti esemplari di Parnassia palustris. Il sentiero è adesso una larga strada (dettEquia marmifera della Stretta) che qualcuno, in passato, pensava di collegare con Vinca. Scendiamo e a 05h 33' la visuale si apre sul monte Borla e le sue cave e più avanti anche sul Sagro e le sue cave, mentre in basso, verso destra, si vede la marmifera che porta al Balzone, l'edificio di servizio e la terrazza panoramica del Balzonetto.  Essa è un parapetto aereo (995 metri) su una rocca a strapiombo che è parte dei contrafforti della Torre di Monzone. Qua arrivavano alcuni cavi della struttura della teleferica e ci sono i ruderi di alcuni edifici di servizio. Continuiamo in lieve discesa avendo sulla sinistra la cresta che scende dalla Foce del Faneletto e che arriva alla Cima Tre Omi con i suoi caratteristici tre ometti giganti, a essa si perviene facilmente dal nostro sentiero salendo a caso. A 05h 48' su un blocco di marmo sulla destra ci sono indicazioni di un vecchio raccordo con il 174, in realtà qua scende un breve sentiero che si collega alla marmifera del Balzone, ma il raccordo con il 174 è ormai scomparso sotto i ravaneti delle cave del Borla. Saliamo un breve tratto per poi riscendere e dopo circa 5' su un masso di marmo con infisso palo metallico, a sinistra, c'è il numero del sentiero 39. Da qui è possibile salire, un po' a caso al prezioso sito della Fritillaria montana, alla cava abbandonata Bardiglio e poi alla Foce del Faneletto. Subito dopo a 05h 54' siamo in zona di cave e a destra si stacca in discesa la via di cava diretta al Balzone dove, in passato, iniziava la teleferica che trasportava il marmo verso la strada per Monzone, con deviazione da questa marmifera si arriva anche alla terrazza panoramica citata in precedenza. Adesso saliamo per la marmifera tenendo le cave del Sagro a sinistra e a 06h 07' siamo presso una sbarra che a destra porta alle Cave del Borla, qua passa anche il sentiero 174 diretto alla Foce dei Pozzi. La zona si è molto modificata negli ultimi anni per cui il sentiero 39 adesso coincide con la marmifera mentre in precedenza la evitava. Subito dopo la sbarra ci sono le Case Walton, circondate da alberi, esse erano edifici a uso dei cavatori e presso di esse, sulla sinistra, c’è un’immagine marmorea della Madonna con un altare. Le case Walton sono ruderi, ma un edificio è ancora agibile e saltuariamente è abitato. Poco dopo le Case Walton dopo la curva della marmifera il sentiero lascia la stessa, che sale a tornanti verso destra, e risale per il pendio di massi di marmo e recupera la marmifera a 6h 20' e, subito dopo, siamo all'intaglio della marmifera con a destra una cisterna arrugginita per l'acqua. Il sentiero 173 sale alla cisterna e costeggiando il Borla arriva a Campocecina mentre da parte opposta si dirige alla Foce del Faneletto e poi prosegue per la Capanna Garnerone. Sempre a destra si dirige il 172 diretto a Foce della Faggiola e a Foce Luccica, sia dal 172 che dal 173 si staccano sentieri per salire alla vetta del Sagro. Scendiamo e a 6h 25' siamo al piazzale della Foce di Pianza. Essa si trova tra il monte Sagro e il monte Borla, e qua parte la cresta che porta al Sagro e alle propaggini meridionali che scendono al monte Maggiore. Inoltre il piazzale è panoramico sulle cave di Carrara, sulla città e sulla costa con possibilità di vedere le isole dell'arcipelago nelle belle giornate, a volte anche la Corsica. Dal piazzale la marmifera Walton, piuttosto malmessa, porta al panoramico Piazzale dell'Uccelliera da cui scende la strada carrozzabile per Carrara.

Aspetti di rilievo del sentiero

Equi Terme

È un borgo situato a 250 metri di quota presso il torrente Lucido a nord del Pizzo d’Uccello. Il nucleo più vecchio del borgo, formato di case in pietra, è appollaiato su un rilievo alla sinistra del torrente ed è costeggiato dal Fosso di Fagli tributario dello stesso Lucido. Nella parte vecchia si trova la chiesa di San Francesco (XIV secolo). Equi si trova nel territorio di Fivizzano, ma, dopo il terremoto del 1920, alcuni edifici furono costruiti sulla riva destra del Lucido, nell’allora territorio del comune di Casola, tra essi l’ufficio postale e la stazione ferroviaria della linea Aulla-Lucca (inaugurata nel 1959). L’anomala divisione del borgo tra due comuni si concluse nel 2005 con un referendum mediante il quale i cittadini decisero che la parte di Equi nel comune di Casola passasse anch’essa a Fivizzano. Il paese deve il suo nome alle acque sulfuree conosciute sin da epoca romana e che sono oggi sfruttate da uno stabilimento termale che si trova nella parte nuova del borgo. Il paese è ricco di importanti emergenze naturalistiche. Di rilievo sono: la Buca di Equi cioè le grotte oggi attrezzate, la Tecchia  che è un riparo sotto roccia abitato dall’uomo preistorico in cui sono stati ritrovati importanti resti di animali tra cui l'orso speleo e il Solco una stretta valle che ha l’aspetto di un canyon e che porta alle cave Walton. Inoltre nel paese esiste il Museo delle Grotte e l’Archeo-parco che sono strutture didattico-naturalistiche che ricostruiscono l’ambiente preistorico e sono particolarmente importanti per le scuole. In particolare l’Archeo-Parco è costituito da ripari sottoroccia e da capanne in cui vengono svolte attività di archeologia didattica ed è illustrata la vita dei nostri antenati con lo scopo di “vivere una giornata preistorica”. Ci sono poi i percorsi geo-naturalistici che mostrano le sorgenti carsiche della Barrila e della Buca e la Buca dei Serpi, una marmitta formata dall'erosione delle acque. Inoltre questi percorsi permettono anche di conoscere alcuni interessanti endemismi botanici apuani. Inoltre dal 2015 è stato qua trasferito, temporaneamente, anche il Museo Aioladel lavoro della Valle del Lucido. La vecchia scuola elementare è diventata Porta del Parco delle Alpi Apuane e ospita l'ApuanGeoLab un museo didattico interattivo per divulgare le Scienze della Terra. L'insieme della Grotta, della Tecchia, dei musei e degli itinerari didattici si chiama Geo-Archeo-Park delle Grotte di Equi. Ogni anno, dal 1986, per Natale, viene allestito un apprezzato Presepe Vivente nei pressi della Buca. Dal paese parte il sentiero 192 per Poggio Baldozzana, il 39 per Vinca e Torano, il 176 per Ugliancaldo che è anche parte della tappa 11 del Trekking Lunigiana (insieme al tratto del 39 fino ad Aiola). Il borgo è poi la base principale per scalare la famosa Parete Nord del Pizzo d’Uccello, per accedere alla Ferrata Siggioli e al sentiero attrezzato Zaccagna.

Aiola

Pronuncia Àiola. È un borgo situato a 336 metri, alla sinistra del Lucido, nel comune di Fivizzano alle pendici del monte San Giorgio.  Esso si trova tra Equi Terme, Monzone e Vinca. Esso fu feudo dei Malaspina fino al secolo XV quando passò alla repubblica fiorentina come tutta la Lunigiana orientale. Nei pressi i Medici cercarono di aprire, nel 1686, una miniera di rame. Poco distante da Aiola un nobile veronese, forse un esule politico, fondò un grande eremo dedicato a San Giorgio  e curato dai padri serviti fino al XVII secolo. Il borgo è diviso in tre piccole borgate: il Canale, la Fontana (dove c'è il lavatoio) e la Chiesa. In quest'ultima, che è la parte più alta del paese, si trova la chiesa di San Maurizio (in antico dedicata anche a San Martino). Essa risale al XII secolo, ma la presenza di mura romaniche fanno pensare che un edificio religioso fosse preesistente, il campanile è invece del XVIII secolo. Sopra la porta principale della chiesa c'è un bassorilievo di marmo (datato 1520) che raffigura San Giorgio che uccide il Drago che si trovava all'eremo di San Giorgio, ma, a sua volta, proveniva dall'antica Cappella di Corvara presso il Castellaccio. Molte case del borgo sono attualmente in rovina, anche a causa del terremoto del 1920 e molte hanno bei portali in pietra, alcuni sormontati dallo stemma dei Medici. Il borgo è attraversato dal sentiero 39 da Equi Terme per Vinca e dal tracciato del Lunigiana Trekking (TL 11, undicesima tappa da Casola per Monzone).

Eremo di San Giorgio

Si trova a 887 metri di quota a cavallo di una cresta tra il canale di Aiola, a est, e il torrente Lucido di Vinca a ovest. Questa crestRuderi dell'eremo di San Giorgioa può essere considerata una diramazione minore del vicino Pizzo d’Uccello. L’eremo dista 2,4 km dall’abitato di Aiola e si può arrivare a esso seguendo un sentiero segnato, ma non numerato, che si stacca, a poca distanza dalla chiesa del paese, dal sentiero 39 che da Equi Terme porta a Torano. La deviazione è ben segnalata da un cartello indicatore. Oppure, sempre seguendo il 39, superato il Castellaccio, presso una maestà diruta (a circa 2,2 km da Àiola) si può prendere un’altra deviazione a sinistra che porta in alto a congiungersi con il sentiero precedente. L’eremo fu costruito nel XVII secolo in un sito ricco del tipico calcare cavernoso delle Apuane dove già esisteva una antica cappella con campanile dedicata allo stesso santo (XIV secolo). Esso fu fondato da Matteo Filippo Caldani, nobile veronese, che abbandonò le sue ricchezze per ritirarsi qua nel 1604 e dedicarsi a una vita di contemplazione e rinunce. L’eremo crebbe con l’arrivo di altri eremiti i quali si unirono poi all’Ordine dei Servi di Maria di Monte Senario di Firenze. La costruzione era una struttura poderosa a due piani con celle per i monaci, cisterne per l’acqua, cucine e refettorio, chiesa e cappella decorate da artisti locali. Intorno all’eremo c’erano terrazzamenti coltivati. I frati rimasero qua fino al 1779 quando furono costretti a lasciare l’eremo a causa della soppressione degli ordini religiosi voluta l’anno prima dal Granduca di Toscana. Oggi rimangono le rovine del primo piano dell’edificio che testimoniano il gran lavoro fatto dai costruttori per consolidare e rendere abitabili le creste scoscese del monte, rimangono anche i muri di contenimento dei terrazzamenti e alcune lapidi marmoree che sono murate nella chiesa di Àiola. All’inizio del sito è oggi posto un cartello indicatore con una descrizione sommaria del sito. Leggende riportano che Caldani fosse un bandito a capo di una banda di briganti, altre che fosse un signore dispotico di un castello delle vicinanze, poi pentitosi e passato a vita ascetica. Oggi il luogo è invaso dalla vegetazione ed è meritevole di una qualche forma di recupero per quanto l’accesso ai fini turistici rimane estremamente problematico.

Il Castellaccio

Localmente il Castellazo ed è conosciuto anche come Castello di San Giorgio. Si trova a quota 525 metri lungo il sentiero 39 a circa 500 metri dal borgo di Aiola  in direzione Vinca. Il castello era provvisto di una cinta muraria e di almeno una torre cilindrica di avvistamento, all'interno delle mura, in direzione fondovalle, ci sono rovine di diversi edifici e si presume che questi preesistessero al castello stesso. La struttura si trova su uno sperone che domina l'ingresso della valle di Vinca permettendone il controllo. Essa risale al XV secolo durante la dominazione fiorentina e oggi rimangono i ruderi della torre e delle mura di recinzione. Scendendo un poco, lungo il sentiero in direzione Vinca, si trova una fonte e macigni squadrati forse destinati a qualche opera di fortificazione. Nei pressi esisteva l'antica Cappella di Corvara che conteneva un bassorilievo del 1520 rappresentante San Giorgio che uccide il Drago, poi trasportato all'Eremo di san Giorgio e oggi sulla porta della Chiesa di Aiola. A ricordo del fatto il toponimo Cervara esistente in zona. Madonna Vecchia di Vinca

Madonna Vecchia di Vinca

È situata a 672 metri di quota lungo il sentiero 39 (Equi Terme – Vinca - Torano) non molto distante da Vinca. La costruzione testimonia una forte religiosità popolare e la devozione per la Madonna Madre di Dio e protettrice dell’uomo e un probabile preesistente culto pagano delle acque, infatti nel sito è presente una sorgente. Doveva essere molto duro percorrere questo sentiero in inverno con freddo, ghiaccio e neve e una preghiera alla Madre di Dio certamente non guastava. Il termine attuale è in contrapposizione alla più recente Madonna della Neve che si trova poco distante, ma nel Catasto Fiorentino (XVIII secolo) la Chiesa è conosciuta anche come Santa Maria del Muro Nuovo (o Cappella del Muro Nuovo) forse per indicare interventi successivi sulle mura. I ruderi dell’edificio sacro si trovano sotto la parete del monte presso un bel ponte sul sentiero che permette di accedere al pianoro in cui si trova la costruzione. La cappella è di impianto cinquecentesco e si sviluppava quasi interamente sotto roccia (edificio d'abrì). Oggi sulla parete rocciosa c'è una sorta di altarino kitsch di dubbio gusto sempre dedicato alla Madonna. La zona è stata sistemata di recente (2007-08) con fondi dell'Unione Europea. Un muro dell'edificio è addossato alla roccia mediante un riempimento con sfasciumi e su di esso rimangono tracce di colore. Rimangono poi resti dell’altro muro e del basamento dell’altare e della parete d’ingresso, inoltre ai lati dell’altare ci sono parti di due rozzi capitelli di marmo e due porte che conducono a una minuscola sacrestia. La costruzione aveva le pareti esterne di marmo bianco che in zona non manca. La statua della Madonna col Bambino posta in una nicchia esterna della parete ovest della Chiesa di Aiola si dice che provenga da questa chiesa, ma non tutti gli studiosi sono d'accordo. È certo, comunque, che i manufatti marmorei presenti nella chiesa siano dispersi nel territorio. Leggende dicono che in questo luogo la Madonna fece scaturire l’acqua dalla roccia e la minuscola sorgente scorre ancora in un bacile scolpito nella roccia. Altre storie dicono che la chiesa fu distrutta dalle formiche e che per il sentiero non potessero passare animali eccetto i cani essendo gli altri animali considerati inferiori e creati dal diavolo. La ciesa è posta in un luogo è bellissimo con una visuale splendida sulla Torre di Monzone e il Balzone.

Madonna della Neve

Si trova sul sentiero 39 prima di arrivare a Vinca, provenendo da Aiola. È situata a circa 700 metri ed è raggiungibile in pochi minuti dalla strada asfaltata meVincadiante uno stradello che costituisce il sentiero, presso la chiesa ci sono alcune panche per il ristoro. Essa si trova proprio all'inizio dell'alta valle di Vinca con i suoi terrazzamenti oggi quasi del tutto abbandonati. La chiesa è in posizione molto panoramica su Cresta Nattapiana, Pizzo d'Uccello, Foce di Giovo, Cresta Garnerone, monti Grondilice e Sagro. La Madonna delle Neve viene festeggiata il 5 agosto e ricorda una nevicata miracolosa avvenuta, in estate, a Roma sul Colle Esquilino dove fu poi costruita la Basilica di santa Maria Maggiore.  La facciata della chiesa è rivolta a occidente con un breve sagrato cementato e il sentiero passa proprio davanti allo stesso. Presenta un portale marmoreo da cui risulta che la chiesa è stata risistemata nel 1860. Sopra il portale un' architrave più antica parla di edificazione nel 1600. Inoltre ancora sopra c'è un'icona marmorea della Madonna col Bambino priva di data, ma di impianto seicentesco con la scritta "Santa Maria de la Neva".

Vinca

È un borgo abbastanza grande del comune di Fivizzano. Alcune leggende ne fanno risalire l’origine ai Liguri-Apuani sconfitti dai romani e costretti a  rifugiarsi sulle montagne più impervie. Secondo altre storie, invece, furono gli abitanti di Luni che qua cercarono un luogo più salubre e più sicuro dove vivere durante il periodo delle invasioni barbariche. Di sicuro c’è che verso il 1000 Vinca, insieme a Equi e Monzone, apparteneva ai Malaspina di Fivizzano e di questa famiglia seguì le complesse vicende e le successive suddivisioni delle loro proprietà. Essa non fu mai sede di rocche o castelli e rimase sempre un centro secondario nella storia feudale lunigianese. Nel 1418 Vinca, insieme ad alcuni borghi vicini, si offrì spontaneamente alla protezione e al dominio della Repubblica di Firenze e della dominazione fiorentina rimane qualche segno nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Andrea apostolo (XIII secolo) e in alcune abitazioni. Per un breve periodo, prima dell’unità d’Italia, passò sotto la dominazione del Ducato di Modena come il resto della provincia di Massa-Carrara. Si trova a 808 metri di quota, nell’alta valle omonima formata dal Lucido (ramo di Vinca), in posizione soleggiata, alle falde occidentali (cresta Nattapiana) del Pizzo d’Uccello che, visto dal paese, appare schiacciato dalla prospettiva. La cresta Garnerone, il Grondilice e il Sagro, che si trova a sud, la circondano completamente mentre a nord-ovest si sviluppa la valle percorsa da strada asfaltata proveniente da Monzone che costeggia il torrente per lasciarlo negli ultimi tre chilometri, prima del paese, costituiti da dodici ripidi tornanti. Da questa strada asfaltata se ne dirama un’altra che avrebbe dovuto collegare il paese con le cave del Sagro e con Campocecina permettendo comunicazioni più semplici con Carrara, questa strada non fu terminata. Inoltre da essa si dirama uno stradello nel bosco (la via dei tedeschi) in direzione della foce di Vinca, costruita per motivi militari durante la seconda guerra mondiale: anche questa è interrotta. Il paese fu teatro, nella seconda guerra mondiale, di un eccidio nazi-fascista che provocò 174 vittime in maggioranza donne, vecchi e bambini. Nel cimitero Madonna del Cavatorec’è un monumento a ricordo della strage. Il paese è circondato da quello che resta dei castagneti secolari, testimonianza della antica cultura della castagna. Molto diffusa era anche la pastorizia e, in epoca moderna, l’estrazione del marmo effettuata nelle cave del Sagro e del Borla, situate nei Beni Comuni di Vinca. Oggi le quasi nulle opportunità di lavoro hanno ridotto la popolazione a poco più di cento persone che aumentano in estate, più che per turismo, per il ritorno degli antichi abitanti desiderosi di tornare nel paese natio, ma il paese è purtroppo in decadenza. Il borgo è famoso in tutta la provincia per il famoso pane di Vinca vanto della sua popolazione. Esso è prodotto con farina integrale ed è cotto in forni a legna, è scuro e ha, generalmente, forma rotonda ed è commestibile per un’intera settimana. Attualmente sono rimasti solo tre forni a produrlo, dei quali sono uno a legna. Oggi il paese è importante nodo sentieristico e base di partenza per escursioni e scalate al Pizzo d’Uccello, alla cresta Garnerone, al monte Grondilice e al monte Sagro. Qua transita il sentiero 39 (Equi-Torano la Piastra). Qua iniziano: il 38 per Colonnata, il 175 per Foce di Giovo,  il 190 per la Foce Lizzari e la ferrata Zaccagna. Nel 2015 è stato aperto, nella ex scuola elementare, un Bed & Breakfast "La casa di montagna".

Madonna del Cavatore

Sulla strada tedesca (sentiero 39) a circa 600 metri da Vinca, presso una curva in uno spiazzo laterale, si trova una maestà con icona marmorea della Madonna con il Bambino e, all'esterno, la statua della Madonna del Cavatore del 1963 (cavatori Vinca AD 1963) sistemata sulla roccia con sullo sfondo il Pizzo d'Uccello. L'icona della maestà risale al 1569 come si evince dalla scritta: Antonio di Domenico priore de la conpagnia del Corpus Domini da Vinca A.D. MDLXVIIII / voi che passate per via fate reverencia ala Madona  dite umilemente Ave Maria. La quota è 767 metri  e in loco è presente una fontana. Poco oltre il sentiero 39 lascia la strada svoltando a destra nel bosco. Il culto della Madonna del Cavatore è diffuso in tutti i paesi di cavatori e il primo paese a venerarla e festeggiarla fu Gorfigliano nel 1947.  A Vinca la Madonna del Cavatore si festeggia a luglio.

Passo dello ZappelloBalzone, la lizza

Si trova a 1212 metri presso un bel punto panoramico sul Pizzo d’Uccello e Vinca, lungo la marmifera della Stretta. Qua il sentiero 39 (in direzione Vinca) inizia a scendere nel bosco e la discesa è agevolata da una bella scalinata fatta con tronchi e da una corda metallica nuova, posta nel 2008. Il nome non è presente nelle cartine e deriva da Zappello che è un contrafforte nord del Puntone della Piastra che da roccioso si fa boscoso scendendo verso il torrente Lucido, il poggio omonimo ha quota 732 metri. Zappello è termine locale che significa scalino, dislivello del terreno, sentiero, varco. Forse deriva dalla voce longobarda sapél (= piccolo rialzo) o dal latino medioevale zapellum col significato di viottolo, gradino naturale di roccia.

Il Balzone

Il Balzone (1042 metri nel punto più alto) è un dirupo che scende a strapiombo per oltre 400 metri nella valle della Canalonga e ne costituisce la testata. Questa valle finisce in quella di Vinca presso l’attuale strada provinciale Monzone-Vinca. Dal Balzone partiva una via di lizza che terminava presso un ponte di putrelle metalliche sul torrente Lucido, ancora esistente. Nel 1907 fu costruita una teleferica per il trasporto del marmo proveniente dalle cave del Borla e del Sagro, la cui stazione di partenza era proprio sul punto più alto della rupe. Il Balzone è un contrafforte nord del Monte Sagro. Ci si arriva facilmente seguendo una marmifera che si stacca dal sentiero 39, nei pressi delle cave del Sagro, oppure seguendo una deviazione del 174 presso le cave del Borla, anche se quest'ultima è praticamente inutulizzabile per l'avanzare dei ravaneti. È ancora presente una grossa costruzione, in buon stato di conservazione, che era sede dei motori di alimentazione della teleferica e gli scivoli in cemento armato della teleferica stessa. Poco distante ci sono ruderi di abitazioni (le case dei Monzonari) usate dai cavatori durante il periodo di lavoro per evitare di tornare a casa ogni giorno.

Case Walton

Le case Walton si trovano nella valle delle cave del Sagro nel comune di Fivizzano, nella proprietà dei Beni Sociali di Vinca. Oggi sono ridotte a ruderi che si trovano lungo la via marmifera delle cave del Sagro che è anche sentiero 39. Solo un edificio, immerso nel verde, è ancora agibile e, saltuariamente, abitato e, presso un rudere a esso vicino, si trova un altarino di marmo (con scritta: Infine il mio cuore immacolato trionferà) sormontato da immagine marmorea della Madonna, in posizione panoramica sul monte Sagro. Alcune di queste costruzioni probabilmente sono preesistenti all'attività di estrazione del marmo ed erano usate dai pastori di Vinca. La maggior parte erano costruzioni di servizio delle vicine cave. Costituivano un minuscolo Case Waltonvillaggio con un ufficio postale, osterie, dormitori per i cavatori e  anche una caserma dei carabinieri per controllare i cavatori rissosi e politicamente ostili al potere. Una costruzione, proprietà di una famiglia Federici di Monzone, fu dal 1937 al 1955 rifugio del Cai di Carrara. Prendono il nome da William Walton (1796-1872) industriale inglese (vedi) attivo a Carrara dal 1936. Alla sua morte l'azienda passò al nipote John Goody che nel 1896 acquisì i diritti di sfruttamento delle cave del Sagro e con il tempo anche parte delle quote sociali.

Foce di Pianza

È un largo valico a 1273 metri, nel comune di Carrara, tra il bacino marmifero di Ravaccione (Carrara) e quello del Sagro (Fivizzano). Il nome deriva dal termine latino planciu (= tabula plana) a indicare luogo pianeggiante. La foce si trova tra il monte Borla e il monte Sagro e qua si trova un ampio piazzale panoramico sulle cave di Carrara, sulla città e sulla costa con possibilità di vedere le isole dell'arcipelago nelle belle giornate e, a volte, anche la Corsica. Dal piazzale la marmifera Walton, piuttosto malmessa, porta al panoramico Piazzale dell'Uccelliera da cui scende la strada carrozzabile per Carrara. La stessa marmifera scende poi alle case Walton, alle cave del Borla (con deviazione), alle cave del sagro e al Balzone (con deviazione). Un ramo della stessa marmifera dal piazzale avrebbe dovuto portare alla zona del Monte Maggiore attraverso una galleria mai terminata. La foce è importante nodo di sentieri: il 39 Torano - Vinca - Equi Terme, il 172 Foce di Pianza - Foce Luccica, il 173 Campocecina - Capanna Garnerone e il 174 Foce di Pianza - Casa Cardeto.

Deviazioni e possibilità di escursioni

Questo lungo sentiero permette numerose escursioni usando anche altri sentieri, oppure percorrendone alcune parti andata e ritorno. Ne citiamo alcune.

  • Traversata Equi Terme - Pianza: si percorre interamente il sentiero. Serve un mezzo al punto di arrivo, dove, comunque, si può anche pernottare al rifugio Carrara di Campocecina, poco distante da Pianza.

  • Vinca - Aiola - strada - Vinca: con il 39 si arriva ad Aiola da cui si scende alla strada asfaltata che riporta a Vinca. Servono circa 5 ore e il percorso su strada può risultare noioso.

  • Aiola - Eremo di San Giorgio - Castellaccio - Aiola: si sale all'Eremo mediante deviazione dal 39 e si recupera lo stesso sentiero con un'altra traccia che porta alla marginetta prima di casa San Giorgio da cui si torna indietro. Servono circa 4h 30'. [percorso descritto nella sezione itinerari]

  • Foce di Pianza - Foce dello Zappello - sentiero dei cavatori NN - Foce dello Zappello - Foce di Pianza: poco dopo la foce dello Zappello si segue una traccia rossa che è un altro sentiero dei cavatori che si innesta nel 39 prima del ponte sul Lucido da cui si torna indietro. Servono circa 5h 30'. [percorso descritto nella sezione itinerari]

  • Piazzale dell’Uccelliera - Foce di Pianza – Balzone  – Belvedere - Innesto sent 183 - Foce dei Pozzi - Rifugio Carrara - Piazzale dell’Uccelliera: si percorre solo un breve tratto del 39, si prende la deviazione per il Balzone da cui si arriva al Belvedere panoramico da cui, con il sentiero 196 si recupera il 183 fino al rifugio e da qua si torna al punto di partenza. Servono circa 6 ore. [percorso descritto nella sezione itinerari]

Itinerari relativi al sentiero CAI 39 presenti sul sito:

Commento

Il sentiero è lungo e molto ricco di attrattive e che merita di essere percorso e ripercorso. Permette di visitare Equi, Aiola e Vinca, borghi interessanti e carichi di storia. Testimonia la religiosità popolare con marginette e chiese in abbandono o ancora attive. Mostra come l'estrazione del marmo sia ancora molto attiva alle falde del Sagro e del Borla e nei bacini di Carrara. I panorami sono interessanti su Pizzo, Grondilice, Cresta Garnerone e Sagro, ma anche sulla costa e sulle isole. Notevoli le fioriture anche rare come la Centaurea montis-Borlae, rarissimo endemismo apuano presente solo alle pendici del Borla e sullo spigolo est del Sagro.


note

1 Euro MONTAGNA, Angelo NERLI, Attilio SABBADINI, Alpi Apuane, CAT-TCI, Milano, 1979. seconda edizione. Pag233